venerdì 22 luglio 2022

Franco Astengo: La fretta presidenzialista

LA FRETTA PRESIDENZIALISTA di Franco Astengo La caduta della XVIII legislatura ha coinciso (cfr. il discorso del presidente del Consiglio al Senato del 20 luglio) con il fallimento dell'ipotesi semi-presidenzialista che avrebbe dovuto avviarsi con l'elezione dello stesso Presidente del Consiglio a Capo dello Stato e la formazione di un governo retto da un suo fiduciario evitando un passaggio elettorale ritenuto - evidentemente - superfluo. Poi si sarebbe cambiata la Costituzione utilizzando il vento in poppa dell'urgenza di governabilità dettato dalla fase PNRR e la completa trascuratezza del concentto di rappresentatività politica sul quale peraltro è ancora imperniato il tipo di democrazia repubblicana votato dall'Assemblea Costituente. Questo punto di analisi risulta ancora più chiaro se ci si riferisce ai tempi strettissimi che sono stati assegnati alla campagna elettorale dal combinato disposto del decisionismo delle due presidenze: le elezioni sono considerate una pratica da sbrigare in fretta in attesa di consegnare il governo a chi ne aspira la titolarità per farne strumento di finalità di potere e non mezzo di corresponsione per le complicate (e fastidiose) istanze sociali. A questo punto si capiscono meglio tante cose compreso il mantenimento della formula elettorale e la riduzione del numero dei parlamentari: di modo che la via del conseguimento della maggioranza assoluta risulti molto più facile. Fatto salvo il sommesso "meme" sulla crescita dell'astensionismo che rende questa governabilità sempre più un segnale di forzatura autoritaria la sinistra dovrebbe ricordare questi elementi nell'impostare la propria battaglia elettorale: funzione della rappresentatività, alveo costituzionale due principi da collegare a un quadro di istanze sociali fin qui insufficientemente affrontate almeno stando a quanto emerge nelle fasi preparatorie delle diverse formazioni. Il pericolo da destra può ben essere considerato come incombente. Al momento in cui scriviamo (22 luglio) la media dei sondaggi assegnerebbe alla destra 116 collegi su 148 nella parte uninominale e 126 in quella proporzionale per un totale di 242 su 400 alla Camera. Al Senato la destra si aggiudicherebbe 59 collegi uninominali su 72 e otterrebbe 63 seggi nella parte proporzionale con un totale di 122 senatori su 200. Insomma: più di un buon motivo per lanciare un appello unitario, salvo che il PD - data per scontata la sconfitta non intenda assicurarsi il monopolio dell'opposizione cancellando il più possibile qualsiasi articolazione presente nel quadro dell'area progressista rispolverando la malaugurata "vocazione maggioritaria". A Sinistra appaiono insufficienti le ipotesi oggi in campo: quella populista- movimentista di tipo francese e quella orientata prevalentemente a esporre come centrale la “issue” ambientalista, anche perché le variabili in campo sono molteplici (andamento del COVID e della guerra “in primis”). Inoltre presenta rischi anche l’ipotesi di trasferire a livello nazionale una visione “civico – ambientalista” che appare del tutto al di sotto della domanda sociale nel proporre una adeguata dimensione di affrontamento delle contraddizioni sociali più evidenti. Dimensione che richiederebbe una visione “globale” e un orientamento “sovranazionale”; Tra le due ipotesi in campo è evidente come dovrebbe essere privilegiata quella più vicina all'intenzione di costruire un quadro unitario nei riguardi dell'avanzata di destra. Purtuttavia deve esserne fatta notare l'incompletezza sul piano strategico della proposta fin qui avanzata dell'alleanza tra due piccoli partiti come nel caso di Sinistra Italiana e Europa Verde. Tralascio il discorso sul tema del pacifismo attivo e operante nelle quali espressioni di movimento appaiono prevalentemente impegnate forze di matrice cattolica (che dovrebbero essere assolutamente coinvolte in un progetto). Appunto l'attenzione sulla necessità della presenza, in questo contesto, di una soggettività rappresentativa delle istanze della "sinistra storica" sia al riguardo delle dinamiche internazionali, sia del contesto economico - sociale. Risalta qui un ruolo di sinistra socialista che potrebbe rappresentare un punto di riferimento per settori politici , sociali, intellettuali non di secondo piano , fornendo anche elementi di riflessione progettuale in grado di contribuite ad un auspicabile salto di qualità nella presenza politica e istituzionale della sinistra italiana.

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