domenica 7 aprile 2019

Felice Besostri. Presidente del Gruppo di Volpedo, rete dei circoli socialisti e libertari di Nord ovest, al Congresso di Articolo1 | Jobsnews.it

Felice Besostri. Presidente del Gruppo di Volpedo, rete dei circoli socialisti e libertari di Nord ovest, al Congresso di Articolo1 | Jobsnews.it

6 commenti:

Franco Astengo ha detto...

Per rispondere all’appello in vista del centenario di Livorno 21’ lanciato da Felice Besostri è’ il caso di cominciare ricordando i passaggi della vicenda italiana precedenti all’irrompere dell’ondata di destra sciovinista che ha dato origine all’attuale governo.

All’interno della confusa fase di transizione apertasi attraverso la furia iconoclasta che aveva distrutto, nel 1993, la Repubblica dei Partiti si verificarono tre fenomeni molto particolari:

1) l’assoluta inefficacia del meccanismo dell’alternanza di governo pur realizzatasi attraverso l’assunzione di un profilo bipolare a livello sistemico. Profilo bipolare esauritosi nel 2006 con l’adozione di un nuovo sistema elettorale e la disastrosa prova di governo realizzata dalla cosiddetta “Unione” tra il 2006 e il 2008;

2)il lungo periodo di assunzione di un ruolo di governo, da parte di una destra populista composta, da una parte, da un soggetto di tipo personalistico del tutto privo di una qualche capacità politica complessiva che non fosse legata agli interessi diretti del suo padrone e dall’altro dal tentativo di mettere in discussione la stessa tenuta unitaria dello Stato, già messa a dura prova dalla crisi dello “Stato-nazione” dovuta, nello specifico, dall’affermarsi dei meccanismi europei. Periodo di governo (2001-2006; 2008 – 2011) rivelatosi assolutamente esiziale per l’economia e la credibilità internazionale del Paese.

franco astengo ha detto...

3) Il tentativo di realizzare un “primato della governabilità” da parte del PD “a vocazione maggioritaria” attraverso la modifica dell’impianto costituzionale soprattutto dal punto di vista del superamento della Repubblica Parlamentare come disegnata dalla Costituente. Tentativo fallito con l’esito del referendum svoltosi il 4 dicembre 2016.

Oggi, nel pieno della tempesta provocata dall’affermazione elettorale del M5S seguita dalla vistosa crescita della Lega che si appresta a diventare il primo partito con le elezioni europee, ci troviamo davanti ad un’evidente fragilità del sistema.



Una fragilità del sistema che si accompagna alla vacuità dell’agire politico, all’assenza di una “spina dorsale” che affronti l’evidente sfibrarsi della società italiana: un fenomeno che dura da decenni in un quadro di acquiescenza all’individualismo competitivo e alla resa verso la marginalità sociale come dimostrano l’affermarsi di proposte come quella del “reddito di cittadinanza” di vera e propria codificazione di questa marginalità.



Un’opposizione di sinistra può ripartire analizzando a fondo questi elementi e cercando di ristabilire un nesso tra identità sociale e rappresentanza politica: quello che manca in questa folle rincorsa al ribasso che potrebbe anche concludersi, alla fine della strada, con l’affermarsi di un regime autoritario fondato su qualche (uno?) uomo della provvidenza.



franco astengo ha detto...

Quello che interessa affermare in questo momento può essere ridotto a questi punti:

1) Non esiste, al momento, uno schieramento promosso dal PD che possa garantire quell’opposizione fondata sull’espressione fondante di un concetto di “radicalità costituzionale”;

2) Ciò accade perché la trasformazione/riaggregazione dei partiti della sinistra storica, segnata nel nostro Paese per un lungo periodo dalla “diversità” del PCI, non è stata compiuta nel segno di un’alternativa se non di sistema almeno di diverso riferimento complessivo sul piano programmatico al riguardo del quadro internazionale, dell’economia, del rapporto con i temi del “sociale”, della qualità della democrazia. L’introiettamento dell’ideologia liberista da parte del soggetto principale di questo campo, il PD, ha continuato a rendere vano un eventuale tentativo di affermazione di un meccanismo di alternanza/alternativa, annullandone il significato. Il recinto di quello che dal punto di vista della nuova segretaria del PD si continua impropriamente a definire come centro-sinistra non può garantire assolutamente una qualche possibilità di fuoriuscita dal tipo di politiche che hanno segnato negativamente l’intera fase cui si è tentato, anche in questa sede, di definire i contorni;

3) La sola possibilità di ripresa, oltre ovviamente alla continuità nell’iniziativa sociale, risiede in questo momento non tanto in un afflato unitario di tutti i soggetti di sinistra, ma in un proposito di ricostruzione di soggettività da collocare in piena autonomia rispetto al quadro politico;

4) Una ricostruzione di soggettività al riguardo della quale non bisogna aver paura di incontrare il nuovo, superare divisioni storiche, recuperando anche definizioni che a molti oggi possono apparire come antiche;

5) L’autonomia politica di questa soggettività rispetto ad altri schieramenti deve essere intesa come “conditio sine qua non” per affrontare il tema di fondo di un progetto che partendo dalla necessaria opposizione all’esistente ci conduca a formulare un’idea di alternativa. Alternativa fondato su di un raccordo concreto tra spinta sociale e proposta politica. Autonomia politica, ideale, culturale che non può e non deve significare chiusura aprioristica o ancor peggio volontà di isolamento ma massima apertura alle tante istanze di lotta presenti in questo momento su temi diversi e pur tutti riconducibili all’’indispensabile rappresentanza delle contraddizioni emergenti.

