venerdì 31 ottobre 2025

Pourquoi la gauche a perdu les classes populaires et comment renouer avec elles - Fondation Jean-Jaurès

Pourquoi la gauche a perdu les classes populaires et comment renouer avec elles - Fondation Jean-Jaurès

La rivista il Mulino: ABOLIRE IL POTERE DI VETO PER USCIRE DALLA PARALISI EUROPEA

La rivista il Mulino: ABOLIRE IL POTERE DI VETO PER USCIRE DALLA PARALISI EUROPEA

Roberto Romano e Andrea Fumagalli: Legge di Bilancio 2026-2028 | La manovra della stabilità: quando il rigore diventa la sola politica

Roberto Romano e Andrea Fumagalli: Legge di Bilancio 2026-2028 | La manovra della stabilità: quando il rigore diventa la sola politica

Gli eredi di Bernie Sanders - Jacobin Italia

Gli eredi di Bernie Sanders - Jacobin Italia

The Crisis of the Portuguese Left

The Crisis of the Portuguese Left

La rivista il Mulino: La posta in gioco della manovra 2026

La rivista il Mulino: La posta in gioco della manovra 2026

Europe's Defence Dilemma: Why Fiscal Union Is No Longer Optional

Europe's Defence Dilemma: Why Fiscal Union Is No Longer Optional

Sovereignism: Europe's Most Dangerous Political Plague

Sovereignism: Europe's Most Dangerous Political Plague

Il lavoro che verrà

Il lavoro che verrà Da Internazionale Da quando cominciai a pensare a un mio futuro ingresso nel mondo del lavoro, quindi da quando misi piede per la prima volta in un’università, all’inizio degli anni novanta, ho sempre sentito dire che studiare informatica e in generale una disciplina scientifica voleva dire trovare facilmente un impiego ben retribuito e sicuro. Probabilmente le cose sono andate così in tutti questi anni, ma forse oggi questa certezza comincia a scricchiolare, paradossalmente proprio grazie ai progressi della tecnologia e in particolare alle innovazioni catalogate sotto l’etichetta di intelligenza artificiale. Lo spunto per questa riflessione mi è stato dato da uno studio pubblicato in Svizzera e ripreso dal domenicale del quotidiano Neue Zürcher Zeitung. Si tratta di un’indagine del centro di ricerca Kof dell’Eidgenössische technische Hochschule (Eth), il politecnico federale di Zurigo. Nel settore informatico svizzero, si legge nel rapporto, cresce la disoccupazione: mentre nel settembre del 2022 c’erano circa 1.700 persone senza lavoro, oggi sono più del doppio, intorno a quattromila. E se si contano anche le persone che hanno deciso di frequentare corsi d’aggiornamento o addirittura di cambiare mestiere si arriva a 5.500. Contemporaneamente diminuiscono le offerte di lavoro delle aziende informatiche e di altre imprese che hanno bisogno di specialisti del settore. Sembrano tramontati definitivamente i tempi della pandemia di covid-19, quando ci fu un vero e proprio boom delle assunzioni, perché tutte le aziende puntavano decisamente sulla digitalizzazione delle loro attività. Alcuni osservatori parlano di una fisiologica correzione verso il basso, altri del fatto che sempre più persone studiano informatica e arrivano sul mercato: negli ultimi dieci anni il numero degli studenti di informatica del politecnico di Zurigo è raddoppiato. Secondo i ricercatori del Kof, però, una delle cause principali è l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, tecnologia che ha cominciato a essere conosciuta e apprezzata nel mondo grazie al lancio di Chat-Gpt della OpenAi, nel novembre del 2022. Gli strumenti più avanzati d’intelligenza artificiale, ricordano Jeremias Klaeui e Michael Siegenthaler, gli studiosi che hanno guidato la ricerca del Kof, non servono solo a scrivere dei testi o delle email, ma permettono anche di scrivere e migliorare codici informatici, valutare o preparare dei dati. È per questo che oggi programmatori, sviluppatori di siti web e amministratori di banche dati rientrano a pieno titolo tra le figure professionali che possono essere sostituite da un algoritmo, in grado di fare molte delle loro mansioni in tempi più brevi. Siegenthaler fa un esempio: “Grazie all’intelligenza artificiale generativa un semplice sito web può essere realizzato in mezza giornata di lavoro; un paio d’anni fa serviva una settimana”. [http://] Getty Images Il fenomeno non riguarda solo il settore informatico. L’intelligenza artificiale generativa comincia a far sentire i suoi effetti un po’ dappertutto. Le liste di Amazon sono ormai pieni di descrizioni di prodotti generate da un qualche algoritmo. Ed è di questi giorni la notizia che il colosso del commercio online fondato da Jeff Bezos ha intenzione di licenziare 14mila dipendenti: la decisione arriva dopo che a giugno l’amministratore delegato Andy Jesse aveva dichiarato che il maggiore impiego degli strumenti d’intelligenza artificiale avrebbe portato a tagli del personale, soprattutto dei dipendenti che svolgono mansioni ripetitive. L’Economist, tuttavia, fa notare che gli algoritmi possono aiutare anche i consumatori e fa l’esempio del settore delle auto usate, dove le nuove tecnologie permettono a un potenziale acquirente di raccogliere in pochi secondi enormi quantità di informazioni su un veicolo in vendita e capire un po’ meglio quali siano le sue condizioni reali. È la fine della cosiddetta economia del “rip off”, dello spennare, cioè di quelle attività in cui le aziende sfruttano l’asimmetria informativa rispetto ai clienti per “spennarli” e trarne il profitto più alto possibile. Il settimanale britannico stima che all’inizio del nuovo millennio il 30 per cento dei consumi degli statunitensi riguardava beni e servizi caratterizzati da gravi asimmetrie informative, mentre oggi la quota è scesa al 25 per cento. Il merito è di servizi innovativi basati sull’intelligenza artificiale: come quelli della startup CarEdge, che propone un algoritmo in grado di fare da intermediario nelle trattative con un rivenditore di auto. La rivoluzione promessa dall’intelligenza artificiale è una cattiva notizia per chi lavora? No. O, quanto meno, non sarà così per chi riuscirà ad adattarsi al nuovo e alle opportunità che inevitabilmente offrirà, o per chi sarà aiutato a farlo. I ricercatori del Kof di Zurigo sottolineano che chi entra nel mondo del lavoro dovrà acquisire nuove conoscenze e soprattutto avere le competenze sociali necessarie per capire come applicarle alla realtà che ha davanti. In un interessante saggio scritto per il New York Times Magazine, Robert Capps, ex direttore della rivista Wired, conferma che già oggi l’intelligenza artificiale è capace di svolgere molte mansioni affidate agli esseri umani, ma gli studi parlano anche del fatto che creerà nuovi posti di lavoro e soprattutto attività che prima non esistevano. Nel mondo reale, sottolinea Capps, il lavoro non può essere ridotto a quello che fa un algoritmo: “I nostri lavori sono molto di più di una somma di mansioni; sono il contributo a un gruppo di altri esseri umani, i nostri capi e i nostri colleghi, che possono capirci, interagire con noi e fare riferimento a noi in modi che non è possibile replicare con un algoritmo”. Per sfruttare le nuove opportunità, sarà necessario “cominciare a capire dove i nuovi lavori possono collegare le straordinarie capacità dell’intelligenza artificiale con i nostri bisogni e desideri. Il problema non è solo dove gli esseri umani vogliono l’intelligenza artificiale, ma dove l’intelligenza artificiale ha bisogno degli esseri umani”. Sicuramente, conclude Capps, ci sarà bisogno di esseri umani che controllino cosa fa un algoritmo e se ne assumano la responsabilità e di persone che sappiano come sfruttarlo al meglio in un ambiente lavorativo.

