domenica 20 marzo 2011

Franco Bartolomei: Il consenso interessato della sinistra all'intervento in Libia

La circostanza che nel voto al Consiglio di Sicurezza si siano astenute tutte le potenze economiche del BRIC (Russia Cina Brasile India) , paesi strutturalmente e geogaficamente non interessati al controllo commerciale e strategico del petrolio Libico, a differenza di quelli che hanno votato a favore dell'intervento, e la Germania, che ha ormai consolidato il suo baricentro di interessi costituito dall'ancoraggio strategico all'espansione nell'Est Europeo ed in Asia, e governa senza problemi gli equilibri finanziari e monetari dell'area Euro dall'alto della solidita' dei suoi equilibri di Bilancio e della forza e competitivita' della sua struttura produttiva, lascia quasi intendere che la decisione dell'Onu sia sata volutamente riservata alla risoluzione degli interessi strategici atlantici nel nord -africa , in attuazione di una sorta di nuova ripartizione globale degli interessi e di influenze nelle diverse aree del mondo.



L' ulteriore circostanza che ,in contemporanea, i paesi occidentali favorevoli all'intervento in Libia stiamno consentendo , al contrario,all''esercito Saudita di salvare l'emiro del Bahreim reprimendo i ribelli , costituisce la conferma che la ridefinizione degli assetti politici nel Magreb dovra' assolutamente avvenire senza incrinare in alcun modo ill tradizionale concordato di interessi strategici tra le monarchie del Golfo e le potenze occidentali strategicamente collegate agli Stati Uniti.

La Vicenda Libica, dopo il voto ONU, si va incamminando quindi verso un intervento militare occidentale , che inevitabilmente nei giorni a seguire avra' lo scopo di distruggere la leaderschip del " colonnello", dissolvendo d'un colpo quasi quaranta anni di autonome relazioni bilaterali, costruite dal nostro paese in pieno esercizio della propria autonoma sovranita' nazionale e con notevole reciproco interesse.



Da questa vicenda traiamo ancora una volta la convinzione che è sulla politica internazionale che si misura l'autonomia reale di una forza della sinistra dai poteri forti e dalle relazioni geopolitiche su cui questi organizzano i propri interessi.



Il significato reale di questo concetto lo abbiamo compreso a suo tempo per Craxi, ed ineluttabilmente avremo modo di comprenderlo senza infingimenti, nei prossimi giorni, anche per gli attuali protagonisti dei nuovi processi politici della sinistra Italiana.



Appare comunque evidente ,fin da ora, come l'imbarazzata dichiarazione di Vendola di condivisione sostanziale del merito del voto ONU : “Bisogna impedire il massacro dei civili in Libia, ma bisogna anche evitare che si replichino copioni tragici” e poi: “Dobbiamo impedire che Gheddafi completi la sua macelleria civile, ma anche vigilare con cautela perchè l’opzione militare non si trasformi in qualcosa di imprevedibile”, dimostra chiaramente il suo

riallineamento , sul terreno dei rapporti internazionali, allla posizione filo-atlantica del PD adottata da tempo da D'Alema e Prodi.



Questa viene peraltro assunta nonostante in questo caso si sia materializzata una divisione all'interno della stessa Unione Europa tra Francia ,GB,e Germania, che avrebbe potuto favorire una ben diversa articolazione di posizioni della Sinistra Italiana, rispetto ad uno scacchiere in cui la nostra autonomia nazionale è sempre stata espressa attraverso una posizione di dialogo e collaborazione con il governo libico guidato da Gheddafi.


Esiste in realta' una ragione sostanziale di questa ulteriore svolta nelle scelte di politica estera della sinistra " ufficiale", la quale evitando volutamente di contestare apertamente il rapporto tra l'azione della Francia e della GranBretagna ed i loro interessi Geopolitici in relazione al controllo delle fonti di approvvigionamento petrolifero , o di contestare la scelta Americana di azzerare il nostro protagonismo nel Magreb, sceglie di legare direttamente , forse piu' di altre volte , le proprie scelte sulla politica internazionale alla fattibilita' di una linea di politica interna finalizzata a scalzare Berlusconi, che per come si e' venuta determinando non puo' prescindere da una ulteriore manifestazione di affidabilita' verso il sistema di relazioni internazionali,strategiche, politiche e finanziarie nel quale è inserito il paese .




