Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
sabato 30 agosto 2025
Franco Astengo: Sette punti di analisi
SETTE PUNTI DI ANALISI SULL'ATTUALITÀ' DELLA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA di Franco Astengo
1) Occupiamoci per un momento dello stato delle cose in atto nel sistema politico italiano: sta per avviarsi un ciclo di elezioni regionali nella cui fase preparatoria si sono ancora una volta dimostrati la debolezza dei soggetti politici, i gravi limiti insiti nella formula dell'elezione diretta a cariche monocratiche, l'insufficienza dell'analisi al riguardo del sistema imperniato sulle Regioni rimasto a metà strada dopo le modifiche del titolo V della Costituzione risalenti al 2001 e la successiva vicenda riguardante l'autonomia differenziata. Regioni ridotte ad agenzia di nomina e di spesa (sda questo il tenace attaccamento dei Presidenti uscenti alla carica) il cui unico risultato concreto è stato quello di aver provveduto a un negativo processo di privatizzazione del sistema sanitario oltre a costituire luogo di diffusa corruzione (lungo sarebbe l'elenco delle inchieste giudiziarie) e di "scambio politico" (vedi caso Campania per quel che riguarda il PD): entrambi fattori di allontamento dell'elettorato che proprio nell'occasione delle elezioni regionali ha raggiunto spesso minimi storici di partecipazione al voto: al di sotto del 50% nel 2024 l'Emilia Romagna 46,42%, Liguria 45,97%, Basilicata 49,81% tanto per fare degli esempi. Inoltre questo ruolo delle Regioni ha reso clientelarmente dipendente il corrispondente sistema degli enti locali ( per citare un esempio rimane emblematico quello della Liguria nell'epoca Toti poi fermato dal solito intervento supplente della magistratura).
2) Emergono segnali importanti di ulteriore fragilizzazione del sistema dopo anni di crescita costante dell'astensione (non tamponata nè dall'apparente prevalere del populismo, nè da quello successivo del sovranismo).
Completate le elezioni regionali ci si avvierà nella fase finale della legislatura inaugurata nel 2022, presumibilmente mantenendo inalterata la compagine di governo e prevedendo il mantenimento da parte di Fratelli d'Italia della maggioranza relativa: un fatto di una certa importanza perché l'esito elettorale dal 2013 in avanti aveva sempre offerto sotto questo aspetto un soggetto diverso: limitandoci al voto sul territorio nazionale nel 2013 la maggioranza relativa era toccata al PD con 8,646.034 voti, nel 2018 al M5S con 10.723.066 suffragi, nel 2022 a Fratelli d'Italia con 7.301.303 voti. Da notare come la votazione ottenuta dal M5S nel 2022 risultasse in perdita di oltre 6 milioni di voti rispetto al risultato del 2018 e ciò nonostante autorevoli commentatori giudicarono quell'esito come positivo e la leadership del partito è poi rimasta intatta fino ai giorni nostri. Nel frattempo la presenza alle urne ha fatto registrare questi numeri: nel 2022 28.096.128 voti validi, nel 2018 32.841.025 voti validi, nel 2013 34.055,705 voti validi. Nella sostanza una perdita di circa 6 milioni di voti validi in 9 anni. Se si volesse giudicare (come sarebbe, almeno parzialmente, giusto) la validità di un sistema dai dati elettorali il giudizio complessivo non potrebbe che essere fortemente negativo .
3)Va ancora ricordato che, dal punto di vista sistemico, la Corte Costituzionale è dovuta intervenire due volte circa la legittimità della formula elettorale adottata e anche quella in uso presenta evidenti punti di difficoltà di legittimazione appunto sul piano costituzionale con un sistema di totale incertezza nell'assegnazione dei seggi (tanto è vero che sotto questo profilo la Giunta per le elezioni è ancora al lavoro tre anni dopo lo svolgimento dei comizi).
Insomma: esiste un problema concreto di "tenuta" di credibilità del sistema e di "affermazione democratica".