Parlare di “Occidente”, oggi. Due punti di vista - Appunti di cultura e politica

Parlare di “Occidente”, oggi. Due punti di vista - Appunti di cultura e politica

Domande ai “riformisti” PD - Appunti di cultura e politica

Domande ai “riformisti” PD - Appunti di cultura e politica

giovedì 30 ottobre 2025

Franco Astengo: Referendum e invasioni di campo

REFERENDUM E INVASIONI DI CAMPO di Franco Astengo La migliore spinta per la campagna elettorale del "NO" alla "deforma" (copyright del compianto Felice Besostri) è arrivata dalla replica della signora presidente del Consiglio verso la sentenza della Corte dei Conti riguardante il ponte sullo stretto di Messina. Replica che è stata impostata sul concetto di "invasione di campo" da parte della magistratura (contabile in questo caso) rispetto l'attività del governo considerato il solo soggetto depositario del potere del popolo e di conseguenza sovraordinato legittimamente in una visione, ci sia permesso di scriverlo, di chiara propensione autocratica. Al momento della scelta referendaria, verso la quale va indicato subito un secco "NO", ci troveremo di fronte non tanto e non solo il tema della separazione delle carriere dei magistrati e quello della composizione del CSM (con il grande pericolo del sorteggio, indice di vero e proprio disprezzo per il dibattito politico e la sua più alta forma di esplicitazione rappresentata dal voto libero e personale). In gioco ci sarà la forma concreto dello stato di diritto: un tema per certi versi ancora superiore di importanza rispetto alla difesa della Costituzione repubblicana. Il principio della divisione del potere legislativo, esecutivo e giudiziario, oltreché il bilanciamento tra essi, costituiscono elementi cruciali dello stato di diritto. Tali principi sono sanciti dalla maggior parte delle costituzioni moderne. Mentre i dettati costituzionali si limitano ad enunciare tali principi, sono le norme di attuazione che forniscono la disciplina che regola sostanzialmente i rapporti tra i diversi poteri. Recenti sviluppi indicano un avvicinamento tra i poteri legislativo ed esecutivo, ed una sorta di “isolamento” del giudiziario rispetto ai due precedenti. Il ruolo dei parlamenti è sempre più ridotto, mentre i governi finiscono sempre di più per identificarsi col legislatore diventando così i soggetti sui quali si accentra la crisi delle democrazie liberali. I parlamenti da legislatori divengono così meri luoghi di dibattito e scambio di idee tra i vari gruppi. Detto ciò, il governo, già detentore dell’esecutivo, diviene attore principale nel processo legislativo. Le iniziative legislative dei parlamenti sono sempre meno ricorrenti, e comunque senza l’appoggio del governo, un progetto di legge solo raramente riuscirà ad entrare in vigore. Questa tendenza è preoccupante e potrà condurre ad una “onnipotenza” dell’esecutivo, ed ad una marginalizzazione del legislativo. Trattasi di una tendenza difficilmente arrestabile, e che a tratti appare addirittura irreversibile. Il processo di incorporazione del potere legislativo all’interno dell’esecutivo potrebbe trovare il giusto contrappeso in un giudiziario forte ed indipendente. Solo così il singolo cittadino potrebbe vedere tutelati efficacemente i suoi diritti di fronte ad un potere esecutivo sempre più massiccio. Tale tutela è apportata dai tribunali civili e penali, competenti a giudicare sui singoli casi, dai tribunali amministrativi, competenti ad effettuare un controllo di legalità sugli atti della pubblica amministrazione, ed infine dalle corti costituzionali, che valutano la costituzionalità delle leggi adottate dai parlamenti. La difesa di questa suddivisione dei poteri e di terzietà nell'amministrazione della giustizia rispetto all'esecutivo vanno considerati i temi di fondo sui quali impostare la vicenda referendaria che pure conterrà dentro di sè un complesso di problematiche da non trascurare compresa quella più squisitamente legata alla dinamica politico-elettorale per la quale è prevista una lunga rincorsa che approderà alle elezioni legislative generali previste per l'autunno del 2027, se non interverranno nel frattempo elementi di possibile accelerazione.

Più occupati, ma più precari: la realtà dietro i numeri di Meloni

Più occupati, ma più precari: la realtà dietro i numeri di Meloni

lunedì 27 ottobre 2025

Schlein troppo a sinistra per i riformisti Pd? Non ci serve una nuova Dc con il fiocco rosso - Strisciarossa

Schlein troppo a sinistra per i riformisti Pd? Non ci serve una nuova Dc con il fiocco rosso - Strisciarossa

Franco Astengo: Manifestazioni e politica

MANIFESTAZIONI E POLITICA di Franco Astengo L'inizio d'autunno 2025 appare caratterizzato da una evidente costante : la riuscita delle manifestazioni di piazza pur indette da soggetti diversi, convocate su argomenti diversi e con coincidenze parziali dal punto di vista dell'espressione partecipativa sia sociale sia generazionale. La condanna del genocidio che sta subendo il popolo palestinese si è affiancata alla battaglia sindacale avverso la legge di bilancio. Una legge di bilancio preparata è bene non dimenticarlo dal governo di destra mentre incombe la necessità di attrezzarci per respingere l'ennesimo tentativo di violazione costituzionale questa volta sul tema della giustizia. L'insieme di queste problematiche vede contemporaneamente l'impegno di una pluralità di attori prevalentemente di origine sindacale e una sostanziale lateralità delle forze politiche parlamentari. Le forze politiche parlamentari sembrano sì capaci di sostenere le posizioni sulla base delle quali si svolgono le manifestazioni ma senza riuscire a presentare un progetto organico di opposizione e mantenendo al loro interno distinzioni e financo ambiguità sia nei rapporti politici sia nell'orientamento complessivo. Questa "lateralità" (se non "estraneità") tra movimenti e soggetti politici è stata anche testimoniata dalla continua discesa nella partecipazione al voto nell'occasione delle diverse tornate regionali e comunali succedutesi nei mesi di settembre ed ottobre: caduta culminata nelle recenti elezioni regionali toscane con una percentuale di astensione davvero molto elevata, tale da confermare l'analisi di una sostanziale "fragilità del sistema" tale da porre il tema di una possibile torsione in senso autoritario. Si pone così per intero il vecchio tema nenniano "piazze piene e urne vuote" con un di più da aggiornare riflettendo sul quadro offerto dalla trasformazione del sistema dei partiti sul quale ci siamo già soffermati a lungo e che potremmo riassumere nella triade personalizzazione/comunicazione/esaurimento dell'agire politico nella governabilità considerata "meta unica". Poco si analizza la difficoltà crescente della democrazia gradualmente messa in discussione con l'avanzare del superamento del parlamentarismo, della messa in discussione della separazione dei poteri, del bavaglio alla magistratura e ai giornalisti, della demolizione del welfare, della mercificazione della scuola e dell'università, delle leggi elettorali che nonostante le decisioni della Corte Costituzionale continuano a sancire il primato del "Capo". Soprattutto tutti questi punti (elenco imparziale e sommariamente compilato) non riescono a diventare progetto organico di opposizione per l'alternativa: il PD non appare in grado di sciogliere il nodo dell'incertezza tra la tendenza a voler rappresentare un " Nuovo Ulivo" oppure a voler costruire un Fronte Popolare. Accenno al PD perchè sicuramente esso rappresenta il soggetto potenzialmente pivotale attorno al quale raccogliere un'alleanza che al momento attuale appare carente anche dal punto di vista di espressione delle diverse "issue" culturali e politiche che risulterebbe necessario rappresentare per incontrare le diverse esigenze sociali e le molteplici sensibilità presenti nel Paese. Appaiono, infatti, assenti o perlomeno deficitari due elementi: quello di una visione complessiva strategica di società rivolta prima di tutto al quadro internazionale (pace, collocazione dell'Europa, qualità della democrazia) e quello di una progettualità riferita a un preciso modello sociale come - quello - per intenderci provvisto di una base economica che affronti le evidenti distorsioni del modello liberista - corporativo che questo governo sta alimentando. Quel modello "liberista - corporativo" succeduto a quello neo-liberista dei primi anni del XXI secolo e che può essere contrastato da una idea socialista (come sta avvenendo anche negli USA) che comprenda il mutamento di paradigma imposto dalle grandi transizioni in atto da quella ambientale a quella digitale. Nei giorni scorsi come Associazione "Il Rosso non è il Nero" avevamo avanzato l'idea di una azione unitaria delle opposizioni parlamentari perché si adottasse un'unica proposta riguardante la legge di bilancio (il modello dovrebbe essere quello che sulla materia presenterà " Sbilanciamoci" il prossimo 4 dicembre). Nel contempo si dovrebbe rifuggire dalla logica emendataria presentando così la compattezza di una elaborazione complessiva posta a un punto tale di definire finalmente un primo abbozzo di riconoscibile alternativa, prendendo atto che l'acutezza delle contraddizioni post-moderne impedisce la via della semplice alternanza e del cosiddetto "bipolarismo temperato". A questa nostra proposta hanno aderito 27 associazioni e organi informativi da tutte le parti d'Italia: tra gli altri abbiamo avuto l'adesione dei soggetti più prestigiosi operanti sul versante della sinistra e sul piano nazionale da molto tempo. In questa occasione ribadiamo la necessità di portare avanti un progetto di questo tipo con 2 obiettivi: a) contribuire ad un avvio di saldatura nel rapporto definibile sbrigativamente " tra manifestazioni e politica" svolgendo anche una funzione pedagogica tesa al riconoscimento del superamento di una società fondata sull'individualismo competitivo e il consumismo di massa come l'attuale; b) portare la riflessione tra le forze politiche ad un livello tendente ad analizzare il complesso della situazione in atto non attraverso la singolarità dei casi ma puntando ad una visione comune di società alternativa pur nei necessari distinguo di declinazioni intorno a specifici aspetti: declinazioni diverse derivanti anche da derivati storici la cui identità e memoria debbono comunque essere conservati e innovati gradualmente.

