Cari amici e compagni,
mi spiace scocciarvi, ma le polemiche di questi giorni sul decimo anniversario della morte di Craxi e sulla annunciata decisione del sindaco di Milano di dedicargli una via o un parco mi inducono ad intervenire.
Come molti di voi sanno, da tre anni tentiamo, con poca fortuna, di porre una lapide sulla casa milanese di Carlo Rosselli.
Di questo piccolo omaggio a chi è morto esule (lui sì...), sacrificando la sua vita e il suo patrimonio personale alla causa della libertà, la signora Moratti, la sua maggioranza e la sua giunta si sono sempre totalmente disinteressati (o, talvolta, hanno posto i bastoni tra le ruote).
Così pure, quando nel 2005 si trattò di dedicare una lapide in prefettura a Riccardo Lombardi, ci siamo mossi, all'inizio, privatamente, come Associazione nazionale Riccardo Lombardi, trovando un forte sostegno nel Presidente della Repubblica, Ciampi, che volle inaugurarla.
Conclusione: chi ha a cuore le sorti del socialismo italiano credo che abbia molte cause a cui dedicarsi, tralasciando iniziative che contribuiranno unicamente a perpetuare la memoria del punto più basso cui arrivò la sua storia.
Un cordiale saluto
Giovanni
18 commenti:
Caro Giovanni,condivido tutto.Fraterni saluti socialisti.Luciano
Prendo spunto da quest'ultimo intervento di Giovanni per rimarcare il fatto che sono ancora troppi i socialisti che serbano rancore, se non proprio livore nei confronti di colui che nel bene o nel male (io dico nel bene), consentì al Partito socialista di vivere altri 18 anni dopo che il vecchio e rassegnato De Martino aveva decretato il suo scioglimento e la confluenza nel mare magmum del PCI allora in forte ascesa. Capisco che sono stati delusi, perché si aspettavano allora Signorile (poco amato) uomo della Sinistra che sventolava la bandiera Lombardiana, ma andò così.Ciò consenti (tralascio il progetto e la battaglia per Moro libero) la mitica Presidenza della Repubblica di Pertini e, da questultimo, due tentativi di cui uno riuscito di dare la Presidenza del Consiglio a Bettino, dopo essere passato per la prima volta ad una breve presidenza laica. Era scritto che i poteri forti avrebbero via via isolato il maggior rappresentante dei socialisti fino a portarlo a quella ingloriosa, ingenerosa e spaventosa fine sulla spiaggia della Tunisia, dove aveva da tempo la sua seconda casa che non era certamente quanto favoleggiavano i palazzinari di sinistra nostrani.
Sapete cosa mi disse il 9 febbraio 1991 (cento anni dalla nascita) a Faenza, alla presentazione della mostra "L'Italia di Pietro Nenni, promossa e coordinata dal "Circolo Egidio Meneghetti", presso l'orfanatrofio ristrutturato, dove Nenni aveva vissuto da bambino?: "So che io non avrò la fortuna di vivere quanto Pietro".Aveva 57 anni, la sua salute era già minata (ed i milanesi lo sapevano certo meglio di me!) e, pur ignaro della tagliola di "tangentopoli" - che brutto nome berlinguerianstaliniano - gia preconizzava la sua fine. Povero Bettino: amato da pochi e odiato dai più!
Direte che sono Craxiano, ditelo. In realtà sono un autonomista dall'età di 14 anni, quando, da orfano di guerra, presi coscienza del valore della libertà (da tutto e da tutti), mai propenso a sentirmi complessato di inferiorità nei confronti di una gioiosa e falsa macchina da guerra che non ammetteva dubbi sulla superiorità dei comunisti. avevo completato le "avviamento commerciale" e avevo trovato posto come apprendista elettricista, confrontandomi in cantiere con la violenza verbale che rappresentavano. Erano forse vecchi violenti fascisti che, come diceva il satiro (ma anche Sciascia nel suo "Candido"), si erano inprovvisamente riconosciuti compagni. La prassi, ehhhh, la prassi!
Non era certamente uno stinco di santo, ma chi dovendo gestire il potere, tantopiù se minoritario (ricordate Salvador Allende?), si può permettere di essere un santincielo? Forse Cesare Augusto? Forse Camillo Benso di Cavour? forse John Fritgerard Kennedy?
