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Relazioni industriali
Pdl e lavoro, l’eclissi della contrattazione
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Il Popolo delle libertà, ovvero il partito che guida la maggioranza di centrodestra che abbiamo attualmente in Italia, può essere accusato di tutto, ma non di dedicare scarsa attenzione ai problemi del lavoro...
di Fernando Liuzzi*
... Nell’ultima settimana di agosto, ad esempio, ben tre fra i maggiori esponenti di questo partito si sono prodotti in ripetute esternazioni in materia. In ordine di apparizione, sono intervenuti Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, e Giuliano Cazzola, responsabile Lavoro del Pdl. Mettere insieme le loro dichiarazioni può essere utile per farsi un’idea di quale sia il senso dell’approccio del Pdl stesso alla tematica delle relazioni di lavoro.
A inaugurare la settimana è stato Sacconi, una cui intervista è stata pubblicata con grande evidenza sul Corriere della sera di lunedì 24 agosto. Qui Sacconi, innanzitutto, ha detto no alla sconclusionata proposta leghista di ritirare fuori le “gabbie salariali”. Poi ha invitato Cisl, Uil e Confindustria a non “cedere” rispetto ai contenuti dell’accordo separato del 22 gennaio sul sistema contrattuale; avvertendole che, altrimenti, il governo si rimangerà gli sgravi fiscali promessi per gli auspicati “salari variabili” da pattuirsi negli accordi aziendali. Infine, Sacconi ha affermato che, affinché vi sia “più spazio” per gli accordi aziendali, lo strumento oggi rappresentato dal contratto collettivo nazionale di categoria dovrà essere “meno invasivo”. Col che il Ministro ha finalmente chiarito che cosa intenda veramente dire quando parla della necessità di far crescere il peso relativo della contrattazione decentrata. Intende dire che si deve ridurre lo spazio su cui oggi agisce la contrattazione nazionale. Punto.
A seguire, venerdì 29 agosto, al meeting ciellino di Rimini è intervenuto, con grande clamore mediatico, Giulio Tremonti. Il quale ha affermato che il governo dovrebbe “iniziare a riflettere” sull’idea di “favorire la compartecipazione” dei lavoratori agli utili delle imprese. Salvo affrettarsi a precisare che tale compartecipazione non deve avere nulla a che fare con la “cogestione”. Un termine, quest’ultimo, che, alle orecchie del Nostro, deve suonare come un po’ troppo “renano”.
Il giorno dopo, sabato 29, è tornato a esternare Maurizio Sacconi. Il quale, ospite di “Cortina InConTra”, ha chiosato da par suo la proposta del collega Ministro. Incalzato col consueto garbo dal padrone di casa, Enrico Cisnetto (uno, per dire, che a Belpietro, neo-direttore di Libero, ha chiesto “Quand’è che ci toglieremo dalle scatole il ’68?”), Sacconi ha sottolineato che un “maggiore coinvolgimento” dei lavoratori nella vita delle imprese, ottenibile per mezzo di questa ipotizzata “partecipazione agli utili”, non va confuso con una loro partecipazione “alla gestione dell’impresa” stessa. All’opposto, il bello della proposta tremontiana è che tale partecipazione “consente di uscire dalla logica del conflitto distributivo”. E siccome Sacconi sa che contrattazione e conflitto sono due facce della stessa medaglia, questo vuol dire che, agli occhi del Ministro, neanche la contrattazione è una cosa molto simpatica.
Ricapitolando, ecco come si profila la filosofia lavoristica del Pdl. Primo, dire no al “conflitto distributivo”. Secondo, e per conseguenza, indebolire i contratti nazionali di categoria, cioè lo strumento negoziale che dà più forza ai lavoratori sindacalmente organizzati. Terzo, fare finta di voler dare più spazio alla contrattazione aziendale. Quarto, sostituire parte del salario aziendale con un’incerta “partecipazione agli utili”. Quinto, chiarire da subito che tale “partecipazione” non deve, però, tradursi non si dice in una qualche forma di potere, ma neppure in una qualsiasi forma di controllo dei lavoratori sulle decisioni assunte dalla proprietà.