giovedì 23 ottobre 2025

Alessandro Pollio Salimbeni: Non pace ma tregua: vuol dire che in Palestina c’è molto, moltissimo da fare - ControPiede

Non pace ma tregua: vuol dire che in Palestina c’è molto, moltissimo da fare - ControPiede

Franco Astengo: Legge di bilancio

Troverete di seguito il testo di un documento promosso dall'Associazione "Il rosso non è il Nero" di Savona collegato a una proposta sulla legge di bilancio e inviato a tutti i gruppi parlamentari dell'opposizione. L'iniziativa ha ricevuto l'adesione di associazione, gruppi d'opinione, riviste e blog online elencate di seguito e che costituiscono, a nostro giudizio, uno spaccato importante di impegno e capacità di aggregazione sociale e culturale. Ci auguriamo che questa iniziativa, che segue altra analoga assunta sui temi della politica estera e della pace, non solo sia recepita dei destinatari ma rappresenti un contributo all'unità delle forze di opposizione rispetto al pericolo rappresentato dal governo di destra e anche un altro passo sulla strada di una corresponsione di intenti e di capacità di collaborazione tra soggetti di diversa impostazione culturale che ci pare indispensabile promuovere e portare avanti nella particolare delicatezza della fase politica. - Al Gruppo Partito Democratico Camera dei Deputati - Al Gruppo Partito Democratico Senato della Repubblica - Al Gruppo Alleanza Verdi Sinistra Camera dei Deputati - Al Gruppo Alleanza Verdi Sinistra Senato della Repubblica - Al Gruppo Movimento 5 Stelle Camera dei Deputati - Al Gruppo Movimento 5 Stelle Senato della Repubblica - Al Gruppo + Europa Camera dei Deputati - Al Gruppo Italia Viva Camera dei Deputati - Al Gruppo Italia Viva Senato della Repubblica - Al Gruppo Azione Camera dei Deputati LORO SEDI Le scriventi associazioni di cultura politica rivolgono ai gruppi dell'opposizione parlamentare una proposta politica orientata a realizzare una iniziativa che accresca la tensione unitaria sul delicato nodo della legge di bilancio. Lo strumento di comunicazione "Sbilanciamoci" composto da economisti e ricercatori che si occupano dei temi dell'economia sta per varare (come ogni anno) una "contro legge di bilancio" che sarà presentata al Senato della Repubblica il prossimo 4 dicembre. Questa la valutazione svolta da "Sbilanciamoci" sul documento presentato dal Governo in questi giorni: "Il disegno di legge approvato dal governo destina risorse minime a sanità, istruzione e politiche sociali. Una manovra che aumenta il debito e ignora i bisogni del Paese. Il disegno di legge di bilancio 2026, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 17 ottobre, è plasticamente il simbolo della latitanza del governo di fronte alle emergenze del Paese. Il giudizio della campagna Sbilanciamoci! è negativo. La legge stanzia risorse modestissime per i salari (15 euro al mese), a fronte dell’enorme perdita del potere d’acquisto di questi anni. Solo due miliardi per la sanità, che non permetteranno di assumere nuovi infermieri e dottori né di adeguare i servizi esistenti. Non ci sono fondi aggiuntivi per la non autosufficienza e per le politiche sociali, solo bonus. Non vi sono finanziamenti aggiuntivi per l’istruzione pubblica. Non ci sono investimenti pubblici, se non gli stanziamenti del PNRR, che sta per finire. E il governo si appresta a fare 15 miliardi di debito con il fondo SAFE per acquistare nuove armi. È una corsa al riarmo inaccettabile. I tagli fiscali previsti dalla legge di bilancio non riguardano i ceti medio-bassi (solo sopra i 28 mila euro) e ci sono nuovi condoni per chi è stato sleale con il fisco, omettendo dichiarazioni e pagamento di tasse. La manovra rischia di avere un effetto depressivo sulla crescita e sul PIL. Aspettiamo di vedere il testo completo e le tabelle dei ministeri, ma, sulla base delle prime notizie e dei comunicati, il nostro giudizio non può che essere negativo. Lavoriamo subito a una legge di bilancio alternativa che presenteremo il prossimo 4 dicembre in Senato." Su queste basi ci permettiamo allora di chiedere alle forze politiche dell'opposizione parlamentare di adottare unitariamente il documento che "Sbilanciamoci" renderà pubblico fornendo così un grande contributo alla battaglia politica che è necessario condurre contro la destra. Una adozione unitaria da presentare in entrambi i rami del Parlamento appunto come "controdocumento" evitando di confondersi con una prassi emendataria spesso stimolata da interesse corporativi e particolaristici. Si realizzerebbe così una dimostrazione di tensione chiaramente alternativa . L'idea di un'alternativa che risulta assolutamente necessaria in questi tempi come risposta alla radicalizzazione delle contraddizioni sociali e politiche prodotta prima di tutto dalla guerra in un quadro che non esitiamo a definire di restrizione del livello di democrazia acquisito e dichiarato nella Costituzione Repubblicana. Grazie per la vostra attenzione - Associazione per il rinnovamento della sinistra - Roma - Comitato per la Democrazia Costituzionale - Roma - Centro Riforma dello Stato - Roma - Associazione "Laudato Sì" - Milano - Associazione Culturale "Infiniti Mondi"- Nola (Napoli) - Associazione "Socialisti in Movimento" - Milano - Rivista di Cultura Politica "Critica Sociale" - Milano - Giornale socialista "Il Lavoro"- Salerno - Associazione "Il Rosso non è il Nero" - Savona - Circolo Pertini - Sarzana - Socialismo Italiano 1892- Lecce - Quotidiano online "La nuova Savona" - Blog culturale "Odissea"- Milano - Associazione "Noi per Savona" - Rivista online "Ancora Fischia il Vento" - Rimini - Associazione "Officine Lavagnesi" - Lavagna (GE) - Associazione "Scuola e Costituzione" Genova - Associazione Culturale "Mediterraneo" La Spezia - Biblioteca Popolare - Bubbio (Asti) - Sezione ANPI Sassello (Savona) - Circolo "Calogero - Capitini" Genova - Casa dei Circoli "Culture e Popoli" Ceriale - ATTAC Savona - No rearm europe Savona - Comitato Acqua bene comune provincia di Savona - A.R.C.I provinciale Savona - "La bottega del Barbieri" Imola Iniziativa promossa dall'Associazione "Il Rosso non è il Nero" Savona riferimento: astengo.franco@gmail.com

