giovedì 27 novembre 2025

Franco Astengo: Numeri dalle Regioni (seconda parte)

 NUMERI DALLE REGIONI (seconda parte) di Franco Astengo Premessa I commenti ai risultati elettorali di Campania, Puglia e Veneto (elezioni del 23/24 novembre 2025)si sperticano a ricercare perdenti e vincenti mentre viene completamente sottovalutato il tema dell'astensione, arrivata ormai a coinvolgere la maggioranza assoluta di elettrici ed elettori, che rende il sistema terreno ideale per scorrerie di concentrazione (anche personalistica) del potere come dimostra la questione della modifica della formula elettorale che il centro destra sta preparando dopo che per anni la sinistra ha praticamente ignorato il problema (nonostante i tanti richiami del compianto Felice Besostri). Si considerano le elezioni quasi come una mera prova agonistica con i partiti ridotti a litigiosi comitati elettorali. In questi casi poi la semplificazione che la destra utilizza nel messaggio politico prevale. Analisi dei voti di lista del turno elettorale del 23/24 novembre 2025 (le percentuale sono tutte riferite al totale degli iscritti nelle liste) CAMPANIA Elezioni regionali 2025 Aventi Diritto 4.975.253 Voti Validi 2.009.713 40,39% Elezioni politiche 2022 Aventi Diritto 4.510.722 Voti Validi 2.301.727 51,02% Elezioni regionali 2020 Aventi diritto 4.996.921 Voti Validi 2.357.610 47,18% Tra le regionali 2020 e le regionali 2025 - 6,79% Centro-Sinistra PD 370.016 7,43% (Regionali 2020: 398.522 7,97% Politiche 2022: 277.763 6,15%) M5S 183.333 3,68% (Regionali 2020 233.975 4,68% Politiche 2022 798.013 17,69% ) Riformisti (in precedenza Italia Viva - Azione) 116.963 2,35% ( Regionali 2020 173.884 3,47% Politiche 2022 121.165 2,68%) AVS 93.596 1,88% (Regionali 2020 (Europa Verde) 42.997 0,86% Politiche 2022 62.060 1,37% ) Noi di Centro 71.260 1,43% Politiche 2022 27.730 0,61% Liste del presidente e civiche 394.754 7,93% Regionali 2020 1.001.210 (compreso Centro Democratico, PSI, PRI) 20,03% Rappresentatività complessiva del centro-sinistra compreso il M5S e i riformisti: 24,70% Centro Destra Fratelli d'Italia 239.733 4,81% (Regionali 2020: 140.916 2,82%, Politiche 2022 416.191 9,22% ) Forza Italia 215.419 4,32% (Regionali 2020 121.694 2,43% Politiche 2022 244.777 5,42% ) Lega 110.735 2,22% (Regionali 2020 133.159 2,66% Politiche 2022 90.779 2,01% ) Noi Moderati 25.559 e UDC 9.771 35.330 0,71% (Regionali 2020-UDC- 45.325 0,90% Politiche 2022 13.028 0,28% ) Lista del Presidente e Liste d'appoggio 107.333 2,15% (Regionali 2020 9.763) 0,19% Rappresentatività complessiva del centro - destra : 14,21% Rappresentatività complessiva del "profilo bipolare": 36.91% Sinistra Campania Popolare 40.743 0,81% (Regionali 2020 30.955 0,61% Politiche 2022 45.063 0,99% ) Altre Liste 30.858 0,62% PUGLIA Elezioni Regionali 2025 Aventi diritto 3.527.190 Voti Validi 1.328.628 37,66% Elezioni Politiche 2022 Aventi diritto 3.217.704 Voti validi 1.737.554 53,99% Elezioni Regionali 2020 Aventi Diritto 3.565.014 Voti Validi 1.676.515 47,02% Tra le regionali 2020 e le regionali 2025 - 9,36% Centro Sinistra PD 344.228 9,75% (Regionali 2020 289.254 4,63% Politiche 277.763 8,63% ) M5S 95.963 2,72% ( Regionali 2020 165.243 4,63% Politiche 2022 491.373 15,27% ) AVS 54.358 1,53% (Regionali 2020 Puglia solidale e verde 63.754 1,78% Politiche 2022 48.102 1,49%) Popolari 54.306 1,53% (Regionali 2020 99.5712,79%) Liste Presidente e Civiche 282.010 7,99% (Regionali 2020 303.796 8,52%) Rappresentatività complessiva del centro-sinistra 23,56% Centro Destra Fratelli d'Italia 248.904 7,05% (Regionali 2020 211.693 5,93% Politiche 2022 425.160 13,21% ) Forza Italia 121.015 3,43% (Regionali 2020 149.399 4,19% Politiche 2022 190.643 5,92%) Lega 106.853 3,02% (Regionali 2020 160.507 4,50% Politiche 2022 91.393 2,84%) Noi Moderati 10.997 0,31% (Regionali 2020 UDC 31736 0,89% Politiche 2022 12.265 0.38%) Civica 1.127 Rappresentatività complessiva del centro destra 13,86 Rappresentatività complessiva del "profilo bipolare" 37,42% Puglia Popolare (PRC-PCI- PaP) 6.734 0.19% (Regionali 2020 5.878 0,16% Politiche 