venerdì 18 dicembre 2009

Alessandro Aleotti: Ragionevoli considerazioni sul presente

da www.milania.it

Alessandro Aleotti
direttore@milania.it



RAGIONEVOLI CONSIDERAZIONI SUL PRESENTE





In questi giorni si susseguono molti fatti eclatanti che rendono ancora più impellente la necessità di capire ciò che sta accadendo. Purtroppo, non ci sono segnali di comprensione che provengono dal circuito politico-mediatico. Compito di un think-tank è cercare di fornire chiavi di lettura, non per presunzione intellettuale, ma per specifica vocazione.



Partiamo da una metafora: io non ho mai visto due filosofi che, confrontando tesi opposte, giungono alla violenza, mentre vedo tutti i giorni i politici che si confrontano brandendo esclusivamente la clava della violenza verbale. Questo accade non solo perché i filosofi sono generalmente più intelligenti e civili dei politici, ma perché la politica ha estirpato dal proprio discorso ogni riferimento al pensiero, restando solo ancorata ad un’identità da contrapporre senza alcuna mediazione culturale. Quindi, chiedere alla politica di abbassare i toni, è come chiedere ad un pesce di parlare per il solo fatto che lo vediamo aprire la bocca: una richiesta totalmente priva di senso. Abbassare i toni, infatti, non significa darsi un tono compito, ma capire ciò che la politica dimostra di non capire.



La domanda è: perché accade questo?

La risposta è: perché abbiamo un sistema politico ancora incardinato costituzionalmente su una “democrazia dei partiti” che non esiste più. La scomparsa dei partiti (oggi in Italia non esiste alcun partito che sia sostanzialmente democratico nel suo funzionamento) dentro un quadro costituzionale che continua a prevederli, conduce a due risultati.



Il primo è quello che abbiamo sopra descritto, cioè il venir meno del pensiero che la struttura organizzata dei partiti produceva sia attraverso un innervamento capillare in tutti gli ambiti della società, sia attraverso un investimento reale verso gli intellettuali che avevano il compito di analizzare e interpretare le trasformazioni sociali.



Il secondo risultato della scomparsa dei partiti è l’avvento di una dimensione pluto-autocratica nella selezione della classe dirigente. Chi è molto ricco fa politica (Berlusconi, Moratti, etc…), chi è un po’ ricco cerca disperatamente risorse per star seduto al tavolo della video-politica (la vicenda di Prosperini è emblematica) e l’unica possibilità per chi non è ricco è tentare servilmente di entrare nelle corti ristrette di coloro che si sono impossessati dei partiti privandoli di democrazia reale.



Quali soluzioni dovrebbero essere messe in campo per riportare il sistema politico alla sua fisiologia democratica?

Ci sono due soluzioni immaginabili.



La prima è corretta ma velleitaria e prevede, nel rispetto del dettato costituzionale, di rianimare il corpo esangue del sistema partitico. Purtroppo, però, i partiti sono morti storicamente (non solo in Italia) e non ci sono le condizioni sociali per resuscitarli, quindi ogni tentativo di ridemocraticizzare e rivitalizzare il sistema partitico è destinato – al di là delle buone intenzioni e volontà – ad un inesorabile fallimento (peraltro facilmente dimostrabile in una trattazione meno sintetica).



La seconda, invece, prevede di ridefinire il quadro politico previsto dalla Costituzione in una dimensione di democrazia fondata sugli individui e non sui partiti. Questa strada è, ragionevolmente, l’unica che possa riportare una fisiologia democratica nel nostro paese. I contenuti di questo cambiamento richiedono, ovviamente, una trattazione ampia e articolata, ma possiamo descriverli sinteticamente con uno slogan: “dalla democrazia pluto-autocratica alla democrazia anarco-liberale”. Naturalmente, con “anarchia” non intendiamo nulla che abbia a che fare con i quattro dementi bombaroli che si autodefiniscono anarchici, ma ci riferiamo alle teorizzazioni di libera associazione e di centralità politica dell’individuo proprie del pensiero politico di Proudhon, Bakunin e Stirner, oltre che di ampi filoni del pensiero liberale.



Insomma, l’analisi e le soluzioni ci sono, basta saperle cercare e capire. La politica può continuare nel suo agire privo di pensiero, ma in tal caso – alla stregua di un fagiano – verrà sempre impallinata dai cacciatori che brandiscono le armi della legge, del denaro, dei media, della religione, etc.

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