giovedì 29 ottobre 2009

Forlì, inaugurata la biblioteca Gino Bianco

Inaugurata la Biblioteca
"Gino Bianco"
Il 18 ottobre 2009 nella sede della Fondazione Alfred Lewin a Forlì si è inaugurata la Biblioteca “Gino Bianco”. Oltre a tanti amici e “soci” della Fondazione erano presenti Roberto Balzani, sindaco di Forlì, Mario Bocerani, sindaco di Tuoro sul Trasimeno, dove Gino Bianco abitava, l’assessore alla cultura di Forlì, John Patrick Leech, e quello di Tuoro, Lorenzo Borgia.
Dopo l’intervento di Rosanna Ambrogetti, presidente della Fondazione (che riportiamo qui sotto) e i saluti dei due sindaci, ha preso la parola Adriana Montini Bianco che in un breve intervento è riuscita a darci un’idea di una Londra “favolosa”, quella laburista degli anni Sessanta e Settanta, dove poteva capitare di abitare sullo stesso pianerottolo delle nipoti di Gershom Scholem ed essere invitati a una festa dove il grande intellettuale intratteneva per ore i presenti, o in un’altra casa dove Arie L. Aliev, presentava il suo libro che racconta l’odissea della Ulua, la nave carica di ebrei che attraversò mezzo mondo; era la Londra degli esuli polacchi, due dei quali, entrambi ebrei, amici di Gino, Melvin Jonah Lanski e Leo Labedz, dirigevano le prestigiose Survey ed Encounter, e degli strettissimi legami col laburismo israeliano; la Londra dell’Internazionale socialista, in cui Gino conobbe Golda Meir, in cui Willy Brandt gli affidò il rapporto sull’eurocomunismo per poi bocciarglielo perché troppo scettico, ed erano tempi di Ostpolitik...

Ringrazio e do il benvenuto a tutti i presenti. Inizio dandovi una triste notizia. Come sapete la Biblioteca è stata costituita dalla Fondazione Alfred Lewin, fondazione a lui intitolata, per la sua storia che lo lega a Forlì. Alfred, insieme alla madre Jenny e ad altri 16 ebrei, è stato fucilato nel settembre del 1944 da fascisti italiani e SS tedesche nei pressi dell’aeroporto di Forlì. La strage è stata a lungo dimenticata finché nel 1994, grazie anche all’impegno della rivista Una città, non solo “la città ha finalmente ricordato” ma si è potuto dare degna sepoltura, alla presenza del Rabbino, agli ebrei uccisi, i cui resti erano pressoché anonimi in loculi invisibili.
Lissi Pressl Lewin era la sorella di Alfred e figlia di Jenny, e nel ’38, grazie alle insistenze della madre e del fratello, li aveva lasciati per riparare in Inghilterra, dove accoglievano solo ragazze ebree giovani, per lavorare alla pari. Così si salvò. Sposatasi con un tedesco della resistenza antinazista e andata a vivere nella Germania dell’Est, non seppe più nulla della sorte di madre e fratello.
Solo nel 2000, grazie a un giovane berlinese, figlio di amici di famiglia, e venuto a fare servizio civile all’Istituto della Resistenza di Reggio Emilia, seppe che i suoi cari erano sepolti a Forlì.
Nel 2000, dopo 57 anni, Lissi poté visitarne la tomba. Restò poi in stretto contatto con noi, tornò a Forlì in occasione del Giorno della Memoria e dell’Anniversario delle Leggi razziali, per parlare della storia sua e della sua famiglia nelle scuole e nel 2003 fu felice di dare il suo permesso a intitolare la Fondazione che stavamo costituendo al fratello Alfred Lewin e di diventarne Presidente onoraria.
Purtroppo Lissi Pressl Lewin è deceduta il 25 settembre scorso. Le sue condizioni di salute andavano peggiorando da tempo ma aveva continuato a seguire con estremo interesse i progetti della Fondazione. E siamo certi che sarebbe stata molto contenta sapendo della giornata di oggi.

La Biblioteca.
Spiegare perché è intitolata a Gino Bianco è un po’ come raccontarne la storia.
Gino Bianco era giornalista e militante socialista, socialista libertario. Fu corrispondente dell’Internazionale socialista da Londra per più di vent’anni, collaboratore di Critica Sociale negli anni 60, redattore di Tempo Presente di Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, del quale fu allievo e amico. E fu proprio per intervistarlo su Nicola Chiaromonte, e successivamente su Andrea Caffi, che ci conoscemmo. Fu, cioè, il comune interesse per “l’altra tradizione”, quella socialista e libertaria, sempre eterodossa e pluralista, del tutto misconosciuta, a farci incontrare verso la metà degli anni Novanta. Per noi fu un incontro molto fecondo. E nacque anche una bella ed importante amicizia, che si è estesa alla sua famiglia e che è durata fino alla sua morte, nel 2005. Per anni ha prestato la sua firma come direttore responsabile alla rivista Una città ed è stato fra i fondatori della Fondazione.

La Fondazione possedeva già una raccolta di testi sulla Shoà (circa 600 volumi), ma l’idea della biblioteca ha preso forma ed ha cominciato a essere più realistica quando Gino ci ha lasciato gran parte della sua biblioteca di cultura politica, il suo archivio personale, una raccolta di carte tuttora inedite di Andrea Caffi, e numeri molto rari di Giustizia e Libertà degli anni della guerra di Spagna. Altro stimolo poi ci è venuto quando Miriam Rosenthal, vedova di Chiaromonte, conosciuta sempre tramite Gino, ha donato alla biblioteca una collezione della rivista Politics (rivista americana in cui scrivevano oltre a Chiaromonte e Caffi, Hannah Arendt, Simon Veil, Albert Camus) ed una raccolta di libri appartenuti a Caffi. Alla sua morte, poi, ci ha lasciato una parte consistente della biblioteca di Nicola Chiaromonte.
Nel frattempo era arrivata la donazione, da parte di uno dei fondatori, della casa in cui ha sede la Fondazione e le donazioni, sempre da parte di soci, di collezioni di riviste, dal Mondo di Pannunzio, a Tempo Presente, a L’Unità di Gaetano Salvemini, le annate di Critica sociale dell’ultimo decennio dell’800 e del primo del 900, il Ponte di Piero Calamandrei, Preuves, l’alter ego francese di Tempo Presente, ecc. Così il sogno di una biblioteca ha preso corpo.

Presto sarà anche aperta al pubblico, sarà in rete e speriamo che possa diventare un punto di riferimento, in un certo senso -vorremmo dire- anche “militante”, per dei giovani, ricercatori o meno, che vogliano riandare al passato per interrogarsi sul presente.

UNA CITTÀ n. 168/ ottobre 2009

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per la realizzazione di questo centro di cultura.
Sono una giovane ricercatrice italiana della Sorbona di Parigi. Ho letto nell'articolo che l'archivio dispone di una collezione della rivista "Politics" e di carte inedite di Andrea Caffi. Siccome sto facendo delle ricerche di tesi che vertono sui legami tra Chiaromonte, Camus, Caffi e Silone, vorrei sapere se è possibile consultare questi documenti e come fare per avere un contatto con la biblioteca.
Vi ringrazio in anticipo.

giovanni ha detto...

cara amica,
sinceramente non so risponderti, ma credo che al comune di forlì sapranno dirti qualcosa...
hai visto il volume su caffi edito dalla nostra casa editrice biblion? un caro saluto
Giovanni