Gaza: l’illusione del giorno dopo

Gaza: l’illusione del giorno dopo

domenica 19 ottobre 2025

Roberto Biscardini: A loro la delibera, a noi il Meazza

A LORO LA DELIBERA, A NOI IL MEAZZA Di Roberto Biscardini La partita non è chiusa. Se Forza Italia non fosse andata in soccorso di Sala e del PD, la delibera su San Siro non sarebbe passata. Ma più che un disegno politico di avvicinamento del cosiddetto centro verso la sinistra, sembrerebbe un interesse tutto finanziario per stare, anche Forza Italia e la Moratti, dalla parte dell’operazione immobiliare e del cosiddetto investimento di oltre un miliardo e 300 milioni di Euro. Della serie “piatto ricco mi ci ficco”. Noi del Comitato SI Meazza non dobbiamo cambiare idea ora. Siamo sempre perché San Siro possa essere ristrutturato e adeguato anche alle cosiddette prescrizioni UEFA che tardivamente hanno dato anche loro una mano per raccontare la bufala che San Siro non sarebbe sicuro. Aree verdi che sarebbero destinate alla cemntificazione per realizzare un grande centro commerciale, uffici e alberghi: il vero business dell’operazione. Che ha usato il tema dell’abbattimento di San Siro come cavallo di Troia per realizzare una delle più grandi speculazioni immobiliari di Milano a favore di personaggi sconosciuti che sono a capo dei fondi proprietari del Milan e dell’Inter. E non è solo questo il punto più emblematico della delibera. La delibera sulla vendita di San Siro fa acqua da tutte le parti a partire dal fatto che una persona normale non riuscirebbe mai a comprare un bene pubblico, anche di modestissime dimensioni, se non fosse in grado di dimostrare una solidità economica e soprattutto di non essere indebitata. E, come in questo caso, persino indebitata con l’amministrazione comunale. Ma come si fa a svendere San Siro e lo stadio all’Inter e al Milan che sono rispettivamente indebitate di oltre 700 e 300 milioni? La cosa normale che un bravo amministratore avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di chiedere alle squadre “prima paghi i debiti e poi ne parliamo”. Molte sono le cose che in quella delibera non funzionano e saranno i nostri ricorsi a renderle chiare. Oggi siamo alla fase due. Non dobbiamo dare per persa la battaglia che ha visto mobilitati tanti cittadini e tifosi per salvare uno stadio che è considerato ancora uno dei più belli al mondo. Lasciamo pure il pezzo di carta della delibera nelle mani di Sala, di Scaroni e della Moratti. Noi insieme ai tanti cittadini milanesi che hanno lottato in questi mesi con noi contro questo scempio, diamoci ancora da fare perché lo stadio sia salvato e la partita non sia persa. La delibera a loro, il Meazza a noi. Sul piano politico la schifezza è tale che non conviene entrare troppo nei dettagli, salvo domandarci cosa ci abbia guadagnato il Pd a sfasciare la maggioranza e rimanere sotto la spada di Damocle di Forza Italia. Ma questo è un problema loro. Una linea politica che contrasta con quel bisogno di impegno civile che mai come in questi ultimi anni ha visto impegnata la città. Indignata per la cattiva amministrazione della giunta Sala, per il prevalere degli interessi privati su quelli generali, messi in evidenza con il tentativo maldestro del Salva Milano, della cattiva gestione urbanistica e “dell’affaire San Siro”.

sabato 18 ottobre 2025

The West’s “Free Palestine” Movement Isn’t Helping by Shlomo Ben-Ami - Project Syndicate

The West’s “Free Palestine” Movement Isn’t Helping by Shlomo Ben-Ami - Project Syndicate

The Radical Legacy of the “Poorest President in the World”

The Radical Legacy of the “Poorest President in the World”

Franco Astengo: Sindacato e scala mobile

SINDACATO E SCALA MOBILE di Franco Astengo Nella previsione del documento di bilancio 2026 il governo pensa di detassare al 5% gli incrementi salariali che deriveranno dalla stipula dei nuovi contratti e nelle bozza lascia intravedere l'ipotesi di un piccolo aumento forzoso in caso di mancati rinnovi. Come fa notare Emiliano Brancaccio in un suo articolo apparso oggi, 18 ottobre, sul "Manifesto" questo accenno è bastato "Corriere della Sera" per interpretare questo passaggio come una "nuova scala mobile" mentre da Confindustria sono arrivate grida di "spirale inflazionistica". Il tema dell'adeguamento dei salari al tasso di inflazione (considerata anche la perdita del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni durante la fase inflazionistica 2021-2022) dovrebbe invece stimolare proprio nei sindacati una riflessione sul tema non più rinviabile. Nella storia della sinistra italiana l’argomento del rapporto tra tasso d’inflazione e crescita del salario è stato elemento fondamentalmente divisivo : il quadro generale del mondo del lavoro è quello di un frastagliamento, di un intreccio perverso che tiene chi vi appartiene, in particolare i giovani , gli immigrati, le donne, nella tragica connessione tra precarietà e povertà. Abbiamo registrato nel corso degli anni una frammentazione degli stessi strumenti di ammortizzazione sociale: ai margini del mercato del lavoro si situa un esercito ancora diverso da quello marxianamente definito come “di riserva” posto a disposizione di un allargamento delle forme di sfruttamento in gran parte “sotterranee”. Si calcola di tre milioni di lavoratrici e lavoratori in nero. Non vanno dimenticate le differenziazioni territoriali causate da una politica di disgregazione che si vorrebbe portare avanti con l’autonomia differenziata . Attuate le privatizzazioni la disgregazione territoriale ha contribuito all’abbattimento del welfare state sostituito per la gran parte dall’elargizione di incentivi destinati all’individualismo competitivo e consumistico. Si tralascia in questa sede l’analisi ( che pur sarebbe necessario sviluppare) dell’impatto su questo stato di cose dell’innovazione tecnologica e della conseguente diversificazione del quadro delle contraddizioni sociali “classiche” e del rapporto dato tra struttura e sovrastruttura. Così torna per intero il tema dell’adeguamento dei salari alla crescita dei prezzi in un mondo del lavoro dove il numero dei cosiddetti “garantiti” è diminuito di numero e la gran parte dei pensionati (molti dei quali partiti nella nuova condizione dalla situazione di “pre” espulsi prematuramente dal processo produttivo) in buona parte sulla soglia della povertà. In questa occasione si chiede uno sforzo di ripensamento a sinistra su quanto avvenne all’inizio degli anni’80. Sicuramente vivevamo in tempi diversi dagli attuali, quando la presenza dell’industria e quindi delle grandi concentrazioni operaie era ancora forte. All’inizio degli anni ’80, a fronte del mutare delle condizioni economiche con l’elevarsi dell’inflazione, la crescita del debito pubblico in maniera esponenziale (siamo agli inizi del pentapartito), la crisi delle partecipazioni statali, l’avviarsi del progetto di divisione del sindacato del resto contenuto nello stesso documento di “Rinascita Nazionale” elaborato dalla P2 nel 1975, si avviò un’intensa campagna ideologica contro l’istituto dell’adeguamento salariale al tasso d’inflazione, accusato – ingiustamente – di essere parte della crescita esponenziale del fenomeno inflattivo stesso, di “schiacciare” in una dimensione eccessivamente egualitaria i salari, di togliere spazio alla contrattazione. Sono due le categorie sulle quali andrebbe riaperto il discorso: 1) Il valore del Contratto Collettivo nazionale di categoria; 2) La scala mobile intesa come strumento di adeguamento dei salari all'inflazione (a questo dovrebbero essere destinate parte delle ulteriori tassazioni dei superprofitti di banche e assicurazioni non certo per il riarmo). Oggi, a distanza di tanti anni, credo si debba cercare di comprendere meglio il valore di quelle battaglie perdute nel tempo dell'ondata neo-liberista che travolse sul piano ideologico anche la sinistra storica.