Quindi compagni lasciamo stare le critiche a Bettino al quale, ancor oggi, quelli rimasti a Roma, o giù di lì, devono tutto. Se nonm possiamo parlarne bene, non parliamone neanche male, perché continuieremo a fare male a noi stessi.
E' una predica? Si è una predica: che posso permettermi, non foss'altro per gli anni e l'esperienza che porto. Perché il partito SOCIALISTA sia quello glorioso che ha contribuito, senza rivoluzioni, dal 1892, al 1993, ad un notevole progresso nateriale e civile della società Italiana. Nonostante le varie fughe in avanti e le provocate (ad arte) scissioni che ne minavano l'esistenza nei periodui cruciali. Ancor oggi bisogna inventare i socialisti, dato che non ci sono. Come diceva il vecchio Nenni in quel "anno che va anno che viene" licenziato il giorno della sua morte: abbiamo - avete - poco tempo. Ma siamo - siete - ancora in tempo. W IL SOCIALISMO
Che vuoi farci, intitolare una via a Rosselli è un fatto sovversivo!
Infatti:
1) numerosi commentatori, editorialisti e politicanti sarebbero costretti a leggerlo, e nella malaugurata ipotesi ci capissero qualcosa dovrebbero concludere che Carlo Rosselli non era blairiano, e soprattutto non era un blairiano in salsa sudamericana, come i sedicenti liberalsocialisti che abbiamo qui da noi
2) Carlo Rosselli ha avuto il coraggio di vivere per le sue idee, la maggior parte dei summenzionati commentatori, editorialisti e politicanti di idee non ne ha, semmai ha il coraggio della propria faccia tosta... Purtroppo ieri in esilio c'erano personaggi come Carlo Rosselli, oggi in "esilio" (a Roma ?!?) dice di essere la signora Mastella, indimenticabile e indimenticata ex presidente del Consiglio Regionale della Campania... è un conforto sapere che anche lei vive e lotta insieme a noi!
Io sono entrato nel PSI a 18 anni, perchè nel panorama dell'Italia post compromesso storico quello era un partito vivo, vitale e innovatore. Ed era anche il partito di Sandro Pertini. A me era parso - illusioni di gioventù! - l'unico partito sulla scena in grado di coniugare le esigenze della modernità con ideali immutabili e validi ancora oggi.
Certo, gli assessori un po' troppo disinvolti saranno esistiti anche allora, ma l'immagine (e la sostanza) erano ben altra cosa.
Una via allora la intitolerei a tutta la dirigenza nazionale del PSI della fine anni '80: il fatto che la questi personaggi siano riusciti, come un Re Mida all'incontrario, a trasformare l'oro in materia fecale è davvero degno di nota. Per parafrasare Star Trek, sono arrivati dove nemmeno il Duce era mai riuscito prima: a svuotare il partito, renderlo marcio, e quindi a gettare i semi della sua successiva distruzione. Complimenti, davvero!
PpP
Resta il fatto che, da oltre 2 anni nonostante le continue assicurazioni, il Comune di Milano e la sua Amministrazione non hanno trovato il tempo (la volontà?) di prendere accordi con il Condominio dell'edificio per poter istallare la targa commemorativa per Carlo e Nello Rosselli.
Sergio Tremolada
Concordo con Giovanni Scirocco , e se mi permette nel suo finale riferimento alla storia del PSI direi non solo "del punto più basso" cui arrivò , ma addirittura del punto conclusivo. Di questo dovrebbero essere consapevoli e naturalmente profondamente amareggiati tutti i socialisti.
I SOCIALISTI, CHI AMA I SOCIALISMO, CHI HA PER UNA VITA COMBATTUTO PER LA DIGNITà DEI LAVORATORI SOTTO LE BANDIERE DEL SOCIALISMO NON PUO' CHE AFFERMARE CHE BENEDETTO CRAXI DETTO BETTINo E' STATO L'ANTISOCIALISTA CHE HA DISTRUTTO IL SECOLARE PARTITO DEI LAVORATORI...
"Al momento della morte, nel gennaio del 2000, Bettino Craxi era stato condannato in via definitiva a 10 anni per corruzione e finanziamento illecito (5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai; 4 anni e 6 mesi per quelle della Metropolitana milanese). Altri processi furono estinti "per morte del reo": quelli in cui aveva collezionato tre condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta Banco Ambrosiano); una condanna in primo grado prescritta in appello per All Iberian; tre rinvii a giudizio per la mega-evasione fiscale sulle tangenti, per le mazzette della Milano-Serravalle e della cooperazione col Terzo Mondo.
