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venerdì 5 ottobre 2018
Franco Astengo: L'autobiografia della nazione
L’AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE di Franco Astengo
Un articolo di Chiara Saraceno è titolato da Repubblica: “Una certa idea di povertà”. Titolo accompagnato da un catenaccio “Dietro il veto sulle spese immorali c’è il pensiero che i più bisognosi siano inaffidabili”.
Una lettura che mi ha riportato alla mente il ricordo di una vecchia abitudine; quando non si faceva l’elemosina ai mendicanti perché i benpensanti sostenevano: “tanto poi se li va a bere”.
Così come la si va impostando questa storia del cosiddetto “reddito di cittadinanza” sta rappresentando una logica analoga.
Così come la si legge l’idea del sussidio rappresenta uno dei tanti segnali del vuoto di arretramento etico e culturale che sta imponendosi nel nostro Paese.
Un vuoto frutto di un meccanismo perverso che risale all’irruzione delle logiche individualistiche di consumo risalenti almeno agli anni ’80 del XX secolo, delle quali non faccio la storia in quest’occasione.
Non la faccio lunga perché intendo essere sintetico e brutale.
Il populismo di cui si stanno dilettando i signori del governo ha un’origine ben precisa: quella di un’immaginata“autobiografia della nazione” (Gobetti ne scriveva però realisticamente al riguardo del fascismo) per cui il consenso si può aggregare soltanto adeguando la risposta ai desiderata più diffusi e apparentemente più facili da interpretare.
Un’immaginaria “Autobiografia della Nazione” composta da due elementi: al Nord l’idiosincrasia per le tasse (e quindi la legittimità dell’evasione: Berlusconi la teorizzò come meccanismo di autodifesa); al Sud la vocazione per l’assistenzialismo (di conseguenza il reddito di cittadinanza pensato però in una forma molto diversa da quella che, in effetti, poi sarà realizzata: ad esempio il REI può essere convertito al 50% in contanti, ben diverso dalla distinzione tra “spese morali” e “spese immorali”). Nord e Sud uniti soltanto dalla “paura del diverso”.
Stereotipi si dirà, come quella degli “italiani maccheronì” dell’emigrazione del primo ‘900 ma stereotipi sui quali si è basata la grande bolla di mistificazione nella quale stiamo vivendo pericolosamente (“vivere pericolosamente” altra citazione da non dimenticare).
In realtà ci troviamo in un vuoto prima di tutto etico poi culturale e ancora di consapevolezza sociale: un vuoto che sembra comprendere larga parte della società italiana e al quale questa “politica” sta alimenta dolo cercando di corrispondere ai puri fini di mantenimento del potere.
Si scrive e si parla di opposizione: il primo dato con il quale, sotto quest’aspetto, sarebbe necessario fare i conti riguarderebbe un vero e proprio processo di ricostruzione culturale.
Troppo facile è stato adagiarsi sulla tecnologia e sui processi che l’utilizzo della tecnologia ha introdotto nella vita quotidiana.
Il filone di continuità in questo vuoto è rappresentato dalla riduzione dell’individuo in consumatore forzato privandolo di una prospettiva generale di visione della società. Sarà stata cattiva l’ideologia ma almeno per adeguarsi a essa si era costretti a pensare.
La confusione di oggi deriva proprio dall’assenza di pensiero e di conseguenza di visione: ben oltre gli schieramenti politici dati e/o futuribili.
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5 commenti:
Questione dei vitalizi, paradigma di un modo di concepire la politica e la Nazione
Ho deciso di occuparmi dei vitalizi, sapendo che sarei diventato impopolare presso amici, familiari ed anche compagni, sì anche compagni e compagne.
