mercoledì 9 ottobre 2013

Luciano Belli Paci: No all'amnistia

Il problema delle condizioni disumane nelle quali vivono gli ospiti delle carceri italiane è drammatico e richiede, da tempo, interventi anche emergenziali. Molte cose si potrebbero fare: allargare magari temporaneamente i requisiti per l’applicazione delle pene alternative ai detenuti meno pericolosi, adibire a carcere temporaneo qualche ex caserma, depenalizzare alcune fattispecie (immigrazione clandestina, droghe leggere, reati colposi, violazioni privacy, ecc.) , costruire nuove carceri. Le ultime due si devono fare in ogni caso e rappresentano le uniche soluzioni “strutturali” al problema, che altrimenti è destinato a ripresentarsi ciclicamente e ad intervalli sempre più brevi. L’amnistia e l’indulto – così come in altri campi i condoni, le sanatorie, ecc. – sono invece falsi rimedi che producono danni profondi nel tessuto sociale e civile del nostro Paese. L’Italia non è solo un paese di santi, poeti e navigatori. Molto più numerosi di questi sono gli evasori fiscali, i truffatori, i mafiosi/camorristi/ndranghetisti, gli autori di abusi edilizi, gli inquinatori, i violentatori, i rapinatori, i corrotti e i corruttori, i ladri, ecc. ecc. ecc. L’Italia funziona male perché l’illegalità è diffusa, è capillare, non suscita spesso riprovazione, ma trova comprensione, spesso consenso, perfino ammirazione. L’effetto dei provvedimenti collettivi di clemenza in un paese fatto così sono devastanti. Il furbo si conferma nell’idea di essere davvero furbo; l’imputato si convince dell’opportunità di affrontare sempre e comunque tutti i gradi di giudizio nella speranza di giovarsi dell’amnistia che verrà; la polizia e la magistratura vedono frustrati sforzi enormi grazie ai quali hanno fatto funzionare una macchina farraginosa che pare costruita apposta per favorire i delinquenti; la vecchietta vede tornare davanti all’ufficio postale il guappo che poco tempo fa le ha scippato la pensione … A me personalmente che l’amnistia possa giovare a Berlusconi interessa fino a un certo punto. Quel che mi “frega”, caro Presidente Napolitano, è che produce guasti profondi all’Italia. Produce un debito di civiltà, non meno opprimente del debito pubblico. Come è possibile che anche le forze politiche della nostra area non se ne rendano conto ? Luciano Belli Paci

12 commenti:

roel ha detto...

