martedì 6 gennaio 2015

Franco Astengo: Il privilegio del 3%

IL PRIVILEGIO DEL 3%: UN GOVERNO ARROGANTEMENTE PERICOLOSO di Franco Astengo dal blog: http://autoconvocatiperlopposizione.com L’odioso “privilegio del 3%” comparso nel decreto fiscale della vigilia di Natale, ha rappresentato un vero e proprio strappo del quadro democratico, prima ancora che il suffragio di un’inaccettabile condizione di favore a vantaggio dei ricchi per danneggiare i poveri: un classico rovescio del mito di Robin Hood “rubare ai poveri per donare ai ricchi”. La triste vicenda può essere catalogata ben oltre la semplice questione del favore personale (o dell’esercizio di una logica di scambio) nei confronti di Berlusconi: la scaturigine del provvedimento, così come la spiega la stessa direttrice dell’Agenzia delle Entrate (un’altra componente del “giglio magico” renziano) è chiara ed è proprio rivolta nella direzione che si è appena cercato di indicare; così come di sollevazione dalla responsabilità è la dichiarazione d’ignoranza del testo da parte dell’ex-presidente della Consulta, Gallo, che era stato incaricato di redigerlo da parte del Ministero dell’Economia. Emerge così anche un’altra questione di non secondaria importanza: si possono, certo, combinare pasticci (“a volte succede” ha dichiarato Padoan) ma è più facile quando l’incompetenza regna sovrana per via di rottamazioni improvvide, o meglio di sistemazioni non adeguate previste per i propri sodali: leggasi in questo modo l’assegnazione dell’incarico di responsabile giuridico di Palazzo Chigi, assegnato a un’ex-vigilessa fiorentina. Questo quadro, già di per sé sufficientemente esplicativo, scompare alla vista quando ci s’inoltra nel merito della parte di questa triste storia che potrebbe essere definita come la parte della “questione democratica”. In questo senso, magari ingenuamente, ci consideriamo ancora seguaci del normativismo di Kelsen: appunto ci si può considerare come degli inguaribili ingenui. Che cosa pensare e come definire allora un Presidente del Consiglio e un Ministro dell’Economia che si occupano di un testo licenziato dal consesso collettivo del Consiglio e lo modificano, apparentemente nell’ignoranza di tutti? Una domanda che va al di là del merito, del privilegio per alcuni che questa norma modificata avrebbe contenuto. Emerge il segnale concreto ed evidente di un’arroganza pericolosa (le risposte fornite dagli interessati e dai loro portaborse della segreteria del PD hanno poi confermato in pieno questo giudizio) inquadrata perfettamente nella logica e nella concretezza da regime autoritario così come questo si sta configurando nella realtà del nostro sistema politico (probabilmente come elemento di una più generale sperimentazione nella limitazione della democrazia che si sta verificando a livello europeo). Ci troviamo all’interno di una situazione molto pericolosa nella quale, in un contesto di sfrangiamento sociale determinato dall’innalzarsi di barriere dovute alla crescita esponenziale del livello di diseguaglianza, non possiamo permetterci di considerare semplicemente il governo come “comitato d’affari della borghesia” e la politica come meccanico interfaccia dei poteri dominante il processo di finanziarizzazione dell’economia. Metodo e merito della storiaccia del “privilegio del 3%” ci indica il procedere di un processo più profondo di vera e propria rottura storica di un quadro politico e sociale: rispondere subito con una forte mobilitazione oppositiva, su tutti i piani, a questo drammatico e pericolosissimo stato di cose è insieme un dovere e un obbligo.

3 commenti:

felice ha detto...

Piùgrave dell'art. 19-bis + il fatto che la decisione sulla sua modifica sia stata rinviata al 24 febbraio. Ma sopratutto è la mancanza di corale e maggioritaria indignazione. Credo che in un paese scandinavo sarebbe bastato il fatto di AVERLA SCRITTA PER SCOMPARIRE DALLA SCENA POLITICA. qUESTO RINVIO DI QUASI DUE MESI è PER FARNE OGGETTO DI TRATTATIVA E/O PRESSIONE per la Presidenza della Repubblica.. Usque tandem si potrà abusare del popolo italiano? fino a quando ci sarà una prevalente apatia democratica derivante dalla mancata percezione di una possibile alternativa


Felice C. Besostri

roel ha detto...

