Da Aprile
Nerozzi: "No alla legge sullo sciopero senza l'accordo dei sindacati"
Ida Rotano, 27 febbraio 2009, 14:58
L'intervista Il governo tenta di rassicurare le organizzazioni sindacali e l'opposizione parlamentare sulla disponibilità al dialogo ma sceglie uno strumento sbagliato come quello della legge delega per disciplinare un tema così delicato. Il tutto con tempi a dir poco sospetti. ne parliamo con paolo nerozzi, ex sindacalista della Cgil, oggi senatore del Partito Democratico
"Un testo aperto" che "potrà essere migliorato" attraverso il dialogo in Parlamento e con il contributo delle parti sociali. I ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, e dell'Ambiente, Altero Matteoli, hanno presentato il ddl delega sugli scioperi nei trasporti. "Abbiamo scelto un percorso molto cauto, il Parlamento ascolterà le parti sociali e si applicheranno le deleghe sentendo le parti sociali", ha spiegato Sacconi, dicendosi "fiducioso" che la Cgil non si sottrarrà al dialogo. Ma la preoccupazione è forte, soprattutto nelle fila del Partito democratico dove si sottolinea l'errore nella scelta dei tempi precipitosi in contrasto quindi con le dichiarazioni di apertura del confronto con le parti sociali. Ne parliamo con Paolo Nerozzi, ex sindacalista Cgil, oggi esponente dell'area della sinistra Pd.
Qualche ora fa il governo ha varato il disegno di legge delega sulla regolamentazione degli scioperi nei trasporti pubblici. Un tuo giudizio a caldo...
Non ho ancora avuto la possibilità di leggere il testo. Ma certo, il clima politico nel quale viene varato questo provvedimento non può che preoccuparmi. Penso all'attacco alla Carta Costituzionale e alla drammatica vicenda di Eluana Englaro ed anche alla durezza usata dalle autorità in alcune proteste operaie.
Ho l'impressione che il governo persegua nella sua volontà di restringimento del dissenso, da un lato, e di sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dall'emergenza centrale del nostro paese: la crisi e le condizioni materiali dei lavoratori, dei pensionati, dei precari e dei cassintegrati. Sono molto preoccupato.
In secondo luogo, c'è un problema di metodo. Se si affronta un tema delicato e di sensibilità costituzionale come quello relativo al diritto allo sciopero non si può non partire da un confronto e un accordo tra le parti sociali. Qualunque normativa dovrebbe arrivare a recepire un accordo già stipulato fra le parti. Non può essere una legge delega a regolamentare il diritto di sciopero. Semmai si sarebbe dovuto procedere con un disegno di legge, frutto di un largo e approfondito dibattito parlamentare e che non contenesse quindi deleghe future al governo. Qualunque riforma del diritto di sciopero non può non essere accompagnata, e semmai preceduta, da una nuova regolazione della rappresentanza sindacale. Fra l'altro, su questo, le organizzazioni sindacali maggiori avevano già raggiunto un'importante sintonia con la firma dell'accordo unitario siglato all'inizio del 2008. Quello per intenderci che partiva dalla riforma della contrattazione.
Accordi unitari e sforzi unitari. Ma la Cisl con Bonanni e la Uil trasporti hanno già espresso il loro apprezzamento a differenza di Epifani. L'unità sindacale è quindi sempre più lontana. E questo come esponente della sinistra Pd non può che preoccuparti...
Ci può essere una dialettica tra le organizzazioni sindacali nel giudicare le singole norme contenute nel decreto legislativo del governo. Ma quello che mi preoccupa veramente è che di fronte alla drammaticità della crisi l'esecutivo sia impegnato, ogni giorno, a discutere di altro. Ieri il nucleare, oggi gli scioperi. Quello che servirebbe al paese, innanzitutto, è un nuovo spirito unitario. Invece registro che costantemente l'esecutivo è impegnato nel tentativo di dividere: i sindacati, il nord e il sud d'Italia, precari contro contrattualizzati, giovani contro anziani.
La crisi appunto, che morde sempre più. Non credi che il voler regimentare gli scioperi non serva a far convivere - come dichiarato dal governo - diversi interessi quanto piuttosto a controllare quel conflitto sociale che inevitabilmente, nelle prossime settimane, si farà sentire con sempre maggiore forza?
Un provvedimento che assumesse un taglio ideologico in tema di restringimento del diritto di sciopero, rischierebbe di aumentare la conflittualità sia nelle modalità tradizionali sia in vecchie forme corporative. Si tratta della libertà delle persone, costituzionalmente garantita. E' necessario, quindi, procedere con cautela, sensibilità e coinvolgimento di tutti. Inoltre.
La legge delega arriverà presto in Parlamento. Cosa farà il Partito democratico?
Innanzitutto dovremmo batterci per eliminare le deleghe dal disegno di legge del governo. E sicuramente il nostro impegno dovrà favorire la massima partecipazione delle forze sociali per la stesura di un testo condiviso a partire dal recepimento delle preoccupazioni espresse, in queste ore, dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. In ogni caso, un accordo su regole così delicate in mancanza dell'assenso delle organizzazioni sindacali non potrà che vedere la mia contrarietà.
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