2022 17.271 0,53%) Alleanza Civica 1.683 0,04 VENETO Elezioni Regionali 2025 Aventi diritto 4.294.694 Voti Validi 1.673.876 38,97% Elezioni Politiche 2022 Aventi diritto 3.728.012 Voti Validi 2.511.026 67,35% Elezioni Regionali 2020 Aventi diritto 4.126.114 Voti Validi 2.055.173 49,80% Tra le elezioni regionali 2020 e le elezioni regionali 2025 - 10,83% Centro Sinistra PD 277.495 6,46% (Regionali 2020 244.881 5,93% Politiche 2022 405.800 10,88% ) AVS 77.261 1,78% (Regionali 2020 Europa Verde 34.647 0,83% Politiche 2022 87.382 2,34%) M5S 36.866 0,85% (Regionali 2020 55.281 1,33% Politiche 2022 145.559 3,90%) Rifondazione Comunista 10.430 0,24% (Regionali 2020 Veneto Ec.Sol. 9.061 0,21% Politiche 2022 23.292 0,62%) Riformisti e Civiche 35.669 0,83% ( Regionali 2020 12.426 0,30%Politiche 2022 210.020 5,63%) Lista del Presidente e Civiche 24.296 0,56% (Regionali 2020 41.275 1,01) Volt.5.339 0.12% (Regionali 2020 14.246 0,33%) Rappresentatività del centro sinistra 10,91% Centro Destra Lega 607.220 14,13% (Regionali 2020 347.832 8,43% Politiche 366.425 9,82%) Fratelli d'Italia 312.839 7,28% (Regionali 2020 196.310 4,75% Politiche 2022 818.520 21,95%) Forza Italia 105.375 2,45% (Regionali 2020 73.244 1,77% Politiche 2022 173.609 4,65% ) Noi Moderati 18.768 0.43% (Politiche 2022 51.931 1,39%) UDC 28.109 0,65% Liga Veneta 30.703 0,71% (Regionali 2020 48.392 1,17% ) Regionali 2020: Lista Zaia Presidente 916.087 22,20% Rappresentatività complessiva del centro destra 25,68% Rappresentativà complessiva del profilo "bipolare" 36,59% Il caso Veneto fa prestare grande attenzione al fenomeno della volatilità interna alle coalizioni. In un quadro di complessiva flessione di partecipazione al voto la posizione dell'ex-Presidente della Regione Zaia ha mutato profondamente il quadro politico: sparita la lista a lui intestata nelle regionali 2020 la Lega con lo stesso Zaia capolista ha raccolto circa 240.000 voti in più rispetto alle politiche 2022 perdendo, nella somma tra la Lista Zaia e la Lega nel 2020 circa 600.000 voti mentre Fratelli d'Italia è calato tra il 2022 e il 2025 di oltre 500.000 voti con l'uscita verso l'astensione più alta fra le regioni al voto il 23/24 novembre. Resistere Veneto 83.054 1,93% Democrazia Sovrana Popolare 12.941 0,30% (Politiche 2022 26.631 0,71% ) Popolari per il Veneto 6.071 0,14% In conclusione non si può ignorare che nel momento in cui si scrive di affinamento del profilo bipolare del sistema si dovrebbe rilevare che nelle tre importanti regioni andate al voto il 23/24 novembre 2025 la somma delle due coalizioni di centro sinistra e di centro destra (presentatesi in tutti i casi in completo e nel Veneto comprendendo anche Rifondazione Comunista) non arriva al 40% dell'intero elettorato. Un grado di rappresentatività del tutto insufficiente nel momento in cui, tra l'altro, si è tornati a parlare di premierato: il rischio concreto, in un Paese politicamente articolato come l'Italia, è quello di andare ad eleggere un Primo Ministro con una quota più o meno del 20% dell'intero elettorato.Sicuramente in quel caso giocherà un forte ruolo la presonalizzazione ma adesso è necessario comunque avvertire in particolare i partiti dell'opposizione: è possibile che si avveri la possibilità che emerga una forma di governo fortemente accentrato in dimensione monocratica eletto con una percentuale molto bassa di consenso reale e probabilmente neppure l'adozione di un sistema elettorale proporzionale e il ritorno a governi di natura parlamentare potrebbero ovviare a questo stato di cose che ha profonde ragioni di carattere internazionale e soprattutto di situazione sociale che genera profonda sfiducia. Determinante dovrebbe essere il ritorno ad un ruolo dei partiti di aggregazione sociale e pedagogia politica. Di questo, ribadiamo, non sembrano occuparsi le forze politiche anche dell'opposizione ma l'analisi di questa situazione non può essere certamente approfondita in una sede di semplice esposizione di dati (si ricorda, infine, che tutte le percentuali sono riferite al totale degli aventi diritto).