Questa vicenda libica aiuta a capire meglio perche' i poteri forti internazionali hanno scaricato di brutto Berlusconi, al quale rimane ormai in mano una sola carta buona per tentare di salvare il suo governo : la notevole affidabilita' per la Germania e la Bce della politica di bilancio di Tremonti, che mette al riparo la posizione italiana nel sistema euro.


Tutto l'attacco mediatico, e non solo, aveva ed ha come nocciolo centrale l'asse di politica internazionale- economica con Libia e Russia.

L'offensiva e' riuscita in pieno ed il Berlusca pieno di paura per il suo isolamento interno ed internazionale ha mollato di brutto Gheddafi, e si è a sua volta riallineato al progetto in atto di risistemazione degli assetti politici nord -africani, impostato dalla nuova politica Americana, propedeutico ad una ulteriore fase di integrazione economica di quei mercati, che non prevede piu' per il futuro una autonomia di manovra dell'italia su quello scacchiere.



Il progetto del governo di CLN, come ho detto piu' volte, non fonda le sue radici su una offensiva vincente della sinistra sul tereno sociale politico e culturale,frutto di una capacita' autonoma di identita', rappresentativita' e proposta, ma e' un progetto di alleanze tutto politico che trae linfa essenzialmente da questa pressione dei poteri forti, finanziari -editoriali- monetari- decisionali- industiali , interni ed internazionali, su Berlusconi.



Il sistema di alleanze che regge questa ipotesi del CLN, che allo stato rimane l'unica proposta sul tavolo per attaccare il Berlusca,implica necessariamente uno stretto allineamento a tutti i centri di potere occidentali che stanno ricollocando il loro consenso in posizione avversa a Berlusconi, e sostengono l'attacco finalizzato a costruire un nuovo equilibrio politico.



Questa è la spiegazione vera del consenso dei gruppi dirigenti della sinistra , Vendola compreso, al di la' della utile rappresentazione, artificiosa e propagandistica ,di una sorta di insopportabile mostruosita del regime libico, alla posizione espressa all' ONU da USA,Francia e Gran Bretagna, e non " una comprensibile difficolta' ad elaborare una posizione di sinistra omogenea ad una visione alternativa di governo di governo", come dicono i fini intellettuali ex PCI che,dando somma prova di falsa coscenza, amano chiamare le cose non con il loro nome.



FRANCO BARTOLOMEI, segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano

8 commenti:

luciano ha detto...

Ma che c'entra Nichi Vendola ?Non si perde occasione d'attaccare Nichi Vendola da parte del PSI e questa volta addirittura a nome di un esponente che si dichiara della sinistra-socialista.Si prende uno stralcio di un suo commento a caldo dove è evidentissima tutta la sua CAUTELA,tanto è vero che il TG della LA7 di ieri sera alle 21 ha categoricamente detto che Vendola è contrario alla guerra e che dovevano esserci ulteriori tentativi per scongiurarla.
Comunque ieri è uscito il comunicato del Forum Internazionale ,Europa,Pace,Cooperazione e Mediterraneo di SEL che trovate qui sotto,fraterni saluti L.Montauti


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luciano ha detto...

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"Stiamo seguendo con trepidazione gli avvenimenti in Libia. Come facilitatori del Forum internazionale, Europa, Pace, Cooperazione e Mediterraneo abbiamo discusso nelle scorse settimane e prodotto iniziative, incontri con movimenti e rifles...sioni che hanno alimentato anche un importante dibattito nel Forum. Vorremmo dunque, ritenendo di fare cosa utile, sintetizzare in breve qualche orientamento che avremmo maturato nel corso d...i queste settimane.

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luciano ha detto...