La ragione è semplice, anche se per molti troppi sarà misteriosa o astratta. Come citladino di questa Repubblica mi interessa sapere se viviamo in uno Stato di Diritto cioè che persegue i suoi fini nelle forme e nei limiti del diritto, producendo e applicando norme giuridiche: un concetto ottocentesco, quindi non digitale. Non solo, siccome sono di formazione kelsenianiana ( chi era questo Carneade del pensiero giuridico per i nostri governanti?) credo che le norme di rango costituzionale siano superiori non solo alle leggi, ma anche a qualsivoglia niorma giuridica, non importra da chi adottata, cioè anche da chi abbia un consenso popolare pari al 99%, come nel caso dei vitalizi degli ex parlamentari. Mi sono impegnato insiermer ad altri cerntinaia di migliaia di cittadini per difendere questa Costituzione nel referendum del 4 dicembre 2016 e con nun altro centinaio per portare davanti alla Ciorte Costituzionale leggi elettorali, dichiarate incostituzionali, con le quali però abbiamo eletto tre Parlamenti con maggioranze politiche diverse nel 2006, 2008 e 2013.
Questi Parlamenti sono rimasti inerti di fronte a sentenze della Corte Costituzionale del 2008 che lo avvertivano che la legge elettorale vigente era incostituzionale. Non solo quando finalmente lo è stata dichiarata con la sentenza n. 1/2014, ci hanno messo un anno per apporovare nel 2015 una legge elettorale, l'Italikum, annullata per incostituzionalità dalla Corte con la sentenza n. 35/2017 prima della sua applicazione. Un annullamento che ha spazzato via, ma ci ha lasciato in eredità un pericoloso prededente, che le leggi elettorali possano essere approvate con il ricorso al voto di fiducia chiesto dal Governo e accordato da una Presidente della Canmera in violazione dell'articolo 72 c. 4 della Costituzione. Un precedente che è stato essenziale per far approvare con 8 voti di fiducia ( 3 alla Camera e 5 al Senato) la terza legge elettorale incostituzionale il Rosatellum. Questi attentati alla Costituzione non sono stati perpetrati da maggioranze populiste o di destra, ma da forze di centro-sinistra e da esponenti addirittura di sinistra.
E' la dimostrazione che la sinistra sostantivo può tramutarsi nella sinistra aggettivo. Un problema della sinistra italiana messo in evidenza da Fidel Castro, quando parlò della difficoltà italiana che la stessa parola avesse significati così diversi, cosa che non succede in spagnolo dove la "izquierda" non è mai "siniestra", ma ugualmente in francese, inglese e tedesco. I vitalizi avrebbero dovuto essere regolati con legge, come richiede con chiarezza l'art. 69 Cost. perr le indennità, mentre con la leggen. 1261/1965 i partiti, tutti d'accoirdo decisero di espropriare il Parlamento della questione delegando organi più docile ai loro poteri e più stabili come gli Uffici di Presidenza dellle due Camere , fissando come uniico paletto insuperabile per le indennità e i trattamenti di missione quanto stabilito per i presidenti di sezione della Corte di Cassazione. Non solo i Partiti, che non hanno mai voluto regolamentare i partiti con una legge organica, come richiede l'art. 49 Cost. , hanno affidatio a queste associazioni private fin dal 1957 il monopolio delle liste e dei candidati per il Parlamento, assicurandosi così la disciplina degli eletti, se volevano sperare in una ricandidatura. La nostra Costituzione aveva con l'art. 67 un altro modello di parlamentare quando ha stabilito, che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.".
Fate bene attenzione il popolo cui appartiene la sovranità (art. 1 c. 2 Cost.) elegge, come corpo elettorale, un Parlamento, i cui membrii non rappresentano i partiti,che li hanno candidati, né gli elettori che li hanno votati, né i territori in cui sono stati eletti, ma la Nazione, cioè il popolo,, senza vincolo di mandato, ma che devono esercitare la pubblica funzione con disciplina e onore( art. 54 Cost.). Co i regolamenti parlamentari il vero potere nel Parlamernto non è dei parlamentari, ma dei capigruppo Gruppi parlamentari e uffici di Presidenza sono i luoghi dove più forte è il potere dei Partiti. Così hanno compensdato i parlamentari con i vitalizi, che sono stati un modi di compensdare poersonale politicoi che ha lavorato non in regokla con i contributi previdenziali e quindi senza pensione, ma anche presidio della sua indipendenza nel caso che avesse deciso di non vitare conhtro l'interesse della Nazione.
Non c'è dubbio che il vitalizio è un privilegio, ma c'eranio due modi di procedere per togliere il privilegio con la Ciostituzione o contro ka Costituzione. Chi vuol cambiare paradiossalmente dovrebbe attyuare la Costituzione, non violare i suoi principi. Prima cosa da fare una legge sulle indennità parlamentari r h gli istituti collegati come i vitalizi, i cui contributi sono prelevati sull'indennità e ne costituiscono una ciorresponsdione differita, ma questio significava per prima cosa toccare le indennità dei palamentari in carica, molto rischioso, meglio prendersela con vecchetti senza potere. Sarebbe difficile sostenere che le pensioni di € 4.500, non è ancora chiaro, almeno per me, se lorde o nette sono "d'oro" e non sono d'oro indennità che sono 2,5 volte tanto. Non si può dire che il sistema contributuvo è l'unico giusto e che va applicato anche ai parlamentari quanoi applicando il contributivo a parlamentari con 5 legislature alcuni di loro da 9.000 € mese dovrebbero passare a € 16.000 al mese e stabilire che allora restano in vigore i vecchi vitalizi. Una tale operazione non eqyipare gli ex parlamentari ai cittadini a meno che in realtà si intenda equiparre subito dopo i cittadini agli ex parlamentari e cioè ricalcolare con effetto retroattivo tutte le pensioni con il sistema contributivo, visto che ora sono appena il 4% del totale delle pensioni: una fissa del poresidente dell'INPS. Inoltre i contrasto con l'art. 53 del Costituzione vitalizi sono ridotti in egual misura con parametri oggettivi indipendentemente dal reddito complessivo dell'ex parlamentare, che sasrà premito con la flat tax. Ma la ragione principale è che se sidevono abolure i porivilegii sui dve cominciare dal fatto che come gli akltri ai sensi degli articoli 24 e 25 Cost. e dell'art. 6 della Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo i parlamentari dovrebbero andare in tribunale per vivere sulla loro pelle l'inefficienza della giustizia e no davani tribunalini apposta per loro, ma soprattutto si dvrebbe poter nandare davanti alla Corte Costituzionale. Sembra che in questo aese le forze politiche di maggioranz, di qualunque colore, di cambamento o di conservazione, ne abbiano paura. Bisogna invece eccitare gli animi per esempio prevedendo la riduzione dei parlamentari del 40% invece che abbattere le indennità e i rimborsi del 60%. Se i parlamentari ridotti di numero ed eletti con liste bliccate sono meno, saranno ancora più succubi della artitiocrazia, di quelli cioè che si garantiscono la rielezione anche con meno oarlamentari, mentre ridurre mle lioro indennità li colpirebbe nel piortafoglio. Quando mi contadini erano sfruttati dai nobili proprietari terrieri ogni tanto si rivoltavano assediavao i lori palazi, qualche volta li bruciavano e raramente ine uccidevano qualcuno, di solito i loro domestici, poveretti come loro. Seguiva la represione e in poco tempo tutto tornava come prima. Poi grazie alla rivoluzione democratica si fecero leggi di riforma agraria, abolite le coorveé a favore di nonili e conventi. Il popolo conquistò il suffragio universale e si unì in partiti che volevano cambiare il mondo e qualche volta, troppo poche, ci riusci o almeno lo migliorò con lo stato sociale. E',più facile, perché la democrazia, diceva Saint Just, richiede dai molti le virtù che di norma son di pochi, eccitare gli animi facendo credere che punendo gli ex-parlamentari e i migranti staranno meglio, non veramente perchè i disoccupati non troveranno lavoro, ma almeno psicologicamente
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