mercoledì 26 novembre 2025

L’obiettivo del socialismo è tutto - Jacobin Italia

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Metalmeccanici, la lotta e il contratto - Jacobin Italia

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In Denmark, Social Democracy Is Failing

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Io, ispettrice del lavoro, davanti a un sistema che non regge più

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Franco Astengo: Numeri dalle Regioni (parte prima)

NUMERI DALLE REGIONI (parte prima) di Franco Astengo Questo abbozzo di analisi riguardante l'esito elettorale del 23/24 novembre 2025 relativo alle regioni Campania, Puglia e Veneto rappresenta la prima parte di un lavoro più completo che mi auguro di realizzare nei prossimi giorni. In questa occasione mi sono occupato soltanto del tema della partecipazione al voto e dei dati riguardanti i raffronti circa l'elezione diretta dei presidenti della Giunta. Seguirà un tentativo di analisi sui voti delle liste e ancora un riassunto complessivo della tornata iniziata a settembre e che ha riguardato 6 regioni (Marche, Calabria, Toscana, Campania, Puglia, Veneto). Si è utilizzata la cifra dei voti validi (quindi già depurati di schede bianche e nulle) Andando per ordine PARTECIPAZIONE AL VOTO CAMPANIA Elezioni Regionali 2025 CAMPANIA Aventi diritto 4.975.223 Voti Validi Candidati Presidente 2.121.474 42,64% Liste 2.009.713 40,39% Voti validi ai candidati presidenti (6) in maggior numero rispetto ai voti di lista 111.761 Elezioni Politiche 2022 CAMPANIA Aventi diritto 4.510.722 (differenza dovuta agli iscritti all'estero) Voti Validi (regione Senato) 2.301.027 51,01% Elezioni Regionali 2020 CAMPANIA Aventi diritto 4.996.921 Voti Validi Candidati Presidente 2.774.104 55,51% Liste 2.357.610 47,18% Voti validi ai candidati presidenti (7) in maggior numero rispetto ai voti di lista 416.494 Differenze: Voti validi in meno tra i candidati presidenti 2025 e i candidati presidenti 2020 652.630 (- 12,87%) Voti validi in meno tra le liste: Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020 Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 291.314 (- 8,37%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.897 ( - 6,79%) PUGLIA Elezioni Regionali 2025 Aventi diritto 3.527.190 Voti Validi Candidati Presidente 1.437.609 40,75% Liste 1.328.628 37,66% Voti validi ai candidati presidenti (4) in maggior numero rispetto ai voti di lista 108.981 Elezioni Politiche 2022 Aventi diritto 3.217.704 (ricordare sempre gli iscritti all'estero) Voti Validi 1.737.554 53,99% Elezioni Regionali 2020 Aventi diritto 3.565.014 Voti validi candidati presidenti 1.862.023 52,23% Voti validi liste 1.676.515 47,02% Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 185.508 Differenze: Voti validi in meno tra i candidati presidenti Regionali 2025 - Regionali 2020 424.954 (- 11,48%) Voti validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020 Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 408.926 (-16,33%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.887 (9,36%) VENETO Regionali 2025 Aventi Diritto 4.294.694 Voti validi candidati presidente 1.881.272 43,80% Voti Validi liste 1.673.876 38,97% Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 207.396 Politiche 2022 Aventi diritto 3.728.012 (tenuto conto degli iscritti all'estero) Voti validi 2.511.026 67,35% Regionali 2020 Aventi diritto 4.126.114 Voti validi candidati presidenti 2.453.519 59,46% Voti validi liste 2.055.173 49,80% Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 398.346 (in tutte e tre le regioni si evidenzia un calo nella differenza tra i voti ai candidati presidenti e alle liste: segnale del differente peso politico tra le candidature). Differenze: Voti Validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020 Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 836.726 (-28,38%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 381.297 (-10,83%) Complessivamente tra le 3 regioni in cui si è votato il 23/24 novembre 2025 la dimunizione di voti validi è stata, tra le Regionali 2020 e le Regionali 2025 di 1.458.378 voti (-26,98%) Effettivo grado di rappresentatività dei presidenti eletti tra il 2020 e il 2025 (percentuali sul totale degli iscritti) CAMPANIA 2020: De Luca 1.789.017 su 4.996.921 35,80% sconfitto Caldoro 464.921 9,30% 2025: Fico 1.286.188 su 4.975.253 25,85% (-9,95%) sconfitto Cirielli 757.836 15,23% PUGLIA 2020: Emiliano 871.028 su 3.565.014 24,43% sconfitto Fitto 724.928 20,33% 2025: De Caro 919.665 su 3.527.190 26,07 ( + 2,27%) sconfitto Lo Buono 505.055 14,31% VENETO 2020: Zaia 1.883.960 su 4.126.114 45,65% sconfitto Lorenzoni 385.758 9,34% 2025: Stefani 1.211.356 su 4.294.694 28,20% (-17,45%) sconfitto Manildo 543.278 12,64% Da notare il risultato di De Caro in Puglia che migliora il grado di rappresentatività di Emiliano dell'1,36% mentre il candidato del centro destra cala del 6.02%.- La rappresentatività media dei 3 presidenti eletti è quindi fissata al 26,70% mentre nel 2020 era del 35,29% con un calo dell'8,59% Il consuntivo di questa primo - molto parziale - abbozzo di analisi può essere riassunto in una sola indicazione: prosegue un alto tasso di volatilità elettorale ma a senso unico verso l'astensione. Vedremo meglio in seguito analizzando i risultati delle singole liste: i partiti dimostrano di non riuscire a realizzare un sufficiente radicamento nella società e questo rende il sistema progressivamente sempre più fragile. All'orizzonte poi il tentativo di modificare la formula elettorale in senso di maggiore personalizzazione e di premio di maggioranza nell'esaltazione della goveranibilità: l'ennesimo taglio di rappresentanza, cioè esattamente il contrario di quello che servirebbe per cercare di consolidare una qualche credibilità del sistema. Naturalmente le ragioni dell'astensionismo sono complesse ( questa volta si è cercato anche di giustificare il fatto con il facilmente prevedibile esito nelle 3 regioni in questione) ma nel "caso italiano" si vedono quelle ragioni strutturali in parte già indicate che rendono - appunto - il sistema fragile e possibile preda di scorrerie improvvise, tanto più che ci troviamo in una fase di difficoltà del sistema liberal-democratico.