4) Fin qui però come si accennava all'inizio la forza elettorale del partito di maggioranza relativa non è apparsa in discussione: anzi la distanza tra FdI e i suoi alleati di governo appare stabile se non in crescita nonostante la smaniosità della Lega di cercare posizioni autonome rivolte a temi, oltre a quelli consueti del corporativismo e della protezione dell'evasione fiscale (comprensibili considerata la prevalente base sociale del movimento che pure ha attirato consensi dalla parte del lavoro dipendente: consensi transitati in buona parte dalla sinistra) anche a quelli molto delicati della politica estera pur in momenti di esplosione bellica come quelli attuali.
5) Da parte delle opposizioni e segnatamente da parte del partito più forte, importante, radicato, il PD è mancata un'analisi accurata di ciò che Fratelli d'Italia rappresenta e di come ha portato avanti la sua azione di governo: un'analisi che sarebbe importante sviluppare partendo dal presupposto che FdI non è un partito come gli altri ma una formazione fortemente ideologizzata con un "nucleo centrale" addirittura legato a posizioni di tipo esoterico che stimolano un forte richiamo verso pericolosi compattamenti identitari.
Lo scopo di questa analisi da fare rispetto a FdI dovrebbe essere quello di impostare positivamente una campagna elettorale adeguata a svolgere una funzione effettivamente competitiva da parte di una coalizione che al di là della sua composizione avrà bisogno di presentarsi con il massimo possibile di omogeneità sui temi di fondo, lasciando spazio - ovviamente - a un pluralismo di contenuti in modo da potersi rivolgere allo spettro più ampio, sul piano sociale e culturale, dell'elettorato.
Fratelli d'Italia ragionevolmente non realizzerà uno dei suoi obiettivi dichiarati: quello di una "torsione" del sistema in senso di restringimento dei meccanismi di rappresentanza esaltando la personalizzazione del potere come avrebbe dovuto essere nel caso del cosiddetto "premierato" (gli alleati potranno vantare: la Lega l'autonomia differenziata; Forza Italia l'attacco alla magistratura anche se è probabile che la primavera del 2026 vedrà questo punto al centro di una contesa referendaria).
La tattica del partito di estrema destra si è rivolta piuttosto all'occupazione del potere nelle sue frange più minute in modo da costruire una forte rete clientelare e di sostegno dalla quale dipendano diversi settori "facitori" di opinione e una egemonia nell'informazione (torno qui al richiamo della realtà culturale rappresentata nel suo nucleo dirigente centrale nel quale il tema dominante, almeno in apparenza, è quello della fedeltà agli ideali), nella comunicazione di massa, nello sviluppo delle reti culturali (operazione quest'ultima condotta in nome della presunta passata emarginazione degli intellettuali di destra, cui si sono uniti immediatamente servili "clientes" dall'incerta provenienza).
In questo modo si sta cercando di "plasmare" un'opinione pubblica favorevole a situazioni di "democrazia illiberale" (come dimostrato nel corso del meeting di CL con gli applausi all'attacco alla magistratura). Tentativi di passaggio verso forme di "democrazia illiberale" che potrebbero consolidarsi in caso di conferma di un successo elettorale, trascurando ovviamente il prevedibile calo nell'attribuzione numerica dei consensi, dato ormai trascurato da tutti.
6) Da parte delle opposizioni (difficile definire un perimetro di centro-sinistra come denominazione di un eventuale schieramento plurale: al momento l'unico alleato certo del PD è AVS e molto, in questo senso, dipenderà dall'esito delle già richiamate elezioni regionali) è' evidente la necessità di porre in rilievo gli scarsi risultati ottenuti dal governo sul piano economico - sociale (ben esaminati proprio oggi in articoli del Corriere della Sera dedicati alla situazione energetica e allo stato di cose in atto rispetto al PNRR) affrontato sul terreno delle promesse invece che su quello dei fatti (che sono rappresentati dalla crescita delle disuguaglianze), così come la sottolineatura di una politica estera inconsistente nell'incapacità di sollevare il tema decisivo dell' Europa come spazio politico(la proposta è quella di "arrendersi" a Trump) e ancora evidenziare il richiamo (anche sul terreno culturale) alle radici "storiche" di FdI derivanti direttamente dal MSI (addirittura tornando indietro dalla parentesi di AN). Un dato quest'ultimo riguardante le ascendenze di FdI che sembra trascurato - ad esempio - dal mondo cattolico democratico forse abbagliato dagli applausi scroscianti dell'assemblea di CL rivolti a Meloni probabilmente scambiati per una sua capacità di parlare -appunto - all'insieme del mondo cattolico mentre si trattava semplicemente di populismo di passaggio per accondiscendere a un passaggio ulteriore a destra del movimento già avvenuto da tempo.
7) Così dovrà essere fortemente contestato il tema dell'occupazione del potere (da un parte di gruppi molto legati a quel tipo di visioni fideistiche richiamate poc'anzi) inteso quale presupposto di un salto costituzionale nell'idea di omologare Costituzione formale e Costituzione reale (un problema che si era già posto ai tempi di Berlusconi e che la sinistra aveva riduttivamente inteso come richiamo alla governabilità: da lì il fallimento della bicamerale D'Alema e del referendum Renzi) . Altrettanto fortemente presenti nella futura campagna elettorale anche presenze nella coalizione che indichino con chiarezza una direzione di marcia: saranno tre i temi, quello economico - sociale e delle grandi transizioni ecologica e digitale, quello della pace e della politica estera (ruolo delle organizzazioni sovranazionali in particolare dell'ONU e dell'UE), quello costituzionale o meglio della "logica del potere e /o della visione della democrazia repubblicana". Un terzo punto da non dimenticare.
venerdì 29 agosto 2025
giovedì 28 agosto 2025
mercoledì 27 agosto 2025
martedì 26 agosto 2025
lunedì 25 agosto 2025
Franco Astengo: Politicismo senza analisi
POLITICISMO SENZA ANALISI di Franco Astengo
Le opposizioni stanno giocando a perdere non sviluppando una seria analisi della fase e di prospettiva ed esercitandosi su misere rivalità personali sorte all'ombra del campanile, invidie di paese, tentativi di strumentalizzazioni destinate a guadagnare voti producenti spostamenti di percentuali in una quantità da prefisso telefonico mentre oltre il 50% degli aventi diritto non si reca a votare coltivando rancori e sfiducia.
Quale analisi stanno sviluppando i soggetti dirigenti delle forze di opposizione in Italia in vista della tornata di elezioni regionali che inizierà alla fine di settembre nelle Marche?
A giudicare da ciò che sta accadendo quasi dappertutto impressiona la sottovalutazione al riguardo dello stato di cose in atto e al riguardo della necessità di un forte spunto unitario orientato non solo (e sarebbe già importante) allo specifico dell'esito elettorale sul piano locale ma soprattutto al riguardo dell'urgenza di elaborazione di una proposta alternativa formulata, sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista dello schieramento, da risultare competitiva rispetto all'aggressività della destra:
1) la drammaticità della situazione internazionale cui si accompagna la debolezza dell'Europa. Non si intende qui entrare in dettagli superflui da descrivere nel merito. Il punto riguarda invece la valutazione dell'Europa intesa come spazio politico fondamentale verso il quale riversare l'impegno per colmare il deficit di democrazia, avanzare concrete proposte di pace, proporre una posizione che risulti coerente per tutti i soggetti della sinistra e della democrazia progressista operanti nei paesi dell'Unione. Serve un nuovo internazionalismo e un'idea d'Europa smilitarizzata in particolare nella sua area centrale allo scopo di impedire la ricostituzione di una logica dei blocchi fondata sul riarmo convenzionale e sull'utilizzo del nucleare;
2) la crescente tensione interna rivolta alla determinazione di una sorta di "regime" da parte della destra, sempre in vantaggio a fornire risposte populiste in apparenza semplici a questioni complesse come nel caso dei migranti. E' sufficiente confrontare l'operato dei media mainstream da qualche mese a questa parte rispetto ad alcuni atti molto concreti compiuti dal governo, quali ad esempio lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano attuato anche bypassando il Comune: indicazione di una stretta autoritaria che si sta applicando in vari campi primo fra tutti quello dell'immaginario collettivo (nazionalismo, razzismo, revisionismo storico elargito a piene mani dalle varie agenzie culturali, in primis la televione generalista);
3) L'accantonamento di alcuni temi di carattere istituzionale, primo fra tutti quello riguardante la formula elettorale che la destra vorrebbe correggere nel senso di una ulteriore riduzione nelle possibilità di rappresentanza plurale già ridimensionata con il referendum 2020 quando il numero dei parlamentari fu fatto scendere a 600 complessivi tra Camera e Senato. La sinistra sembra aver dimenticato che la formula elettorale rappresenta l'architrave del sistema democratico , sottovalutando anche la crisi delle cosiddette democrazie liberali scivolanti gradualmente in formula autocratiche a causa della personalizzazione e dell'affermazione del concetto del dialogo diretto tra il Capo e le masse (sempre nel solco di una idea semplificata che fa coincidere la politica con il potere) ;
4) Il peggioramento nelle condizioni materiali di vita dei lavoratori e dei ceti più fragili: intensificato lo sfruttamento, ridotto quel che rimane del welfare a merce di scambio elettorale, privatizzata la sanità, reso sempre meno agibile il sistema infrastrutturale e in particolare le ferrovie, protetti settori corporativi proponenti in sostanza un'ulteriore crescita delle disuguaglianze sociali, trascurando completamente il tema ambientale : tutto questo si sta verificando in un quadro di grande disordine economico, di deficit strutturale della produzione industriale, di crescente disequilibrio complessivo (nessuna programmazione e improvvidi richiami a un nazionalismo davvero di basso profilo).
Quanto fin qui esposto (solo parzialmente) si sta verificando al di fuori di una capacità della sinistra di realizzare un quadro di proposta complessiva posta sul terreno di una visione di società alternativa fondata su di un aggiornamento di una idea di socialismo all'altezza delle contraddizioni in atto tra le quali - in chiusura - si richiama quella dell'acriticità al riguardo dello sviluppo tecnologico, dello strapotere delle multinazionali over the top, della strabordante finanziarizzazione dell'economia che ha già portato in questo primo scorcio di XXI secolo a due crisi globali (dimenticate dall'opportunistico discorso di Draghi pronunciato al meeting di CL).
martedì 19 agosto 2025
lunedì 18 agosto 2025
domenica 17 agosto 2025
venerdì 15 agosto 2025
giovedì 14 agosto 2025
Giuseppe Casanova: Tra astensionismo e calo democrafico
L’Italia sta attraversando una fase storica di profonda trasformazione, segnata da una crescente disaffezione verso la politica e da un preoccupante declino demografico. Due fenomeni apparentemente distinti, ma in realtà strettamente connessi, che delineano un quadro di fragilità sociale e istituzionale.
La politica sembra aver smarrito la sua funzione rappresentativa e ideale, restituendoci la sensazione di un’Italia, priva di slancio e di visione. Ma vediamo qualche riferimento.
Astensionismo: il sintomo di una democrazia in affanno
I dati parlano chiaro. Alle elezioni politiche del 2022 ha votato solo il 63,9% degli aventi diritto, contro il 75% del 2008 e oltre il 90% degli anni ’70. L’Istat rileva che la fiducia nei partiti politici si attesta a un modesto 3,3 su 10. Il fenomeno dell’astensionismo è ormai strutturale, e colpisce in particolare le fasce giovanili: il 27% dei 18-19enni non partecipa in alcun modo alla vita politica.
Le cause sono molteplici: la percezione di una politica distante e autoreferenziale, la frammentazione dell’offerta partitica, la mancanza di progetti credibili e la sensazione diffusa che il voto non abbia alcun impatto reale. Come ha osservato il filosofo Massimo Cacciari, “i partiti soffrono di una malattia mortale”, e la rielezione del Presidente Sergio Mattarella, pur rassicurante per alcuni, ha rappresentato per altri il segno di una politica incapace di rinnovarsi.
Denatalità: il gelo demografico che minaccia il nostro futuro.
Nel 2024 sono nati circa 370.000 bambini, il dato più basso mai registrato in Italia. Il tasso di fertilità è sceso a 1,18 figli per donna, ben al di sotto del livello di sostituzione di 2,1. L’età media al parto ha raggiunto i 32,6 anni, mentre la popolazione femminile in età fertile è passata da 14,3 milioni nel 1995 a 11,4 milioni nel 2025.
Le conseguenze sono allarmanti:
Le scuole si svuotano: il calo degli studenti in Italia. Il sistema scolastico italiano sta affrontando una sfida epocale: il drastico calo demografico. Secondo le proiezioni del Ministero dell’Istruzione e dell’Istat, nel solo 2025 si perderanno circa 134.000 studenti rispetto all’anno precedente. Ma il dato più significativo riguarda il lungo periodo: entro il 2034, il numero complessivo di studenti iscritti nelle scuole italiane potrebbe scendere sotto la soglia dei 6 milioni. Per avere un termine di paragone, nel 2014 gli studenti erano circa 7,4 milioni. Questo significa che, nel giro di vent’anni, il sistema scolastico potrebbe perdere oltre 1,4 milioni di iscritti. Un cambiamento che avrà ripercussioni su classi, organici, investimenti e sull’intero assetto dell’istruzione pubblica.
Il mercato del lavoro si contrae: entro il 2040 si suppone una perdita di circa 5 milioni di lavoratori, con una riduzione del PIL stimata all’11%.
Il sistema pensionistico è sotto pressione: gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione nel 2050.
Le cause della denatalità sono note: precarietà lavorativa, difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, incertezza economica, e politiche frammentate e poco incisive a favore delle famiglie.
Una sfida culturale e politica
Il quadro delineato e confermato dai dati statistici richiamati sopra, non è solo una fotografia del presente, ma un monito per il futuro. L’Italia ha bisogno di una nuova visione, capace di restituire fiducia ai cittadini e speranza alle famiglie. Occorre investire nella natalità non solo con incentivi economici, ma con politiche strutturali che garantiscano lavoro stabile, servizi accessibili, e una cultura della famiglia. Allo stesso tempo, è urgente ricostruire il legame tra cittadini e istituzioni, restituendo dignità alla democrazia e alla partecipazione.
Solo così sarà possibile invertire la rotta e restituire all’Italia quel senso di comunità e di progetto che oggi sembra smarrito.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena
mercoledì 13 agosto 2025
Franco Astengo: Industria
INDUSTRIA di Franco Astengo
Il quadro di fondo rimane quello a suo tempo delineato dalla resa ai meccanismi perversi di quella che è stata definita “globalizzazione” e dei processi dirompenti di finanziarizzazione dell’economia, “scambio politico” e assenza di una visione industriale. Fattori che da decenni pesano in maniera esiziale sulle prospettive dell’economia italiana. (Tanto più in tempi nei quali si è aperta la polemica sul ruolo e peso di un turismo senza controllo, gestito corporativamente da privati fautori di disuguaglianze e spacciato come possibile fattore di crescita).
Loris Scarpa, coordinatore nazionale del settore siderurgia della FIOM CGIL centra l'obiettivo in un suo intervento pubblicato dal "Manifesto"e sviluppato a proposito dell'accordo "storico" vantato da ministro Urso per la presunta decarbonizzazione della produzione nello stabilimento ILVA di Taranto.
Sostiene Scarpa (riassumo ripetendo il titolo redazionale): "Non avremo neanche l'acciaio per il ponte, ammesso che si faccia".
Questo perchè l'accordo (se così vogliamo chiamarlo) evita un ragionamento di politica industriale che affronti il problema di produrre e consumare acciaio in questo Paese. Produzione di acciaio che rimane il fattore determinante per la produzione industriale di un paese come l'Italia in tempi di deficit europeo e di dazi made in USA.
Il tema complessivo è quello della produzione industriale in calo costantemente da 20 mesi.
C'è un virus che non abbandona il corpo cronicamente debilitato dell'economia italiana. Si chiama recessione e, anche se i valori delle analisi statistiche non lo accertano formalmente, in realtà agisce sotto traccia e continua a proliferare.
L’Italia è un paese senza progetto, tale e quale l'Unione Europea.
Vale allora la pena ritornare su questi (decisivi) argomenti con alcune osservazioni.
La situazione italiana può essere, ancora una volta schematizzata in relazione alla nostra storia industriale dal dopoguerra in avanti.
Si tratta di argomentazioni già sostenute in varie sedi ma mai come in questo caso “repetita juvant”.
Il punto di partenza non può che essere quello degli anni’70: la fase di avvio dello “scambio politico”, attraverso l’operazione “privatizzazioni” realizzate in funzione clientelare rispetto alla politica.
Negli anni’80 le compensazioni delle perdite avvennero a spese dei contribuenti (ricordate i BOT a 3 mesi?) con la relativa esplosione del debito pubblico e all’inizio degli anni’90, finiti i soldi dello Stato, dichiarati incostituzionali i prestiti,l’IRI trasformata in s.p.a.
L’esito più grave della fase dello “scambio politico” infatti, si realizzò in una condizione di totale assenza di un piano industriale per il Paese, mentre stavano verificandosi almeno quattro fenomeni concomitanti:
1) L’imporsi di uno squilibrio nel rapporto tra finanza ed economia verificatosi al di fuori di qualsiasi regola e sfuggendo a qualsiasi ipotesi di programmazione;
2) La perdita da parte dell’Italia dei settori nevralgici dal punto di vista della produzione industriale: siderurgia, chimica, elettromeccanica, elettronica. Quei settori dei quali a Genova si diceva con orgoglio “ produciamo cose che l’indomani non si trovano al supermercato”;
3) A fianco della crescita esponenziale del debito pubblico si collocava nel tempo il mancato aggancio dell’industria italiana ai processi più avanzati d’innovazione tecnologica. Anzi si sono persi settori fondamentali in quella dimensione dove pure, si pensi all’elettronica, ci si era collocati all’avanguardia. Determinante sotto quest’aspetto la defaillance progressiva dell’Università con la conseguente “fuga dei cervelli” a livello strategico. Un fattore questo della progressiva incapacità dell’Università italiana di fornire un contributo all’evoluzione tecnologica del Paese assolutamente decisivo per leggere correttamente la crisi;
4) Si segnalano infine due elementi tra loro intrecciati: la progressiva obsolescenza delle principali infrastrutture, in particolare le ferrovie ma anche autostrade e porti e un utilizzo del suolo avvenuto soltanto in funzione speculativa, in molti casi scambiando la deindustrializzazione con la speculazione edilizia e incidendo moltissimo sulla fragilità strutturale del territorio. In questo contesto registriamo l'abbandono del welfare (ridotto a bonus come spot elettorali), la privatizzazione della sanità, la crisi del sistema delle autonomie locali ridotte a scorribande personalistiche con l'elezione diretta di Presidenti (definiti erroneamente Governatori) e Sindaci. Si potrebbe proseguire ricordando l'asservimento politico del sistema informativo, il clientelismo culturale e l'attacco all'indipendenza della magistratura, ma ci fermiamo a questo punto.
5) E' assente una discussione seria sull'energia (da porsi in particolare relazione con l'analisi della situazione internazionale). Riprendo ancora Scarpa "L'Italia ha una buona parte della produzione di energia nelle rinnovabili,come le centrali idroelettriche ed è un'unicità europea.Ma la paghiamo più cara. Perchè? Le centrali idroelettriche sarebbero da potenziare perché il gas è un vettore di transizione non un vettore finale. Le non-scelte che si stanno facendo in questo senso gravano sul settore industriale".
6)Sono questi riassunti in una dimensione molto schematica i punti che dovrebbero essere affrontati all’interno di quell’idea di riprogrammazione e intervento pubblico in economia completamente abbandonata dai tempi della “Milano da Bere” fino ad oggi.
Sarà soltanto misurandoci su di un’idea di progetto complessivo che si potrà tornare a parlare d’intervento e gestione pubblica dell’economia: obiettivo, però, che una sinistra capace di rovesciare il proprio paradigma storico dovrebbe porre all’attenzione generale senza tema di apparire “controcorrente”.
martedì 12 agosto 2025
lunedì 11 agosto 2025
Franco Astengo: Una riflessione sul socialismo oggi in Italia
Il brillante lavoro di Beppe Sarno sulle origini del movimento socialista in Italia (Volevamo la Rivoluzione, Storia del socialismo italiano da Bakunin a Turati- Delta edizioni 2025) stimola, come indica anche l'autore nell'introduzione, una riflessione sull'oggi.
Scrive Sarno: "Si avverte il bisogno di chiarire la situazione in cui siamo immersi, di valutare nella loro esatta dimensione le ragioni dell'attuale abbrutimento culturale e la perdita della memoria socialista".
Più avanti l'autore ricorda come: "Bisogna riaccendere la luce sulla nostra storia perché il partito nato nel 1892 non è altro che la naturale evoluzione di un processo storico".
