dal sito di SD
La finanziaria che non c'è
di Alfiero Grandi
Mer, 23/09/2009 - 06:46
Il Governo ha approvato la proposta di legge finanziaria per il 2010.
Dai dati resi noti la perdita di posti di lavoro ha raggiunto un livello sconosciuto da molti anni e continua ad aumentare.
Il confronto tra queste due notizie dice con chiarezza che il Governo nella finanziaria 2010 non ha previsto nulla per affrontare l’emergenza occupazione. Per Tremonti è già tutto fatto, con il sistema ormai corrente che basta annunciare interventi e promettere, se poi non si fa nulla pazienza l’opinione pubblica è stata ormai anestetizzata dalle parole. Di più, Tremonti si è vantato in conferenza stampa che non sono in programma altri interventi aggiuntivi a quanto già deciso dal Governo in precedenza e ha rivendicato questa decisione come una scelta giusta, minacciando altrimenti un possibile aumento dei tassi di interesse e dimenticando che nuove risorse potrebbero venire dalla lotta all’evasione, da un tassazione straordinaria sui redditi molto alti, ecc.
Non è affatto vero che nuovi interventi porterebbero ad aumentare il debito pubblico, potrebbero infatti essere finanziati dalla parte di società che non ha risentitto della crisi.
Nel Governo cresce la sindrome che lo porta a nascondere fino al limite del possibile dati e provvedimenti. I problemi non affrontati come il rinnovo dei contratti pubblici, che da solo vale il doppio delle spese previste nella proposta di legge finanziaria, viene rinviato al futuro, se ci saranno le risorse. Quindi o i conti della finanziaria sono finti, come è probabile, oppure il Governo ha deciso di non procedere al rinnovo dei contratti pubblici.
Parlare di finanziaria da 3 miliardi di euro è semplicemente una balla, che tra l’altro conferma che il Governo anticipa malvolentieri le sue misure e non solo all’opinione pubblica ma anche ai parlamentari della sua stessa maggioranza, ormai abituati a dosi massicce di voti di fiducia, necessari per fare digerire tutto e il suo contrario.
Da un rapporto della Ragioneria dello Stato, reso noto contemporaneamente al varo della finanziaria, si capisce in quale modo il Governo fa tornare i conti. Risultano residui passivi, cioè fondi non spesi nel 2008, per 90 miliardi di euro che sono rimasti nelle casse dello Stato e questo vuol dire meno investimenti e meno pagamenti a fornitori, imprese, ecc. Se i soldi non vengono spesi i conti migliorano ma il paese peggiora, gli inestimenti non si fanno e la disoccupazione cresce.
Tremonti cerca poi in questo modo di fare digerire all’opinione pubblica lo scudo fiscale, cioè il rientro dei capitali illegalmente esportati all’estero con la convenientissima spesa del 5 %, la più bassa al mondo.
Tremonti infatti lega i nuovi interventi a sostegno della ripresa come il rinnovo dei contratti pubblici ai risultati che darà lo scudo fiscale, che in realtà è ormai un mega condono di reati come il falso in bilancio. E’ un tentativo di ripulire il condono attraverso l’uso delle risorse che ne deriverebbe.
Anche Confindustria, che pure è prodiga di lodi al Governo, deve avere qualche preoccupazione se ha ricordato che dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese sono arrivati 168 milioni di euro su 1,6 miliardi, circa il 10 % di quanto promesso. Inoltre Confindustria è preoccupata dal click day previsto per alcune misure del Governo, da cui le imprese possono restare escluse per pochi secondi, come è accaduto a un’impresa che ha perso i finanziamenti per la ricerca per appena 8 secondi e che ha preannunciato la chiusura.
Nessuna risposta dal Governo ai sindacati che, questa volta insieme, hanno chiesto sgravi fiscali a favore dei lavoratori e dei pensionati e garanzie per il sostegno al reddito dei disoccupati il cui numero è in crescita.
Le Regioni hanno giustamente disertato l’incontro con il Governo, una sede troppo affollata per discutere, a volte perfino trovare una sedia è un problema. Incontri come questo sono più o meno una conferenza stampa del Governo, in cui vengono date le informazioni più scarne possibili e in cui possono intervenire altri che però non hanno alcuna possibilità di modificare le scelte già fatte. Poiché le Regioni con questa finanziaria, che nega loro le risorse necessarie, hanno il preannuncio di un buco di bilancio di molti miliardi a partire dalla sanità hanno fatto benissimo a non presentarsi a questa autentica presa in giro. Del resto le Regioni hanno la possibilità di bloccare molte decisioni del Governo in sede di conferenza Stato / Regioni.
In conclusione il Governo procede sulla strada della destrutturazione dei meccanismi di formazione delle decisioni di politica economica perché le sequestra in una sede ristretta di capibastone, non le confronta né con i sindacati, né con le altre parti sociali, lascia il paese alla deriva della crisi.
L’autunno sarà duro per gran parte dell’Italia, ma Tremonti è contento perché è riuscito a far capire ben poco delle intenzioni del Governo, ammesso che ci siano, a rinviare le decisioni, tanto ci sono i voti di fiducia.
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