domenica 23 novembre 2025

Franco Astengo: Il contratto dei metalmeccanici

IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI di Franco Astengo 1) "E' stato firmato il contratto dei metalmeccanici che prevede 205,32 euro di aumento medio. L’intesa è stata raggiunta dopo una lunga trattativa da Federmeccanica e Assistal con Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. Il contratto scaduto a giugno 2024 è stato rinnovato dopo 17 mesi di difficili trattative caratterizzate da ripetuti “stop and go”, con una rottura del tavolo, 40 ore di sciopero e manifestazioni in tutt’Italia, e dalla metà di luglio una ripresa del negoziato.L’aumento mensile che al livello medio (C3 ex 5°liv.) è di 205,32 euro, porterà ad un aumento di 177 euro dei minimi per i prossimi tre anni. La prima rata di 27,70 euro è stata già erogata il 1° giugno 2025, la prossima tranche di 53,17 euro sarà pagata il 1° giugno 2026, gli ulteriori 59,58 euro il 1°giugno 2027, la quarta tranche di 209; 64,87 sarà corrisposta il 1° giugno 2028. Gli aumenti contrattuali pari al 9,64%, sono superiori al tasso di inflazione Ipca previsto del 7,20%, ma spalmati su 4 anni e non più su 3. Aumentano anche i Flexible benefit completamente esentasse, dagli attuali 200 euro a 250 euro da erogare entro febbraio 2026 che nel periodo 2021-2028 raggiungono così la somma di 1.750 euro netti per ciascun addetto. Importanti novità riguardano anche le parti normative del Ccnl, con l’’ampliamento a 96 delle ore/anno per l’orario plurisettimanale per meglio bilanciare i carichi di attività e il contestuale innalzamento a 128 ore del tetto tra plurisettimanale e straordinario in quote esenti. Si prevede che i contratti a termine possano superare i 12 mesi di durata a fronte di specifiche causali, ma dal 2027 le causali per prorogare i contratti di 12 mesi potranno essere usate solo se saranno stabilizzati almeno il 20% dei precedenti contratti a tempo determinato. Sullo Staff-leasing è stato introdotto il diritto dopo 48 mesi ad essere stabilizzati a tempo indeterminato presso l’azienda oggetto della missione." 2) Il contratto dell' antica "classe generale" quella che esprimeva il sindacato "soggetto politico" nel passaggio per dirla con Bruno Trentin "da sfruttati a produttori". Abbiamo riportato integralmente i principali passaggi dell'accordo contrattuale rilevandolo dal sito del "Sole 24 ore", ovviamente non siamo in grado di fornire una valutazione di merito: questo testo è finalizzato soltanto a segnalare non solo la diversità dai tempi trascorsi quando il contratto dei metalmeccanici era il "contratto" che segnava un'intera stagione economico - sociale.E' il caso di approfondire invece il quadro generale all'interno del quale la firma del contratto si situa (per combinazione la firma dell'intesa ha coinciso con la decisione di Moody's, una delle più influenti società di ricerche finanziarie al mondo, ha migliorato la sua valutazione (il rating) dell'Italia. Tecnicamente lo ha portato da Baa3 a Baa2. Decisione intorno alla quale il governo di destra ha battuto la grancassa soprattutto al riguardo della "stabilità"). Anche per la sinistra politica il contratto dei metalmeccanici non assume più un aspetto di "centralità". Una sinistra alle prese con ormai storiche difficoltà di radicamento sociale e, nella fattispecie, con l'idea che prevalentemente gli operai dell'industria si sono spostati a destra perchè trascurati nella loro condizione di vita e di lavoro e sensibili al richiamo corporativo. Quanti sono i dipendenti nell’industria metalmeccanica in Italia? Più di 1,8 milioni (dati Istat) se contiamo anche il lavoro interamente sommerso (che avrebbe un’incidenza relativamente bassa in questi comparti) e quel po’ di occupazione metalmeccanica attiva in imprese che ufficialmente non sono metalmeccaniche: al netto di queste due componenti, gli occupati delle imprese metalmeccaniche sono circa 1,7 milioni. Alla vigilia della crisi superavano i due milioni: in un quinquennio le imprese metalmeccaniche hanno dunque bruciato circa 300 mila posti di lavoro. Un terzo di questa perdita è concentrata nei settori della fabbricazione di prodotti in metallo (come generatori, caldaie, armi, ferramenta) che - insieme all’industria meccanica - esprimono il grosso dell’occupazione metalmeccanica. 3) Sorge una domanda: Questo contratto come si colloca nel quadro complessivo della situazione industriale che appare - tra l'altro - dominata dalla vicenda ILVA e dalla concreta possibilità di secco ridimensionamento della presenza della siderurgia in Italia.Ci troviamo nella situazione dell’ennesimo passaggio nella lunga storia dell’apparentemente irreversibile declino dell’Italia dei settori fondamentali nella produzione industriale. L’Italia si trova in una situazione d’incapacità di difesa del proprio residuo patrimonio economico soprattutto perché si trova di fronte ad uno specifico intreccio perverso tra politica ed economia che ha finito con il paralizzare scelte fondamentale che sarebbero state necessarie, soprattutto dal punto di vista dell’intervento del pubblico sia sul piano degli investimenti che della gestione. Il quadro complessivo appare di grave insufficienza anche dal punto di vista della realtà finanziaria e delle infrastrutture. Il tessuto produttivo nazionale attraversa, da anni, una crisi strutturale che condiziona l'economia del Paese e non si è mai riusciti a varare una sintesi di programmazione economica, all'interno della quale potesse emergere la capacità di selezionare poche ed efficaci misure, in grado di incrociare la domanda di beni e servizi e promuovere una produzione di medio e lungo periodo.Appaiono, inoltre, in forte difficoltà anche gli strumenti di rapporto tra uso del territorio e struttura produttiva; strumenti ideati nel corso degli ultimi vent'anni allo scopo di favorire crescita e sviluppo: il caso dei distretti industriali, appare il più evidente a questo proposito.Da più parti si sottolinea, giustamente, il deficit d’innovazione e di ricerca. Abbiamo verificato il determinarsi di una vera e propria involuzione del sistema con il Paese ormai praticamente privo di capacità industriale nei settori strategici, dopo la sbornia delle privatizzazioni e l’aver adottato, fin dagli anni’80 strategie sbagliate proprio sul terreno del modello di sviluppo. Avremmo avuto bisogno invece, di programmazione e di capacità di gestione verso i soggetti capaci di generare innovazione: l'Università, in primis, l'Enea, il CNR, le grandi utilities, le infrastrutture. 4)Come può essere possibile affrontare oggi questo frangente che minaccia di far chiudere quasi completamente la storia della siderurgia in Italia e di far compiere un altro passo indietro alla presenza industriale complessiva del Paese in un quadro internazionale di grandissima difficoltà caratterizzato dai dazi di Trump. dai venti di guerra, dall’aggressività cinese in tutti i campi, dall’arresto del processo di globalizzazione, dalla crisi latente in Paesi il cui sviluppo tecnologico e industriale risulta decisivo come nel caso della Germania.Si sta delineando un processo lungo e difficile, il cui presupposto dovrebbe essere quello di non affidarsi semplicemente al mercato e ai suoi meccanismi.Deve emergere una capacità di previsione da parte dell’intervento pubblico, sia sotto l'aspetto della programmazione, che della correzione degli indirizzi generali: ed è questo che è mancato e continua a mancare da parte dei soggetti politici.Il momento è talmente drammatico che sarebbe complicato aggiungere qualche altra osservazione salvo quello della necessità e urgenza di un intervento di natura politica capace di fornire una nuova qualità d’indirizzo nella presenza industriale.Non basta la firma del contratto :Il frutto dell'assenza di una politica industriale da parte dei diversi governi succedutisi nel tempo e da scelte compiute al riguardo dello smantellamento dell'intervento pubblico in economia e relative privatizzazioni.

