mercoledì 26 giugno 2013

Sergio Ferrari: Un libro di Paolo Bagnoli

Un libro di Paolo Bagnoli Sergio Ferrari La crisi economica internazionale avviene in una fase storica che coglie il nostro paese nel pieno di una crisi politica evidenziata dalla fine della prima repubblica, non certo superata dalle vicende della seconda. Anzi per certi aspetti le difficoltà economiche della seconda hanno accentuato la caduta dei valori e della qualità della politica già messa in atto nella prima. Queste sono le questioni affrontate con ampie argomentazione e con puntuali riferimenti alla cronaca politica di questi anni, in una agile ma densa pubblicazione di Paolo Bagnoli dal titolo significativo: L’Eclissi. Tutta l’esperienza “Monti” considerata in questa chiave consente di capire – tra l’altro – la coerenza tra la gravità della nostra crisi finanziaria e le politiche economiche attuate a carico sempre dei più deboli, oltre a tutto partendo da una distribuzione della ricchezza tra le peggiori ma mai messe in discussione pur essendo una condizione negativa per ogni ipotesi di ripresa. A queste osservazioni, già variamente note, Bagnoli aggiunge una serie di analisi su vicende che segnalano come si stiano realizzando dei cambi sostanziali “della nostra democrazia fondata sulla centralità del Parlamento, verso una forma esulante quelle norme non scritte che costituiscono l’esprìt rèpubblicain dello Stato; che ci troviamo di fronte a una caduta di valori che riscrive materialmente la Costituzione senza cambiarne la forma. Un processo, questo, peraltro già in moto da tempo….” Inoltre Bagnoli ci ricorda che “ se riduciamo il governo di un paese a un mera funzione tecnica è chiaro che il cardine della democrazia, con quanto a essa è legato e collegato, perde valore e significato…… da ciò consegue che essendo la democrazia la forma politica della libertà, non si può intaccare l’una senza che non ne venga intaccata pure l’altra”. Dunque crisi economica e crisi politica dove ormai l’una sostiene e alimenta l’altra, e viceversa. “Sulla complessità della questione democratica italiana, irrisolta dalla stagione di tangentopoli in poi, grava come un macigno il plurimo fallimento rappresentato da Silvio Berlusconi e della destra cui non ha fatto da controfaccia un’efficace azione da parte dello schieramento opposto per l’incapacità del PD di rappresentare una identità reale”. Questo è un altro dei fili conduttori che aiutano a comprendere i percorsi della nostra eclisse. I timori di esiti fuori dai binari trovano un riscontro in una sistema di gestione dell’informazione molto controllato – compresa la cosi detta grande stampa indipendente richiamata anche da Bagnoli – aggiungendo così una dimensione preoccupante per le nostre vicende future. In queste condizioni le pretese di superare questo declino ricorrendo alle riforme istituzionali, tutte connotate con ipotesi di aumento degli aspetti verticistici, rappresenta una “ cura” da evitare accuratamente poiché mancano i presupposti etici e culturali per mettere mano, senza fare danni, alla nostra attuale Costituzione Cambiare il Porcellum rappresenta il massimo delle riforme attuali. Solo verificando cosa nasce successivamente si potrà pensare di andare verso qualche altra riforma istituzionale. Sperare in una nascita a breve di una destra democratica e liberale è ad oggi auspicabile anche per chi si colloca su versanti diversi, ma resta per ora un evento del tutto avveniristico. Ma sull’altro fronte, come dice Bagnoli annotando le elezioni del 24/25 febbraio; “ viene confermato come ogni sinistra che si ponga sia nell’ottica sussidiaria del centro-sinistra sia in quella più radical-giustizialista, non trova consensi confermando con ciò la necessità di una vera ripresa socialista.” In altre parole la questione della storia e dell’identità di un partito – accuratamente accantonata – resta di fatto la questione che tiene impegnato e bloccato questo partito avendo scelto a suo tempo la collocazione paraliberista come ipotesi di conservazione del potere con conseguenti alleanze e connubi. Ma poiché il liberismo è andato in crisi, i cocci rischiano di travolgere anche questo che – bene o male – era certamente una anomalia in Europa, ma era anche rimasto l’unico partito in Italia. Da qui quel richiamo di Bagnoli per “una ripresa socialista” come unica risposta possibile di una sinistra certamente composita come sono sempre stati i partiti socialisti ma almeno alternativi alla destra. Queste questioni si agitano in maniera allusiva, incerta e alle volta anche inconsciamente, nel dibattito preparatorio del prossimo Congresso del PD. Tuttavia se si dovesse arrivare a quella scadenza con l’attuale inconsistenza politica e senza una più corretta formulazione di quella possibile “ripresa”, la prima conseguenza sarebbe che si vedrebbe confermato ancora e per un tempo incerto, quel declino economico e sociale che già conosciamo e una emarginazione sul piano politico internazionale,. sperando che la crisi della dimensione democratica del nostro paese si fermi al “declino” dove con questo termine occorre comprendere anche una crescente astensione non solo dalle vicende elettorali. . Un percorso ineluttabile?. Nò, certamente ma occorre sapere che restando fermi l’entità del cambiamento necessario per uscire dai pasticci tende ad aumentare con il passare del tempo. Volendo, allora, essere attori di una reazione in positivo sembra difficile non coniugare il senso, appunto, di una “ripresa” socialista. Alternative diverse di una qualche intelligenza, nessuno ne ha avanzate e “l’avere lasciato al neoliberismo campo libero …. ha avuto come effetto la nascita del populismo e l’irrobustirsi delle tendenze politiche di destra.. “. “ora se questo è lo scenario, il punto di ripartenza – quello sul quale rimotivare l’intenzione storica e costruire una cultura politica per un movimento politico di alternativa - è ribadire il rapporto indissolubile del socialismo con la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.” Inoltre “le tendenze in atto pongono sul tappeto la questione di dare al futuro socialista il respiro ideologico-programmatico necessario, anche in relazione ai modelli di società, Stato, rapporti internazionali che devono essere rappresentati nelle dimensioni di una lotta politica nella quale la questione della democrazia, quella dei diritti e quella della giustizia sociale si coniugano strettamente a livello nazionale come a quello internazionale.” Come si vede si tratta di un “declino” nel quale si è aperto una ampia domanda di inversione di marcia. Occorre indicare la bussola sapendo che anche questa esiste, un po’ impolverata ma solo perché si è pensato, sbagliando, che non fosse più necessaria, che andare a destra o a sinistra fosse la stessa cosa. Ma non è così.

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