venerdì 11 settembre 2009

Francesco Salinas: I nodi al pettine di Sinistra e libertà

Dal sito di sd


I nodi al pettine di Sinistra e Libertà
di Francesco Salinas*
Gio, 10/09/2009 - 06:54
Se mai qualche ricercatore, negli anni a venire, dovesse cimentarsi con la storia dei tentativi di unità a sinistra negli anni 2007-2009, verrebbero alla luce alcuni tratti marcati, delle linee di fondo, che rischiano invece di rimanere nascoste al nostro sguardo a causa dell’incessante scorrere della quotidianità politica.
Quali sarebbero questi caratteri distintivi?
Nel processo di unificazione della sinistra possiamo individuare sostanzialmente due “anomalie genetiche”.
In primo luogo, pesa sul processo nel suo insieme il fatto che l’elemento scatenante di questo “slancio unitario” sia un fattore esterno, di segno opposto a quello che si vorrebbe dare unendosi. In altri termini, la scintilla dei processi di aggregazione è stata la nascita del PD, partito che all’epoca della sua costituzione si proponeva di rappresentare una forza neomoderata in grado di tenere in equilibrio, sotto il mantello del mito blairiano, welfare e liberismo, il generico sentimento “di sinistra” della base DS ed il corteggiamento delle tendenze conservatrici del mondo cattolico dell’era Ratzinger. Quella dell’unità a sinistra è stata quindi in larga misura una scelta indotta, e come tale mai chiarita fino in fondo dagli stessi soggetti che intendevano percorrerla.
La seconda “anomalia” emersa in questi due anni pare essere l’indecisione intesa come impossibilità di fare scelte, elevata a metodo politico. In altri termini, la ricercata prevalenza del sentire collettivo e dell’assemblearismo rispetto alla preferenza per le decisioni di corpi democratici formalmente identificati. Così fu a Roma per gli stati generali della Sinistra Arcobaleno. Così fu all’Ambra Jovinelli. Così, all’altro capo del percorso, nella stretta attualità, pare di intendere sarà a Napoli il 20 settembre.
Per quanto riguarda i primi due eventi, si è trattato di momenti di grande emozione, partecipazione, approfondimento ed elaborazione (almeno per quanto riguarda l’incontro del dicembre 2007 alla Fiera di Roma), ma dai quali non sono scaturiti gli elementi necessari per la nascita di una soggettività della sinistra italiana non diciamo solo strutturata od organizzata, ma quantomeno non programmaticamente caotica e assemblearista: un percorso per l’individuazione dei propri gruppi dirigenti e la definizione del perimetro dei propri aderenti (superando una generica aspirazione all’unità di tutti nel senso che sembra vagheggiare a tratti Fausto Bertinotti: un mito perduto della sinistra italiana difficilmente collocabile nel tempo storico, e in effetti mai esistito dal dopoguerra ad oggi).
Due mancanze che stanno segnando profondamente un cammino che già in partenza non ha goduto dei favori della tempistica (avviato con un ritardo decisivo di almeno cinque anni dalla stagione dei movimenti, e segnato da scadenze elettorali ravvicinate), né quelli dell’attenzione dei media.
Nonostante l’encomiabile attivismo che sta dietro alle diverse campagne avviate, ai quotidiani comunicati stampa, alle feste, alle incessanti riunioni del “tavolo di coordinamento interpartiti” romano, l’assenza di scelte irrevocabili quantomeno sotto un profilo tematico di fondo - sui caratteri di una forza di sinistra oggi, sulla sua reale necessità e sui suoi settori sociali di riferimento, sui suoi capisaldi ideali, su una lettura critica degli ultimi due decenni di storia e delle pulsioni neoliberiste che li hanno caratterizzati – pare essere la vera zavorra anche del pur embrionale percorso organizzativo che avrebbe già da tempo dovuto prendere avvio.
Il tentativo di processo unitario della sinistra (di cui Sinistra e Libertà è l’ultima e si spera definitiva formulazione) sembra vivere da due anni in un eterno presente di appassionata militanza, senza una chiara strategia se non quella di colpire al cuore una frastornata base del PD con il richiamo alle radici nobili della sinistra italiana.