Ci sono centinaia di piccoli imprenditori, artigiani, ecc., che per un'evasione del 3% incorrono nella sanzione penale.
Vengono tenuti sulla "corda" per 7-8 anni , senza che però nessuno vada in galera. Intanto la "giustizia", che deve gestire situazioni ben più "grosse", si ingolfa con migliaia di processi aperti.
Se uno, per una tassazione di un milione, ha evaso il 3%, cioè 30.000 Eu, dopo averne pagati 970.000, non è più ragionevole e conveniente sottoporlo a sanzione amministrativa, raddoppiando la parte evasa? Lo Stato incasserebbe immediatamente e l'evasore, toccato nella "tasca", si renderebbe conto che non ne "valeva la pena".
Se poi, si deve dare spazio alla faziosità degli accaniti avversari politici o personali, che i provvedimenti governativi sottopongono con il "lanternino" a minuzioso esame per verificare se qualcuno dei propri "nemici" ne trae vantaggio, dando quindi luogo ad escandescenze, sollevando polveroni e inducendo un governo "debole" a rivedere i propri provvedimenti, si finisce nel pantano
delle opinioni e dell'immobilismo, che non rispondono al comune buonsenso e a criteri di utilità pratica.
Vi sono testate giornalistiche che "soffiano", trasformando un "fuoco di paglia" in un grande inendio. Questo solo perchè l'editore-proprietario di una stampa non libera, ha per vocazione scelto di "colpire" l'avversario ad ogni piè sospinto, per cui l'opinione pubblica viene frastornata e ingannata. Personalmente, come pensionato, sono uno dei tanti milioni che paga le tasse fino "all'ultima lira", preferisco che l'evasore paghi il dpppio di quanto evaso, pittosto che attendere le lungaggini penali.
Un saluto, Roel

francesco ha detto...

Sì, questa vicenda dell'articolo 19-bis è veramente grave, e triste e squallida al tempo stesso. E l'annuncio del rinvio del provvedimento a febbraio è per certi versi ancora più scandaloso ed imbarazzante. Siamo palesemente di fronte alla baratteria più spudorata, al mercimonio politico più conclamato ed avvilente. Il patto segreto del Nazareno si svela sempre più in tutta la sua più inconfessabile e turpe natura: salvare e rimettere in gioco il condannato Berlusconi e garantire a Renzi un'opposizione acquiescente e un presidente della Repubblica anodino che gli assicuri una navigazione tranquilla e che assecondi il poco commendevole "inciucio".
La vera natura dell'operazione, che ha peraltro come devastante corollario anche quello di attuare la mutilazione democratica del Paese a colpi di gravissime innovazioni elettorali e costituzionali, è ormai del tutto chiara.
Non c'è più spazio, quindi, per concedere a Renzi il beneficio del dubbio. Non è più tempo di dire: diamogli l'opportunità ed il tempo di dimostrare quel che vale e di far capire quello che vuole.
Quello che vale si visto. Quello che vuole si è ormai compreso.
A questo punto occorre proprio augurarsi che questo 2015 possa vedere davvero schiantarsi (e in modo anche fragoroso) il governo di questo pericoloso imbroglioncello, che il suo partito (causa non ultima di molti mali) si possa definitivamente sgretolare, e che questi foschi disegni di manipolazione della democrazia si frantumino in modo netto ed incontrovertibile. Occorre davvero auspicare inoltre che possa presto sorgere a Sinistra un nuovo credibile aggregato politico...
Le cose però non nascono dalla testa di Giove; né avvengono per miracolo. Perciò si destino le migliori energie del Paese. Si attivi una nuova gioventù. Si mobilitino le persone di buona volontà, i liberi e i forti.
Donne e uomini dell'Italia migliore, sveglia!
Cittadini coscienziosi, in piedi!
Ciascuno di noi si prepari a fare la propria parte. E' giunto il tempo della responsabilità.

Un saluto,
Francesco Somaini