Da Aprile
Uniti per il lavoro e contro la crisi
C.R., 13 febbraio 2009, 16:58
Sono oltre settecentomila, lavoratori pubblici e privati, accorsi da ogni parte d'Italia. Con loro anche pezzi importanti della società civile, del mondo della cultura, tanti studenti e immigrati. Tra le diverse bandiere della Cgil, Fiom e Fp, spuntano quelle dei partiti extraparlamentari della sinistra e dell'Italia dei valori di Di Pietro. Mancano quelle del Pd
Cipputi e Travet marciano insieme, l'uno accanto all'altro. Oggi Roma è una città che si colora del rosso delle bandiere della Cgil. Tre grandi serpentoni, iniziano alle 8.30 del mattino, quasi alla spicciolata. Il cielo è aperto, il freddo è pungente. Una donna della funzione pubblica nota quasi con invidia che "gli altri", quelli della Fiom, hanno cappello e sciarpa di lana rossa. "Vedi? Noi qui con la pettorina semitrasparente a difesa della Costituzione, loro si che sono ben organizzati. Dobbiamo imparare dalla Fiom - dice - meglio scegliere stoffe pesanti". Poi ride, si fa prestare una bandiera Fiom con la quale si avvolge il collo e riparte alla volta del suo striscione.
Quattro ore dopo, quando piazza San Giovanni è già quasi piena, il corteo partito dalla Stazione Termini è ancora in marcia. In tutto sono oltre settecentomila, lavoratori pubblici e privati, accorsi da ogni parte d'Italia. Con loro anche pezzi importanti della società civile come la campagna "Sbilanciamoci", che proprio giovedì ha presentato le sue controproposte al G7 per combattere la crisi.
Tantissimi sono gli studenti: "Questo governo vuole stravolgere la costituzione - grida una stuntedessa - il parlamento vuole eliminare il diritto allo studio, il valore legale del titolo di studio, trasformando la scuola in marciume. Migliaia di studenti devono lavorare in nero per permettersi l'università, e il governo elimina le borse di studio. Noi non paghiamo la loro crisi". Ironici gli operai: "Ora Berlusconi dice che c'è la crisi... buongiorno Cavaliere! Dov'era finora?". E la consapevolezza che le misure anticrisi disposte dal governo non sono sufficienti. Anzi, al contrario, sono quasi offensive: "Dà 1500 euro di incentivi per comprare l'auto -si sfoga un anziano metalmeccanico di Torino -. Ma a chi come me non sa come mettere insieme la cena chi gli dà gli altri 8mila euro?". Un'operaia delle cooperative socio-assistenzali protesta contro l'idea di mandare le donne in pensione più tardi: "Vogliono mandarci direttamente dall'assistenza agli anziani all'essere assistite. I lavoratori sono risorse, non costi da tagliare".
C'è nell'aria la rabbia di una crisi che morde salari e futuro. C'è la voglia di contarsi, c'è fame di unità. "E' nell'unità delle lotte che si crea l'opposizione" - ci spiega un universitario della Sapienza.
Tra le tante bandiere della Cgil spuntano quelle dei partiti extraparlamentari della sinistra, con Fava, Bertinotti, Vendola, Ferrero, i verdi Cento e De Petris che partono da piazza della Repubblica in testa al corteo e che raggiungono in piazza San Giovanni le bandiere dell'Italia dei valori di Di Pietro, tradizionalmente "più stanziali", attorno all'area palco. Mancano le bandiere del Pd.
Si cercano allora le facce, inizia la conta dei presenti e saltano agli occhi gli assenti. È il passaparola tra uno striscione e l'altro: È arrivato Fassino, c'è anche Damiano...
Un operaio di Napoli si avvicina al servizio d'ordine, chiama Fassino e, schietto, gli chiede: "Ma allora stai con noi si o no?", Fassino fa un cenno di saluto con la testa. Potrebbe essere un segno affermativo, ma l'uomo non ne è convinto. Passa il megafono ad una signora alle sue spalle e lei ci riprova: "L'opposizione non la possiamo mica fare da soli, Fassino diglielo al Pd!".
Gli esponenti del Pd partecipano "a titolo personale", spiegano Rosy Bindi, Cesare Damiano, Piero Fassino: "Il Pd è qui per lavorare affinché il sindacato ritrovi la propria unione. Non è incoerente essere qui e al tempo stesso lavorare perché si ritrovi una piena unità di intenti tra Cgil, Cisl e Uil. L'unità sindacale è un bene prezioso".
In effetti, le altre sigle sindacali assenti in piazza, rappresentano una ferita le cui piaghe si trascinano tra i volti in marcia. Tra i lavoratori, i commenti riservati a Bonanni e Angeletti sono al vetriolo. Parla un cartellone: "40 denari". I lavoratori cercano Bersani, e quando il ministro ombra arriva nel corteo salta il servizio d'ordine, lo circondano per stringergli la mano, per incoraggiarlo. Indubbiamente, tra i "big" della politica è lui a riscuotere le maggiori simpatie.
Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi, della sinistra piddina, si sono dati un gran daffare a raccogliere tra i parlamentari dell'opposizione le firme a sostegno dello sciopero. Ne hanno collezionate ben 120, quasi tutte del partito democratico. Il veltroniano Verini è tra questi e partecipa anche alla manifestazione. In piazza c'è anche Bettini.
