Gad Lerner
Ieri 14 febbraio 2009, 17.29.27
Mentana e il libero mercato che non c’è
Ieri 14 febbraio 2009, 17.21.47 | Gad
E’ passata quasi una settimana dalla rottura tra Enrico Mentana e Mediaset. Sono proprio curioso di vedere se il fondatore del Tg5, il giornalista che in tre anni ha portato “Matrix” al sorpasso autunnale di “Porta a porta”, riceverà un’offerta di lavoro dalla concorrenza. Come sarebbe logico in qualsiasi altro paese dove vigesse la libera concorrenza nel mercato televisivo, e dove la “caduta in disgrazia” del nostro agli occhi del premier sarebbe considerato una controindicazione trascurabile.
Vi è chiaro che Mentana, piaccia o non piaccia (certo il suo giornalismo è distante dal mio, ho trovato criticabile la sua scelta di restare in Mediaset col Berlusconi in politica, ma che c’entra?) tutto è tranne che un bollito. Gli ascolti sono più che mai dalla sua parte, specie se confrontati a quelli di colleghi oggi molto in voga su quelle stesse reti. Dunque: non sarebbe un ottimo affare per la Rai proporgli di fare concorrenza ai suoi ex? E a sua volta La7 che nel 2001 l’aveva quasi convinto a guidare la sua nascente informazione, non ha forse convenienza a rilanciare?
Domande retoriche. I competitor italiani di Mediaset devono trattare con molta cautela politica l’affaire Mentana. L’azienda pubblica non può certo scegliere autonomamente un’assunzione di peso come quella di Mentana, per giunta un Mentana detestato da chi ci governa. La compagnia telefonica azionista de La7, a sua volta, deve dirimere troppe questioni normative col vertice politico per ignorare completamente i suoi desiderata. Resta Sky, cioè lo straniero che ha osato già scritturare Fiorello. Ricordate cosa gli ha detto Berlusconi ricevendolo inusualmente a Palazzo Grazioli? “Fiorello, davvero passi al nemico?”. La cosa buffa è che lo showmen lavorava in Rai, non a Mediaset. Berlusconi ormai non ha più bisogno di fingere. Considera giustamente la Rai casa propria, come Mediaset. Vedremo se a Murdoch possa convenire la carta Mentana. Io ne dubito. La cosa certa è che il libero mercato, fatto di concorrenza per sottrarre ascolti e pubblicità al competitore, nell’Italia televisiva è solo un pallido ricordo, dopo il tentativo stroncato sul nascere di La7 nel 2001.
Nessun commento:
Posta un commento