mercoledì 18 febbraio 2009

vittorio melandri: dopo veltroni il niente di prima?

Ho ascoltato Walter Veltroni, per tutti i circa cinquanta minuti della sua cosiddetta “conferenza stampa”.



Con la “stampa” che ovviamente è stata, come tutti, solo ad ascoltare.



I commenti a seguire sono stati confezionati “su misura” attorno ad una figura di politico che, a leggerli venendo da via, in Italia tutti dovrebbero volere alla guida di tutto quello che c’è da guidare; un politico onesto intellettualmente ed uso a comportamenti che, definire desueti, nel nostro panorama politico, sarebbe a dir poco eccessivo.



Quello che non si capisce, né stando alle parole di Veltroni né stando appunto ai commenti, è perché questo “messia” abbia perso dinnanzi al popolo italiano, e meno ancora si capisce perché, il “padre suo Prodi”, che è l’altro mirabile politico che ha concepito insieme a lui il disegno politico meraviglioso che si chiama oggi PD, dopo essersi chiamato Ulivo, addirittura sia scomparso dal profilo della mirabile creatura.



Da quando nel 1994 è cominciata ufficialmente l’era politica che prende il nome da Berlusconi, e sono ormai passati quindici anni, il centrosinistra ha sempre perso, perché quando ha vinto, è bene non dimenticarlo mai, ci è riuscito consegnando le chiavi della vittoria ad “enti” esterni alla sua potestà, fuori dal suo controllo; la Lega del “ribaltone” nel 1994 e quella dell’astensione nel 1996, i Cossiga i Dini e i Mastella, che del “centro sinistra”, con o senza trattino, erano e sono corpi estranei, come i fatti hanno puntualmente dimostrato.



Ma dovendo indicare le cause capaci di spiegare questa condizione minoritaria, Veltroni ancora oggi si riferisce ad una “sinistra salottiera, giustizialista e conservatrice”, evidentemente causa di tutti i mali che a lui poi si sono personalmente rivolti, e che (povera “stella” verrebbe di dire) augura non si rivolgano al suo successore.



Posto che la sinistra soi-disante radicale, continua a mostrare tutta la sua masochistica insipienza, è un fatto che questa non era esterna ad un centro sinistra possibile, e che semmai si trattava di inchiodarla alle sue responsabilità, cosa possibile, e che nemmeno si è tentata.



Esistono invece due nodi irrisolti dinnanzi a quella che oggi è l’opposizione politica italiana rimasta, ed uno per altro è stato beffardamente citato da Veltroni nel suo discorso, come se fossero altri e non lui, ad esserci legati.



Veltroni infatti ha detto che occorrerebbe un “centrosinistra che creda nella legalità, che abbia coraggio di cambiare, che riscopra il contatto con la società: insomma, «fuori dalle stanze e dentro la vita reale delle persone»”.



Il fatto però è che Lui e con lui tutto il gruppo dirigente del PD attualmente in sella, è il primo a fare strame della legalità e a dimenticare la “illegalità” clamorosa su cui poggia la stessa Presidenza del Consiglio incarnata pro tempore in Berlusconi, ed ormai persino la parola inesistente “giustizialismo”, viene spesa come esistesse, ed è usata per aggredire tutti coloro che proprio alla “legalità” si richiamano, a partire da quella che, in applicazione di una legge tuttora vigente, vorrebbe Berlusconi nemmeno confermato eletto in Parlamento.



L’altro nodo irrisolto, è quello che rende inattuabile l’idea che sta alla base del PD e il PD un “partito inesistente”.



Mi riferisco al fatto che l’incontro con i cattolici che fanno politica ricercato da chi cattolico non è, è sì auspicabile e ricercabile, ma ad una chiara condizione, che si vada alla ricerca di quei cattolici che siano decisi a presentarsi all’incontro sottraendosi al patrocinio politico dello Stato della Città del Vaticano.



Succede invece che la laicità venga addirittura indicata come alternativa all’essere cattolici, e si parla non a caso, ma con somma ipocrisia, di incontro fra “laici e cattolici”, quando è palese che tutti dobbiamo praticare la laicità in politica.



Dinnanzi a tanto disprezzo della realtà, non so come altro chiamarlo, l’uscita di scena di Veltroni andrebbe salutata come una liberazione, non fosse che quello che si profila non appare affatto meglio.



E si accentua la critica a quanti osano dirsi antiberlusconiani, non a priori, ma forti della conoscenza di una biografia incardinata nella opacità più oscena, nella P2, e nella illegalità costruita ad hoc quando non praticata in spregio delle leggi in vigore.



Vittorio Melandri

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