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Stiamo assistendo ad un’ondata di rivoluzioni democratiche nel Mediterraneo e più in generale nel mondo arabo, con forme diverse nei vari Paesi, che mettono in discussione ed evidenziano le contraddizioni ed i limiti dell’approccio della comunità internazionale verso questa delicatissima regione. Si sono sostenuti regimi dittatoriali, e si è guardato soprattutto agli interessi petroliferi e a quelli dello sfruttamento dei migranti, oltre che alla loro demonizzazione. Tuttora il quadro delle politiche europee e mondiali non è realmente cambiato, come dimostra il permanere di una politica securitaria e repressiva verso i migranti. A questo si è aggiunta una martellante campagna mediatica intesa a instillare nell’opinione pubblica la paura dell’ invasione di migranti, senza specificare che nei loro confronti, in quanto potenziali richiedenti asilo politico o rifugio umanitario, esistono chiari obblighi dettati dal diritto internazionale. E ci sembra deprecabile la posizione del Ministro Frattini che oggi in un’intervista alla Stampa chiede – nella cornice della risoluzione ONU sulla Libia – che il blocco navale volto ad assicurare l’efficacia dell’embargo, venga anche utilizzato in chiave di prevenzione dell’immigrazione.

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luciano ha detto...

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Ci sono dunque ritardi e manchevolezze che hanno reso inadeguato il sostegno effettivo alle rivoluzioni democratiche. Particolarmente gravi sono i ritardi e le omissioni verso la Libia, che hanno reso impossibile fornire il necessario sostegno politico al movimento di liberazione, o l’ipotesi di soluzioni di interposizione condivisa affidata all’ONU ed ai suoi caschi blu. Gheddafi ha così ritenuto possibile intensificare la campagna militare e la sanguinosa repressione, in attesa di una presa di posizione internazionale che tardava ad arrivare.

Fin dall’inizio è risultato evidente che la discussione su come affrontare la crisi libica fosse orientata verso l’uso della forza e della No Fly Zone, piuttosto che alla ricerca di soluzioni alternative che non prevedessero operazioni militari. Ora c’è una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che mette in campo una serie di misure, alcune delle quali, (quelle economiche e negoziali, il cessate il fuoco e la ricerca di mediazione), devono essere perseguite con convinzione.

Non condividiamo invece la parte più delicata, che riguarda l’imposizione della No fly Zone e l’adozione di qualsiasi misura necessaria per proteggere i civili, giacché quella che si sta configurando in realtà è un’operazione militare in grande stile piuttosto che un intervento a tutela delle popolazioni civili.

L’ imposizione di una No Fly Zone e i connessi rischi di intervento militare attivo, insieme agli imprevedibili esiti per ciò che concerne la protezione effettiva delle popolazioni civili, appare la ripetizione di politiche che in passato non hanno certamente contribuito a risolvere la questione – seppur critica – di tutela delle popolazioni civili in situazioni di conflitto. Ciò che si sta preparando è assai diverso da quella che fu interposizione in Libano, rischia di cambiare, anche nei movimenti e nelle opinioni pubbliche, la percezione della situazione e delle possibili vie d’uscita.

Riaffermiamo la nostra chiara condanna del regime di Gheddafi, delle violazioni dei diritti umani dei cittadini libici e dei migranti , sosteniamo nelle modalità possibili i movimenti che chiedono democrazia e libertà. Ciò non comporta rinunciare alla critica a queste modalità d’uso della forza, ma piuttosto continuare a sostenere un impegno necessario ed indispensabile per una reale soluzione sul terreno che preveda un cessate il fuoco, l’invio di caschi blu di interposizione, l’uscita di scena di Gheddafi ed il suo giudizio da parte della Corte Penale Internazionale. Sarà poi urgente contribuire al rafforzamento delle organizzazioni della società civile per una nuova stagione di democrazia, di diritti e per il mantenimento della Libia unita . Nostro dovere, in quanto forza politica che ripudia la guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali, è di contribuire affinché si affermi una nuova politica estera italiana e europea, nella ricerca costante di interlocuzione con le realtà della società civile ed i movimenti sociali in tutto il bacino Mediterraneo."

Francesco Martone

Roberto Musacchio

Patrizia Sentinelli

Guliana Sgrena

elio ha detto...

Essendo anche io contrario alla guerra mi piacerebbe sapere come si possono ottenere i risultati che indica il Forum con il dittatore in sella: come si può convincerlo a scendere dalla sella con tutta la famiglia, a restituire alla libia i miliardi rubati e depositati nei paradisi fiscali, a liberare i prigionieri politici, a fermare la repressione, a farsi processare dal tribunale internazionale. Elio Veltri

luciano ha detto...

