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domenica 9 novembre 2025
Giuseppe Casanova: Cnel, Brunetta e la questione morale
CNEL, Brunetta e la questione morale: una vicenda che interroga la coscienza istituzionale del Paese.
Nel dicembre 2016, il governo Renzi sottopose agli italiani una riforma costituzionale che prevedeva, tra le altre misure, la soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). L’ente, istituito dalla Costituzione con funzioni consultive in materia economica e sociale, era da tempo considerato superfluo e costoso. Il referendum fu bocciato, e il CNEL rimase in vita.
Oggi, a distanza di quasi un decennio, il CNEL torna al centro del dibattito pubblico per una vicenda che solleva interrogativi non solo economici, ma etici. Il suo presidente, Renato Brunetta, già ministro e noto per la sua opposizione al salario minimo, ha deliberato un aumento del proprio stipendio da 250.000 a 310.000 euro annui, invocando una sentenza della Corte costituzionale che ha rimosso il tetto di 240.000 euro per i dirigenti pubblici. Contestualmente, sono stati previsti aumenti per i vertici e lo staff dell’ente, per un totale di circa 1,7 milioni di euro.
La decisione ha suscitato reazioni indignate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione, e ha costretto Brunetta a revocare l’aumento. Ma il gesto, seppur formalmente legittimo, resta politicamente inopportuno e moralmente discutibile.
In un Paese dove sei milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese, dove il salario minimo è ancora oggetto di scontro ideologico, e dove la povertà assoluta ha raggiunto livelli storici, l’idea che un ente considerato da molti inutile possa raddoppiare le proprie spese per retribuzioni appare come una provocazione.
La vicenda del CNEL e di Brunetta non è solo una questione di cifre. È una questione di credibilità delle istituzioni, di rispetto per i cittadini, di coerenza tra parole e azioni. È il sintomo di una distanza crescente tra chi governa e chi è governato.
La revoca dell’aumento non cancella la pessima figura, né risolve il nodo politico: ha ancora senso mantenere in vita il CNEL? E soprattutto, quali criteri etici devono guidare la gestione delle risorse pubbliche?
In tempi di sacrifici collettivi, serve sobrietà, trasparenza e senso della misura. La politica non può chiedere rigore ai cittadini e indulgere nel privilegio. La vicenda del CNEL sia l’occasione per riaprire un dibattito serio sulla riforma delle istituzioni e sulla moralità pubblica.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena (CA)
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