Il richiamo ad una pretesa diversità morale ed ideale di Sinistra e Libertà rispetto al PD rischia di essere una prigione dorata, nella quale sarebbe opportuno non chiudersi.
Proviamo a mettere a fuoco alcuni punti su cui la chiarezza all’interno di Sinistra e Libertà deve essere massima.
Primo punto. Possiamo dire senza essere smentiti che Sinistra e Libertà si muove in uno spazio che non è anticapitalista, ma che aspira a riprendere i fili della prospettiva socialdemocratica, lacerati da vent’anni di dominio ideologico del liberismo, proponendo una lettura di critica incalzante del capitalismo e delle sue viscerali pulsioni generatrici di diseguaglianze, ragionando sulle regole da dare al mercato e prospettando un modello alternativo ma concretamente raggiungibile di società democratica?
Ci pare che il prezioso volume di Berta sull’“Eclisse della socialdemocrazia” (Il Mulino, 2009) e il più sintetico ma altrettanto chiaro articolo di Romano Prodi pubblicato sul Messaggero del 14 agosto 2009 sul punto pongano quesiti a cui Sinistra e Libertà per prima dovrebbe sentirsi chiamata a dare una risposta, sotto le forme della strutturazione di una forte soggettività politica e della predisposizione di un attento e innovativo programma di riforme economiche e sociali incisive e strutturali.
Secondo punto. In molti interventi del dibattito di questi mesi emerge il carattere di spontaneità dei processi unitari della sinistra a livello territoriale. La pressoché sterminata varietà di modelli organizzativi, denominazioni, simboli, pratiche di cui abbiamo preso atto in questi due anni è stata una manifestazione di prorompente vitalità del nascente soggetto unitario. Per contro, i freni che il coordinamento nazionale, senza la cinghia di collegamento che una democrazia interna offre, sta visibilmente patendo, pongono interrogativi anche sotto il profilo culturale ed identitario del movimento. Può apparire un discorso scomodo, ma occorre che Sinistra e Libertà faccia sua in maniera in equivoca l’ambizione di colmare il vuoto di una sinistra capace di rappresentanza diffusa delle reti locali, dei conflitti e delle specificità economiche e sociali delle distinte aree del Paese. Per fare ciò Sinistra e Libertà non deve aver timore a riconoscere e ad incentivare ampi spazi di autoorganizzazione, di analisi e di elaborazione autonoma alle realtà regionali e locali. Ciò significherebbe, di fatto, dare il via alla costituzione di un partito fortemente unitario, ma nitidamente articolato nella diversità delle realtà regionali e locali, in una sorta di genuino (in quanto spontaneo) federalismo.
Terzo punto. Un punto delicato ma che è necessario affrontare. Sinistra e Libertà ha una vocazione europeista, e non riesce pensabile una forza che non abbia una precisa idea del proprio ruolo al livello di politica europea. Con la costituzione dell’Alleanza Progressista dei socialisti e dei democratici nel Parlamento Europeo il PD ha saputo (ne va dato atto) ribaltare a proprio favore i termini della discussione su un problema dal PD stesso creato, ossia la distonia dello scenario politico italiano rispetto ai grandi schieramenti europei, venutasi a creare con lo scioglimento dei DS e la scomparsa di un grande partito aderente al PSE in Italia. Ora, si potrebbero fare svariate considerazioni di fronte alle scosse telluriche del voto tedesco a vantaggio della Linke, delle difficoltà che stanno minacciando l’altrimenti eccellente percorso riformatore di Zapatero, dei tentativi del Labour di superare le aporie del blairismo facendo anche sponda sul nuovo corso di regolazione del mercato avviato dalla Presidenza Obama negli Stati Uniti, dell’isolato ma non meno rilevante trionfo degli ecologisti francesi; non sfugge tuttavia che Sinistra e Libertà, pur avendo in sé un pezzo di ciascuna di quelle storie e di quei progetti ideali, non è nelle condizioni di seguire alcuno di quei percorsi. Che sono vincenti, o efficaci, o anche solo capaci di attrattiva proprio perché sono in sé identitariamente definiti. Perché hanno un progetto chiaro, che viene discusso, perseguito, realizzato negli anni.