"Condivido le ragioni dello sciopero e per questo sono in piazza con i lavoratori della Cgil - spiega Vita-. Evidentemente per qualcun altro anche nel Pd, le sigle contano più dei contenuti". "Abbiamo assistito oggi a un importante manifestazione di coesione sociale tra lavoratori pubblici e privati, una grande risposta a chi vuole mettere in discussione i diritti fondamentali come quello allo sciopero. Una piazza da cui si può partire per la costruzione di un'iniziativa ancora più forte", assicura Paolo Nerozzi.
Nel frattempo, sui cellulari arrivano le agenzie che informano di una generica inquietudine che Berlusconi avrebbe fatto trapelare per una crisi "preoccupante perchè senza confini definiti", e i suoi sodali attaccano a testa bassa. Inizia Italo Bocchino, critico verso la "confusione" del Pd e la "partigianeria" della Cgil, continua, alzando lo scontro, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: "L'accordo raggiunto tra governo e regioni sugli ammortizzatori sociali è di notevole rilevanza. E' un evidente successo del governo mentre la sinistra massimalista, con lo sciopero indetto oggi dalla Cgil, cerca irresponsabilmente lo scontro sociale". Gli risponde Massimo D'Alema: "Credo che sia importante essere vicini ai lavoratori a disagio per l'assenza di una politica efficace e in grado di affrontare questa grave crisi. E' urgente - ha aggiunto garantire chi perde il posto di lavoro e quindi occorre una riforma degli ammortizzatori sociali che sia in grado di proteggere anche i lavoratori precari e a tempo determinato".
Fausto Bertinotti, preferisce prendersela con il Pd. "Una cosa è evidente: qui Il sindacato c'è, il Pd no". Solletica un nervo scoperto. C'è qualche cartello irridente, "Avete visto Veltroni?" e più in generale, un rosario di rivendicazioni.
La richiesta di maggiore vicinanza del principale partito dell'opposizione è nelle voci del corteo. Veltroni in effetti è in Sardegna per la chiusura della campagna elettorale. Ma anche fosse stato a Roma non avrebbe partecipato alla manifestazione.
A difenderlo ci deve pensare proprio Bersani, acclamato come "antidoto" al morbo del ‘ma anche': l'assenza, spiega, è "per tutelare l'unità di tutti i lavoratori". Veltroni si era fatto comunque sentire due giorni fa, con una lettera inviata ad Epifani: "E' una manifestazione che nasce da problemi reali da affrontare. Bisogna creare le condizioni per ascoltare i lavoratori e lavorare per unire il mondo del lavoro. Una crisi così accentuata - ha scritto - richiede una mobilitazione di tutte le forze sociali, bisogna recuperare questa frattura perché il governo vuole dividere scientificamente i sindacati". E oggi Guglielmo Epifani risponde: la lettera di Veltroni "esprime una sostanziale vicinanza alle ragioni dello sciopero. E' un passo avanti - ha aggiunto - rispetto alla mobilitazione dello scorso 12 dicembre".
Per Claudio Fava di Sd, non fa comunque differenza: "Allo sciopero non si dà solidarietà. O si partecipa o si sta a casa. Prendo atto che il segretario del Pd ancora una volta ha scelto di stare a casa", taglia secco.
Gli fa eco Gennaro Migliore: "Quella del Pd sul piano generale è una non scelta che è peggio di una scelta. Vedo vari esponenti del Pd però sono singole persone e non rappresentano il loro partito. Sono possono dire sono qui per il mio partito".
Ferrero sottolinea le diversità tra la manifestazione di oggi e quella del 2003, organizzata dalla Cgil guidata da Sergio Cofferati: "La vera differenza - afferma il segretario del Prc - è che allora l'opposizione politica stava con la Cgil. Oggi il Pd ha fatto una scelta di classe, non sta con la Cgil ma con chi ha firmato l'accordo".
Concordano, a parole, su tutto. Dalle critiche al Pd alle motivazioni che li spingono al fianco della Cgil in piazza. Eppure marciano divisi. "Noi siamo qui lavoratori pubblici e privati, uniti per difendere il lavoro e loro si dividono!", sbotta una lavoratrice. L'ex presidente della Camera, sorride, prova a defilarsi, ma non sfugge ai lavoratori: "Fausto, fallo ragionà a Vendola, pensaci tu, spiegalo a Vendola che non serve un'altra divisione a sinistra, fallo per noi", è la supplica di un metalmeccanico.
La manifestazione sicuramente è un successo e dimostra che i lavoratori non possono pagare questa crisi e che sono uniti per contrastare chi pensa di poter ridurre le libertà, a cominciare dal diritto di sciopero. "Il fatto di aver trovato insieme i lavoratori metalmeccanici e quelli pubblici esprime già una novità, il fatto che ci siano queste due categorie così importanti e così diverse dà l'idea di come in questo memento c'è bisogno di grandissima unità", è il refrain più ripetuto dagli esponenti della sinistra. "Noi lo sappiamo e oggi vi abbiamo dimostrato che è possibile", tagliano corto alcuni lavoratori pubblici che "intercettano
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