Istat, aumentano economia non osservata e lavoro illegale

Istat, aumentano economia non osservata e lavoro illegale

mercoledì 15 ottobre 2025

Zohran Mamdani: “Our Time Is Now”

Zohran Mamdani: “Our Time Is Now”

Tanta povertà tra gli operai, lo certifica l'Istat

Tanta povertà tra gli operai, lo certifica l'Istat

Visione, governance e politiche industriali: l’Emilia-Romagna a un bivio, Alberto Rinaldi, Giovanni Solinas | Menabò di Etica ed Economia

Visione, governance e politiche industriali: l’Emilia-Romagna a un bivio, Alberto Rinaldi, Giovanni Solinas | Menabò di Etica ed Economia

Giuseppe Casanova: IRPEF

IRPEF: la riduzione annunciata dal Governo è marginale e non premia il ceto medio La recente legge di bilancio, che prevede la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi fino a 50.000 euro, è stata presentata dal Governo come un intervento significativo a favore del ceto medio. Tuttavia, un’analisi tecnica rivela una realtà ben diversa. La misura riguarda esclusivamente la fascia di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro, e si applica solo alla parte eccedente i 28.000 euro. Si tratta quindi di una riduzione dell’aliquota marginale, non di un abbattimento sull’intero reddito. Per fare un esempio concreto: Un lavoratore o un pensionato con un reddito lordo annuo di circa 32.000 euro (pari a 2.000 euro mensili) vedrà un beneficio fiscale di circa 80 euro annui, ovvero meno di 7 euro al mese. Un impatto pressoché simbolico, che contrasta con la narrazione pubblica di un intervento “sostanziale”. Questa discrepanza tra annuncio e realtà rischia di alimentare sfiducia e disillusione tra i cittadini, in particolare tra coloro che confidano nella trasparenza e nella coerenza delle politiche fiscali. È auspicabile che il Parlamento promuova un approfondimento tecnico e politico sulla reale efficacia delle misure fiscali adottate, affinché si possa avviare una riforma più equa e strutturale. Giuseppe Casanova Quartu Sant’Elena

