Dal sito di SD
Ora illegale
di Maria Chiara Acciarini
Lun, 19/10/2009 - 23:16
A tutti i politici italiani, Massimo D’Alema compreso, che si stanno appassionando alla discussione sull’ora di religione islamica, si dovrebbe far presente che la vera emergenza in tema di libertà religiosa e di libertà di coscienza è un’altra. Nella scuola italiana è in atto una vera e propria discriminazione nei confronti degli alunni che hanno scelto di “non avvalersi” dell’insegnamento della religione cattolica.
Grazie ai tagli imposti dalla Gelmini, sono scomparse le ore di compresenza nella scuola primaria, sono state eliminate le ore aggiuntive al tempo prolungato, sono state ricondotte a 18 ore tutte le cattedre della scuola secondaria e si sono così azzerate le ore a disposizione per le attività didattiche programmate dalle singole scuole. Ore che permettevano di organizzare in qualche modo le attività alternative all’insegnamento della religione cattolica. Bambine e bambini, ragazzi e ragazze sono così lasciati girovagare per i corridoi, costretti a seguire le lezioni di materie obbligatorie in classi diverse dalla loro, stipati in angusti stanzini e abbandonati a se stessi…
Intendiamoci: la situazione per gli studenti che “non si avvalgono” non è mai stata brillante, anche se sulla base della Costituzione e della legge essi dovrebbero essere messi in condizione di scegliere fra tre ipotesi: frequentare le lezioni di una materia alternativa; compiere studi o attività individuali; lasciare i locali della scuola.
Sì, perché l’ora di religione cattolica è un’ora facoltativa. Lo sappiamo in modo inequivocabile da ben venti anni. Così si espresse, infatti, la Corte Costituzionale, presieduta dal giurista cattolico Giovanni Conso, nella sentenza dell’11 aprile 1989:
“Lo Stato è obbligato, in forza dell’accordo con la Santa Sede, ad assicurare l’insegnamento della religione cattolica. Per gli studenti e per le loro famiglie esso è facoltativo: solo l’esercizio del diritto di avvalersene crea l’obbligo scolastico di frequentarlo. Per quanti decidano di non avvalersene l’alternativa è uno stato di non obbligo”.
Come materia facoltativa, quindi, l’insegnamento della religione cattolica andava e va trattato. Senza docenti di ruolo, senza collocazione fra le materie obbligatorie od opzionali, senza valutazione ai fini del profitto scolastico. Alla corretta interpretazione della Costituzione e alla conseguente applicazione della legge, la Chiesa cattolica si è opposta con tutte le sue forze e con tutta la sua capacità di persuasione pubblica e privata, cercando in tutti i modi di osteggiare la libertà di scelta delle famiglie e degli allievi. Ha preteso, e ottenuto dal precedente governo Berlusconi, la stabilizzazione degli insegnanti, sulle competenze dei quali lo Stato ha rinunciato ad esercitare qualunque controllo. Si sono così assunti con contratto a tempo indeterminato insegnanti scelti dall’autorità religiosa per insegnare una materia facoltativa ad una parte degli allievi, mentre migliaia di precari, che da anni insegnano con i dovuti titoli le materie comuni a tutti gli studenti, sono stati licenziati per risparmiare risorse. L’ora di religione costa allo Stato italiano più di un miliardo di euro. Ma non basta: nel caso di ritiro dell’idoneità da parte del vescovo, i docenti di religione cattolica possono passare ad insegnare, come docenti di ruolo, materie obbligatorie.
La Chiesa cattolica è anche intervenuta pesantemente sull’articolazione dell’orario delle scuole, in modo da rendere pressoché impossibile l’ingresso in ritardo o l’uscita anticipata degli allievi che non si avvalgono, e ha insistito per dare sempre più spazio al giudizio di religione, fino ad ottenere dall’attuale ministro in carica l’impegno di trasformarlo in un vero e proprio voto. Un impegno in contrasto con la recente, limpida pronuncia del TAR del Lazio, che ha usato parole che sottolineano il valore della libera scelta degli alunni e delle famiglie: “sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico”.
Come si colloca all’interno di una così patente discriminazione nei confronti di una parte degli allievi, e anche di una parte degli insegnanti, l’idea di inserire l’ora di religione islamica? Ovviamente, e non solo per reazione ai latrati della Lega a difesa delle “radici della nostra civiltà”, si può e si deve ragionare sulla possibilità dell’insegnamento di religioni diverse da quella cattolica. Né può sfuggire come l’imposizione di una religione “dominante” cozzi sempre più con la realtà di una società multietnica e multireligiosa. L’approccio deve però avvenire nella chiarezza. L’insegnamento delle varie religioni, compresa quella cattolica, è materia facoltativa e dalla facoltatività si devono trarre tutte le conseguenze: le ore devono essere collocate al di fuori dell’orario obbligatorio, la loro frequenza non può dare luogo ad una valutazione ai fini del profitto e i relativi docenti devono essere assunti a tempo determinato. Si tratterà, comunque, di un confronto fra diversi catechismi, cioè dei principi fondamentali delle diverse religioni esposti ed insegnati in forma semplicistica ed acritica, poiché questo è l’approccio che il Concordato consente alla Chiesa cattolica e che dovrà essere esteso alle altre religioni che lo richiedano.
Diverso è lo studio scientifico della “storia delle religioni”, come chiedono alcuni, o della “filosofia delle religioni”, come auspicano altri . Per inserire nella nostra scuola tali materie occorre innanzitutto abrogare il Concordato con la Chiesa Cattolica, almeno per la parte relativa all’insegnamento della religione nelle scuole, che ha le caratteristiche prima illustrate.
Si potrebbe allora prevedere una materia obbligatoria e insegnata da docenti forniti di una preparazione universitaria e scelti dallo Stato con le ordinarie procedure di selezione degli insegnanti.
E’ un tema aperto, di cui è opportuno discutere.
Prima di tutto, però, occorre garantire i diritti degli allievi che hanno scelto di non frequentare l’ora di religione cattolica, ponendo fine ad ogni discriminazione nei loro confronti.
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