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Una seconda possibilità per il Pd
di Fabio Mussi
Mar, 27/10/2009 - 07:30
1) Auguri a Bersani. Parlando -son passati due anni- al congresso di scioglimento dei Ds, per annunciare, a nome della minoranza che rappresentavo, che non avremmo aderito al nascituro Partito democratico, augurai tuttavia un doppio successo: alla costituente del Pd e ad una Costituente della sinistra. Costituenti a sinistra finora sono fallite: il Pd fin qui è stato un oggetto misterioso, capace di un esordio al 33% (in elezioni politiche peraltro trionfalmente vinte dalla destra) e di un seguito al 27%, con la perdita di quattro milioni di voti in un anno. E così la sinistra e il centrosinistra italiani si sono regalati due “anni horribili”, senza governo, senza opposizione, senza autonomia morale e intellettuale, senz’anima. Sarebbe da matti e da irresponsabili non fare gli auguri a Bersani, con la luce fosca del tramonto di una Nazione nella quale viviamo.
2) Grande partecipazione popolare, segno prima di tutto di una confortante non cancellata volontà di reagire e di combattere. Detto questo, mantengo tutte le mie riserve di fondo sul metodo delle primarie per designare, non candidati ad incarichi pubblici, ma dirigenti politici. L’estrema personalizzazione trasforma i partiti in grovigli di correnti e di gruppi di potere e di pressione. Aggiungo che non rappresentano un invincibile scudo politico. L’esperienza insegna. Romano Prodi venne eletto con il 75% di 4,5 milioni di votanti alle primarie dell’Unione: questo non impedì che sostanzialmente il centrosinistra nel 2006 pareggiasse elezioni politiche che sembravano già vinte, che il governo durasse meno di due anni e che il supereletto venisse messo da parte superrapidamente. Veltroni venne eletto con il 75% di 3,5 milioni di votanti: questo non impedì che nel volgere di pochi mesi venisse non tanto cortesemente messo alla porta in un batter d’occhio. Com’è noto, dopo le primarie vengono le “secondarie”: le prossime, le elezioni regionali di marzo.
3) Il popolo ha come voluto dare al Pd una seconda possibilità. E spera evidentemente che venga usata per combattere efficacemente Berlusconi e il suo governo. Bersani sembra volere archiviare le scempiaggini tavolinesche del bipartitismo, del fare “da soli” etc. Quelle che hanno travestito da maggioritaria una autentica vocazione minoritaria. Se ora si apre sul serio una discussione sulla nuova formazione di una campo democratico e di sinistra, per l’opposizione e l’alternativa, la sinistra che c’è dovrebbe parteciparvi con immediata disponibilità. C’è un problema innanzitutto: liberare l’Italia non berlusconiana dalla tossicodipendenza dall’agenda della destra berlusconiana. Prima, la questione del lavoro e del precariato- dice Bersani? Bene, andiamo subito alle proposte. Segnalo, più in generale, che tutti gli indicatori economici e sociali dicono (con qualche idea in campo di Barack Obama e nessuna delle sinistre in Europa) dopo un anno e mezzo la crisi mondiale sta risolvendosi nell’ulteriore dilagare delle diseguaglianze globali, e nel rafforzamento delle avide minoranze predatorie che hanno in mano le sorti del pianeta da almeno due decenni. Vogliamo parlarne subito, se il tema, oltre che della indispensabile battaglia contro Berlusconi, è della costruzione di una credibile alternativa politica e programmatica?
4) Al Pd che ci riprova, oltre che all’Italia, farebbe benissimo avere alla sua sinistra solide forze, il più possibile unite, socialmente e culturalmente insediate, elettoralmente pesanti. Dopo le primarie da tre milioni di partecipanti che hanno eletto Bersani, il tic-toc di piccole nomenclature litigiose e inconcludenti è tanto più insopportabile. “Sinistra e Libertà”, con il suo milione di voti alle europee, era una possibilità. Lo è ancora, in extremis, se non si perde più tempo e se si ha in testa un progetto politico, non solo l’aspettativa per le candidature alle elezioni regionali e amministrative.
5) Infine: Pierluigi, la questione morale! Se non si danno segni radicali su questo punto, alla fine tutto sarà perduto per tutti.
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