Sì: anche la tutela del territorio è una discriminante Sinist' -dest'
Data di pubblicazione: 25.09.2009
Autore: Roggio, Sandro
Un nuovo intervento sul tema desta/sinistra e ambiente/sviluppo: si distinguono posizioni alternative? L'Autore crede di si
Se sono stato io a provocare la reazione di Fabrizio Bottini (eddyburg ci guadagna il bel contributo Sinist’-Dest’!) provo a discolparmi e mi attendo comunque la concessione di qualche attenuante. Da una parte le sintesi giornalistiche sono sempre a scapito della completezza delle argomentazioni ( mi riaccadrà anche ora); dall'altra giuro che quando dico – con l'accetta – di sinistra/ di destra non mi riferisco all'atteggiamento contingente di D'Alema e Cicchitto, ma a sinistra /a destra nel verdetto di studiosi (lo so che citare Bobbio è scontato: ma è lui che spiega bene che in una società complessa destra e sinistra si possano in più casi sovrapporre e intrecciare. Ma esclude che tali contingenze possano avere importanza decisiva). Figuriamoci l' hippy tra i fascisti, fotografato da Bottini, che è come una infreddolita rondine a primavera. O un doppiopetto ai congressi del Pci.
Ne sono convinto, la solidarietà ecologica e generazionale ( così per mia comodità di sintesi) è una cosa di sinistra. Se tengo nello sfondo la differenza indicata da Bobbio: la politica di sinistra è ispirata da ideali, guarda lontano; la politica di destra è mossa da interessi, guarda dietro l’angolo.. Qualunque cosa dicano, in sintonia o in discordia Labour e Tories, Bersani e Gasparri, importa pochissimo.
L'accetta mi serviva. A fronte di quella affermazione dei due amministratori di Toscana e Umbria secondo i quali sinistra vuol dire “attenzione per gli edili che perdono il posto di lavoro”. E a rincalzo il solito rimbrotto al partito del no, a chi vorrebbe “il territorio sotto la teca”. Roba di destra, ho scritto. Potrei finire qui, ma aggiungo un paio di cose perchè è troppo ricco di spunti l'articolo di Fabrizio Bottini (pure con la british memory nello sfondo e riluttante quanto basta a rievocare un passato compresso da un giudizio storico, che è sempre fazioso, ma sufficiente per prese di distanza dalla cronaca). Su un aspetto concordo con lui : “… non è la prospettiva di lettura del valore relativo di ambiente e territorio, a distinguere l’approccio di destra e di sinistra, ma quella di uso e accessibilità sociale di quel valore”. Appunto. Mettiamo l’affermazione nel qui e adesso di una lettura d’ assieme, senza ignorare il senso politico delle scelte in atto a proposito di accessibilità sociale ai valori comuni. Nel programma del Presidente del Consiglio, l’edilizia rivestirebbe il ruolo di punta per il rilancio dell’economia. Provvedimento “concreto”, che intende dare risposte alla recessione, cui si è fatto fronte con il solletico di social card e con progetti di federalismo che, allo stato attuale, sgravano lo Stato di interventi strutturali improntati alla coesione economica e sociale, e caricano Regioni Province e Comuni di ulteriori tariffe e fiscalità.
Ed ecco le Regioni che rientrano nei doveri di ruolo, dopo che il grande comunicatore viene avvertito che la legge deve essere concorrente e ripartita, magari con un passaggio in conferenza Governo-Regioni, con procedimento corretto e più meditato; infine consapevoli ( quasi tutti) di una giurisprudenza che ad esempio in Sardegna richiama lo Stato al principio di coerenza della azione amministrativa, si teme che gli interessi diffusi adiscano le magistrature in livelli di giudizio defatiganti, e dagli esiti confortanti per chi ha a cuore il paesaggio, come si dice nell' eddytoriale ultimo. Però le stesse Regioni si mettono poi, a guardare bene, nel linea tracciata da Berlusconi con l'etica deplorevole del male minore, che non produce molto riguarda l’accessibilità sociale.
L’edilizia volano dello sviluppo, tutti più o meno d’accordo a quanto pare. E’ un intervento congiunturale a bassissimo valore aggiunto di tecnologie e lo Stato se ne starà nella dimensione concessiva e concessoria. Un lasciafare al privato, che accederà a poco a conti fatti, in linea con le macchine dei carabinieri ferme e le ronde padane in piazza. Sappiamo com'è. Non un intervento organico sulla riqualificazione del patrimonio edilizio: la demotica per le disabilità in case datatei; non servizi a quartieri disgraziati; non fotovoltaico sui tetti delle scuole; non scuole e ospedali e carceri ripensati in relazione alla rivoluzione informatica. Eccetera. Lo Stato evapora: asseconda il processo di individualizzazione delle responsabilità sottraendosi ai compiti di welfare. Soffriamo per questo andazzo noi che ci diciamo di sinistra e magari lo siamo davvero, sempre con la patente rilasciata da Bobbio; soffriamo per la vicenda della Scuola riformata, da destra, senza una riforma; mentre si declina il paradigma di nuove povertà (i precari della formazione) dando ragione a Bauman: il nuovo povero non è quello escluso dai processi produttivi ma da quelli del consumo e perciò al sostegno alla produzione.
Guardiamo al mondo? Sì, e perché non proviamo a riflettere sulle motivazioni politiche che stanno dietro l’elezione di Obama e il suo graduale andare verso una riconversione globale dell’economia e dell’ambiente ? (che piace -?- pure a Berlusconi ovviamente per finta).
Sentiamo Rifkin: «Più industrie e meno emissioni ? – gli chiedono. «Esattamente. La terza rivoluzione industriale è quella che permette uno sviluppo economico che si concilia perfettamente con la riduzione delle emissioni... ».Le case come elemento trainante del nuovo modello energetico? «Uno dei quattro pilastri. Il primo è costituito dalle energie rinnovabili. Il secondo è rappresentato dagli edifici sostenibili. Il terzo dalle tecnologie basate sull' idrogeno che serve a immagazzinare l' energia prodotta dalle fonti rinnovabili. Il quarto pilastro dalle reti intelligenti per distribuire l' energia secondo il modello del web».
Ecco, c’è un orizzonte di sinistra su questi temi. Meno angusto di quello che immaginiamo. Argomenti portati dentro un progetto articolato e difficile, che non si affida alle pulsioni anarchiche, strategico, politico, con la p maiuscola, ben altra cosa del favore permanente alla lobby di interessi legittimi – l’edilizia – da parte di politici che del consenso immediato hanno comprensibile necessità. E se si pensasse anche ai figli degli edili? Non sarebbe male mi pare. Perché sarebbe /è una cosa molto di sinistra che, ahimè, le forze di sinistra, o una parte di esse, soprattutto in Italia stentano a comprendere. Ma questa è una contingenza, insisto, che conta relativamente – direbbe forse Bobbio; che non balet a nudda – dicono in modo sbrigativo dalle mie parti.
Chiunque può pubblicare questo articolo alla condizione di citare l’autore e la fonte come segue: tratto dal sito web http://eddyburg.it
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