lunedì 21 febbraio 2011

Gim Cassano » Un patto di collaborazione politica tra il PSI ed Alleanza Lib-Lab.

spazio lib-lab » Un patto di collaborazione politica tra il PSI ed Alleanza Lib-Lab.

4 commenti:

francesco ha detto...

Non mi considero un nemico della "modernità" (anche se da qualche tempo noto come da parte di alcuni si tenda a presentare come "moderno" ciò che invece sembra proporsi come un puro e semplice smantellamento delle conquiste della modernità stessa, per cui su cosa consideriamo come moderno dovremmo forse cercare di compiere uno sforzo di chiarezza maggiore).
Personalmente, in ogni caso, considero il comunicato di Covatta e Teodori un testo tutto sommato apprezzabile sul piano dei contenuti teorici. Si potevano naturalmente dire anche altre cose o dirle in modo diverso, ma nella sostanza l'incontro della socialdemocrazia con la miglior cultura liberale è certamente un fatto auspicabile e positivo (almeno dal mio punto di vista).
E del resto, "uguaglianza dei punti di partenza, diritti individuali, merito, competizione, efficienza economica, welfare senza assistenzialismo, buongoverno e buona amministrazione al servizio dei cittadini, giustizia non giacobina, autentica laicità, istituzioni forti e controlli efficienti" sono tutti obiettivi in linea di massima condivisibili (per lo meno se formulati in termini così generali).
Quello che lascia francamente perplessi non è dunque il documento Covatta-Teodori in sè, ma la ricaduta politica che il PSI di Riccardo Nencini sembra voler attribuire a quel documento: l'idea cioè che esso debba declinarsi nel senso di una collocazione dei Socialisti alla Destra del PD se non addirittura nel Terzo Polo.
A far sollevare più di un sopracciglio è cioè la concreta linea politica del Partito Socialista, non già il documento che ne dovrebbe costituire la giustificazione teorica.
Quelle del documento sono belle parole, ma le scelte che da quelle parole si fanno discendere appaiono invece altra cosa.
A me pare in particolare che il compito dei Socialisti (ma anche dei Liberali di Sinistra) dovrebbe consistere nel contribuire in primo luogo alla rifondazione ed alla ricomposizione della Sinistra italiana su solide basi socialiste e libertarie.
Questo, per dirla in termini banali, ma immediatamente comprensibili, dovrebbe tradursi in un disegno molto più vicino (sia pure con sfumature e differenze) a quello di Vendola, che non a quelli di Montezemolo o di Casini.
Io ora non saprei dire se questo patto di collaborazione/consultazione tra PSI ed Alleanza Lib-Lab possa contribuire a dei passi avanti nella giusta direzione.
Se sì, ben venga.
Certo che ogni volta che leggo o sento quel dice o scrive Nencini viene francamente da dubitarne.

Un saluto,
Francesco Somaini (pres. Circolo Carlo Rosselli - Milano).

felice ha detto...

Quando si tratta di grandi principi generalmente c'è accordo. La socialdemocrazia ha definito il legame del socialismo con la libertà, la democrazia e i principi dello stato di diritto come indissolubile. Giustizia e libertà sono stati coniugati fuer ewig. Due connotati tipici socialdemocratici il welfare state ha tra i suoi pilastri il Servizio Sanitario Nazionale implementato da Lord Beveridge un liberale o le politiche economiche keinesiane sono nati dall'incontro tra pensiero liberale e socialista. Il problema non è teorico, ma politico, cioè quali scelte fare rispetto al mercato e all'economia. Oggi in particolare come uscire dalla crisi. L'uguaglianza dei punti di partenza è un minimo, ma non risolve il problema di una sociaetà con meno differenze non per ragioni astratte, ma perchè funzionano meglio e hanno maggiori posibilità di uscire dalla crisi e sono anche più efficienti. L'altro mio dubbio riguarda la laicità autentica, in cosa si differenzia dalla laicità sana? In cosa consiste la falsa laicità? Noi abbiamo un faro la costituzione repubblcana, mettiamo al primo posto la sua attuazione e non il suo stravolgimento. Quale è la posizione dei liberali sulla modifica dell'art.41 Cost.? La programmazione è una bestemmia indice di statalismo?

Come si fa a separare un buon manifesto dalle conseguenze politiche che se net raggono, se gli autori in prima persona non protestano per l'uso distorto

lanfranco ha detto...

che questo sia un buon manifesto non mi convince proprio.per l'analisi del sistema politico che presuppone(tipo anni 50) e per i suoi contenuti.lo ha notato anche felice.unire la uguaglianza dei punti di partenza,che,se presa sul serio, da sola presupporrebbe una rivoluzione sociale ,con il generico obiettivo dell'efficienza economica è un messaggio all'acqua di rose sulla crisi attuale che ben si attaglia a un riformismo esangue,da "apostrofo rosa".http://www.facebook.com/home.php#!/note.php?note_id=10150103624512342

francesco ha detto...

Vorrei chiarire il mio punto di vista. Non dico che quel manifesto sia un gran manifesto. Dico che non vi ho trovato nulla di particolarmente inaccettabile. E' un testo un po' vago. Però non è in quanto tale un testo rispetto a cui io senta la necessità di dover esprimere un radicale dissenso.
Ciò che non mi sta bene sono le invece conseguenze politiche che da quel testo Nencini ha ritenuto di dover trarre.
Il fatto poi che Covatta e Teodori possano aver avallato o condiviso le scelte di Nencini, o che comunque non abbiano protestato per l'uso distorto del loro documento è in fondo poco rilevante, poichè questo non cambia il fatto in sè della "distorsione".

Ciò che a me preme in ogni caso è tenere ferma - laicamente - la distinzione tra il giudizio sui comportamenti politici delle persone e il giudizio sui testi scritti.
Nel giudicare un testo, io trovo corretto che lo si valuti per quel che c'è scritto e nulla più. Ora quel documento potrà essere giudicato blando o scipito (posso essere d'accordo), ma non mi pare, in sè, radicalmente incompatibile con il nostro punto di vista.
Saluti,
Francesco Somaini