Le preoccupazioni del comp. Belli Paci trovano anche riscontri presso una
larga opinione pubblica, però bisogna riconoscere che la soluzione del
problema, qualunque via si scelga che non abbia i caratteri di una radicale
svolta sociale, finisce nel solito e storico ciarpame dei "pannicelli caldi",
nel senso che il problema, nel volgere di alcuni anni si ripresenterà.
Mi permetto di esprimere qualche mia modesta valutazione in proposito.
1°- Molto diffusa tra politici, giureconsulti, politologi, esperti, è
l'nveterata "damnatio memoria" delle vittime . Perchè tutti parlano dei
detenuti e nessuno delle vittime? Molto probabilmente perchè il sistema, il
modello di società e di sviluppo ha la "coda di paglia" abbastanza lunga. Prima
fra tutte la condizione degradante e disumana delle carceri è da ricondurre
alle politiche dei ceti dominanti, ma ciò non può automaticamente indurre ad
"aprire i cancelli", invece di procedere ad investimenti capaci di migliorare
tale condizione.
2) - Ritengo che sia doveroso nell'azione degli atti di clemenza, oltre che
distinguere i reati per la loro gravità e danno sociale, bisogna anche
prioritariamente non trascurare gli aspetti dei reati con danno alle cose e di
reati con danno alle persone. Se il danno alle cose può trovare una maggiore
possibilità di clemenza, quello alle persone richiede una maggiore fermezza
sanzionatoria, anche quando è intervenuto l'eventuale perdono della vittima,
che, di solito s'identifica col cittadino rispettoso delle "regole" della
convivenza, perciò meritevole di ampia tutela.In quest'ultimo caso i "pietismi"
di chi vive "al riparo" e non esposto o ampiamente protetto, risultano un vero
e proprio insulto.
3)- Per interventi radicali, necessiterebbe un impegno forte per la
costruzione di un modello di società ispirato a maggiore giustizia ed equità,
capace di assicurare a tutti il minimo vitale e il godimento degli "uguali
diritti". Solo così il potere collettivo, una volta risolta la questione delle
condizioni carcerarie, potrebbe sentirsi pienamente legittimato a non cedere a
facili debolezze nei confronti di chi ha violato le "regole". E' possibile una
tale trasformazione in una realtà in cui privilegiati, caste, supercaste,
corporazioni, potentati economico-finanziari, politicanti d'accatto,
malfattori, tangentisti, corruttori, predatori di varie specie, accaparratori,
collettori, foraggiatori, ecc., ecc., sembrano coalizzati e aver costituito una
specie di "blocco sociale"?? Il Socialismo era nato proprio per il riscatto
delle vittime di questo andazzo e del malaffare, per la difesa dei più deboli e
degli sfruttati. Ma, per responsabilità di alcuni uomini, strada facendo ha
deviato e ha tradito. Il FUTURO? Al momento è alquanto incerto! Spesso alla
"Supponenza della scorza si associa l'inconsistenza del midollo". Dalla sponda
del Socialismo libertario e astensionista dopo tangentopoli, un saluto- Roel

elio ha detto...

Non sono mai stato favorevole ad amnistie per due ragioni:
1) Il nostro è un paese largamente illegale e criminale, per cui indulto e
amnistia somigliano molto a una sanatoria generalizzata e danno anche adito a
strumentalizzazioni come quella sul caso Berlusconi. Bisognerebbe tipizzare i
reati escludendo tutti quelli finanziari, contro la pubblica amministrazione,
di mafia o che la favoriscano ecc, ma non si è fatto mai. Resterebbero i reati
minori che spesso sono però di grande allarme sociale. La vecchietta che viene
scippata o rapinata considera la violenza subita molto più grave di un reato di
riciclaggio compiuto da un mafioso.
2) Ogni volta misure eccezionali come l'amnistia favoriscono l'emergenza
permanente perché poi i problemi non si risolvono. IL paese non può continuare
a inseguire i reati che si moltiplicano. Deve prevenirli e produrne di meno.
Per farlo occorrono riforme radicali dei codici, della durata dei processi,
vero cancro della giustizia, della pubblica amministrazione. Nel frattempo per
ampliare l'accoglienza, con somme modeste si utilizzino strutture delle quali
il paese è pieno. Elio Veltri

mario ha detto...

Caro Elio,
personalmente non credo ci sia da metter mano ai codici: le leggi ci
sono e sono anche troppe e malfatte. Credo potrebbe bastare (ma non è
davvero facile) battere gli ostacoli frapposti dalle resistenze parassitarie
e dai privilegi corporativi come dalle mafie dilaganti che da tempo
paralizzano ed ammorbano la vita della nostra comunità.
Nel frattempo -come dicono Pannella, Manconi e Napolitano- amnistia e
condono, che non sono di certo in grado di incidere sul piano strutturale,
possono servire al limitato scopo di eliminare o, almeno, di ridurre la
tortura che tutti i giorni abbiamo inflitto e stiamo infliggendo a tanti
innocenti ed a tanti colpevoli oltreché a molti di quanti lavorano in
"ristretti orizzonti". Far nuove carceri usando strutture esistenti adattate
con poca spesa è un buon proposito da tanto enunciato ma mai perseguito
seriamente.
Almeno così mi pare.
Mario Viviani

elio ha detto...