martedì 14 ottobre 2025

Una manovra finanziaria formato mignon - Lavoce.info

Una manovra finanziaria formato mignon - Lavoce.info

Franco Astengo: Numeri dalla Toscana

NUMERI DALLA TOSCANA: FRANA LA PARTECIPAZIONE AL VOTO di Franco Astengo 20 giugno 1976, elezioni politiche: Circoscrizione Firenze - Pistoia, aventi diritto 1.110.575 voti validi espressi 1.051.172.( 94,65%) Circoscrizione Pisa - Livorno - Lucca - Massa Carrara aventi diritto 974.112 voti validi espressi 949.602 (97,48%). Circoscrizione Siena - Arezzo - Grosseto aventi diritto 614.443 voti validi 587.072 (95,54%). Totale Toscana per la Camera dei Deputati: aventi diritto 2.699.130 Voti validi espressi: 2.587.846 (95,87%). 16 aprile 2000, elezioni regionali con l'elezione diretta del Presidente: aventi diritto 3.033.668 eletto Martini (centro-sinistra) 1.029.142 (33,92% sul totale degli aventi diritto) , candidato del centrodestra Matteoli 836.001(27,55% sul totale degli aventi diritto. La somma delle percentuali di centrodestra e centrosinistra sul totale degli aventi diritto fu del 61,47%. 20 settembre 2020 elezioni regionali: aventi diritto 2.987.881 eletto presidente Giani centro sinistra 864.310 voti(28,92% sul totale degli aventi diritto) , Ceccardi centrodestra 719.266 voti (24,07% sul totale degli aventi diritto), Galletti M5S 113.796 voti(4,26% sul totale degli avanti diritto) In totale i primi 3 candidati raccolgono il 57,25% del totale degli aventi diritto. Elezioni politiche 2022. In Toscana sono iscritti nelle liste 2.811.953 elettrici ed elettori : i voti validi alle fine furono 1.877.492 pari al 66,76%. Elezioni regionali 2025: totale dei voti validi 1.359.159 per i 3 candidati presidenti, e 1.269.967 per le liste (rispettivamente 45,19% sul totale degli aventi diritto per i presidenti; 42,23% sul totale degli aventi diritto per le liste. Elezioni regionali 2025 (manca il dato di una sezione di Sovicille in provincia di Siena): Il candidato del centro-sinistra Giani è stato riconfermato con 752.241 voti su 3.007.061 elettrici ed elettori aventi diritto quindi con una percentuale effettiva del 25,01%: un calo di 112.069 suffragi pari al 3,91% sul totale degli aventi diritto. Rispetto alla candidatura del centro - sinistra è necessario ricordare che nel 2025 ha ricevuto anche l'appoggio del M5S che nel 2020 aveva presentato una propria candidatura con 113.796 (4,26% sul totale degli aventi diritto) e di Sinistra Italiana .- confluita in AVS - che nel 2020 aveva presentato la candidatura Fattori con 39.684 voti (1,33% sul totale degli aventi diritto). La candidatura del centro-destra Tommasi ha avuto 570.612 voti, 148. 654 voti in meno rispetto alla candidatura Ceccardi nel 2020(719.266 voti). Dal punto di vista della percentuale sul totale degli avanti diritto la candidatura del centro-destra passa dal 24,07% del 2020 al 18,97 del 2025 con un calo del 5,10%. Da considerare ancora la differenza tra i voti avuti dalla candidatura alla presidenza e i voti ottenuti complessivamente dalle liste di sostegno: Giani ha avuto 752.241 voti, le liste 693.879 ( una differenza di 58.363 unità) Tommasi ha avuto 570.612 voti le liste 518.856 ( 51.756 voti di differenza). Dati che confermano il peso della personalizzazione in particolare quando si tratta di eleggere direttamente una carica monocratica. Dal punto di vista dell'andamento bipolare le due candidature principali hanno assommato 1.322.853 voti pari al 43,99% dell'intero corpo elettorale, con una perdita del 13,26% rispetto al 2020 (dove andava considerato anche il candidato del M5S presentatosi in forma autonoma, mentre nel 2025 il Movimento è confluito nel centro sinistra). Andamento delle forze politiche tra 2020, 2022, 2025 Partito Democratico: Regionali 2020 563.116 voti politiche 2022 479.932 Regionali 2025 437.160 ( tra il 2020 e il 2025 persi 125.956 suffragi) Italia Viva (Casa Riformista 2025): Regionali 2020 (con +Europa) 72.649 voti; Politiche 2022 (con Azione) 174.942 voti; Regionali 2025 (in abbinamento con la lista del Presidente) 112.533. In vantaggio di 39.884 voti sulle regionali 2020, in calo di 62,409 voti rispetto alle politiche 2022. Movimento 5 stelle : Regionali 2020 113.836 Politiche 2022 212.068 (in entrambi i casi presentazione autonoma) Regionali 2025 55.140. Una perdita di 58.696 voti rispetto alle Regionali 2020 e di 156.928 voti rispetto alle Politiche 2022. Appare evidente come l'elettorato 5 stelle attratto dall'antipolitica e dal "nè di destra, nè di sinistra" rifugge dall'idea di un Fronte Popolare con il PD e una posizione di "populismo più o meno di sinistra". Quanto ad AVS il paragone corretto può essere compiuto soltanto con il risultato delle politiche 2022 con 89.267 voti praticamente eguagliato nelle regionali 2025 con 89.046 , 221 voti in meno. Fratelli d'Italia: Regionali 2020 219.165 voti, Politiche 2022 486.055 voti Regionali 2025 340.136: tra le regionali 2020 e le politiche 2022 una crescita di 266.890 voti. Tra le politiche 2022 e le Regionali 2025 un calo di 145.919 voti. Forza Italia: Regionali 2020 (con UDC) 69.456 voti Politiche 2022 107.795 voti Regionali 2025 78.386 voti. In aumento tra le Regionali 2020 e le Politiche 2022 di 38.339 unità e in calo tra le Politiche 2022 e le Regionali 2025 di 29.409 suffragi Lega:Regionali 2020 353.514 voti Politiche 2022 120.356 voti Regionali 2025 55.666 voti con un calo tra il 2020 e il 2025 di 297.848 voti Noi Moderati comparazione possibile soltanto con le politiche 2022: in allora 9,201 voti Regionali 2025 14.564 incremento di 5.363 voti Lista del Presidente: Regionali 2020 una lista civica in appoggio alla candidatura Ceccardi ottenne 16.923 voti Regionali 2025 la lista a sostegno della candidatura Tommasi ne ha avuti 30.104 con un incremento di 13.181 suffragi In queste condizioni è difficile poter considerare in calo di partecipazione così ampio come frutto di un meccanismo di "indifferenza-assenso" così come si giustificava un tempo la scarsa presenza nelle urne all'occasione delle elezioni USA, quando sembrava naturale che il presidente americano fosse eletto all'incirca dal 25% della popolazione e dalle nostre parti si giudicava il calo nelle urne come un "fisiologico allineamento alle democrazie mature". La complessità e l'insoddisfazione sociale si sono tradotte, in Italia, per un certo periodo (2013-2022) in una fortissima volatilità elettorale contrassegnata anche da una massiccia presenza di "antipolitica": adesso questa "indifferenza - ostilità" si dirige costantemente al di fuori dall'arena politica rendendo il sistema permeabile a scossoni che potrebbero far traballare l'impianto democratico costituzionale: situazione della quale si colgono già i segni pur sottovalutati in un quadro dove le forze politiche si limitano a giudicare l'esito elettorale soltanto in chiave di "vittoria" e "sconfitta", nella logica dell'esaurimento dell'agire politico all'interno del concetto di governabilità. Oggi tra l'altro scriviamo della Toscana antica "isola rossa" forse ancora più salda di quella rappresentata dall'Emilia - Romagna, una testimonianza di socialità e di idealità tramandata nel tempo con grandi sedi di aggregazione come le Case del Popolo. Un piccolo ma significativo segnale in controtendenza che potrebbe anche indicare un legame tra il voto e la mobilitazione in atto sul tema della Palestina viene dall'estrema sinistra con il risultato ottenuto dalla candidata di "Toscana Rossa" Antonella Bundu. Nell'occasione delle elezioni regionali 2020 si presentarono due candidature separate espressione del Partito Comunista e di Rifondazione Comunista raccogliendo complessivamente 33.085 voti (1,76% sul totale degli aventi diritto). Nelle successive elezioni politiche Unione Popolare aveva ottenuto 37.641 voti (1,33% sul totale degli aventi diritto). Nelle regionali 2025 la candidatura Bundu ha ottenuto 72.208 voti ( 2,40% sul totale degli aventi diritto). La differenza con i voti ottenuti dalla lista che sono stati 57.146 è stata di ben 15.062 voti tanto da far pensare ad un possibile movimento sul terreno del voto disgiunto a favore della candidata.

martedì 7 ottobre 2025

The Left Needs to Rethink How It Understands Inequality

The Left Needs to Rethink How It Understands Inequality

The 2025 Czech election – Andrej Babiš’s Pyrrhic victory

The 2025 Czech election – Andrej Babiš’s Pyrrhic victory

La finanza pubblica nel Documento programmatico - Lavoce.info

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Franco Astengo: Numeri dalla Calabria