mercoledì 19 novembre 2025

Franco Astengo: L'anarchia della prevalenza del più forte

L'ANARCHIA DELLA PREVALENZA DEL PIÙ' FORTE di Franco Astengo La democrazia italiana fondata sulla Costituzione Repubblicana si trova su di un piano inclinato e può scivolare pericolosamente. Questa è la sensazione che si ricava analizzando le vicende dell'ultimo decennio. Una sensazione ancor più acuita dai fatti che stanno accadendo attorno a noi partendo dal quadro generale che vede l'establishment del nostro Paese allineato alle logiche di guerra che stanno prevalendo a livello planetario. Logiche di guerra che si situano nel pieno di una tempesta alimentata dalla spirale neo-liberista e negazionista che sembra prevalere nell'allineamento della logica dei blocchi imposta dalle Grandi Potenze impegnate a coltivare gli orti di casa propria incuranti degli evidenti rischi che stanno sorgendo a livello planetario a partire da quello nucleare e non dimenticando il possibile scoppio di una enorme bolla speculativa sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale che si sta per realizzare in un quadro di vera e propria "anarchia della prevalenza del più forte". Limitiamo, per il momento, la nostra analisi al "caso italiano" (trasformato in retroguardia dopo tanti anni di avanguardia): i fatti più recenti dimostrano come sia sbagliata la linea (che definirei "giolittiana") di inclusione della destra nel normale tessuto presuntamente democratico di una "alternanza temperata" . Alternanza come sembrerebbe suggerire il profilo sempre più marcatamente bipolare del sistema, bipolarismo tra coalizioni entrambe "spurie" dopo la stagione della "tripartizione" verificatasi con l'espressione elettorale dell'antipolitica che alla fine si è risolta in una crescita esponenziale dell'astensione al voto quale indice concreto della accentuata fragilità del sistema. Non si può pensare a un atteggiamento "inclusivo" rispetto a questa destra dall'evidente insofferenza per i meccanismi della democrazia parlamentare e della diarchia "Presidenza della Repubblica / Presidenza del Consiglio". Questa destra intende trasformare il secondo pilastro istituzionale in soggetto prevalente (appunto l'anarchia del più forte) attraverso la formazione di una maggioranza di tipo plebiscitario. Si cerca di realizzare una maggioranza plebiscitaria che nell'indicazione di investitura salti il passaggio delle aule e l'occasione propizia per far questo può essere rappresentata dal referendum sulla magistratura tanto più che il Guardasigilli oggi si è accostato platealmente all'ipotesi contenuta nel documento della "Rinascita Nazionale" elaborato nel 1975 dalla loggia P2 (mi permetto di ritenere questo passaggio ancora più pericoloso dello scontro istituzionale in corso tra FdI e il Quirinale). Si possono così trarre due provvisorie indicazioni: a) l'importanza del referendum costituzionale sull'ordinamento della magistratura che dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2026. I segnali di partenza sono contrastanti, almeno dal nostro punto di vista. Andrebbe svolta una operazione propedeutica di impostazione ancora in precedenza alla definizione di uno schieramento: quella di elevare il livello dello scontro al tema costituzionale (sul quale in passato vi sono state troppe esitazioni se non errori clamorosi tipo la riduzione del numero dei parlamentari) non abbassandolo a mero scontro tecnico o ancor peggio a "governo sì/governo no". Sul tema della democrazia costituzionale va analizzato a fondo e riportato in primo piano il concetto di “rappresentanza politica” vero fulcro di quella “centralità del Parlamento” della quale abbiamo tante volte discusso. Il concetto di rappresentanza politica è stato attaccato a fondo nel corso di questi anni : si è assistito a vere e proprie modificazioni di paradigma fondate tutte sul primo e fondamentale cambiamento avvenuto con l’avvento del sistema elettorale maggioritario vera anticamera del plebiscitarismo. Si coglie l'occasione per ricordare ancora una volta come la definizione del sistema elettorale non faccia parte del dettato costituzionale, anche se si fa fatica a non riconoscere che il tema ha sempre assunto un rango di quel livello, come ha riconosciuto implicitamente la stessa Alta Corte nelle due occasioni in cui, grazie all'iniziativa del compianto Felice Besostri,ha bocciato prima la formula elettorale vigente e nella seconda una formula elettorale approvata dal Parlamento, con la fiducia, ma mai ammessa alla prova delle urne (poi fu elaborata una formula ancora più negativa delle precedenti ma questo sarebbe un altro discorso). b) La costruzione di una soggettività di sinistra effettivamente alternativa da intendersi quale elemento "dirigente" dell'opposizione fondata su una chiarezza di opzioni propositive: sulla pace e sulle grandi questioni economico - sociali a partire dal considerare l'Europa e la sua autonomia come spazio politico su cui investire e il tema delle disuguaglianze a tutti i livelli come prioritario comprendendo appieno il nuovo quadro di contraddizioni imposto dal modificarsi del quadro internazionale, dell'evoluzione tecnologica e dal ritardo con cui si stanno affrontando le grandi transizioni come quella climatica e quella digitale.

sabato 15 novembre 2025

In Chile, Jeannette Jara Is the Candidate for Organized Labor

In Chile, Jeannette Jara Is the Candidate for Organized Labor

Finnish Left Leader: The Far Right Is Attacking Workers

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Franco Astengo: Centro-sinistra e numeri

