martedì 18 giugno 2013

Vittorio Melandri: "Usami come vuoi"

“USAMI COME VUOI” Brutti sporchi e cattivi, così a volte si riducono ad essere i poveracci, privi come sono di risorse fisiche, ma soprattutto culturali. Capita così di vedere che fra le “plebi” si diffondano due atteggiamenti apparentemente contradditori, ma a voler ben guardare, veri e propri fratelli gemelli anche se non monozigoti: una feroce rivalità, ed un ebete servilismo. Che tali atteggiamenti però siano anche più diffusi fra le “classi alte”, desta un qualche moto di sorpresa, e se la feroce rivalità con qualche sforzo si “comprende” e rientra nei parametri noti, l’ebete servilismo, almeno in me, induce sempre stupore. Evidentemente nonostante l’età sono ancora un inguaribile ingenuo. Certo è che la Presidente del FMI che rivolgendosi al Presidente della Repubblica di Francia, gli manda a dire “usami come vuoi” non dovrebbe solo creare imbarazzo negli ambienti ovattati del Fondo Monetario Internazionale, ma produrre qualche benefico (in questo caso) senso di superiorità, in quei poveracci “belli puliti e buoni”, e ce ne sono tanti, che per tutta la loro vita sono capaci di “servire” la dignità propria e quella altrui, senza mai disporsi, manco a parole, ad essere usati da chicchessia. Per altro devo personalmente confessare che la mia ingenua sorpresa dinnanzi a questi episodi, è pure in qualche modo “colpevole”, avendo avuta dimostrazione più e più volte, di quanto l’ebete servilismo sia diffuso proprio fra le cosiddette classi alte, comunque queste si possano intendere. Cito qui un solo episodio, per quanto marginale possa apparire. Fra il 1980 e il 1982 sono stato membro della Segreteria della prima CdL d’Italia, quella di Piacenza. In occasione della venuta a Piacenza del glorioso compagno Segretario nazionale della CGIL Luciano Lama, a sera si organizzò un incontro pubblico in Piazza dei Cavalli. Sul palco allestito sotto le finestre di Palazzo Gotico si schierò parte della segreteria camerale a far da corona al compagno Lama, e fra noi sedette il Segretario regionale dell’Emilia Romagna, il primo socialista a diventare tale, quel Giuliano Cazzola che assunte oggi le forme di Nero Wolfe, senza manco lontanamente averne assorbito il carisma e la levatura morale, oggi dopo essere passato al servizio di Berlusconi si presenta nei panni di “grosso” esperto di pensioni. A serata iniziata, si distinse la presenza di una anziana signora in tutta evidenza un poco originale per non dire picchiatella, che in prima fila fra il pubblico creava qualche disturbo all’ordinato svolgersi dell’incontro fra popolo presente e illustre sindacalista. Niente più di qualche disturbo sia chiaro, come chiunque abbia un minimo di pratica di tali contesti conosce per esperienza. Lama non era certo uno privo di esperienza. Ebbene il Cazzola, che non gli era seduto a fianco, si sentì in dovere di chiedere chi fosse la persona che creava disturbo, e poi di annotare l’evidenza su un biglietto che volle far passare di mano in mano per far giungere a Lama ed informarlo del nulla, che la cosa rappresentava, ovvero di quello che Lama aveva compreso da sé in tutta certezza. Questa è, molto, molto spesso, molto più spesso di quanto crediamo, la statura dei cosiddetti e sédicenti “grandi” che ad ogni livello ci governano. Vittorio Melandri

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