E Cazzola? Il fatale venerdì 28 ha offerto anche lui un suo contributo al dibattito. Dichiarando che “la deriva della spettacolarizzazione delle lotte operaie va interrotta al più presto”. E che siccome “non possiamo permetterci di affrontare le sfide che l’autunno riserva sul terreno dell’occupazione rincorrendo lavoratori che si arrampicano sui monumenti e che minacciano di buttarsi”, occorre “spegnere le telecamere”.
Insomma. In mezzo alla più grave crisi economica degli ultimi 60 anni, questi neo-populisti prima si propongono di ridimensionare la funzione regolativa del contratto nazionale. Cioè di quello strumento che, oltre a rendere possibile l’autonomo incontro della volontà normativa delle parti sociali in una dimensione nazionale, è l’unico ad offrire una solida base di riferimento alla famosa contrattazione decentrata. Poi spiegano alle imprese che, per fare un accordo sindacale, basta farlo con chi ci sta, indipendentemente dalla sua reale capacità rappresentativa. Quindi, abbandonandosi a una visione neo-organicistica, vagheggiano un’eclissi totale della contrattazione che dovrebbe essere sostituita da una lieta partecipazione dei lavoratori alla raccolta delle briciole di bilancio, gentilmente lasciate sul tavolo dagli amministratori delegati di turno. Infine, quando i problemi che sono stati cacciati via dalla porta si ripresentano alla finestra - sotto la forma di lavoratori esasperati dall’assenza di tavoli negoziali attorno a cui confrontarsi con controparti ormai, appunto, eclissatesi - pensano che, per tenere fuori tali problemi dal salotto buono, basti abbassare le tapparelle.
Nel Popolo delle libertà, partito a corto di quadri dirigenti, alcuni ex-socialisti si sono guadagnati il ruolo di esperti di questioni economico-sociali. Benissimo. Il problema non sta nel fatto che questi signori, nella loro marcia verso il potere, e nella loro deriva a destra, abbiano mantenuto interessi sociali pur avendo smesso di essere socialisti. Il problema sta nel fatto che non sono mai diventati liberali. In Italia, è già successo una volta.
Scheda emerografica
Sergio Rizzo, “Salari differenziati dai prossimi contratti, o saltano gli sgravi alle retribuzioni”, intervista a Maurizio Sacconi, in Corriere della sera, lunedì 24 agosto 2009, pag. 5. (Il titolo principale della prima pagina, che lancia l’intervista pubblicata nell’interno del giornale, è invece: Salari, il richiamo del governo.)
Lavoro: Cazzola (Pdl), rispetto ma no lotte-spettacolo, dispaccio dell’agenzia Ansa, venerdì 28 agosto, ore 13:15. Il dispaccio riprende un comunicato dell’on. Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera.
Rossella Bocciarelli, “Partecipazione dei lavoratori agli utili”, in Il Sole-24 Ore, sabato 29 agosto 2009, pag. 3. (Il titolo principale della prima pagina, che lancia la corrispondenza dell’inviata al meeting ciellino di Rimini, è: “Patto lavoratori-imprese”. Tremonti: partecipazione all’utile.)
Elena Ragusin, "Sacconi: sì agli utili per i lavoratori", in Il Sole-24 Ore, domenica 30 agosto 2009, pag. 3. (Il titolo di prima pagina, che lancia la corrispondenza dell’inviata alla manifestazione estiva di Cortina d’Ampezzo, è “Lavoro e utili, legge subito”.)
Gli interventi tenuti da Giulio Tremonti al meeting di Rimini venerdì 28 agosto, e da Maurizio Sacconi a Cortina InConTra sabato 29 agosto, possono essere riascoltati collegandosi al sito web di Radio Radicale.
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