NUMERI DALLA CALABRIA di Franco Astengo I risultati delle elezioni regionali calabresi del 5/6 ottobre 2025 (seconda tappa dell'assurdo tour delle urne imposto da decisioni ministeriali semplicisticamente opportunistiche) hanno confermato la disgiunzione tra l'esito delle urne e le imponenti manifestazione di piazza occorse in queste settimane aventi come movente la tragedia del popolo palestinese. Difatti la partecipazione al voto è ancora diminuita anche in Calabria (dove pure in passato le percentuali delle cittadine e dei cittadini che si recavano alle urne erano tra le più basse) e il centro-destra si è largamente affermato con la conferma del presidente uscente Occhiuto. Le elezioni calabresi del 5/6 ottobre si sono svolte tra l'altro in una condizione molto particolare: Occhiuto, infatti, aveva concluso anticipatamente il suo mandato con dimissioni causate dall'essere stato chiamato in causa da provvedimenti della magistratura: aveva così interrotto il suo lavoro chiedendo un'immediata conferma di fiducia che gli è stata accordata da un voto di maggioranza di larghe dimensioni. Dal punto di vista della partecipazione al voto però in Calabria è accaduto un fatto particolare: se la presenza alle urne è diminuita in percentuale invece il totale dei voti validi è diminuito di pochissimi numeri In precentuale, infatti, la presenza alle urne per le elezioni regionali 2025 si è fermata al 43,15% contro il 44,36% delle corrispondenti elezioni del 2021 e al 50,80% delle elezioni politiche 2022 (rispettivamente -1,21% e - 7,65). Nelle elezioni regionali 2025 a fronte di 1.888.368 aventi diritto si sono avuti 792.371 voti validi per i 3 candidati presidenti e 759.004 voti validi per le liste di appoggio: nel 2021 i voti validi per i candidati presidenti (4) erano stati 792.708 e i voti validi per le liste d'appoggio 762.098 di fronte a 1.890.732 aventi diritto: in totale un calo di 337 suffragi; per le liste invece si registra un deficit di 3.094 unità. Da notare la flessione delle schede bianche: 2021 20.559 2025 5.960. Analizziamo allora i suffragi riversati sui candidati presidenti. Riassumiamo la differenza nell'espressione di voti validi tra il presidente e le liste: nel 2021 era stata di 30.610 voti: nel 2025 di 33.727. Il successo di Roberto Occhiuto è stato realizzato aumentando in maniera considerevole i voti rispetto al 2021: in allora la candidatura Occhiuto aveva ottenuto 431.675 voti, adesso 453.926 con un incremento di 22.251 unità. La percentuale rispetto al totale degli aventi diritto era stata nel 2021 del 22,83% salita nel 2025 al 24,03% ( crescita dell'1,20%). Questa volta davvero non si può scrivere di "vittoria in discesa". Analisi complessa invece per la candidatura rappresentativa del "campo largo" identificata nella persona di Pasquale Tridico. Analisi complessa perchè nel 2021 si verificò una sorta di "triangolazione" con due candidature rappresentative dell'opposizione al centrodestra: la candidatura Bruni appoggiata da PD, M5S, Europa Verde e altri che raccolse 219.389 voti pari all'11,60% dell'intero corpo elettorale e quella dell'ex-sindaco di Napoli De Magistris che ottenne 128.204 voti pari al 6,78% del complesso di iscritte e iscritti nelle liste. Nel frangente delle regionali 2025 la candidatura Tridico ha raccolto 330.813 voti pari al 17,51% sul totale degli aventi diritto. Impossibile proporre comparazioni tra questi diversi dati: sommessamente si può far notare come la somma delle percentuali delle candidature Bruni e De Magistris avesse raggiunto, nel 2021, il 18,38% (sempre sul totale degli aventi diritto) e quella Tridico si sia fermata nel 2025 al 17,51% inferiore dello 0,87%. Si tratta di un dato assolutamente non valutabile scientificamente ma che forse ci indica che almeno in Calabria come già nelle Marche un'alleanza a trazione PD-M5S non presenti una capacità di mobilitazione sufficiente dell'elettorato potenziale. Nell'esaminare l'andamento delle singole liste compiremo anche uno strappo alla regola facendo passare, per alcuni dati, anche l'esame dell'andamento delle elezioni politiche 2022: prima di tutto però è necessario ricordare come nell'occasione delle elezioni politiche il numero degli aventi diritto diminuisca poiché mancano le elettrici e gli elettori iscritti all'estero. Per quel che riguarda la Calabria un numero molto elevato: alle elezioni politiche 2022 erano iscritti nelle liste per elezioni del Senato nel collegio calabrese 1.496.834 aventi diritto ( 391.534 in meno rispetto agli iscritti nelle liste delle elezioni regionali 2025). Verifichiamo allora l'andamento delle liste principali. Forza Italia riprende la maggioranza relativa con 136.501 voti dopo averla perduta nelle politiche 2022 cedendola a Fratelli d'Italia. Questo l'andamento dei principali partiti del centrodestra: Forza Italia nelle regionali 2021 ottenne 131.882 voti scesi a 116.700 nelle politiche 2022 e risaliti a 136.501 alle regionali 2025 ricordando anche la presenza di una "Lista del Presidente" che ha avuto 94.030 voti mentre una Lista Forza Azzurri nel 2021 aveva ottenuto 61.828 voti. Fratelli D'Italia è passata dai 66.277 voti del 2021 ai 136.060 del 2022 per scendere a 88.335 nel 2025 (il calo di Fratelli d'Italia di elezione in elezione rispetto al'exploit del 2022 appare costante anche se nel caso delle elezioni regionali bisogna considerare la presenza di Liste Civiche e del Presidente). Dal punto di vista della percentuale sul totale degli aventi diritto: Forza Italia 2021 6,97%, 2022 5,20%, 2025 7,22%; Fratelli d'Italia 2021 3,50%, 2022 6,07%, 2025 4,67% dati indicativi del calo accusato da Fratelli d'Italia tra le politiche del 2022 e le regionali 2025. In percentuale sul totale degli aventi diritto la Lega ha ottenuto questi risultati: 2021 3,35%, 2022 2,70%, 2025 3,78% dimostando ancora una possibile potenzialità di presenza. Sempre misurando le percentuali sul totale degli avanti diritto questo l'andamento del PD: 2021 5,31%, 2022 7,32%, 2025 5,46%, a dimostrazione di una difficoltà del PD sul terreno locale (da tener conto comunque la presenza di una lista del presidente Tridico con 57.813 voti pari al 3,06% sul totale degli avanti diritto). L'analisi del voto relativa al M5S merita un momento di particolare attenzione per almeno due motivi: il candidato presidente era espressione del Movimento, in Calabria il M5S ha sempre avuto una delle sue principali roccaforti. Soltanto per rinfrescare la memoria: nell'occasione delle elezioni politiche 2018 i pentastellati ebbero nel collegio calabrese 406.684 voti (maggioranza relativa nel collegio) eleggendo 6 deputati con una percentuale sul totale degli aventi diritto del 26,38%. Osserviamone l'andamento nel corso delle ultime consultazioni: Regionali 2021 (in alleanza con il centrosinistra candidatura Bruni) 49.414 voti ( 2,61% sul totale degli aventi diritto); Politiche 2022 (candidatura autonoma) 211.759 voti (14,14% sul totale degli aventi diritto); Regionali 2025 (in alleanza con il centrosinistra) 48.775 voti ( 2,58% sul totale degli aventi diritto). Una volatilità che presenta un segno caratteristico che appare molto preciso: la presenza o meno del Movimento in uno schema di alleanza determina l'andamento del voto (ricordando anche che tra le politiche 2018 e quelle 2022 in Calabria il M5S ha perso comunque all'incirca 300.000 voti). Per le liste centriste e l'alleanza AVS è possibile tentare una comparazione significativa soltanto tra le politiche 2022 e le regionali 2025. Nelle politiche 2022 l'Alleanza Azione - Italia Viva nel collegio calabrese ottenne 28.535 voti ( 1,90% sul totale degli avanti diritto); Nelle Regionali 2025 la lista "Casa Riformista" ha avuto 33.529 voti ( 1,77% sul totale degli aventi diritto). Nelle politiche 2022 l'Alleanza Verdi Sinistra nel collegio calabrese aveva avuto 10.733 voti ( 0,71% sul totale degli aventi diritto) ; Regionali 2025 29.251 voti ( 1,54% sul totale degli aventi diritto). Alcune provvisorie indicazioni conclusive: 1) L'andamento della partecipazione al voto può essere considerata stabile in una Regione come la Calabria dove questo dato è sempre stato storicamente più basso della media nazionale; 2) Il successo della candidatura Occhiuto si è realizzato "in salita" aumentando voti e percentuale sul totale degli aventi diritto tra le elezioni 2021 e quelle 2025; 3) La candidatura Tridico non si è dimostrata in grado trainare alcuna crescita soprattutto rispetto alla forza politica di provenienza del candidato; 4) Dal punto di vista delle forze politiche: a) La Calabria conferma che l'espansione elettorale di Fratelli d'Italia si è sostanzialmente fermata e che l'apporto di Forza Italia e Lega all'alleanza di centrodestra rimane decisivo; b) il PD mantiene le posizioni sul piano locale ma conferma l'esistenza, almeno al Sud, di uno scarto tra immagine complessiva e risultati in situazioni specifiche; c) il M5S evidenzia una netta differenza tra le occasioni nelle quali si presenta in autonomia e quelle in cui fa parte di una alleanza di centro-sinistra che lo schiccia su posizioni per così dire "laterali" dimenticando oggettivamente il vecchio motto "nè di destra, nè di sinistra" che ne fece la fortuna. Questo avviene in una situazione dove "il campo largo" non appare in grado di definirsi: né l'Ulivo, nè il Fronte Popolare; d) per quel che riguarda la Calabria le forze centriste appaiono sostanzialmente stazionarie mentre l'alleanza AVS fornisce ancora segnali di crescita. Il tutto riassunto molto schematicamente in attesa dell'appuntamento della Toscana: in un calendario elettorale che sembra sia stato preparato da DAZN.