Non condivido una sola parola di questo scritto del compagno Bartolomei, intriso di complottismo, di indulgenza verso il nazional-socialismo gheddafiano, di ammirazione verso antiche (Craxi) e nuove (Berlusconi) pratiche affaristiche ammantate di terzomondismo.
Luciano Belli Paci

lorenzo ha detto...

Caschi Blu, forza di interposizione, Tribunale internazionale... tutto molto bello e condivisibile. Ma se il Sig. Gheddafi oppone resistenza a questo percorso? L'applicazione della coercizione rischia di essere indispensabile, no?
Come propone di fare il Forum se Gheddafi e i suoi (come del resto è evidente dalle dichiarazioni rese e dalle azioni poste in essere) resistono al proposito della comunità internazionale di impedirgli la prosecuzione dei massacri e di sottoporlo a processo?
Lorenzo Cinquepalmi

mario ha detto...

Non ho la fortuna di conoscere l'estensore di questa lunga mail a cui risponde succintamente Luciano.
Non so quali competenze abbia Bartolomei per intervenire su temi tanto complessi e tanto variegati avendo risposte precise e chiare ad ogni questione. Occupandomi da qualche lustro solo di alcuni dei temi che tratta mi astengo dall'entrare nel merito dell'insieme di affermazioni e dichiarazioni il cui tono mi disturbano e mi preoccupano (anche perchè pur nell'esiguità del partito socialista attuale il richiamo ad una segreteria nazionale dello stesso mi rende ancora una volta l'immagine del ciclo di vita di questo "brand").
Mi preme però sottolineare alcuni punti tanto per contribuire almeno alla riflessione:
a) rimane del tutto esclusa ogni riflessione sul ruolo della sinistra o dei socialisti nei movimenti pacifisti come se il problema fosse la guerra in Libia e non in generale l'uso delle armi;
b) rimane del tutto esclusa la riflessione su questo terrorista che il petrolio e la vicinanza alle nostre coste ha lasciato in sella per 40 anni (e qualsiasi considerazione sul tipo di regime che il Rais ha realizzato o le modalità con le quali ogni lontana parvenza di opposizione è stata stroncata);
c) si definiscono elementi economici di contorno un tot al kg sia per quanto concerne le fonti energetiche sia per quanto riguarda le "allenze" sud-ovest-est;
d) si violentano le posizioni espresse dai cd Bric sia nel merito sia nelle motivazioni andando a banalizzare il rapporto tra "paesi in crescita e posizioni di geopolitica" dimenticando che, per esempio le posizioni di Cina e India sono diametralmente opposte su quasi ogni punto sia geo sia politico (e persino sulle logiche di procacciamento dell'energia) o che avvicinare il Paese sud americano agli altri due ha senso solo per raccontare uno sviluppo ma alcuno per valutarne gli effetti sia sul fronte geo sia su quello politico-economico;
e) Infine trovo davvero sorprendente il richiamo ai "poteri forti" che avrebbero scaricato di brutto Berlusconi. Ora chiunque, ma davvero chiunque abbia un minimo letto anche solo riviste di economia o di geopolitica stampate oltre le nostre amate alpi sa che Berlusconi è stato scaricato dal sistema internazionale già da lustri, che con il tempo il rapporto tra la politica (e i cd poteri forti) e Berlusconi si è andato sempre più rarefacendo sia per l'inconsistenza del nostro Governo, sia per le scelte (poche) che lo stesso ha fatto in merito ai rapporto con Putin ma anche per merito di tutta una serie di scelte stravaganti (non ultima quella legata alla politica del baciamano con il libico), sia per alcune improvvide dichiarazioni del nostro (ricordo personalmente le prime pagine di tutti i maggiori quotidiani giapponesi quando Silvio parlo di Mussolini come di un grande statista, passai serate intere a spiegare agli amici giapponesi che Berlusconi non rappresentava il vero "sentire" del popolo italiano ma che da venditore ambulante cercava di vendere il prodotto anche ad una parte che troppo era stata fuori mercato).
Detto questo rimane il senso di sconforto per una nuova guerra, per come ci si è arrivati, per come questo paese sia completamente bypassato sulle decisioni (ora) e su quello che succederà dopo, sulla grande capacità della politica italiana di parlare a vanvera (come sempre tutti a dichiarare alla grande tanto per dire "esisto"). Una guerra meriterebbe davvero altre parole e altri approcci.