venerdì 1 settembre 2017

Franco Astengo: Precisazioni sull'opposizione

PRECISAZIONI SULL’OPPOSIZIONE di Franco Astengo Caro Scirocco,sulla base di alcune mie argomentazioni riguardanti il tema del rapporto governo/opposizione (punto di partenza un articolo di Floridia apparso sul “Manifesto”) si è sviluppato un interessante dibattito fra alcuni partecipanti allo scambio politico – culturale che si svolge per il tramite del sito del “Rosselli”. Ritengo questo luogo, sia pure virtuale, di interscambio di idee quello culturalmente e politicamente ad alto livello esistente in Italia e per la stima che nutro per le compagne e i compagni che intervengono mi preme precisare alcuni punti di merito. Non intendo, però, disturbare più di tanto (sono già fin troppo invasivo). Di conseguenza spedisco a te queste poche note lasciandoti piena facoltà di giudizio (e ci mancherebbe altro che non lo facessi) sul ritenere o meno il caso di divulgare ulteriormente. Ringrazio vivamente e mi scuso ancora per il disturbo (nel caso decidessi in positivo sarei lieto fosse diffusa anche questa premessa, o una sua parte, tengo molto alla dimostrazione della mia stima, per quel che può valere, al riguardo delle interlocutrici/interlocutori del sito. “Nella ricerca della possibilità di costruire una nuova soggettività rappresentativa della storia e dell’identità della sinistra italiana nelle sue diverse articolazioni è necessario – almeno sul piano teorico – definire con il massimo della precisione l’idea di “politica” che intendiamo esprimere, che ci portiamo appresso dalla nostra storia, sulla base della quale intendiamo sviluppare cultura e proporre progettualità e conflitto. La nostra proposta, in questa fase non può che essere quella dell’opposizione complessiva alle espressioni culturali e politiche dominanti. Culture politiche dominanti alle quali si sono accodate anche forze e soggetti che – a parole – si esprimono ancora in termini “alternativi”, senza riuscire però a esprimere né una vocazione propositiva sul terreno dei contenuti programmatici, né un’idea di “egemonia nell’alterità” come sarebbe invece indispensabile, disegnando un diverso percorso della Storia rispetto a quello già tracciato da chi considera, infatti, proprio la Storia già finita all’interno dell’ineludibile e incontrovertibile dominio del capitalismo che reca in sé sfruttamento, sopraffazione, violenza sui singoli, guerra. Serve un’opposizione che sia insieme politica e sociale. Occorre – senza nessuna vocazione all’isolamento – una capacità di distinzione, un antico e sano “spirito di scissione” assolutamente indispensabile in questa fase anche per segnare il distacco da evidenti mistificazioni che, apparentemente, vengono avanti anche da una presunta sinistra che concepisce la “governabilità” quale fattore esaustivo dell’agire politico e si muove sul terreno della personalizzazione, dell’individualismo competitivo, dell’apparire in luogo dell’essere- Non è il caso di andare oltre nelle esemplificazioni, ma di attestarsi invece sul terreno teorico, proprio dell’individuazione dell’idea di “politica” che è necessario portare avanti. Deve essere ricordato, prima di tutto, che a politica è la scienza che si occupa dell’umana coesistenza, quando questa assume l’aspetto di una consapevole identità collettiva, considerata sia dal punto di vista del Potere, sia dal punto di vista del Conflitto. Potere e Conflitto rappresentano l’origine della forma della politica in quanto norma, rapporto di comando e di obbedienza, concreta modalità di funzionamento di un Ordine. Le forme storiche della politica sono determinate dalle modalità con cui le categorie del conflitto, dell’ordine, del potere, della forma, della legittimità, del consenso, della produzione e dell’allocazione delle risorse, sono di volta in volta organizzate praticamente e pensate teoricamente. Della politica, infatti, fa parte anche il modo con cui essa viene discorsivamente mediata e criticata dai suoi soggetti e dai suoi attori. La politica è una pratica di potere che è sempre anche un’elaborazione intellettuale e valorativa. Proprio per rispondere a questa indicazione, dell’imprescindibilità dell’elaborazione intellettuale, mi sono rivolto per scrivere questa breve nota ad alcuni autori che, forse, hanno lasciato nei secoli un segno nella costruzione della civiltà umana: Machiavelli, Spinoza, Marx. Schmitt. Un’ultima annotazione: la modernità è stata impostata sul convergere del conflitto nell’ordine e del potere nella norma, ma occorre ricordare che il conflitto non è destinato a essere del tutto pacificato e che il potere eccede sempre la norma. Da qui l’esigenza dell’opposizione verso l’idea dominante della pacificazione del conflitto e all’eccesso del potere sulla norma. Sulla base di questo punto di ragionamento, molto semplice, si sono sviluppate le grandi lotte del ’900, del movimento operaio, contro il colonialismo, contro le dittature totalitarie. Si è sviluppato, in questo modo, un pensiero antagonista che ha costruito, in diversi modi e su diversi punti di vista, capacità di conflitto e di espressione di governo della società, in molti punti del mondo. Quel pensiero antagonista che ormai da molti anni la sinistra italiana non riesce più concettualmente ad esprimere lasciando addirittura che venga soppressa l’idea stessa di rappresentatività politica alternativa. Una storia di grandi contraddizioni che ha portato anche all’esaurimento di vicende legate all’inveramento statuale di fraintendimenti delle teorie marxiane. Su questo punto sembrano essersi cancellate le grandi opzioni di scontro sociale determinate – appunto – dall’affermarsi di una concezione della politica come confronto tra Potere e Conflitto. Occorre ripartire da quel punto teorico e da quello politico dell’opposizione: non ci sono stati concessi sconti, da questo punto di vista e dobbiamo prenderne atto partendo proprio dalla nostra dimensione territoriale e dall’analisi di quella che è stata la nostra storia. Abbiamo verificato il dimostrarsi, nel corso di questi, di un eccesso di smarrimento di senso sui nodi vitali dell’analisi. Rendersi conto di ciò fino in fondo e costruire le condizioni per ripartire: è questo il compito più urgente che una espressione di rinnovata élite della sinistra italiana deve saper assolvere.”

1 commento:

felice ha detto...

Un'opposizione alle espressioni culturali e politiche dominanti. D'accordo, se hai come obiettivo la costruzione di un'altra società, specialmente se la definisci socialista[ approfondire in prosieguo cosa significa SOCIALISMO NEL XXI° SECOLO, piuttosto che del XXI° secolo], ma anche in tal caso non si deve rinunciare a priori a chiedere consenso sulla base di un programma e su di esso stipulare accordi o compromessi nell'interesse del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Opposizione minoritaria come incapacità di assumersi responsabilità e per non misurarsi con i problemi e come vocazione assolutamente NO. Una volta che si è unito indissolubilmente Socialismo, libertà e democrazia( rappresentativa e diretta) ci si presenta alle elezioni per vincerle e comunque per conquistare la percentuale più alta di consensi


Felice C. Besostri