Nella caccia al tesoro, anzi ai tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju (protagonisti di un tourbillon di conti e operazioni fra HongKong e Bahamas, tuttora avvolti nel mistero per le mancate risposte alle rogatorie).
Finanziamenti per il Psi?
No, Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari. Principalmente su quattro conti personali: quello intestato alla società panamense Constellation Financière presso la banca Sbs di Lugano; il Northern Holding 7105 presso la Claridien Bank di Ginevra; quello intestato a un'altra panamense, la International Gold Coast, presso l'American Express di Ginevra; e quello aperto a Lugano a nome della fondazione Arano di Vaduz. "Craxi - si legge nella sentenza All Iberian confermata in Cassazione - è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell'apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti. non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall'imputato tramite suoi fiduciari. Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti".
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Su Constellation Financiere e Northern Holding - conti gestiti dal suo compagno di scuola Giorgio Tradati - riceve nel 1991-'92 la maxitangente da 21 miliardi versata da Berlusconi dopo la legge Mammì. Sul Northern Holding incassa almeno 35 miliardi da aziende pubbliche, come Ansaldo e Italimpianti, e private, come Calcestruzzi e Techint.
Nel 1998 la Cassazione dispone il sequestro conservativo dei beni di Craxi per 54 miliardi. Ma nel frattempo sono spariti. Secondo i laudatores, Craxi fu condannato in base al teorema "non poteva non sapere". Ma nessuna condanna definitiva cita mai quell'espressione. Anzi la Corte d'appello di Milano scrive nella sentenza All Iberian poi divenuta definitiva: "Non ha alcun fondamento la linea difensiva incentrata sul presunto addebito a Craxi di responsabilità di 'posizione' per fatti da altri commessi, risultando dalle dichiarazioni di Tradati che egli si informava sempre dettagliatamente dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi compiuti".
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Tutto era cominciato "nei primi anni 80" quando - racconta Tradati a Di Pietro - "Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière, ndr). Funzionava cosí: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto". Su cui cominciano ad arrivare "somme consistenti": nel 1986 ammontano già a 15 miliardi.
Poi il deposito si sdoppia e nasce il conto International Gold Coast, affiancato dal conto di transito Northern Holding, messo a disposizione dal funzionario dell'American Express, Hugo Cimenti, per rendere meno identificabili i versamenti. Anche lí confluiscono ben presto 15 miliardi.
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Come distinguere i versamenti per Cimenti da quelli per Tradati, cioè per Craxi?
"Per i nostri - risponde Tradati - si usava il riferimento 'Grain'. Che vuol dire grano". Poi esplode Tangentopoli. "Il 10 febbraio '93 Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro (Raggio, ndr): so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d'oro. I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi".
Raggio va in Svizzera, spazzola il bottino di Bettino e fugge in Messico con 40 miliardi e la contessa Vacca Agusta. I soldi finiscono su depositi cifrati alle Bahamas, alle Cayman e a Panama.
Che uso faceva Craxi dei fondi esteri?
"Craxi - riepilogano i giudici - dispose prelievi sia a fini di investimento immobiliare (l'acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l'acquisto di una casa e di un albergo [l'Ivanohe] a Roma, intestati alla Pieroni". Alla quale faceva pure pagare "la servitú, l'autista e la segretaria".
Alla tv della Pieroni arrivarono poi 1 miliardo da Giallombardo e 3 da Raggio. Craxi lo diceva sempre, a Tradati: "Diversificare gli investimenti".
Tradati eseguiva: "Due operazioni immobiliari a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile". Bettino regalò una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba).
E il Psi, finito in bolletta per esaurimento dei canali di finanziamento occulto? "Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri".
Anche Raggio vuota il sacco e confessa di avere speso 15 miliardi del tesoro craxiano per le spese della sua sontuosa latitanza in Messico.
E il resto?
Lo restituì a Bettino, oltre ad acquistargli un aereo privato Sitation da 1,5 milioni di dollari e a disporre - scrivono i giudici - "bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair AlKatheeb" e 80 milioni di lire(«$ 40.000/s. Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd») per "un'abitazione affittata dal figlio di Craxi (Bobo, ndr) in Costa Azzurra", a Saint-Tropez, "per sottrarlo - spiega Raggio - al clima poco favorevole creatosi a Milano".
