mercoledì 23 febbraio 2011

Lanfranco Turci: Alla sinistra PD

Lanfranco Turci alla Sinistra PD
Il Network per il socialismo europeo( https://www.facebook.com/notes/network-per-il-socialismo-europeo/dichiarazione-di-intenti-per-la-costituzione-di-una-rete-nazionale-di-circoli-e-/147665715287349 ) è una associazione in via di costruzione che abbiamo lanciato nel settembre dello scorso anno.Essa si propone di mettere in rete e provare a unificare su una comune piattaforma politico culturale la molteplicità di circoli,gruppi,riviste online e singoli compagni sparsi(molti, ma non tutti, provenienti dalla storia socialista),militanti nei partiti del centro sinistra o fuori dai partiti, uniti dalla comune insoddisfazione per l’assetto attuale della sinistra italiana. Insoddisfatti e convinti che solo una profonda riorganizzazione della sinistra attorno a un grande partito unitario, popolare e di massa collegato al socialismo europeo,può consentirle di porsi all’altezza della gravità e novità della crisi economica e sociale in atto,di cui il berlusconismo costituisce solo una specifica aggravante nazionale. Abbiamo tenuto il 19 febbraio scorso un importante convegno a Livorno insieme alla lega dei socialisti di quella città,una organizzazione di socialisti aderente a Sel,sul tema:”Dalla scissione di Livorno all’unione nel socialismo del 21° secolo”
( http://www.radioradicale.it/scheda/321490 ).Si è trattato di un confronto di notevole livello ,sia per l’analisi della crisi ,sia per la discussione sullo stato del Pd,del Psi e di Sel e della possibilità di promuovere quel “big bang” di cui Bertinotti ha parlato anche in quella sede.Tratto unificante è stata la convinzione ,espressa anche nel messaggio di Vendola,oltre che nella tesi da sempre sostenuta da Macaluso,che solo il socialismo europeo può costituire l’orizzonte in cui collocare una rinnovata sinistra italiana.
Per questo sono venuto con grande interesse oggi a questo vostro incontro. Il nostro discorso non ha possibilità di sviluppo se non trova anche un esplicito interlocutore interno al Pd,come lo ha trovato in Sel e nelle componenti critiche del Psi. Nel Pd di oggi il pensiero più strutturato non è quello di sinistra e di ispirazione socialista.E’ invece quello che potremmo definire social liberista rappresentato dall’area di Veltroni,che raccoglie il contributo di compagni di notevole valore,come i miei vecchi amici Salvati e Morando.E’ un pensiero ancora tutto interno alla influenza del blairismo degli anni novanta,alla idea del successo senza limiti della globalizzazione guidata dal capitalismo finanziario, cui si tratterebbe unicamente di accompagnare politiche di modernizzazione(quelle di cui Salvati ha recentemente lamentato la non attuazione in Italia per colpa di un bipolarismo immaturo e litigioso) e di prudente solidarietà sociale. Bersani ,con la sua maggioranza composita,esprime in confronto a quell’area una collocazione più di sinistra,ma si tratta di un riflesso debole,quasi residuale e inconfessato, di ciò che eravamo,piuttosto che della consapevolezza della necessità di mettere in discussione il patto paralizzante che sta alla base del Pd. Non basta il programmismo sovrabbondante cui si dedica la segreteria Bersani se non c’è un messaggio politico chiaro e netto ,rivolto ai soggetti sociali che questa crisi vivono sulla propria pelle,ai lavoratori che perdono il posto di lavoro,ai precari,alle partite IVA in via di impoverimento,agli studenti e ai ricercatori,alle donne di domenica 13 febbraio.Ma come può mandare questo messaggio un partito che si è diviso fra l’appoggio esplicito a Marchionne e quello timido e quasi silenzioso alla Fiom?C’è stato qualche tempo fa un lampo improvviso di una luce diversa rappresentato dal documento dei “giovani turchi”( http://santilli.ilcannocchiale.it/post/2535138.html ),ma come un lampo è subito scomparso senza lasciare una visibile traccia..Parafrasando Tacito si potrebbe dire”hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato… Pd!”La rimozione della storia del Pci e con essa della tradizione socialista, che a modo suo nel Pci era profondamente incorporata,ha disarmato la sinistra proprio mentre la crisi economica internazionale ripropone domande di fondo sul capitalismo e sull’antagonismo che una sinistra degna di questo nome non può non rappresentare nei confronti delle sue logiche dominanti.Siamo ancora alla coda delle terze vie,mentre in Europa,fra i partiti socialisti si guarda alla crisi e alla ricerca di nuovi paradigmi politici e economici che essa richiede. D’altro lato è significativo che il Pd continui a arrovellarsi sui temi del risanamento del debito pubblico,senza collegarli al dibattito sugli squilibri europei,sulle politiche neomercantiliste della Germania,sui limiti delle politiche neoliberiste del patto di Maastricht,dell’agenda di Lisbona e su tutto l’impianto della politica monetaria della BCE. Si stanno discutendo in queste settimane in Europa scelte che potrebbero condizionare il nostro futuro in modo irrevocabile e portare allo stesso collasso della costruzione europea. Ma questi temi non entrano nel dibattito pubblico del nostro paese,anche per l’europeismo retorico cui continuiamo ad affidarci.
E’ dunque evidente che il Pd così com’è non rappresenta uno strumento adeguato a dare alla sinistra una prospettiva di vittoria,a dialogare con i movimenti che sembrano svilupparsi in un altro pianeta in confronto a quello in cui vive la politica italiana.Non rappresenta uno stumento adeguato a mobilitare la gran massa di elettori potenziali di sinistra che si sono allontanati verso l’astensione e il disimpegno o hanno cercato una via d’uscita nel giustizialismo gridato e senza respiro dell’Idv.Dobbiamo dare atto che Sel e l’iniziativa di Vendola hanno cominciato a muovere le acque a sinistra.C’è oggi un po’ più di fiducia. La”narrazione” di Vendola ,per quanto immaginifica,e più allusiva che sostanziale, ha dimostrato col suo successo il bisogno diffuso di ritrovare i luoghi ideali e sociali della sinistra. Non a caso Vendola ,anche forzando in confronto alla sua storia personale e al vissuto di tanti militanti di Sel,ha riconosciuto nel socialismo una bussola per il futuro. Certo,Sel da sola non può bastare.Il grosso delle forze di sinistra,la maggioranza dell’eredità elettorale del Pci sta ancora nel Pd. Sarebbe stupido ignorarlo o pensare di ricominciare una sorta di accumulazione primitiva partendo dal pur importante 8-9%. Vendola chiudendo il recente congresso di Sel è ricorso all’immagine del seme che deve morire per germogliare e riprodursi. Il tema delle primarie di coalizione,da cui non a caso il Pd si sta ritraendo,potrebbero o forse,bisogna dire,avrebbero potuto costituire il terreno su cui provare a realizzare una semina di vasta scala e verificare se fra le crepe dell’amalgama in decomposizione s’è formato abbastanza humus da produrre nuovi frutti. Nel momento in cui D’Alema definisce le primarie un’opa ostile sul pd sembra voler mettere un veto invalicabile,ma ammette anche tutta la debolezza dell’ impianto e la paura,nella difficoltà o meglio nella mancanza di idee con cui ristrutturarlo,che esso possa subire un tracollo repentino.Qui secondo me può giocare un ruolo importante una rinnovata area autonoma di sinistra dentro il Pd.Non si può immaginare che il massimo della sinistra sia rappresentato da D’Alema quando veste i panni di presidente della Feps o da Bersani con l’evocazione della sua (che è anche mia)origine emiliana. Mi auguro che da questa prima iniziativa di oggi possa uscire un richiamo trasversale alle aree del Pd così come sono strutturate oggi e possa aprirsi un processo di modifica significativa degli equilibri interni. La recente vicenda Fiat ha già operato come un discrimine significativo,occorrerebbe tirare le fila di quello scontro.Ma non tocca a me,che sono solo un interessato esterno,dire quello che dovreste fare. Voglio invece ribadire come per una associazione quale il Network per il socialismo europeo sia di vitale interesse trovare anche dentro il Pd un’area con cui lavorare e magari condividere l’ambizioso progetto di un grande partito popolare e socialista per il prossimo futuro. Viviamo una stagione dominata dall’emergenza continua, dal pericolo Berlusconi per la democrazia italiana alle elezioni sempre imminenti. Bisogna riuscire a alzare gli occhi da questa testa di Medusa che non ci consente,non dico pensieri lunghi come invocava Berlinguer,ma neppure pensieri a medio termine. Davvero dobbiamo pensare di passare attraverso una nuova fase egemonizzata da una destra rispettabile à la Monti o à la Casini?E comunque,se ad alleanze anche riduttive delle nostre aspirazioni dovessimo per forza passare,non sarebbe meglio per tutti,anche per un fisiologico funzionamento della democrazia,che la sinistra ci andasse unita,con una sua immagine netta e mobilitante,forte di un suo campo visibile e organizzato,come avviene nella maggioranza dei paesi europei?
21/2/2011

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