venerdì 16 ottobre 2009

Tomaso Greco: Sinistra e libertà capolinea?

Dal sito www.leragioni.it

Sinistra e Libertà: capolinea?
di Tomaso Greco - Categoria: News - 16 ottobre 2009 - Letto 105 volte




In questi giorni due dei tre segretari di partito rimasti alla guida di SeL dopo la defezione dei Verdi, Vendola e Fava, chiedono che si acceleri la trasformazione di SeL in soggetto politico. Detto al di fuori del “politichese”: il partito qui e adesso. Il socialista Nencini tira il freno, comprensibilmente preoccupato.

Dopo aver sostituito nel simbolo i loghi di partito con la scritta “ecologia”, dopo aver lanciato la campagna di adesioni, si punta a un congresso fondativo in dicembre o comunque prima delle regionali. Questo smentendo la road map decisa meno di un mese fa a Napoli in un’assemblea nazionale.

Ora, sappiamo che SeL, nata facendo di necessità virtù anche in ragione dello sbarramento al 4% posto in fretta e furia per le elezioni europee, aveva delle potenzialità.
Prima su tutte quella di essere elemento chiarificatore rispetto alla confusione di orizzonte politico e di identità che regna nel Pd e che le prossime primarie sono chiamate, in un modo o nell’altro, a sciogliere.

Ma SeL non è stata un’improvvisazione elettorale, quanto il risultato di un percorso lungo (e sofferto) portato avanti da Bertinotti (prima) e da Giordano e Vendola (poi) per risolvere l’ambiguità di una Rifondazione di (estrema) opposizione e di governo, di alternativa al capitalismo, ma, che allo stesso tempo, si candidava a guidare un Paese capitalista.

Non è stato un passaggio indolore e neppure veloce. Si contano, infatti, almeno tre scissioni, senza contare lo scontro congressuale tra Ferrero e Vendola che determinò lo strappo definitivo. Gli strascichi sono stati pesanti, a partire dall’affaire Sansonetti, e hanno contribuito ad aumentare la distanza politica tra le due fazioni, con Ferrero al timone di una Rifondazione sempre più anticapitalista e Vendola a guidare un processo di unificazione delle restanti forze di sinistra extra-Pd.

Senza contare che la rottura di Rifondazione avvenne all’indomani della sconfitta politica della Sinistra Arcobaleno, rimasta sotto il quorum e quindi estromessa dalle camere, debacle attribuita in parte alla scelta, da parte dei bertinottiani, di rinunciare alla falce e martello.

In realtà Bertinotti aveva intrapreso un percorso coraggioso e coerente, purtroppo mai ultimato: aveva traghettato i suoi dalla riva del vetero-marxismo e delle tentazioni no-global in mezzo al guado per raggiungere la riva socialdemocratica e, perché no, prima o poi il socialismo europeo.

Le elezioni del 2008 avevano sorpreso la sua compagine in mezzo al guado.

Superata la frattura con Ferrero, toccava a Vendola completare l’attraversamento, rimodellando l’alleanza elettorale attraverso l’accordo con il PSI di Nencini, con Sinistra Democratica (già nel PSE) e i Verdi.

E la zattera di Sinistra e Libertà, colpevolmente ignorata dalla più parte dei media, costantemente sottoposta alle polemiche da parte della concorrente lista comunista e costretta a confrontarsi con uno sbarramento ritenuto invalicabile, era arrivata in vista della riva.

Il mancato raggiungimento del quorum, prima, e la complicata vicenda sulla sanità in Puglia, poi, hanno messo in stallo Vendola e i suoi compagni di viaggio, costretti a destreggiarsi tra il cauto attendismo e tentazioni da Linke tedesca.

Alla fine dell’estate la situazione non era incoraggiante.

SeL, ormai estranea al dibattito congressuale di quel PD di cui solo pochi mesi prima si candidava ad essere elemento chiarificatore, strattonata come la bambola abbandonata di Strehleriana memoria tra quanti vogliono il partito subito subito e quelli che non lo vogliono affatto, tra giustizialisti e garantisti, tra nuclearisti e antinuclearisti, tra socialisti e antisocialisti, ha iniziato a essere tutto e il contrario di tutto. Rimanendo in metafora, sembra aver perso la bussola.

E quando inizia così non te ne va bene una. Il congresso dei Verdi che va come è andato, e allora il gruppo dirigente di SeL che si affretta a rimpiazzare i simboli dei partiti con la scritta “ecologia”, improvvisamente diventata la priorità.

Il PSI di Nencini, dopo aver subito l’ennesimo strappo (o meglio, strappino) da parte di Bobo Craxi, punta i piedi e, pur dicendosi disposto a mantenere in piedi il cartello elettorale per le prossime regionali, non mette la fusione tra le sue priorità politiche (anzi..).

Rimangono Vendola, Fava e il buon cosmonauta Guidoni a chiamare a raccolta per varare il partito. Stando ai sondaggi, il consenso crolla (2,8% – fonte Euromedia).

Il gruppo di SeL, per salvare la novità che ha rappresentato nelle scorse elezioni, dovrebbe fare una riflessione profonda sugli scenari futuri e sui suoi stessi elementi di coesione politica.

Anche perché le primarie del 25 ottobre potrebbero restituire un PD molto diverso da quello del marzo scorso.

SeL potrà anche scoprirsi ecologista, partito e persino la somma delle sue contraddizioni, ma non abbastanza da chiamarsi fuori dalla costruzione di una proposta di sinistra, riformista e di governo, convincente per il Paese. Altrimenti, prima che la zattera affondi, meglio il rompete le righe.

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