lunedì 5 gennaio 2015

Francesco Bochicchio: Chi sarà il successore di Napolitano?

CHI SARA’ IL SUCCESSORE DI NAPOLITANO? di FRANCESCO BOCHICCHIO In tempi non lunghi –nel 2015-, vi sarà la successione di Napolitano, e si pone un problema di grande livello e complessità. Napolitano è il garante dell’attuale sistema politico-economico, e i poteri forti interni ed esterni danno la fiducia all’Italia (non esclusivamente, ma essenzialmente) per tale ruolo. Obama, quando è venuto in Italia, ha affermato espressamente che l’America si fida di Napolitano. Il successore di Napolitano dovrà essere di spessore tale da assolvere a tale ruolo: Renzi ha fatto capire che non vuole custodi e quindi aspira ad una successione basata su un profilo minore e da lui governabile, ma si sbaglia di grosso. Renzi è stato scelto dai poteri esteri, in quanto Letta era troppo spento e tale da soccombere di fronte all’aggressività di Grillo: Renzi, con il suo dinamismo e la sua spregiudicatezza e la strepitosa capacità di vendere sé stesso ,era l’uomo in grado di rivitalizzare lo spirito di governo e la maggioranza ed addirittura in grado di realizzare il Partito della Nazione, con opposizioni populiste ed antipolitiche e quindi destinate a restare ai margini, vale a dire a loro volta in grado di creare momenti scoppiettanti, ma transitori (ieri Grillo, oggi la Lega) e quindi destinate a restare sempre all’opposizione. Il Partito della Nazione è la riedizione della Democrazia Cristiana, vale a dire un Partito che occupa il centro con modalità tali che destra e sinistra si rivelino prive di caratteristiche di governabilità e così inidonee a costituire un’alternativa, anche a solo livello potenziale. La Democrazia Cristiana poteva evidentemente racchiudere componenti di destra e di sinistra, come tende a fare Renzi, purché moderate. La differenza è non soggettiva ma oggettiva: la Democrazia Cristiana poteva fare comodamente ciò in quanto provvista di una spesa pubblica in grado di favorire corporazioni molto vaste e soprattutto numerose, e radicate trasversalmente. Renzi non può fare ciò per mancanza di spesa pubblica, addirittura da tagliare selvaggiamente. Di qui la necessità di un autoritarismo di fondo con lo smantellamento dei corpi intermedi, e con l’abolizione di ogni dialettica all’interno della maggioranza, questa così da identificare solo con il “leader” che interloquisce direttamente con il popolo, rendendo le istituzioni un inutile orpello. Come tale configurazione plebiscitaria sia compatibile con un Partito onnivoro e omnicomprensivo è un mistero della fede, ma solo per chi non riesce a comprendere che la democrazia si è ridotta a limiti tali che può essere solo autoritaria, vale a dire una democrazia apparente (non accomunabile peraltro a dittature, contrariamente a quanto irresponsabilmente dichiara Grillo, perché almeno non vi sono gli stermini degli oppositori). Non è un bipartitismo imperfetto come quello tra Pci e Dc, in quanto il Pci, anche se non in grado di governare, aveva un radicamento sociale che lo portò a costituire una minaccia reale e quindi condizionò moltissimo la politica ed il Governo Dc, cosa che nessuno ha adesso i numeri per fare. Ciò chiarito, Renzi è inconsistente e l’unica politica che è in grado di fare è quella di barcamenarsi tra le diverse tendenze dominanti in Occidente, tirando a campare e senza grandi scelte. Ma proprio per questo, non ha credibilità verso i poteri forti esteri ed interni ed ha bisogno di un garante. L’unico è Draghi che sta spingendo la Bce a politiche espansive coraggiosissime innovative per una Banca centrale. Ha dei limiti, e così al momento può solo lenire la politica fallimentare della Merkel e lanciare un monito ed un segnale, ma ciò dipende oltre che dalle circostanze politiche generali dall’incompatibilità tra la politica della domanda cui spingono irreversibilmente ed inevitabilmente le scelte coraggiose di Draghi da un lato e dall’altro gli interessi del capitale di cui Draghi è un interprete, pur autonomo e geniale. Di qui la natura di Giano bifronte di Draghi. Ma i limiti non possono certo oscurare i meriti, e così nel contesto attuale Draghi è il massimo. L’opposizione alla nomina di Draghi di parte del fronte moderato che evidenzia, pur giustamente, i limiti di Draghi, è così miope, ed è strano che venga da chi –essendo moderato- certo non potrebbe abbracciare la politica della domanda nella versione autentica e coerente che è antiliberista. L’opposizione alla nomina di Draghi è evidentemente erronea e destinata a soccombere di fronte alle necessità della Storia. Renzi, per usare una sua felice espressione, si dovrà fare una ragione di ciò, in quanto senza un garante credibile non ha spazio di manovra. Resta l’unica obiezione seria: senza Draghi alla Bce l’Europa va allo sbaraglio senza tregua. Nessuno, oltre a Draghi. è in grado di resistere, sia pure parzialmente , alla Merkel ed alle grandi banche d’affari internazionali. In mancanza, come sembra almeno, di un’alternativa a Draghi in Europa, è necessario trovare in Italia un personaggio se non altrettanto autorevole, comunque in qualche modo paragonabile, in grado di essere l’interfaccia di Draghi , per esempio il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco.

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