Onestà intellettuale impone di valutare, nell’ambito delle discussioni sul futuro di Sinistra e Libertà, se la triplice appartenenza europea dei cofondatori sia conciliabile con l’aspirazione unitaria del soggetto. Lo sforzo titanico (a tratti quasi messianico) di presentare Sinistra e Libertà come un avamposto della futura mescolanza delle forze della sinistra di alternativa ed ecologista con quelle di matrice socialista a livello europeo pare configgere da un lato con il disinteresse della sinistra d’alternativa ed ecologista a mettere in discussione la propria identità, dall’altro con la tendenza di segno opposto del Partito Socialista Europeo a ricomprendere nel proprio alveo anche esperienze diverse (come è successo con la costituzione dell’Alleanza progressista con i democratici, in cui comunque il blocco del PSE mantiene una visibile egemonia nei temi) e a riconsiderare in chiave molto più orientata alla società che al mercato le politiche di molti dei propri partiti aderenti, votati al blairismo nel quindicennio precedente. Una predisposizione, quella del PSE, che potrebbe essere di buon auspicio per future possibili contaminazioni con le istanze che sono germogliate nel versante ecologista e con molti temi della sinistra d’alternativa.
Insomma: occorrerebbe fugare, facendo chiarezza, il ritorno sotto altre forme di una generica ma tuttavia insidiosa tendenza all’oltrismo in tema di collocazione europea, che rischia di lasciare indeterminato il carattere e le prospettive del progetto politico di Sinistra e Libertà anche a livello nazionale.
La domanda espressa brutalmente è: Sinistra e Libertà potrebbe mantenere l’originalità del suo progetto anche stabilendo un rapporto preferenziale con la famiglia del socialismo europeo, che non solo è la più grande, ma anche quella che ha dimostrato maggiore elasticità nel cogliere nuovi fermenti in atto nell’universo progressista a livello continentale?
E’ vero che dalla confusione può nascere una stella, ma non è mai possibile dare il risultato per scontato.
Veniamo ad alcune sintetiche e provvisorie conclusioni.
E’ urgente sostituire all’assemblearismo, allo spesso autoreferenziale spazio della “militanza digitale” una lucida definizione dello spazio di appartenenza degli aderenti a Sinistra e Libertà e, conseguentemente, una urgente e serrata discussione sui contenuti ideali ed identitari del progetto, da svolgersi il prima possibile, e comunque prima della scadenza elettorale delle Regionali.
La costituzione di un partito strutturato, che a tratti a livello nazionale sembra assumere i caratteri del miraggio di una lontanissima ed irraggiungibile presa del palazzo di inverno, potrebbe prendere avvio già da ora, semplicemente valorizzando le specifiche modalità di confronto e di lavoro comune che si stanno efficacemente realizzando nei territori tra i rappresentanti dei soggetti (aspiranti) costitutivi di Sinistra e Libertà e i singoli uomini e donne intenzionati a spendersi nel progetto. Facendo in modo che gli iscritti dei soggetti aderenti e tutti coloro che sono interessati possano nominare, in un primo momento anche senza estinguere formalmente le vecchie soggettività, organismi comuni di Sinistra e Libertà a livello locale, sia a livello assembleare che di guida politica, organismi capaci di lavorare a sintesi ideali e a iniziative concrete, prescindendo dalle vecchie appartenenze. Dando agli organismi nazionali non la connotazione di isolate e minoritarie riunioni di un circolo di happy few, ma di organismi di rappresentanza di reali processi materiali e sociali che sono in atto nei territori.
Ciò che sta succedendo oggi, con la costituzione di coordinamenti rappresentativi non di un nuovo soggetto politico, ma della sommatoria di piccoli soggetti reduci dalle deflagrazioni dei partiti della seconda repubblica, non pare poter essere la base su cui fondare un forte, credibile ed innovativo progetto politico con la vocazione a mutare nel profondo il profilo del centro sinistra italiano nel prossimo decennio.
*Consigliere Comune di Torino – Sinistra Democratica

Nessun commento: