Da Micromega
Dibattito - Caso Englaro e testamento biologico
Rodotà: si va verso legge anticostituzionale
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Flores d'Arcais: La volontà di Eluana o la volontà di Dio?Ascolta l'intervista audio a Stefano Rodotà
Leggi la trascrizione:
di Stefano Rodotà
La vicenda di Eluana Englaro sembra non avere mai fine. Erano prevedibili le manifestazioni di dissenso da parte di alcuni gruppi, sono del tutto ingiustificabili le parole aggressive, fuori misura di appartenenti al mondo politico, e continua a sorprendere e a preoccupare il fatto che autorità di governo, e penso al ministro Sacconi, continuino a mantenere aperto un’inammissibile conflitto con una decisione della magistratura. Il conflitto è stato reiterato da parte di questa maggioranza nelle diverse sedi – conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, dichiarato inammissibile, divieto del presidente della Regione Lombardia alle istituzioni sanitarie pubbliche convenzionate, provvedimento annullato dal tar della Lombardia, atto di indirizzo del ministro Sacconi alle regioni privo di ogni fondamento giuridico: insomma, in tutte le sedi e in tutte le occasioni l’atteggiamento di governo e maggioranza sono stati giudicati illegittimi da parte delle diverse istanze giurisdizionali, dalla Corte Costituzionale alla Corte di Cassazione (due volte), al tar del Lazio, e oggi c’è in atto un rifiuto istituzionale di rispettare una sentenza della magistratura. Siamo arrivati al grottesco, se non fosse in atto una tragedia, di chiedere l’immediato intervento del governo, forse con un decreto legge, per impedire che una sentenza passata in giudicato potesse essere eseguita.
Un fatto, già come richiesta, inaudito in democrazia. Questo inammissibile conflitto si sta rivelando come una sorta di rifiuto della legalità costituzionale. In questo momento le preoccupazioni sono legate proprio a questa volontà dilatoria che è diventata una violazione della legalità costituzionale, e una mancanza di rispetto per i diritti fondamentali delle persone.
Si sta creando, o si cercano di creare le premesse per una legge proibizionista e negatrice del diritto fondamentale a governare liberamente la propria vita, qual è quella di cui è appena cominciata la discussione in Parlamento. Di fronte a tutto questo, c’è l’atteggiamento straordinariamente responsabile della famiglia Englaro, di suo padre, che non ha in nessun momento voluto strumentalizzare questa vicenda, non ha voluto far leva su nessuna emotività, non ha voluto diffondere le foto della figlia che sarebbero assai più eloquenti di ogni discorso sulla situazione in cui si trova, non ha voluto usare la doppia o tripla morale degli italiani in queste situazioni, come qualcuno aveva ipocritamente suggerito, e come avrebbe potuto fare da anni, facendo chiudere questa vicenda nel silenzio, riportando Eluana a casa. Ha fatto e continua a fare una grande battaglia di civiltà che ha cambiato l’agenda politica italiana, che fa di Beppino Englaro – che ha sempre voluto che fossero le istituzioni, la magistratura a pronunciarsi; che dopo la prima sentenza della Cassazione, quella del 2007, ha commentato sobriamente «viviamo in uno Stato di diritto», tutto questo fa di Beppino Englaro un eroe civile.
Quello che mi sorprende in questo momento, di fronte a questo scomposto modo di muoversi del governo e della maggioranza, è il silenzio dell’opposizione. Un silenzio tanto più inammissibile e sconfortante in quanto ci troviamo di fronte al tentativo di ridefinire diritti davvero fondamentali della persona. Io non sono un appassionato dei sondaggi come guida dell’azione politica, e tuttavia partiti e persone che stanno attentissimi a mezzo punto percentuale di gradimento crescente o decrescente del Partito democratico e del suo segretario, girano la testa dall’altra parte, di fronte a sondaggi che ci dicono che il 79% degli interpellati è dalla parte di Eluana e di suo padre, che l’83% ritiene che la Chiesa debba parlare alle coscienze e non imporre comportamenti ai legislatori. C’è dunque una cecità politica in questo momento, perché anche in una situazione nella quale il favore dell’opinione pubblica è così forte, il Partito democratico è paralizzato dalle sue frange interne.
Devo dire che mi colpisce l’atteggiamento e il silenzio di Berlusconi, uomo di sondaggi, e che quindi non si è schierato apertamente a sostegno degli estremismi della sua maggioranza e del suo governo. Mi colpisce l’atteggiamento di Fini che ha riconosciuto che siano i familiari a dover dire l’ultima parola in questo momento, e, appunto per contrasto, è assordante questo silenzio dell’opposizione. Io l’ho scritto altre volte, che un’opposizione così non ha futuro. Naturalmente poi ci sono anche i gruppi politici molto attivi, e penso ai Radicali che in questa vicenda hanno mantenuto la loro linea e il loro rigore, e tuttavia, la posizione dell’opposizione parlamentare – e mi riferisco al Partito democratico, non penso certamente all’Udc – rischia poi di avere gravissimi effetti per quanto riguarda la legge sul testamento biologico che ormai si profila come una legge non solo di restaurazione, ma come una legge che toglie ciò che già i cittadini hanno, perché non c’è un vuoto legislativo, come si è detto in questi giorni, anzi, c’è un pieno di norme che la Corte di Cassazione ha individuato e ha utilizzato per riconoscere a Eluana Englaro i suoi diritti, e sono norme costituzionali, di principio, che, certo, possono richiedere un adattamento alla situazione concreta, ma non possono negare la sostanza del diritto che già c’è. In questo senso non c’è un vuoto legislativo, ha ragione Umberto Veronesi quando dice che andiamo verso una legge incostituzionale, perché vorrei ricordare per l’ennesima volta che l’art.32 della Costituzione si chiude con queste parole: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Siamo esattamente in questa situazione. La legge deve riconoscere il diritto di ciascuno a governare liberamente la propria vita e ho grandi timori che la paura parlamentare di troppi ci porti verso una deriva assai poco rispettosa dei diritti delle persone e della loro stessa umanità.
(5 febbraio 2009)
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