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giovedì 14 agosto 2025
Giuseppe Casanova: Tra astensionismo e calo democrafico
L’Italia sta attraversando una fase storica di profonda trasformazione, segnata da una crescente disaffezione verso la politica e da un preoccupante declino demografico. Due fenomeni apparentemente distinti, ma in realtà strettamente connessi, che delineano un quadro di fragilità sociale e istituzionale.
La politica sembra aver smarrito la sua funzione rappresentativa e ideale, restituendoci la sensazione di un’Italia, priva di slancio e di visione. Ma vediamo qualche riferimento.
Astensionismo: il sintomo di una democrazia in affanno
I dati parlano chiaro. Alle elezioni politiche del 2022 ha votato solo il 63,9% degli aventi diritto, contro il 75% del 2008 e oltre il 90% degli anni ’70. L’Istat rileva che la fiducia nei partiti politici si attesta a un modesto 3,3 su 10. Il fenomeno dell’astensionismo è ormai strutturale, e colpisce in particolare le fasce giovanili: il 27% dei 18-19enni non partecipa in alcun modo alla vita politica.
Le cause sono molteplici: la percezione di una politica distante e autoreferenziale, la frammentazione dell’offerta partitica, la mancanza di progetti credibili e la sensazione diffusa che il voto non abbia alcun impatto reale. Come ha osservato il filosofo Massimo Cacciari, “i partiti soffrono di una malattia mortale”, e la rielezione del Presidente Sergio Mattarella, pur rassicurante per alcuni, ha rappresentato per altri il segno di una politica incapace di rinnovarsi.
Denatalità: il gelo demografico che minaccia il nostro futuro.
Nel 2024 sono nati circa 370.000 bambini, il dato più basso mai registrato in Italia. Il tasso di fertilità è sceso a 1,18 figli per donna, ben al di sotto del livello di sostituzione di 2,1. L’età media al parto ha raggiunto i 32,6 anni, mentre la popolazione femminile in età fertile è passata da 14,3 milioni nel 1995 a 11,4 milioni nel 2025.
Le conseguenze sono allarmanti:
Le scuole si svuotano: il calo degli studenti in Italia. Il sistema scolastico italiano sta affrontando una sfida epocale: il drastico calo demografico. Secondo le proiezioni del Ministero dell’Istruzione e dell’Istat, nel solo 2025 si perderanno circa 134.000 studenti rispetto all’anno precedente. Ma il dato più significativo riguarda il lungo periodo: entro il 2034, il numero complessivo di studenti iscritti nelle scuole italiane potrebbe scendere sotto la soglia dei 6 milioni. Per avere un termine di paragone, nel 2014 gli studenti erano circa 7,4 milioni. Questo significa che, nel giro di vent’anni, il sistema scolastico potrebbe perdere oltre 1,4 milioni di iscritti. Un cambiamento che avrà ripercussioni su classi, organici, investimenti e sull’intero assetto dell’istruzione pubblica.
Il mercato del lavoro si contrae: entro il 2040 si suppone una perdita di circa 5 milioni di lavoratori, con una riduzione del PIL stimata all’11%.
Il sistema pensionistico è sotto pressione: gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione nel 2050.
Le cause della denatalità sono note: precarietà lavorativa, difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, incertezza economica, e politiche frammentate e poco incisive a favore delle famiglie.
Una sfida culturale e politica
Il quadro delineato e confermato dai dati statistici richiamati sopra, non è solo una fotografia del presente, ma un monito per il futuro. L’Italia ha bisogno di una nuova visione, capace di restituire fiducia ai cittadini e speranza alle famiglie. Occorre investire nella natalità non solo con incentivi economici, ma con politiche strutturali che garantiscano lavoro stabile, servizi accessibili, e una cultura della famiglia. Allo stesso tempo, è urgente ricostruire il legame tra cittadini e istituzioni, restituendo dignità alla democrazia e alla partecipazione.
Solo così sarà possibile invertire la rotta e restituire all’Italia quel senso di comunità e di progetto che oggi sembra smarrito.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena
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