sabato 26 dicembre 2009

cinzia dato: la democrazia non è uno spettacolo per il pubblico

LA DEMOCRAZIA NON È UNO SPETTACOLO PER IL PUBBLICO.
di Cinzia Dato

Siamo sicuri che Berlusconi voglia una Costituzione? E che si riconosca nel quadro di una democrazia costituzionale e rappresentativa e miri a rafforzarla?
Si impone prudenza nel mettere mano ad una sana e robusta Costituzione in una fase critica, in un periodo di turbolenze e cambiamenti, quando questa costituisce un sicuro corrimano per la vita democratica del paese. E si impone prudenza ad avviare una fase costituente con un Parlamento prodotto da una legge elettorale imbarazzante per tutti ma, sembra, irrinunciabile.

Per essere espliciti, voglio dichiarare che: non ho una visione statica della Carta costituzionale; sono consapevole del rapporto tra alcuni criteri di garanzia in essa contenuti e il sistema elettorale che dà vita alla maggioranza parlamentare e che è mutato (ma vorrei mutasse ancora); sono consapevole e partecipe del dibattito volto a modificare (modernizzare, secondo alcuni) la forma di governo e di Stato; sono consapevole del rapporto, a volte problematico, tra Costituzione materiale e formale (Costituzione madre o figlia delle leggi e delle prassi); sono consapevole delle nuove realtà sconosciute ai Costituenti, ma così cruciali nella riproduzione sociale e per il funzionamento della democrazia, e ritengo che principi di governance di Televisioni e Internet vadano probabilmente costituzionalizzati, nella coscienza della loro immensa valenza sociale. Malgrado ciò, voglio ,con Articolo 21, indire una grande manifestazione a difesa della Costituzione per dire: ALTOLA’!

Perché? Perché non mi lascia tranquilla l’idea di democrazia che anima il riformatore. E neanche la sua idea di Costituzione, (indebolita nelle sue istituzioni rappresentative e in quelle di garanzia) come la sua idea di partito ( estraneo a qualunque forma di organizzazione democratica), di Parlamento ( luogo per screditati famigli dove è meglio che a votare siano i soli capigruppo), di libertà di informazione, di libero mercato ( nel quale il Presidente monopolista non avrebbe probabilmente conosciuto le sue fortune economiche), di autorità garanti, di separazione dei poteri, di maggioranza, di giustizia e molto altro. Qual è la cultura politica della maggioranza odierna? Di quel Parlamento,potenziale Costituente, prodotto dal sistema elettorale rinnegato con abominio. Questo, assomiglia in qualcosa a quella Assemblea Costituente in cui De Gasperi lasciava i banchi del governo agli esponenti dell’opposizione?
Da questo Parlamento sono escluse le voci politiche di ampie parti della nostra società, una compressione giustificata con la governabilità, ma certo non accettabile per riscrivere le regole del sistema. Una grande iniziativa popolare potrebbe porre sul tavolo la questione del sistema elettorale. I partiti non lo faranno. Vorrei che i movimenti civici potessero supplire a questo silenzio sulla regola di fondo, quella che dal consenso dei cittadini porta alla formazione delle istituzioni. Una tale iniziativa potrebbe rafforzare la democrazia.
Mi interrogo su colui che avverte un più urgente bisogno di svolta costituzionale, oggi, tanto da riproporla a un Paese che poc’anzi gli ha detto “No.Grazie”; su colui che è disposto a forzare per regole non condivise, e non ritiene che nelle regole del gioco si debbano riconoscere tutti, anche solo per affrontare una partita a tresette; su colui che ha realizzato un presidenzialismo preterintenzionale (Sartori) e che, in modo esplicito, non ha esitato a forzare la Costituzione nel legiferare per sè; su colui che controlla grande parte dello spazio per il dibattito pubblico che il Paese deve affrontare per avviare una riforma delle regole fondamentali, de “le regole per le regole”, quelle che i cittadini devono interiorizzare, perché la democrazia ha bisogno di cultura, valori e pratiche, oltre che di regole formali. Ebbene! Costui, che idea ha della democrazia? Non vorrei che per lui la democrazia consistesse nella facoltà ,per il popolo, di scegliersi l’Egocrate, il dittatore mediatico, dopo avere ascoltato da lui “quel che si pensa di voler sentire” così come rilevato dalle tecniche del marketing.
Senza valori condivisi da tutti, non c’è democrazia. E vi pare che il clima civile e politico mostri, oggi, la necessaria serenità, maturità e apertura per affrontare una evoluzione del nostro sistema di regole condivise? Senza impegno culturale, senza la partecipazione dei corpi intermedi, con partiti deboli nella società, la democrazia non è affidata ai cittadini, ma alla folla. La Democrazia non è uno spettacolo per il pubblico. Se i cittadini non partecipano, non funziona e, come ricorda Bersani, la democrazia è stata inventata per decidere attraverso la partecipazione e non per partecipare a prescindere dalla decisione.
E se una democrazia elegge chi non crede nella democrazia? In questo caso c’è un sistema complesso, espresso con un corpo di regole primarie, fondamentali, che stabiliscono chi è autorizzato a prendere decisioni, entro quali limiti e con quali procedure, Per questo la democrazia differisce dalla forma di governo autocratico.
Le istituzioni nascono quando l’uomo scopre il male fuori e dentro di se, è stato detto, anche l’uomo governante. Le Costituzioni democratiche mettono un argine al potere dei governanti.
Il principio di maggioranza ,in democrazia, non è la legge della giungla , dove il più forte ha ragione. E’ un principio che si fa carico delle minoranze . Una maggioranza, anche effettiva, non può assumere decisioni che conculchino diritti democratici di alcuno ed è la Costituzione che assicura che non venga contrabbandato per governo del popolo quel che non lo è. Pasolini metteva in guardia:se la democrazia può essere l’arte di far credere al popolo di essere lui a comandare, l’Italia è il paese più ricco di arte.
Vogliamo intenderci con tutti i cittadini su cos’è una democrazia liberale e rappresentativa prima di toccare la Costituzione? E vogliamo confrontare questo con teorie e prassi del capo della maggioranza parlamentare, Presidente del Consiglio e impetuoso riformatore?
Si può temere, a volte, che ad animarlo non sia la visione riformatrice di un sistema politico democratico, ma che semplicemente, a lui, una Costituzione democratica dia sostanzialmente fastidio e non serva. Si può temere che il Presidente, la Costituzione, non la voglia. Che ,in essa, veda solo un ostacolo al proprio esercizio del potere. Perché è questa e non altra la funzione di una buona Carta.