Caro Mario, converrai con me che i tempi dei processi nel nostro paese sono
intollerabili e sono strumento di giustizia negata. Io ho cause civili per i
miei libri dal 2001 e sono ancora in Appello. Personalmente ritengo che
l'accesso all'Appello vada ridotto al minimo. Quando, con una delegazione
della commissione giustizia della Camera, sono andato a Londra, ci hanno
consegnato subito un opuscolo scritto in Italiano, nel quale era detto che in
Appello va solo il 3% dei processi. A suo tempo ho votato contro la legge sul "
giusto processo" perché scrivere in Costituzione " "ragionevole durata dei
processi" che non è mai stata " ragionevole" mi sembrava una castroneria.
D'altronde alcuni magistrati, come Maddalena, hanno sottolineato che l'Appello
si fa sulle carte e contraddice la riforma del giusto processo. Qualche forma
di obbligatorietà riguardante i tempi degli adempimenti, forse, è necessario
imporla anche ai magistrati. Quanto all'amnistia penso che se si vuole fare,
assumendo misure contestuali per evitare che dopo tre mesi si ricomincii da
capo, è necessario tipizzare i reati soggetti al provvedimento, escludendo i
reati finanziari, contro la pubblica amministrazione, di mafia, di violenza
sulle donne e pedofilia. Ciao a presto Elio

luciano ha detto...

Perdonami Mario, ma non capisco. Questa idea che sarebbe più "immediato" fare l'amnistia, per la quale è necessaria una maggioranza parlamentare dei 2/3, rispetto alle cose che propongo io, per le quali basta una legge ordinaria approvata a maggioranza semplice, da cosa deriva ? E' vero che per costruire le carceri ci vogliono anni, ma per depenalizzare o allargare le maglie delle misure alternative basta un attimo. E la "tortura" finirebbe ugualmente senza produrre gli spaventosi effetti diseducativi di massa che l'amnistia e l'indulto (anzi già il solo annuncio !) comportano.
Un caro saluto.
Luciano Belli Paci

claudio ha detto...

eh no, andiamoci piano con la limitazione dell'appello. Perchè il tribunale
di prima istanza funziona in sintonia coi giornali, per favorire il
passaggio in politica di troppi PM , che ormai costituiscono una lobby
all'interno del parlamento che tutela i privilegi e gli abusi della
categoria, e che fa sì che solo in appello si possa sperare di avere
giustizia. Sono disposto a limitare l'appello solo se si vieta ai magistrati
in servizio di candidarsi alle elezioni, e a quelli in pensione lo si
consente solo dopo 5 anni e in una circoscrizione diversa da quella in cui
hanno esercitato. Basta con la commistione dei poteri, non mi risultano
magistrati parlamentari in nessun paese europeo, ma a sinistra non è
politicamente corretto dirlo. Beh, io sono scorrettissimo...

giovanni ha detto...

garzon in francia, eva joly in francia... Il che non vuol dire che sia un andazzo apprezzabile

maurizio ha detto...

Rarissime eccezioni che confermano la regola. E previe dimissioni, non come Ingroia.
Maurizio Giancola

felice ha detto...

