Da l'Unità
Bad Godesberg: 50 anni e non sentirli
di Nicola Cacacetutti gli articoli dell'autore Dopo la sconfitta della Spd in Germania sono state suonate le campane a morto per la socialdemocrazia. Eppure i suoi valori, anche grazie alla crisi mondiale da fondamentalismo di mercato, si stanno imponendo quasi ovunque: dall’America latina all’America del Nord, dall’India al Giappone, dall’Australia a molti Paesi europei tra cui Grecia, Portogallo e Norvegia. Le sconfitte elettorali in Francia e Germania sono eccezioni, imputabili anche a errori di scelte politiche sull’Europa, sul lavoro, sulla globalizzazione, sulla sicurezza. Oggi quasi due terzi dei popoli di Paesi democratici, è governata da coalizioni di centrosinistra mentre si verifica un altro fenomeno, l’avvicinamento delle destre a valori che sino a ieri combattevano. Basta vedere il programma di democristiani e liberali tedeschi, che parlano apertamente di economia sociale di mercato ed il neo colbertismo di casa nostra dove autorevoli ministri sono passati velocemente dallo Stato minimo di ieri allo Stato imprenditore.
I Paesi europei governati più a lungo dai socialdemocratici oggi sono leader mondiali per equità sociale e per ricchezza. La classifica della banca mondiale dei 50 maggiori Paesi per Pil pro capite recita: 1° Norvegia, 3° Danimarca, 5° Svezia, 6° Finlandia, 14° Olanda. Per l’equità sociale, l’indice sulle diseguaglianze di Eurostat dice: 1° Danimarca, 2° Olanda, 3° Svezia, 4° Norvegia, 5° Finlandia.
Lo stesso Programma di Bad Godesberg del 1959, il documento fondativo della socialdemocrazia tedesca ed europea, appare ancora assai meno vecchio dei suoi cinquant’anni anni e vale la pensa scorrerne le parti più importanti:
VALORI, «Il socialismo democratico, che in Europa affonda le sue radici nell’etica cristiana e nell’umanesimo, non ha la pretesa di annunciare verità assolute per rispetto delle scelte dell’individuo in materia di fede, scelte su cui non devono decidere né un partito né lo Stato».
ECONOMIA, «La libera scelta dei consumatori, così come la libera concorrenza e la libera iniziativa, sono fondamento essenziale della politica economica socialdemocratica.
L’economia totalitaria annienta la libertà. Per questo il partito socialdemocratico approva la libera economia di mercato ovunque esista concorrenza: concorrenza nella misura del possibile, pianificazione nella misura del necessario. La proprietà privata dei mezzi di produzione deve essere difesa e incoraggiata nella misura in cui non intralci lo sviluppo di un equilibrato ordinamento sociale. La concorrenza mediante imprese pubbliche è un mezzo da usare per prevenire un dominio privato solo laddove, per motivi naturali o tecnici, prestazioni indispensabili alla collettività possono essere fornite solo con mezzi pubblici».
29 ottobre 2009
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