venerdì 13 febbraio 2009

vittorio melandri: libertà di coscienza?

LIBERTÀ DI COSCIENZA?????



L’Art. 49 della nostra Costituzione afferma che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Or bene sarò un ingenuo, ma credo che l’unico suggeritore che un cittadino abbia a sua disposizione per esercitare al meglio il diritto soprarichiamato, sia la sua “coscienza”. “Coscienza” che ovviamente, per essere un buon suggeritore, deve essere “libera”. In tale ottica, è evidente che la “libertà di coscienza” è un prerequisito, che precede l’adesione ad un partito, come a qualsiasi altra libera associazione che si voglia occupare di temi che investono appunto la comunità dei cittadini. Temi che, ripeto, quando investono la comunità dei cittadini, che sia quello inerente il disciplinare dei tappi per le bottiglie di vino, o quello inerente il disciplinare che accerta se si è vivi o morti, o addirittura quello di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, sono per intima definizione, tutti, nessuno escluso, “eticamente sensibili”. Capita invece sempre più spesso di incappare nella notizia che i partiti e le associazioni, se ne escano con la “trovata” di concedere ai propri iscritti, “libertà di coscienza”. Ma cosa mai possono “concedere”, quando si riferiscono a qualcosa che non è nella loro disponibilità? Semmai si dovrebbe leggere che partiti e associazioni, verificato che la propria “coscienza collettiva” (ché anche questa esiste, eccome), potrebbe entrare in collisione con la coscienza dei singoli, chiedano agli stessi, per sostenere l’azione del partito o dell’associazione a cui liberamente aderiscono, di “sospendere” il dettato della propria coscienza, perché questi ceda il passo al dettato della “coscienza” del partito. Sarà ovviamente il cittadino, sovrano, a decidere se corrispondere ad una simile richiesta e rimanere nel partito oppure no, nel qual ultimo caso mi pare ovvio è libero di andarsene, così come è stato libero di venirsene. Questa “moda” di concedere qualcosa che non appartiene ai partiti, la libertà di quella coscienza individuale che appunto è della persona cittadino, invece di chiedere il rispetto di quello che ai partiti appartiene, è a mio modestissimo parere, la migliore ed anche più mesta dimostrazione di quanto la laicità (senza aggettivi di sorta), sia sostanzialmente estranea all’esercizio della politica nel nostro Paese.



Vittorio Melandri

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