Angelo Turco: Ribelli a San Siro - ControPiede

Ribelli a San Siro - ControPiede

Giuseppe Casanova: La disaffezione elettorale

La disaffezione elettorale: quando il voto perde significato. Le recenti elezioni regionali in Calabria hanno riportato alla luce un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante: la crescente disaffezione degli elettori nei confronti della politica. Un dato che non può essere ignorato, soprattutto quando l’astensionismo supera soglie che un tempo sarebbero sembrate impensabili. Molti cittadini, consapevoli delle dinamiche interne ai partiti, si sentono esclusi dal processo democratico. Non è raro sentire frasi come: “Tanto decidono tutto loro”, “I candidati sono scelti dalle segreterie, non da noi”, “Il mio voto non cambia nulla”. E in effetti, la percezione che le liste siano il frutto di accordi verticistici, più che di un confronto aperto con il territorio, alimenta sfiducia e rassegnazione. Questa diffidenza non nasce dal disinteresse, ma da una forma di consapevolezza amara: quella di chi ha compreso che il meccanismo elettorale, così com’è, spesso non garantisce una reale rappresentanza. Quando il cittadino non può scegliere liberamente chi lo rappresenta, ma deve limitarsi a ratificare decisioni già prese, il voto perde significato. Diventa un atto formale, svuotato di potere. Eppure, la democrazia vive e respira proprio grazie alla partecipazione. Ogni astensione è una voce che manca, un’istanza che non trova spazio. Ma non si può chiedere ai cittadini di partecipare se non si offre loro un sistema trasparente, inclusivo, capace di ascoltare e valorizzare le competenze e le esperienze del territorio. Serve una riflessione profonda, non solo sulle regole elettorali, ma sul senso stesso della rappresentanza. I partiti devono tornare ad essere strumenti di mediazione tra società e istituzioni, non semplici macchine di potere. Devono aprirsi, coinvolgere, dare spazio a chi vive i problemi quotidiani e ha idee per risolverli. La Calabria, come tante altre regioni, merita una politica che sappia guardare negli occhi i suoi cittadini. Che non li consideri numeri, ma persone. Che non li inviti solo a votare, ma a partecipare davvero. Solo così potremo ricostruire quel legame spezzato tra elettori e istituzioni. E ridare al voto il valore che merita: quello di una scelta libera, consapevole, e soprattutto, utile. Giuseppe Casanova

mercoledì 1 ottobre 2025

The five lessons of Labour Conference

New Statesman Keir Starmer has ended leadership speculation – for now In advance of the conference, some MPs speculated that Keir Starmer could be out of Downing Street by Christmas. The Prime Minister desperately needed to prove otherwise – and he succeeded. Despite his approval ratings reaching a nadir, Starmer appeared confident rather than despondent and delivered what was his best-received speech as leader. For months he has suffered from the perception that he is a mere puppet of his advisers – the PM did, after all, fail to read a speech as totemic as “Island of strangers” before he gave it. But yesterday Starmer made an argument that was distinctly his own – having taken a more direct role in the drafting process – and assailed Reform with a passion and conviction that many in Labour have long craved. But there is an unofficial contest to succeed him By declaring before conference that MPs had invited him to challenge Starmer, Andy Burnham guaranteed the leadership question would be openly discussed. But the Manchester mayor had an unhappy few days, losing control of a debate he had launched. By Monday afternoon, after being rebuked by MPs from all sides, Burnham had been forced to state that he believed Starmer was the best person to lead Labour (later leaving before his speech). Yet you didn’t need to go far to find MPs questioning whether Starmer can survive beyond May 2026 – when Labour risks defeat in Scotland, Wales (for the first time in electoral history) and London. That’s why senior cabinet ministers, such as Shabana Mahmood and Wes Streeting, are now being routinely assessed as alternative leaders. “You shouldn’t believe anyone in politics who says they’re not ambitious about the top job because they’re basically lying,” said Mahmood with striking candour yesterday, which was an indication of how quickly this debate has accelerated. There might not be a vacancy but there is certainly a contest. Angela Rayner will be back The former deputy prime minister was a rare absence at this conference, present only in the few surviving copies of the programme (which was officially withdrawn). But her name was repeatedly invoked on the conference platform by cabinet ministers including David Lammy, Peter Kyle, Steve Reed and, most memorably, Wes Streeting. “We want her back,” the Health Secretary declared, adding, as applause resounded, “we’ll definitely make sure she sees that, we need her back” (in what some saw as a demonstration of the traditional Blairite’s pluralism). A leadership contest this year would have come too early for Rayner, who was the front-runner until her resignation a month ago. But MPs now expect her to play a pivotal role, whether running herself – having been aided by Burnham’s false start – or backing an alternative. The affection for Rayner from all wings of Labour and her deep trade union connections mean that few in the party could wield greater influence. Starmer is showing his party more love For months, polls have shown that most Labour members believe the government is heading in the wrong direction (it’s one reason why the critical but measured Lucy Powell is expected to win the deputy leadership). They were exasperated by winter fuel payment cuts, the welfare bill and Starmer’s immigration rhetoric. But the Prime Minister, who had sometimes appeared detached from his own party, showed it more love this week. He hailed the Hillsborough bill and the recognition of Palestine, and signalled that the two-child benefit limit – despised by members but popular among voters – would be abolished at the Budget (with Treasury officials exploring the option of a tapered system). Starmer’s conference speech was a reminder of his roots in Labour’s soft left: economically interventionist and socially progressive. The PM still challenged his party: he included wealth tax supporters in his assault on “snake oil merchants”, defended Rachel Reeves’s fiscal rules and warned that immigration was still too high. But rather than “country first, party second”, this week felt more like “country and party first”. Labour has gone to war with Reform – and that’s a risk for Starmer Until this conference, Labour’s case against Reform was more practical than moral. “Unrealistic, unworkable and unfunded,” was how No 10 described Nigel Farage’s mass deportation plan only a week ago. But this conference saw a sharp escalation in hostilities. Starmer, in an unplanned remark to the BBC, condemned Reform’s policy as “racist” and then doubled down in his speech, vowing to fight Britain’s new ethno-nationalist right with “everything we’ve got”. Starmer is casting the next election as something that transcends past contests – “a battle for the soul of the country”. Such declarations roused activists, yet there is a risk here for the Prime Minister. If it is truly a moral duty for Labour to defeat Reform then Starmer’s critics will later riposte that he has an obligation to stand down if he is incapable of doing so. This piece first appeared in the Morning Call newsletter; receive it every morning by subscribing on Substack here

Non è giusta. L’Italia delle disuguaglianze, Giacomo Gabbuti | Menabò di Etica ed Economia

Non è giusta. L’Italia delle disuguaglianze, Giacomo Gabbuti | Menabò di Etica ed Economia

Welfare, lavoro e sostenibilità ecologica nella doppia transizione, Andrea Ciarini | Menabò di Etica ed Economia

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