dal sito di SD
Un nuovo patto per la salute a difesa della sanità pubblica
di Betty Leone
Mar, 06/10/2009 - 06:59
Qualche giorno fa la Commissione Finanze del Senato degli Stati Uniti ha respinto, anche con il voto di alcuni senatori democratici, la proposta di Obama per l’istituzione di un’assicurazione sanitaria pubblica. In Italia da qualche mese la Conferenza delle Regioni è in aperta polemica con il Governo per i tagli alla spesa sanitaria che si tradurranno in un ulteriore indebolimento del Sistema Sanitario Nazionale già provato da un cronico sottofinanziamento. Sembrano due notizie tra loro scollegate; in realtà sono entrambe il prodotto di una teoria economica che concepisce la spesa sociale come spesa improduttiva, quindi da contenere, e che considera la tassazione come una vessazione dello Stato che frena il libero dispiegarsi delle forze economiche in grado di far crescere il benessere complessivo. Negli Stati Uniti , infatti, l’opposizione alla proposta di riforma sanitaria del Presidente si basa soprattutto sul timore che l’impegno di risorse pubbliche per migliorare l’assistenza sanitaria degli americani produca un aumento delle tasse e riduca l’intervento pubblico per uscire dalla crisi. Tuttavia l’impiego di ingenti quantità di risorse pubbliche per risanare le Banche non ha creato le stesse preoccupazioni e la stessa opposizione perché si trattava di una scelta che salvava gli interessi dei gruppi economici più forti e contemporaneamente rassicurava i piccoli risparmiatori, rimanendo in continuità con la politica economica precedente. La proposta Obama colpisce invece gli interessi delle Assicurazioni, una delle più forti lobbies economiche, e cambia sostanzialmente l’approccio alle politiche sociali che in America è basato più sulle facilitazioni all’intervento dei privati (vedi detassazione dei capitali devoluti alle fondazioni benefiche e alle associazioni di volontariato) che sull’impegno diretto dello Stato. Potrebbe sembrare inopportuno che Obama lanci la sua sfida proprio in un momento di grave crisi dell’economia Americana. In realtà è proprio in questo momento che l’istituzione di una tutela sanitaria pubblica metterebbe al riparo dalla povertà i soggetti che per vari motivi(disoccupazione, lavoro precario, malattie gravi e costose) sono privi di un’assicurazione individuale, creerebbe nuovi posti di lavoro e servirebbe anche a calmierare per tutti i prezzi del mercato sanitario. Il Presidente USA sta quindi cercando di uscire dalla crisi rafforzando i diritti fondamentali dei cittadini invece di comprimerli, come sta avvenendo in Europa con la rivisitazione del patto sociale che aveva caratterizzato il modello economico Europeo. Per questo motivo la sconfitta di Obama su questo terreno avrebbe serie conseguenze anche per noi.
In Italia da molti anni si teorizza l’insostenibilità economica di un sistema sanitario pubblico ed universalistico e si cerca di incentivare la spesa sanitaria privata sia evitando di razionalizzare la rete dei servizi pubblici, sia riducendo le risorse da destinare alla sanità. Nonostante ciò in Italia c’è uno scarso ricorso alle assicurazioni private sanitarie perché, nonostante le sue inefficienze, il servizio sanitario nazionale garantisce ancora un alto grado di efficacia , come dimostrano le classifiche internazionali che mettono l’Italia ai primi posti per livello di salute della popolazione. C’è perciò un grande impegno delle assicurazioni private per entrare nel mercato sanitario italiano. Il ministro Sacconi , convinto che bisogna impiegare meno risorse pubbliche per le prestazioni socio-sanitarie, asseconda questa tendenza quando nel suo “libro bianco” e nell’accordo sul modello contrattuale, non firmato dalla CGIL, propone il ritorno alla mutualità di categoria gestita attraverso le assicurazioni. Poco importa se in questo modo si rompe l’universalità del diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione, quello che interessa è ridurre la spesa pubblica e favorire gli affari privati. Il sottofinanziamento del SSN facilita questo percorso perché riduce la quantità e la qualità dei servizi aumentando lo scontento dei cittadini. Le Regioni non sono però disponibili a questo gioco, alcune perché sono convinte che il diritto alla salute è insieme individuale e collettivo, poiché dipende dalle condizioni di vita, di lavoro, ambientali, e perciò va garantito dallo Stato con le risorse della fiscalità generale, altre perché semplicemente non vogliono pagare in termini di consenso le scelte centralistiche del Governo. Questo spiega perché la Conferenza delle Regioni, riunitasi nei giorni scorsi, ha deciso di ribadire la propria contrarietà al piano del Governo e di proporre un nuovo Patto per la salute che non preveda la riduzione della spesa sanitaria ma una sua razionalizzazione e stabilizzazione. E’ necessario sostenere questo tentativo di contrastare il processo di privatizzazione della sanità; può essere il nostro modo di sostenere, con Obama, che si può uscire dalla crisi partendo dai bisogni e dai diritti dei cittadini.
Per sostenere il valore della sanità pubblica e dare forza all’azione della Conferenza delle Regioni è nato un appello, sostenuto tra gli altri da Giovanni Berlinguer, Silvio Garattini, Nerina Dirindin, denominato “SOS Sanità” che si può conoscere e sottoscrivere all’indirizzo sossanita@gmail.com
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