6) In questa difficile attualità emerge un evidente allargamento delle disuguaglianze e un’intensificazione dello sfruttamento del territorio e del genere umano la cui analisi deve servire a fornire le basi proprio per la necessaria espressione politica di una soggettività di opposizione per l’alternativa.

alberto ha detto...

Rispetto ovviamente tutte le riflessioni dei compagni, ma se devo scegliere mi sento di scegliere la posizione di Felice Besostri.
Lavorare per riunificare un campo largo della sinistra.
Ma non per una sorta di riprendere “nei tempi supplementari” le lacerazioni di Livorno nella speranza di rimettere insieme i cocci di allora, che non starebbero insieme neanche ora, se lo scopo fosse solo questo.
Ma per aiutare tutto il PD e tutti i Socialisti che, di fronte alla nuova barbarie di destra, siamo nudi, e che è tempo di lavorare per avere anche noi, finalmente, quella Bad Godesberg, che ha saputo ridefinire i confini di un nuovo socialismo democratico, senza recriminazioni per il proprio passato e per i suoi attori. Senza cercare capri espiatori o primogeniture. Ma, nella continuità con i propri valori, guardando avanti.
Al PD è sempre mancato una riflessione su ciò che voleva essere. E i risultati e le confusioni di posizioni sono lì a dimostrarlo. Le altre sinistre riformiste, socialiste in primo luogo, sono vissute male, dati i risultati. Vissute di rancori, più che delle grandezze politiche ( Matteotti, Rosselli, .... appunto) del loro passato.
Non sarebbe dunque ora di riprovarci insieme senza recriminazioni!
Bad Godesberg è stato, per la SPD e i partiti socialisti centro-nord europee, un Congresso che ha partorito un “Manifesto politico” che, in poco più di quattro pagine dense di contenuti, ha profondamente ridefinito la cultura politica del socialismo democratico, consentendo ai partiti socialisti di quelle aree di diventare parte determinante nella definizione e costruzione del modello sociale Europeo di cui ancora, nonostante tutto, beneficiamo ( basterebbe confrontare la nostra sanità pubblica, la nostra scuola, il nostro sistema pensionistico, con quello americano, per comprenderlo a fondo). E’ questo quello che credo serva oggi anche nel nostro paese. Altrimenti continueremo con la politiche del “ distinguerci” mentre le destre pericolosamente avanzano.
un fraterno abbraccio.

maurizio ha detto...

Caro Ferrari,
mi sembra che il PSI, quello vero, la sua Bad Godesberg, magari in forma meno ufficiale, l'avesse fatta ampiamente alcuni decenni fa. Il Vangelo socialista del 1978, cui Giovanni Scirocco ha dedicato un libro di cui abbiamo parlato ampiamente, andava nettamente in quella direzione e così pure la Conferenza programmatica di Rimini del 1982. Ma, a dire il vero, tutto questo era di fatto già presente nella scelta dell'autonomia e della partecipazione ai governi di centro-sinistra degli anni '60. Invece molti comunisti, come ha ribadito Felice Besostri, sono passati direttamente dalla loro precedente ideologia al neo-liberismo senza nemmeno concedersi una pausa socialdemocratica. Se ricordo bene nel manifesto di Bad Godesberg è scritto "mercato quando è possibile stato quando è necessario". Pensi che il PD sia su questa linea? Io francamente ho molti dubbi e non certo perché li consideri eccessivamente statalisti.
Un cordiale saluto
Maurizio Giancola

claudio ha detto...

Ragionevole la considerazione di Ferrari: io ho paura che una Epinay italiana, in un contesto in cui non abbondano le riflessioni programmatiche su un mondo in veloce cambiamento, mentre abbondano le scomuniche (io con te non discuto perchè 25 anni fa ecc. ecc) si possa ridurre a uno squallida riunione di rancorosi vecchietti che si rinfacciano torti e ragioni di una generazione fa. Bene abbiamo fatto a Rimini a dare il bastone di comando organizzativo a un gruppo di trentenni, raccomandiamoci che la nostra Epinay non nasca in mezzo alle reciproche scomuniche. Perchè non ci sono solo i socialisti a rinfacciare i torti, c’è anche la ridicola vicenda dei 10 gruppetti scissi dalle varie denominazioni del PC e successori, che non riescono a mettersi d’accordo neanche per le elezioni locali, e producono un grosso spreco di voti. Cominciano a essermi più simpatici quelli di Lotta Comunista, che non partecipano alle elezioni neanche locali, fanno una rivista che è un mattone di piombo e hanno una grande biblioteca a Genova...