lunedì 11 agosto 2025

Franco Astengo: Una riflessione sul socialismo oggi in Italia

Il brillante lavoro di Beppe Sarno sulle origini del movimento socialista in Italia (Volevamo la Rivoluzione, Storia del socialismo italiano da Bakunin a Turati- Delta edizioni 2025) stimola, come indica anche l'autore nell'introduzione, una riflessione sull'oggi. Scrive Sarno: "Si avverte il bisogno di chiarire la situazione in cui siamo immersi, di valutare nella loro esatta dimensione le ragioni dell'attuale abbrutimento culturale e la perdita della memoria socialista". Più avanti l'autore ricorda come: "Bisogna riaccendere la luce sulla nostra storia perché il partito nato nel 1892 non è altro che la naturale evoluzione di un processo storico". A mio giudizio è così che deve essere affrontato il problema (esistente) di una identità e di una presenza socialista oggi in Italia e in Europa: cercando cioè di rendersi conto di quanto il processo storico in corso richieda questa presenza, tenendo conto di tutte le esperienze accumulate compresa quelle originate dalla Rivoluzione d'ottobre (La "Rivoluzione contro il capitale" secondo Gramsci) e del conseguente congresso di Livorno del 1921. Un utilizzo di esperienze e storia da attuarsi senza recriminazioni e/o revanscismi di sorta. In questo momento si tratta di cercare di capire almeno due cose: 1) Se può davvero risultare necessaria una presenza socialista (anche nel senso della dimensione di "classe") all'interno dello schieramento democratico - progressista oggi operante in Italia sia nell'ambito del centro-sinistra, sia al di fuori di esso o se questa presenza socialista risulti già in una qualche misura "coperta" da altre formazioni (come l'alleanza Verdi - Sinistra) oppure da correnti interne al PD; 2) Come questa presenza socialista possa inserirsi nel processo storico in atto che presenta elementi di necessità di un vero e proprio "rovesciamento teorico" rispetto alla fase ricostruita da Sarno nel suo volume e a quelle successive: fasi identificabili tanto per riassumere all'ingrosso "nelle magnifiche sorti e progressive". In questo senso la prima affermazione compiuta che si dovrebbe sostenere risulterà necessariamente chiara e schematica: "Il centrosinistra italiano è incompleto perchè manca una forza socialista capace di interpretare, nella ricerca dell'uguaglianza e del perfezionamento democratico, il nuovo corso tecnico-scientifico ormai padrone della "politica" che sta imponendo il cosiddetto "capitalismo delle piattaforme" attraverso la trasformazione delle democrazie in autocrazie e usando la guerra quale veicolo di una nuova era di sopraffazione in campo militare, ambientale, politico costruendo nuove e profonde diseguaglianze sulla base delle quali costruire il proprio potere assoluto". Ben conscio dei miei limiti di capacità di elaborazione per una proposta politica compiuta mi permetto anche in questa occasione il rilancio di una ipotesi di "socialismo della finitudine" inteso come base per una nuova prospettiva politica. “Socialismo della finitudine” per ripartire dall’idea dell’impossibilità, rispetto a quello che abbiamo pensato per un lungo periodo di tempo,di procedere sulla linea dello sviluppo infinito inteso quale motore di una storia inesorabilmente lanciata appunto come ricordato poco sopra verso “le magnifiche sorti e progressive”. Il primo punto di un programma così teoricamente impostato dovrebbe allora essere quello rappresentato dalla progettazione e da una programmazione di un gigantesco spostamento di risorse tale da modificare profondamente il meccanismo di accumulazione dominante secondo i principi della programmazione democratica e una visione di "società sobria" di forte tensione verso l'uguaglianza e fondata sull'intervento pubblico in economia verso settori decisivi dell'industria, dell'ambiente, dei trasporti, della scuola(la cui priorità di intervento dovrebbe essere quello di affrontare il deficit cognitivo che assilla diversi settori sociali) della sanità. Oggi il ritorno della guerra come prospettiva globale (tema della guerra il cui affrontamento potrà avvenire soltanto a livello europeo), il riferimento a innovazioni tecnologiche in grado di mutare il quadro di riferimento sociale, l'emergere di tensioni "dittatoriali" sconvolgono l’assetto consolidato in un momento in cui si sta attraversando una forte difficoltà per quell’accelerazione nei meccanismi di scambio che abbiamo definito come “globalizzazione” e di evidente ripresa delle tensioni nazionalistiche. "Socialismo della finitudine" come elaborazione resa al fine di realizzare un mutamento sociale posto nel senso del passaggio dall’individualismo competitivo a una nuova realtà di responsabilità collettiva per avanzare un disegno di mutamento nell'offerta politica in una visione di mutamento sistemico.

Nessun commento: