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lunedì 25 agosto 2025
Franco Astengo: Politicismo senza analisi
POLITICISMO SENZA ANALISI di Franco Astengo
Le opposizioni stanno giocando a perdere non sviluppando una seria analisi della fase e di prospettiva ed esercitandosi su misere rivalità personali sorte all'ombra del campanile, invidie di paese, tentativi di strumentalizzazioni destinate a guadagnare voti producenti spostamenti di percentuali in una quantità da prefisso telefonico mentre oltre il 50% degli aventi diritto non si reca a votare coltivando rancori e sfiducia.
Quale analisi stanno sviluppando i soggetti dirigenti delle forze di opposizione in Italia in vista della tornata di elezioni regionali che inizierà alla fine di settembre nelle Marche?
A giudicare da ciò che sta accadendo quasi dappertutto impressiona la sottovalutazione al riguardo dello stato di cose in atto e al riguardo della necessità di un forte spunto unitario orientato non solo (e sarebbe già importante) allo specifico dell'esito elettorale sul piano locale ma soprattutto al riguardo dell'urgenza di elaborazione di una proposta alternativa formulata, sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista dello schieramento, da risultare competitiva rispetto all'aggressività della destra:
1) la drammaticità della situazione internazionale cui si accompagna la debolezza dell'Europa. Non si intende qui entrare in dettagli superflui da descrivere nel merito. Il punto riguarda invece la valutazione dell'Europa intesa come spazio politico fondamentale verso il quale riversare l'impegno per colmare il deficit di democrazia, avanzare concrete proposte di pace, proporre una posizione che risulti coerente per tutti i soggetti della sinistra e della democrazia progressista operanti nei paesi dell'Unione. Serve un nuovo internazionalismo e un'idea d'Europa smilitarizzata in particolare nella sua area centrale allo scopo di impedire la ricostituzione di una logica dei blocchi fondata sul riarmo convenzionale e sull'utilizzo del nucleare;
2) la crescente tensione interna rivolta alla determinazione di una sorta di "regime" da parte della destra, sempre in vantaggio a fornire risposte populiste in apparenza semplici a questioni complesse come nel caso dei migranti. E' sufficiente confrontare l'operato dei media mainstream da qualche mese a questa parte rispetto ad alcuni atti molto concreti compiuti dal governo, quali ad esempio lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano attuato anche bypassando il Comune: indicazione di una stretta autoritaria che si sta applicando in vari campi primo fra tutti quello dell'immaginario collettivo (nazionalismo, razzismo, revisionismo storico elargito a piene mani dalle varie agenzie culturali, in primis la televione generalista);
3) L'accantonamento di alcuni temi di carattere istituzionale, primo fra tutti quello riguardante la formula elettorale che la destra vorrebbe correggere nel senso di una ulteriore riduzione nelle possibilità di rappresentanza plurale già ridimensionata con il referendum 2020 quando il numero dei parlamentari fu fatto scendere a 600 complessivi tra Camera e Senato. La sinistra sembra aver dimenticato che la formula elettorale rappresenta l'architrave del sistema democratico , sottovalutando anche la crisi delle cosiddette democrazie liberali scivolanti gradualmente in formula autocratiche a causa della personalizzazione e dell'affermazione del concetto del dialogo diretto tra il Capo e le masse (sempre nel solco di una idea semplificata che fa coincidere la politica con il potere) ;
4) Il peggioramento nelle condizioni materiali di vita dei lavoratori e dei ceti più fragili: intensificato lo sfruttamento, ridotto quel che rimane del welfare a merce di scambio elettorale, privatizzata la sanità, reso sempre meno agibile il sistema infrastrutturale e in particolare le ferrovie, protetti settori corporativi proponenti in sostanza un'ulteriore crescita delle disuguaglianze sociali, trascurando completamente il tema ambientale : tutto questo si sta verificando in un quadro di grande disordine economico, di deficit strutturale della produzione industriale, di crescente disequilibrio complessivo (nessuna programmazione e improvvidi richiami a un nazionalismo davvero di basso profilo).
Quanto fin qui esposto (solo parzialmente) si sta verificando al di fuori di una capacità della sinistra di realizzare un quadro di proposta complessiva posta sul terreno di una visione di società alternativa fondata su di un aggiornamento di una idea di socialismo all'altezza delle contraddizioni in atto tra le quali - in chiusura - si richiama quella dell'acriticità al riguardo dello sviluppo tecnologico, dello strapotere delle multinazionali over the top, della strabordante finanziarizzazione dell'economia che ha già portato in questo primo scorcio di XXI secolo a due crisi globali (dimenticate dall'opportunistico discorso di Draghi pronunciato al meeting di CL).
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