mercoledì 22 febbraio 2012

Paola Meneganti: Sulle Olimpiadi ed altro

Alessandro Volpi, in un articolo uscito sul "Tirreno" dello scorso 16 febbraio, nel commentare il -no- del governo italiano alle Olimpiadi (scelta, lo dico per inciso, di per sé assai encomiabile, a mio parere), scrive una cosa molto interessante: "Nell'età della penitenza, dopo l'esplosione del debito, neppure la massima manifestazione sportiva mondiale può invocare un trattamento extracontabile. Il costante appello ai sacrifici e al senso di responsabilità coltivato con cura dal premier e dal presidente della Repubblica che stanno inaugurando, quotidianamente, una nuova dimensione della costituzione materiale del Paese ha come premessa irremovibile e come fine ultimo il salvataggio italiano, destinato a definire il senso di appartenenza nazionale, oltre la politica e oltre lo sport". Mi hanno colpito molto due elementi:

1) anche le Olimpiadi non possono sottrarsi alla misura contabile. Ora, io non amo lo sport (non me ne vanto, ma è così), soprattutto lo sport faraonico e spesso drogato di oggi, e amo ancora meno i gigantismi e le speculazioni urbanistico-edilizie che sempre, mi pare, e forse dovunque hanno accompagnato queste manifestazioni. Ma la "sottomissione" alla misura contabile mi pare che ponga molte questioni: che cosa può sottrarsi, oggi, a questa misura? anzi, c'è qualcosa che può farlo?
2) altro tema interessante è la modifica della Costituzione materiale. Provo ad andare oltre: attenzione a questa prassi, che certamente è sollecitata dalle profonde modifiche economiche, politiche, sociali, culturali che sono in corso, ma che rischia di abituare alla messa in questione disinvolta di ordinamenti democratici formatisi con un sistema di pesi e contrappesi, che forse non è più adeguato, ma su cui è pericoloso improvvisare. Il discorso sarebbe lungo, ma cito solo tutta la querelle "costi della politica", in cui ha poco senso ed è anzi pericoloso mescolare - e intervenire su qualcosa e su qualcosa no –il numero dei parlamentari, gli stipendi, i privilegi, le prebende e i portaborse, lo svuotamento del senso e del ruolo delle Province (con la soppressione di un livello elettivo e l’affermazione della pratica della “nomina”) e la mortificazione delle Circoscrizioni. Abbiamo difeso molte volte la Costituzione formale, non smettiamo adesso, perché c’è un governo sicuramente più presentabile e più serio di quelli dell’era del Caimano.
P.M. 20.2.12

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