Anche Bobo, a suo modo, esule.
Quando i difensori di Craxi ricorrono davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nella speranza di ribaltare la condanna Mm, vengono respinti con perdite. "Non è possibile - scrivono i giudici di Strasburgo il 31 ottobre 2001 - pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri". Anzi, l'iter dibattimentale "seguí i canoni del giusto processo" e le proteste dell'imputato sulla parzialità dei giudici "non si fondano su nessun elemento concreto. Va ricordato che il ricorrente è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche".
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Caro Giampaolo,
sono un cinquantenne che si iscrisse alla FGSI nel 1972 (il 1^maggio) in una città - Livorno - dove il PCI aveva il 54% dei voti.
Lombardiano, "acomunista" per sempre , ho partecipato alla svolta di rinnovamento del 1976 . Tra l'altro sono stato nell'Ufficio Strutture di Partito per tre anni, preparando il Congresso di Torino e contribuendo al rafforzamento della Segreteria Craxi. Articolato è il giudizio sulle politiche di modernizzazione che Craxi portò avanti. Certo in politica i bilanci non si fanno sui desiderata, ma su cosa effettivamente si ottiene.
Allora CRAXI è l'uomo che spreca il successo elettorale del 1987, non riuscendo a dar vita ad una maggioranza avanzata in grado di guidare la modernizzazione del Paese, ma vive la fine degli anni ottanta come l'affondamento della "nave (che) va".
Ricordi le emergenze gestite dai governi Amato e Ciampi, frutto delle scelte sbagliate e delle non scelte del Pentapartito?
Circa l'acredine nei confronti di Craxi, credi : non è possibile fare sconti a chi ha liquidato un Partito con la scelta deleteria di rimanere pervicacemente attaccato alla Segreteria anche quando la posizione era oramai indifendibile. Altri, prima di lui, si erano dimessi per una sconfitta elettorale, per non trascinare il Partito nella sorte di una politica sbagliata. Ripensa all'acredine dei giovani antifascisti nei confronti del gruppo dirigente del Partito Socialista che si era fatto spazzare via dal fascismo e capirai che non può esserci giudizio diverso su Craxi.
La Storia provvederà ad articolare il giudizio, distinguendo il Craxi che intima all'On.le La Russa di tacere "perchè ci sono nel Paese ancora pompe di benzina rosse" da quello del 1993.
Per chi è stato socialista sino allo scioglimento del Partito non può che rimanere la constatazione nella sua responsabilità per questo crimine politico.
Marco Mazzi
Personalmente non mi entusiasma ne' mi indigna intitolare una strada o una piazza ad una personalita' politica o istituzionale: quel che mi interessa e molto e' capire cosa c'e' alla base di una scelta o l'altra. Nel caso di Bettino Craxi purtroppo riscontro almeno due anomalie: la prima, l'iniziativa e' gestita e governata da uno schieramento politico e culturale - per brevita' lo chiamo D'Alesconi - che usa il decennale della morte di Craxi per una 'riabilitazione' strumentale e finalizzata solo alla propria 'riabilitazione'; la seconda che cosi' facendo si vuole proseguire l'opera inziata qualche anno addietro - mi riferisco alle sciagurate elezioni anticipate dell'aprile 2008 - di cancellare una storia poltica detta socialismo. E' la parola stessa socialismo cheincute terrore, che deve esser cancellata all'indomani del fallimento talmente evidente di ideologie da non poter esser negato di ideologie imperanti: il comunismo da una parte, il liberalismo e annesso mercatismo dall'altra, di cui e' stata permeata e infettata fino al midollo la stessa socialdemocrazia. Resta in piedi una sola 'via d'uscita', il socialsimo come progetto dell'uomo, della civilta' moderna, come possibilita' di tener assieme liberta', uguaglianza e giustizia sociale. In un quadro generale di riferimento si va a collocare un assetto economico-sociale diretto a superare un capitalismo fatto di rendite e parassitismi in mano ai nani, per battere le sacche di poverta' e redistribuire equamente la ricchezza non solo materiale: non regge piu' ed e' ampiamente dimostrato l'equazione piu' benessere materiale uguale migliore qualita' della vita, piu' cultura, piu' ricerca etc. Voglio dire che e' tuttora attualissima la prospettiva indicata da Riccardo Lombardi di una societa'
'diversamente ricca', dove cioe' sia assicurata a tutti la possibilita' di conoscere Dante e apprezzare Picasso. La prospettiva quindi di un socialismo 'di sinistra', fortemente laico, che non trascuri la natura di classe, che ponga al centro del suo interesse prioritario l'alienazione del lavoro, la riduzione cioe' dell'uomo a merce, e' tutta da realizzare! Questa non e' stata la concezione di Craxi, come prima di Nenni: per entrambi la lotta politica, il confronto e lo scontro politico ha preso la scorciatoia della cosiddetta 'stanza dei bottoni, della competizione con la Dc sul suo stesso terreno della ripartizione del 'potere' per il 'potere' stesso.
