Il prof. Paolo Grossi, oggi giudice della Corte Costituzionale, in occasione della prima edizione del “Festival del Diritto”, Piacenza – 25/28 settembre 2008 (www.festivaldeldiritto.it) – , in una seguitissima prolusione dal titolo “La vita e il diritto”, che di fatto ne aprì i lavori, ebbe fra l’altro a sottolineare come il diritto, e qui parafraso le sue parole, prima di essere comando sia ordinamento, cioè organizzazione e osservanza, non cieca obbedienza, perchè il diritto sta nelle radici della società, nella sua fisiologia, non nella sua patologia.
Facile dedurre da tali concetti, come prima della nascita del diritto così inteso, nella società umana ci stesse, appunto primitivamente, la “legge del più forte”.
Sembra proprio che nel nostro Paese si stia vivendo una fase particolarmente critica, che, per dirla ancora con il prof. Grossi, consiste nella “crisi del modo in cui il diritto è costretto a manifestarsi”.
Da cittadino semplice mi colpisce in particolare la violenza con cui i “più forti”, dinnanzi alla concreta e limpida possibilità di legiferare su materie che per loro natura si prestano ad essere ordinate con norme che alla coscienza individuale consentano, si ostinano invece a proporre norme che alla coscienza di tutti impongono, cioè ad imporre appunto “la legge del più forte”.
E senza pudore, la chiamano anche libertà, e diritto alla vita.
La timidezza con cui gli oppositori a tale deriva, manifestano anche le loro “espresse” domande, lascia noi cittadini semplici forse più sfiniti, della protervia e degli arzigogoli con cui a quelle timide domande vengono opposte assurde risposte, o in alternativa arroganti silenzi.
Vittorio Melandri
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