CENTRO SINISTRA E NUMERI di Franco Astengo E' stato presentato a Genova presso l'Associazione "Le radici e le ali" il nuovo lavoro di Renato Mannheimer (questa volta in collaborazione con Pasquale Pasquino) "Gli Italiani al Voto", un'accurata analisi sui cambiamenti nelle scelte elettorali avvenute nel corso degli ultimi anni in comparazione con un testo analogo pubblicato nel 1985 ancora ai tempi della "Repubblica dei partiti". Un lavoro che dovrebbe essere tenuto in grande considerazione dagli operatori politici che nel momento in cui hanno la pretesa di impegnarsi nella contesa elettorale, costruire alleanze, promuovere candidature dovebbero tenerlo quale vero e proprio baedeker. In questo senso i punti di maggiore interesse riguardano, nello specifico del "caso italiano", il definirsi di un profilo bipolare del sistema in un quadro di progressivo acuirsi delle contraddizioni geopolitiche e sociali. Gli elementi caratteristici della fase possono essere, infatti, riassunti in una volatilità quasi completamente interna ai blocchi, in una restrizione dello spazio politico per il "centro", e in una diversa misura di potenzialità di espansione fra le forze politiche dove Fratelli d'Italia sembra in una qualche misura aver "fatto il pieno" entrando in diretta competizione con Forza Italia ma avendo come unico bacino di riferimento l'elettorato leghista che si considera "di destra" in una misura più ampia di quella autodichiarantesi tra elettrici ed elettori dello stesso partito della signora presidente del consiglio. Attorno a queste indicazioni fondamentali è il caso di aggiungere alcuni elementi allo scopo di suggerire una conclusione riguardante il possibile schieramento di centro-sinistra. 1) Il fenomeno dell'astensione è in costante crescita almeno dal 2013 in avanti per tutti i tipi di elezione. Nessuna forza politica è stata in grado di drenare il flusso in uscita di elettrici ed elettori, tanto meno quello più dichiaratamente populiste come M5S e Lega. Da notare come l'astensione colpisca anche gli eventi elettorali riguardanti quelle istituzioni che un tempo erano ritenute le "più vicine ai cittadini" come i Comuni; 2) Sta emergendo, in particolare a livello giovanile, il fenomeno di una attivizzazione culturale, sociale e anche politica magari su tematiche non direttamente legate al quotidiano (si vedano le manifestazioni Pro-Pal) che non sembra corrispondere a scelte di tipo elettorale; 3) Attorno al punto di conseguimento della maggioranza relativa abbiamo assistito dal 2014 in avanti, tra elezioni legislative generali e per il Parlamento Europeo, ad un vero e proprio turn over con la quota di voti in costante diminuzione. Nelle elezioni europee 2014 il PD a trazione renziana ottenne poco più di 11 milioni di voti (una quota che fece scattare un meccanismo di illusione ottica avendo i media strillato del 40%. In realtà la percentuale effettiva sul totale degli aventi diritto superava di poco il 22%, era iniziata la fase della "grande diserzione"). Politiche 2018 (territorio nazionale) maggioranza relativa al M5S con circa 10 milioni di voti. Europee 2019 maggioranza relativa alla Lega con 9 milioni di voti. Politiche 2022 maggioranza relativa a Fratelli d'Italia con poco più di 7 milioni di voti. Europee 2024 la maggioranza relativa si conferma a Fratelli d'Italia con 6.713.000 voti. Nel frattempo i voti validi sul territorio nazionale sono scesi da 32.841.70 nelle politiche 2018 a 23.308.066 nelle europee 2024. Una perdita attribuibile in buona parte alla caduta del M5S sceso da 10,732.066 suffragi a 2.327.868 (primo dato Politiche 2018, secondo dato Europee 2024). Deve essere chiaro che la gran parte della volatilità elettorale registrata nel corso di questi anni si è rivolta all'esterno del sistema verso l'astensione. 4) Il grado di contendibilità della maggioranza nelle prossime elezioni politiche (e in precedenza nel referendum costituzionale sulla magistratura al riguardo dell'esito del quale avrà senz'altro un peso rilevante il pronunciamento degli schieramenti politici ben oltre il merito, del resto assai complicato da decifrare) dipende quindi da una complessità di fattori non riducibile all'ampiezza delle coalizioni; 5) Grande importanza assume la possibilità di espansione delle diverse forze politiche. In questo senso è necessario aprire un punto di riflessione molto delicato: il centro-sinistra deve poggiare su di un soggetto pivotale strutturalmente collocato attorno al 30% dei consensi sui voti validi che presumibilmente diminuiranno ancora se forse non in dimensione vertiginosa come nel recente passato. Per capirci meglio con i numeri assoluti probabilmente forse non sarebbe sufficiente neppure sommare i voti di PD e AVS alle europee 2024 rispettivamente 5.613.769 e 1.569.453 per formare una maggioranza relativa solida al punto da determinare una ipotesi di alternativa; 6) Serve una riorganizzazione a sinistra sia in senso orizzontale (nel rapporto diretto con le esigenze, i bisogni, l'articolazione sociale) sia in senso verticale (della rappresentanza politica di un partito organizzato ai diversi livelli del territorio fino a quello centrale che non sia abbandonato agli eletti nelle istituzioni eternamente in caccia della riconferma attraverso politiche di tipo corporativo o imperniate sul voto di scambio). Un tema difficile ma sul quale sarà necessario riflettere (esiste anche una questione di identità politica: ad esempio il ritorno della socialdemocrazia negli USA può rappresentare un tema non secondario di discussione su un non trascurabile elemento di identità, in un quadro oggettivamente - e necessariamente - plurale).

Grecia, sinistra nel caos - Terzogiornale

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Il tabù della patrimoniale

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C'è spazio per alzare i salari a Milano? - Lavoce.info

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Social Democracy's Lost Spark: When the Third Way Led Nowhere

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Francia riforma pensioni sospesa fino al 2028: cosa cambia e perché

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Why populism became popular

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lunedì 10 novembre 2025

Mamdani’s Big Bet by Slavoj Žižek - Project Syndicate

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Why the Left Needs to Change Labour

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Reclaiming Labour

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How Sweden’s Social Democrats Abandoned the Working Class

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Sudan, la guerra dimenticata

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Alessandro Pollio Salimbeni: Una brutta riforma e una deriva istituzionale pericolosa - ControPiede

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“Chi sono i pensionati milanesi?” - ControPiede

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Paolo Zinna: Ucraina: l’eterno ritorno dell’uguale, dopo mezzo milione di morti - ControPiede

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Cosa abbiamo imparato da Zohran Mamdani (spoiler: molto poco) - ControPiede

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domenica 9 novembre 2025

Socialists Won City Elections Across the Country This Week

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Mamdani, Bernie Sanders e il radicalismo di La Guardia • Libertà e Giustizia