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Una logica questa ben nota e praticata nel Pci e poi nel Pd dai 'nipotini di Togliatti'. Il passato e' passato, si dice, tanto per scansare, togliersi di torno, il problema che pero' sta ancora li' presente e vivo: ci sono qualita', attributi, prerogative dell'uomo che al limite prescindono dall'ideologia e che quindi valgono sempre, in ogni epoca. Onesta' e pulizia, trasparenza e coerenza, interesse per gli altri e non violenza, rigetto di ogni opportunismo per avere per se', per il proprio arricchimento personale o di gruppo, che sono alla base di qualsiasi attivita' e a maggior ragione diventano fondamentali in politica e non possono mai esser oggetto di compromesso. Trovo pertanto irreale e grottesco, se non fosse un inganno e una presa in giro, discettare sull'intestazione o meno di una via a Craxi, paragonato, in questa assurda e folle (si', folle) gara di finta e falsa celebrazione, a Giuseppe Garibaldi e Giordano Bruno: un rivoluzionario morto esule a Caprera, un eretico mandato al rogo per aver entrambi messo 'in crisi' e rifiutato un ordine costituito. Il regime dispotico e illiberale, il primo, l'Eroe dei Due Mondi, la Chiesa e il cristianesimo elemento fondamentale della corruzione del mondo e della civilta', il filosofo di Nola. Entrambi indigesti all'ordine costituito. Orbene, da socialista, con tutta l'ammirazione possibile per Craxi, non mi pare proprio che Bettino sia finito esule perche' pericoloso e quindi da eliminare da parte dell'ordine costituito. Puo' essere un fatto di partigianeria, ma e' indubbio ed evidente per chiunque che semmai ad esser accostato ad un rivoluzionario e ad un eretico come Garibaldi e Bruno, sono ben piu' meritevoli Lombardi e i fratelli Rosselli e lo sono per la loro pulizia ed onesta', rigore e coerenza di fondo, fino al giorno in cui ebbe fine la loro nobile e cristallina vita. E' molto piu' facile e semplice, celebrare il decennale di Craxi il 19 gennaio al Senato della Repubblica, come lo e' stato per altri personalita' politiche, Nilde Jotti o Amintore Fanfani, ma non lo e' per il venticinquennale di Lombardi: la differenza e' tutta qui. Si celebra la continuita', per il mantenimento dello status quo, e si dimentica anzi si cancella (bastino le assurde prese di posizione di un tal Brunetta o talaltro Sacconi sulla Costituzione) la discontinuita', cio' che mette in crisi lo status quo. Ricordare, per assurdo, Riccardo Lombardi in una sede istituzionale e' di per se un atto rivoluzionario per cio' che questo grande azionista e socialista ha rappresentato per la storia della Repubblica.
Concordo con Giovanni Scirocco per quanto detto e per la proposta di porre una lapide sulla casa di Rosselli, anche se non ho mai fatto parte dei "socialisti italiani".
Camilla Mian
Ringrazio il comitatogobetti, spero in qualche smentita di qualche storico,
ma, non avendo a suo tempo digerito la storia di Raggio e della contessa
Vacca, pur sapendo direttamente di cospicui contributi a partiti socialisti
clandestini (Grecia, Spagna, Cile) mi astengo dallo sbracciarmi per
modifiche alle denominazioni viarie.
Per la verità cari compagni, a Lombardi non piacevano neanche gli altri, no Manca; no Landolfi, meno ancora De Michelis; meno ancora Signorile. Lo stesso Achilli non gli era poi così simpatico: non parliamo poi del sindaco di Pavia o di Giunio Luzzatto.
Però ammettete, a voi ,che non capisco perché siete liberalsocialisti, Bettino non è piaciuto né prima, né durante, né - purtroppo, dopo. Io del resto, non ho difficoltà ad ammettere che non ho e non posso avere nessuna simpatia per SEL. Ho altra storia ed altre esperienze e voglio imporre la mia visione non accettare obtorto collo quelle degli altri.
Me ne dispiace, perché portate gli stessi argomenti che i miei compagni comunisti della GGIL portarono il giorno dopo la sua elezione al Midas. Naturalmete supportati dalla componente socialista.
Se vi fosse stato qualcuno meglio di lui probabilmente, avrebbe avuto successo. Purtroppo, a cominciare da Manca che ci provò il giorno dopo, nessuno sviluppava idee, ma solo interessi di corrente, per cui le innovazioni di Bettino, che si imposero all'attenzione della base, vinsero.
Tenete presente che due erano le sue aspirazioni: il primum vivere e l'ottenere un voto più del PCI. Gli andò male purtroppo anche per sua colpa, perché a nessuna forza, ancor meno ai repubblicani di Ugo la Malfa garbava che i socialisti potessero essere forti e determinanti.
So benissimo che la mia è una vox clamantis in deserto, ma prima di essere un teorico sono, come l'esperienza della vita mi ha insegnato, un pratico. Per guidare una nazione bisogna fare come insegna quel detto artigiano: impara l'arte e mettila da parte!
Lasciamo quindi agli altri l'accidia contro Craxi e guardiamo al futuro, partendo dalle cose concrete che egli ha fatto.
Teniamo presente solo una peculiarità negativa dei socialisti (inventori della scissione dell'atomo!): che non vi fu un segretario, uno che fosse amato. Nenni insegna (o se è di maggior gradimento Turati): basta ricordarsi il congresso del 1956 a Venezia!
Sempre con simpatia. Paolo Mercanzin
Bravissimo Giovanni, condivido perfettamente
Craxi non è stato mai un vero socialista e ben prima di Tangentopoli. Prova ne sia che fin da subito risultò gradito alla destra missina.
E' triste vedere tanti compagni socialisti che ancora lo rimpiangono e non mi riferisco agli psedo-socialisti che militano con Berlusconi.
Rosselli, Lombardi e Pertini sono stati tutta un'altra storia e i socialisti da loro dovrebbero ripartire, dicendo chiaro e tondo che il sistema messo in piedi da Bettino Craxi ci ha portato al 15 per cento a colpi di malaffare, intrallazzi, stilisti e strizzate d'occhio all'elettorato conservatore, che poi fu quello che gonfiò le percentuali elettorali
I socialisti con lui erano diventati la sx che veste Trussardi, ossia una non-sinistra.,.
Ti invito, in proposito, a leggere l'articolo che ho pubblicato nel mio blog (ilrompiscatole.ilcannocchiale.it) sulla faccenda della commemorazione di Craxi: Anniversari e memorie corte
Un saluto
Non avrei potuto dire meglio. Grazie, Mario, Giovanni e Marco. Ho già scritto in un paio di occasioni che cosa pensi di Bettino Craxi - senza acredine, senza voler uccidere l'uomo morto (scusate, Gavinana è in Toscana ...).
L'intitolazione di una via? Non posso non pensare che, nell'Italia "moderna" e dimentica che anche lui ha voluto - fortemente - un certo sindaco "progressista" di Roma voleva intitolare un largo a Giuseppe Bottai.
Buon anno
P.M.
----- Original Message -----
From: Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Monday, January 04, 2010 9:52 AM
Subject: [R-esistiamo] Giordano Bruno non è Craxi
Pur di riabilitare Craxi, il Sindaco Moratti lo ha paragonato a Giordano Bruno. Contro questi assurdi parallelismi e a tutela della memoria del Nolano, alla trasmissione di Radio 3 "prima pagina" il 3 gennaio u.s. è intervenuta la presidente della Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"
per ascoltare intervento e risposta della giornalista, si può andare alla pagina:
http://www.periodicoliberopensiero.it/news/news_20100103-mantello-moratti-craxi-bruno.htm
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