A mio giudizio è così che deve essere affrontato il problema (esistente) di una identità e di una presenza socialista oggi in Italia e in Europa: cercando cioè di rendersi conto di quanto il processo storico in corso richieda questa presenza, tenendo conto di tutte le esperienze accumulate compresa quelle originate dalla Rivoluzione d'ottobre (La "Rivoluzione contro il capitale" secondo Gramsci) e del conseguente congresso di Livorno del 1921.
Un utilizzo di esperienze e storia da attuarsi senza recriminazioni e/o revanscismi di sorta.
In questo momento si tratta di cercare di capire almeno due cose:
1) Se può davvero risultare necessaria una presenza socialista (anche nel senso della dimensione di "classe") all'interno dello schieramento democratico - progressista oggi operante in Italia sia nell'ambito del centro-sinistra, sia al di fuori di esso o se questa presenza socialista risulti già in una qualche misura "coperta" da altre formazioni (come l'alleanza Verdi - Sinistra) oppure da correnti interne al PD;
2) Come questa presenza socialista possa inserirsi nel processo storico in atto che presenta elementi di necessità di un vero e proprio "rovesciamento teorico" rispetto alla fase ricostruita da Sarno nel suo volume e a quelle successive: fasi identificabili tanto per riassumere all'ingrosso "nelle magnifiche sorti e progressive".
In questo senso la prima affermazione compiuta che si dovrebbe sostenere risulterà necessariamente chiara e schematica: "Il centrosinistra italiano è incompleto perchè manca una forza socialista capace di interpretare, nella ricerca dell'uguaglianza e del perfezionamento democratico, il nuovo corso tecnico-scientifico ormai padrone della "politica" che sta imponendo il cosiddetto "capitalismo delle piattaforme" attraverso la trasformazione delle democrazie in autocrazie e usando la guerra quale veicolo di una nuova era di sopraffazione in campo militare, ambientale, politico costruendo nuove e profonde diseguaglianze sulla base delle quali costruire il proprio potere assoluto".
Ben conscio dei miei limiti di capacità di elaborazione per una proposta politica compiuta mi permetto anche in questa occasione il rilancio di una ipotesi di "socialismo della finitudine" inteso come base per una nuova prospettiva politica.
“Socialismo della finitudine” per ripartire dall’idea dell’impossibilità, rispetto a quello che abbiamo pensato per un lungo periodo di tempo,di procedere sulla linea dello sviluppo infinito inteso quale motore di una storia inesorabilmente lanciata appunto come ricordato poco sopra verso “le magnifiche sorti e progressive”. Il primo punto di un programma così teoricamente impostato dovrebbe allora essere quello rappresentato dalla progettazione e da una programmazione di un gigantesco spostamento di risorse tale da modificare profondamente il meccanismo di accumulazione dominante secondo i principi della programmazione democratica e una visione di "società sobria" di forte tensione verso l'uguaglianza e fondata sull'intervento pubblico in economia verso settori decisivi dell'industria, dell'ambiente, dei trasporti, della scuola(la cui priorità di intervento dovrebbe essere quello di affrontare il deficit cognitivo che assilla diversi settori sociali) della sanità. Oggi il ritorno della guerra come prospettiva globale (tema della guerra il cui affrontamento potrà avvenire soltanto a livello europeo), il riferimento a innovazioni tecnologiche in grado di mutare il quadro di riferimento sociale, l'emergere di tensioni "dittatoriali" sconvolgono l’assetto consolidato in un momento in cui si sta attraversando una forte difficoltà per quell’accelerazione nei meccanismi di scambio che abbiamo definito come “globalizzazione” e di evidente ripresa delle tensioni nazionalistiche.
"Socialismo della finitudine" come elaborazione resa al fine di realizzare un mutamento sociale posto nel senso del passaggio dall’individualismo competitivo a una nuova realtà di responsabilità collettiva per avanzare un disegno di mutamento nell'offerta politica in una visione di mutamento sistemico.
domenica 10 agosto 2025
venerdì 8 agosto 2025
giovedì 7 agosto 2025
mercoledì 6 agosto 2025
martedì 5 agosto 2025
sabato 2 agosto 2025
Milano e i giovani politici, Pacini: "Una nuova linea metropolitana fa salire i prezzi delle case ma abbatte le disuguaglianze, un centro commerciale no"
venerdì 1 agosto 2025
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