Mamdani, Bernie Sanders e il radicalismo di La Guardia • Libertà e Giustizia

Dove andrà la sinistra americana

Internazionale logo 9 novembre 2025 La newsletter sugli Stati Uniti a cura di Alessio Marchionna Dove andrà la sinistra Dopo la disfatta delle presidenziali la sinistra statunitense è entrata in autoanalisi, e ne è uscita mesi dopo con una nuova parola d’ordine: affordability. È una parola, traducibile con “accessibilità economica”, che da settimane trovo in quasi in ogni commento, dibattito elettorale e resoconto di eventi politici. L’idea di fondo è che il Partito democratico abbia ignorato troppo a lungo le questioni relative al costo della vita e la crescente frustrazione per l’inflazione, e che per tornare a essere competitivo debba proporre soluzioni semplici, concrete, ai problemi che contribuiscono di più a creare la sensazione di un’economia che funziona solo per pochi: alloggi, istruzione, trasporti. Quando sono cominciate le campagne elettorali per le elezioni locali, tutti i candidati democratici hanno battuto ossessivamente su questo tasto e hanno cercato di sfruttare l’impopolarità di Trump, accusandolo di aver peggiorato la situazione economica con i dazi e i tagli al governo. Il 4 novembre tutti, sia i moderati sia i radicali, hanno raccolto i frutti di questa strategia. Sostenitori di Zohran Mamdani dopo la vittoria a Brooklyn, il 4 novembre. (Angelina Katsanis, Afp) A New York Zohran Mamdani, giovane socialista e figlio di immigrati, ha vinto con un ampio margine contro Andrew Cuomo concentrandosi sul costo degli alloggi e sulla giustizia sociale, evitando controversie ideologiche e trasformando l’appoggio di Trump al suo avversario in un’arma elettorale. La moderata Abigail Spanberger, ex agente della Cia ed ex deputata del Partito democratico, è diventata governatrice della Virginia stracciando la repubblicana Winsome Earle-Sears, e la sua performance ha trascinato alla vittoria democratici candidati per altri incarichi locali. In campagna elettorale Spanberger si è concentrata soprattutto su temi economici e legati alla sicurezza, ricevendo tra l’altro l’appoggio del sindacato degli agenti di polizia. Nel New Jersey Mikie Sherrill è diventata governatrice smentendo i sondaggi che la davano in svantaggio, con una campagna che ha galvanizzato un elettorato preoccupato per il costo della vita e la crisi dei servizi pubblici. In tutti questi casi si sono spostati verso i democratici molti elettori che alle presidenziali avevano scelto a sorpresa Trump – a cominciare dalle minoranze –, segno che in quel voto c’era una forte componente di protesta contro Joe Biden; ma è evidente che i democratici, a lungo accusati di essere troppo deboli e troppo woke, hanno tutto da guadagnare quando si tengono alla larga dalle battaglie ideologiche (secondo un sondaggio di qualche mese fa, il 58 per cento degli elettori democratici pensano che sia più importante nominare qualcuno che possa vincere invece di qualcuno che condivida le loro posizioni). Le vittorie del 4 novembre, però, difficilmente indicheranno una rotta chiara per la sinistra; al contrario, renderanno più visibili e più aspre le divisioni tra le due forze che si stanno scontrando per orientare la futura direzione del Partito democratico, entrambe uscite rafforzate dal voto: da una parte c’è il fronte populista di Bernie Sanders, di Alexandria Ocasio-Cortez e ora di Zohran Mamdani; dall’altra c’è chi pensa che il Partito democratico vinca quando propone candidati pragmatici e tendenzialmente moderati. Di recente questa fazione ha trovato un’espressione teorica a partire da un libro scritto da due giornalisti, Ezra Klein del New York Times e Derek Thompson dell’Atlantic, che si intitola Abundance, e da cui il mese scorso è nata anche una nuova pubblicazione online. La “teoria dell’abbondanza” ha conquistato molti politici democratici, compresi alcuni con ambizioni presidenziali come Pete Buttigieg (segretario ai trasporti nell’amministrazione Biden) e Gavin Newsom (governatore della California). I due gruppi hanno in comune il fatto di spostare l’attenzione dai temi identitari a quelli economici, di parlare di cose concrete – salari, case, servizi, tasse – ma hanno idee molto diverse su come risolvere i problemi. I primi hanno una diagnosi semplice e radicale: la democrazia americana è ostaggio di una minoranza di miliardari che controllano la politica e l’economia. La parola d’ordine è “combattere l’ologarchia”: una battaglia di classe per restituire potere alla maggioranza. Sanders e i suoi alleati denunciano un Partito democratico troppo vicino ai grandi interessi, accusato di aver dimenticato il lavoro e di essersi rifugiato in battaglie simboliche. Le loro proposte si concentrano sulla redistribuzione economica: sanità e istruzione pubbliche universali, aumento dei salari, lotta alla speculazione immobiliare, controllo pubblico dei servizi essenziali e riduzione drastica delle spese militari. La battaglia politica centrale non è tra destra e sinistra ma tra il popolo e l’élite. In netto contrasto con questa visione, i seguaci dell’abbondanza sostengono che sia riduttivo restringere tutto alla lotta contro i ricchi. Per Klein e Thompson il vero problema non è la disuguaglianza ma la paralisi del sistema produttivo e amministrativo. Gli Stati Uniti non sanno più “costruire”: sono soffocati dalla burocrazia, dai regolamenti e dall’opposizione di gruppi locali che impediscono di realizzare infrastrutture, case e innovazioni. Le città governate da decenni dai democratici ne sono una prova evidente, e questo contribuisce a rafforzare l’immagine del partito come forza incapace di agire e risolvere problemi. Il movimento dell’abbondanza propone un modello in grado di conciliare efficienza pubblica e iniziativa privata: non mira a ridurre il ruolo dello stato, ma a renderlo più efficiente. Per la verità entrambi i gruppi sembrano avere una visione semplicistica del perché l’economia sia poco “accessibile” per tante persone. È il risultato, spiega un ottimo articolo di Vox, di molti fattori intrecciati: mercati distorti da monopoli o da regole che limitano l’offerta, ma anche redditi troppo bassi, disuguaglianze crescenti e shock economici che erodono in modo duraturo il potere d’acquisto. Sta di fatto che il successo del partito alle elezioni di metà mandato del prossimo anno e anche dopo dipenderà, probabilmente, dalla capacità di far convivere queste due anime. Sul New York Magazine, Ed Kilgore ha scritto che “i democratici hanno vinto non imponendo una linea unitaria, ma adattando linguaggi e priorità ai diversi contesti locali, all’interno di un più ampio sentimento di resistenza e frustrazione nei confronti di Trump e dei suoi alleati”. In altre parole, i democratici possono vincere quando sanno rispecchiare la diversità del paese. Un discorso che non vale solo per le campagne elettorali ma anche per le politiche da adottare una volta al governo. In California, per esempio, il parlamento statale ha fatto importanti passi avanti sul fronte dell’edilizia abitativa approvando leggi per favorire le costruzioni e l'aumento della densità edilizia, e allo stesso tempo varando misure antimonopolistiche, tra cui il divieto di software algoritmici per la determinazione dei prezzi degli affitti. Queste politiche sono state sostenute dai legislatori democratici di orientamento progressista e moderato.