C’è anche il non secondario problema della libertà di informazione, che è costitutiva della democrazia. Già Madison giudicava irragionevole dare potere al popolo privandolo dell’informazione senza la quale si danno gli abusi di potere. Un governo popolare, scriveva, quando il popolo non sia informato e non disponga di mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o una tragedia. Forse a entrambi.
E poi, il clima civile che regna nel paese non è tra i più evoluti, si affaccia la tentazione perenne dell’uomo primitivo di cui parlava Norberto Bobbio. L’egoismo, il particolarismo di interi partiti, la tentazione di ignorare che gli altri non sono solo i miei figli, ma tutti gli umani, e di far tacere la coscienza morale che unisce tutti. A volte, sull’evidenza della ragione ha la meglio l’oscurità dell’istinto, sul sapere scientifico, le superstizioni, sull’educazione civile, il fanatismo, “dalla classe sorge il classismo, dalla nazione il nazionalismo, dalla razza il razzismo” “Una democrazia che non sia il rivestimento formale di una società aperta, fondata sulla responsabilità individuale e il pluralismo è ingannevole”. E attualmente ,nel discorso pubblico italiano, vi sono aspetti che ci facciano sperare nella capacità di andare sempre più verso una società aperta ?
Io credo in altra Costituzione davvero urgente ,che non è solo quella europea, ma quella per la globalizzazione. Abbiamo bisogno di una concezione globale dei poteri pubblici e della società civile, dei diritti fondamentali e dell’affermazione globale del diritto di eguaglianza di tutti davanti alla legge, siano essi Stati, organizzazioni o individui.
Di questo dobbiamo parlare oggi, in Italia e non solo, e possiamo farlo a partire dalla nostra Grande Costituzione.
Cinzia Dato (21-12-2009)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Cinzia per queste riflessioni. La Costituzione: "maneggiare con cautela!