DOPO "NESSUNO TOCCHI CAINO" proporrei "tutti abbiate pietà di Abele", ma la
tutela delle vittime c'entra poco con l'ammistia a meno che la si voglia
collegare ad un risarcimento del danno. Con tale soluzione si potrebbe far
rientrare anche i reati fiscali, ma solo con il versamento integrale delle
tasse e dei tributi evasi. le vittime(o i loro eredi) di delitti, di cui non si
scoprono gli autori dovrebbero aver diritto ad un risarcimento dl danno a
carico dello Stato. Se Holmes Stephen e Sunstein Cass R hanno scritto "Il costo
dei diritti. Perché la libertà dipende dalle tasse", se le pago ho diritto alla
protezione che giustificano tasse ed imposte. Un precedente c'è stato per le
vittime dei delitti della UNO BIANCA,: con legge sono state posti a carico
dello Stato i risarcimenti delle vittime. Altri precedenti sono i risarcimenti
per le vittime del terrorismo.
La situazioni delle carceri e il trattamento dei detenuti contrastano con il
dettato costituzionale della funzione rieducativa della pena e con le
convenzioni internazionali sottoscritte dall'Italia, quindi vanno rimosse,
anche se non sono una soluzione permanente del sovraffollamento, che si
riprodurrà nel giro di pochi anni. Non si può rimanere indifferenti alle
inadempienze costituzionali ovvero difendere la Costituzione soltanto dagli
attentati veri o presunti della Presidenza della Repubblica, così come si è
stati indifferenti al vulnus delle leggi elettorali(nazionale, regionali ed
europea), che ora sono state portate davanti alla Corte Costituzionale la prima
ed una delle seconde soltanto grazie all'iniziativa di cittadini,
nell'indifferenza se non nell'ostilità dei partiti, e dei mezzi di informazione
ed anche dell'accademia.Nuove carceri: ce ne sono nuove e vuote perché non c'è
personale per poterle aprire, la depenalizzazione di reati della Fini
Giovanardi, l'aumento delle possibilità di pene alternative e di domiciliari,
nulla impedisce che siano fatti contestualmente. L'abolizione del reato di
clandestinità non c'entra nulla perché la pena è pecuniaria, servirebbe
soltanto per liberare risorse umane per accelerare altri processi. Ultia
considerazione, di cui non ho potuto verificare l'attendibilità L'Italia è
minacciata dalla C.E.D.U. di sanzioni pecuniarie ,addirittura € 100.000 a
detenuto se non rimuoviamo la situazione di illegalità delle carceri, non mi
pare il caso di dover spendere per questo piuttosto che per la sicurezza e
ridurre le tasse.

Felice Besostri

dario ha detto...



Caro Luciano
purtroppo molti italiani e soprattutto molti italiani di sinistra hanno perso di vista che il problema del sovraffollamento delle carceri è determinato da alcune questioni abbastanza facile da risolvere:
a- il 50% dei carcerati è composto da persone in attesa di giudizio (e già questo è un'aberrazione per un gararntista)
b- una metà di queste persone verrà poi assolto.
c- dei condannati un buon quarto è per reati minori che potrebbero essere tranquillamente depenalizzati.
Purtroppo il PD ha paura di mettersi contro i procuratori per la detenzione preventiva e la santa romana Chiesa per la depenalizzazione delle droghe leggere.
Fraterni saluti
Dario Allamano

claudio ha detto...

aggiungiamo anche che se gli stranieri residenti in Italia venissero espulsi dopo la condanna in primo grado liberiamo molti posti, sembra quasi 10.000, e risparmiamo spese per un miliardo di Euro all’anno. C’è poi la misteriosa storia delle carceri finite da 18 anni e non ancora aperte: è proprio impossibile licenziare o quanto meno “mettere a disposizione” la catena di comando del Min. Giustizia responsabile di questo spreco inaudito? il sacrale rispetto dell’alta burocrazia è un sintomo di grande debolezza dello stato. Giolitti cacciava almeno un paio di prefetti all’anno.

mario ha detto...

Le tre ragioni indicate da Dario Alemanno sussistono davvero ed aggravano la situazione obiettiva dell’attuale condizione carceraria in Italia, mettendone ancor più a fuoco il carattere di tortura ingiustificabile. L’amnistia e l’indulto non risolvono il problema stratturale (ampia depenalizzazione, pene alternative, riduzione e controllo della carcerazione preventiva, cd ”tutela cautelare”, ecc., compreso il tempestivo e giusto ristoro per vittime e, in genere, danneggiati), ma almeno dovrebbe migliorare, nel brevissimo tempo, l’attuale condizione carceraria e dare –di nuovo- tempo per le riforme almeno delle pene e della carcerazione, se non anche del processo e dell’intera amministrazione della giustizia.
Non diamo però tutte le colpe al PD che ne ha già tante.
Peccato che –per far dispetto a Berlusconi- non tutti i quesiti referendari abbiano raggiunto la soglia necessaria, in particolare quelli che abrogavano alcuni dei frutti più perversi dei governi berlusconiani.
Mario Viviani