Giuseppe Casanova: Cnel, Brunetta e la questione morale

CNEL, Brunetta e la questione morale: una vicenda che interroga la coscienza istituzionale del Paese. Nel dicembre 2016, il governo Renzi sottopose agli italiani una riforma costituzionale che prevedeva, tra le altre misure, la soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). L’ente, istituito dalla Costituzione con funzioni consultive in materia economica e sociale, era da tempo considerato superfluo e costoso. Il referendum fu bocciato, e il CNEL rimase in vita. Oggi, a distanza di quasi un decennio, il CNEL torna al centro del dibattito pubblico per una vicenda che solleva interrogativi non solo economici, ma etici. Il suo presidente, Renato Brunetta, già ministro e noto per la sua opposizione al salario minimo, ha deliberato un aumento del proprio stipendio da 250.000 a 310.000 euro annui, invocando una sentenza della Corte costituzionale che ha rimosso il tetto di 240.000 euro per i dirigenti pubblici. Contestualmente, sono stati previsti aumenti per i vertici e lo staff dell’ente, per un totale di circa 1,7 milioni di euro. La decisione ha suscitato reazioni indignate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione, e ha costretto Brunetta a revocare l’aumento. Ma il gesto, seppur formalmente legittimo, resta politicamente inopportuno e moralmente discutibile. In un Paese dove sei milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese, dove il salario minimo è ancora oggetto di scontro ideologico, e dove la povertà assoluta ha raggiunto livelli storici, l’idea che un ente considerato da molti inutile possa raddoppiare le proprie spese per retribuzioni appare come una provocazione. La vicenda del CNEL e di Brunetta non è solo una questione di cifre. È una questione di credibilità delle istituzioni, di rispetto per i cittadini, di coerenza tra parole e azioni. È il sintomo di una distanza crescente tra chi governa e chi è governato. La revoca dell’aumento non cancella la pessima figura, né risolve il nodo politico: ha ancora senso mantenere in vita il CNEL? E soprattutto, quali criteri etici devono guidare la gestione delle risorse pubbliche? In tempi di sacrifici collettivi, serve sobrietà, trasparenza e senso della misura. La politica non può chiedere rigore ai cittadini e indulgere nel privilegio. La vicenda del CNEL sia l’occasione per riaprire un dibattito serio sulla riforma delle istituzioni e sulla moralità pubblica. Giuseppe Casanova Quartu Sant’Elena (CA)

giovedì 6 novembre 2025

Zohran Mamdani’s Win and the Price of Urban Life: Why City Voters Are Seeking Change

Zohran Mamdani’s Win and the Price of Urban Life: Why City Voters Are Seeking Change

Le prime mosse di Mamdani - Jacobin Italia

Le prime mosse di Mamdani - Jacobin Italia

Zohran Is Taking Bernie’s Movement Into the Future

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Reports of Socialism’s Death Have Been Greatly Exaggerated

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The Socialist Movement Is Bringing Democracy Back

The Socialist Movement Is Bringing Democracy Back

Zohran Mamdani: “Hope Is Alive”

Zohran Mamdani: “Hope Is Alive”

Zohran Mamdani, il sindaco dei lavoratori

Zohran Mamdani, il sindaco dei lavoratori

mercoledì 5 novembre 2025

Zohran Mamdani’s lessons for Labour - New Statesman

Zohran Mamdani’s lessons for Labour - New Statesman

Perché New York ha scelto Zohran Mamdani. Un millennial socialista sindaco della città di Trump | Left

Perché New York ha scelto Zohran Mamdani. Un millennial socialista sindaco della città di Trump | Left

La vittoria di Mamdani indica la strada da seguire - Jacobin Italia

La vittoria di Mamdani indica la strada da seguire - Jacobin Italia

How Zohran Mamdani won New York - New Statesman

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Il Fondo Monetario Internazionale, gli Stati Uniti e l’Argentina | Il Ponte

Il Fondo Monetario Internazionale, gli Stati Uniti e l’Argentina | Il Ponte

Franco Astengo:New York, New York!

NEW YORK, NEW YORK di Franco Astengo Verrebbe voglia di gridare: W New York socialista ! Anche se insomma un urlo del genere apparirebbe un po' strano. Mettendo da parte per un attimo la necessaria complessità dell'analisi del voto e nascondendo (sempre per un attimo) l'enorme montagna che Mamdami si troverà a dover scalare questo è il momento di respirare: qualcuno ha scritto "Ha vinto la generazione Z contro i miliardari". Si apre uno squarcio nella cupa e guerrafondaia america (scritta volutamente con la minuscola) di Trump, anche guardando ai risultati del New Yersey e della Virginia: forse la lunga traversata nel deserto di Sanders e Ocasio Martinez ha dato qualche frutto. New York però è diversa dalle altre vittorie dei democratici: non solo perchè si tratta della metropoli più importante del mondo ma soprattutto in ragione del fatto che la vittoria di oggi è una vittoria socialista. Una vittoria socialista attraverso la quale si dovrà tentare di coltivare l'intreccio tra l' idea del vecchio welfare, del socialismo nella libertà e quella della modernità delle grandi contraddizioni in um vortice di cosmopolitismo, di mescolanza di culture e di necessità sociali ed anche generazionali. Una vittoria che, adesso nel momento in cui si verifica, apre davvero uno spazio nel cielo dell'umanità. Esagerazioni? Eccesso d'enfasi ? Forse: ma come non pensare a una prospettiva diversa adesso in quella che usando un linguaggio antico potremmo definire "una civiltà affluente", molto complicata ma sicuramente avanzata. Certo è soltanto una vittoria elettorale che si verifica in una democrazia limitata ma comunque una vittoria netta e convincente che si colloca al di là della sconfitta di Trump. Non è la rivoluzione socialista ma non è cosa da poco.