sabato 12 settembre 2015

Franco Astengo: Uno spunto di aggiornamento

UNO SPUNTO DI AGGIORNAMENTO NELL’ANALISI DELLA FASE POLITICA ITALIANA di Franco Astengo I l quadro politico internazionale appare, in questo momento, quanto mai delicato e complesso. Si profila una situazione di estrema instabilità che potrebbe sfociare anche in un esito di particolare drammaticità risultando quanto mai elevati i rischi dell’esplodere di un conflitto di vaste dimensioni. Il terreno di scontro rimane, prioritariamente (senza dimenticare l’Ucraina e il fronteggia mento fra truppe NATO e russe nel Mar Baltico) quello del Medio Oriente e dell’Africa del Nord: in particolare in Siria, dove l’improvvido comportamento dei governanti occidentali potrebbe portare all’esplosione di un confronto molto difficile da valutare nei suoi aspetti concreti e nei suoi possibili esiti. Intrecciato strettamente con il quadro di possibile scontro bellico tra le grandi potenze appare essere il tema dei rifugiati che sta impegnando i paesi europei in una complicata operazione di vero e proprio salvataggio, nel corso della quale si evidenzia ancora una volta l’estrema fragilità dell’Unione Europea, l’eventualità di una sua rottura e dell’emergere, in questo caso, di rivendicazioni di tipo nazionalista ai limiti del revanscismo e dell’apertura di prospettive di riduzione del quadro democratico in molti Paesi, in particolare in quelli provenienti dall’ex-patto di Varsavia. Si aggiunga a questo sommario excursus lo stato di vera e propria fibrillazione imperante sui mercati mondiali, a causa della crisi delle borse asiatiche, spinta in particolare dalla situazione cinese nella quale appare in atto un vero e proprio processo di ristrutturazione recessiva. In quest’ambito l’Italia conferma alcune proprie specificità negative apparendo come un Paese provinciale, la cui politica così come portata avanti dai maggiori soggetti sia di governo, sia d’opposizione appare del tutto priva di respiro strategico. Un Paese, l’Italia, nel quale è in corso un processo, innestatosi particolarmente con l’avvento del governo Renzi, di costruzione e consolidamento di un vero e proprio “regime”, mortificando quanto si era riuscito ad applicare, con grande fatica in oltre sessant’anni, del dettato della Costituzione Repubblicana. Lo scontro in atto posto proprio sul delicato terreno delle modifiche costituzionali rimane confinato a livello parlamentare. Un paese sfibrato vi assiste esprimendo una realtà di vera e propria sfiducia collettiva che si è tradotto in un aumento esponenziale della percentuale dei non votanti a ogni tornata elettorale: una sfiducia e una rassegnazione certamente non contrastate da un agire politico fondato sulle promesse di un giorno, sull’espressione di un populismo rampante che pare essersi moltiplicato dopo quanto avvenuto nella lunga fase della transizione seguita all’implosione del sistema dei partiti avvenuto all’inizio degli anni’90 del secolo scorso. Riduciamo comunque il nostro quadro d’analisi alla più stretta attualità. In questi giorni il centro del conflitto non è certo quello apparente dello scontro su: senato elettivo/senato nominato, ricordando che ormai da dieci anni italiane e italiani non sono posti in grado di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e che questo sistema è stato condannato senza appello dalla Corte Costituzionale un anno e mezzo fa. La questione vera è quella della sopravvivenza di questo governo, della tenuta di quasi tutte le forze politiche (se così può essere ancora possibile appellarle, quando si tratta nel concreto di gruppi e cordate in lotta fra di loro per l’acquisizione di fette di potere). Su questo punto è necessario essere estremamente chiari. Valutati tutti gli elementi a disposizione credo valga la pena muoversi, anche dal basso della mobilitazione sociale, per la caduta del governo Renzi. Questo governo è pericoloso per la democrazia, verso la quale ha assunto caratteristiche di progetto per una sua effettiva riduzione di agibilità soprattutto rispetto alla sua capacità di esprimere effettiva rappresentanza politica. Questo governo è pericoloso per la democrazia perché sta esaltando, in termini di vero e proprio regime del resto già richiamati in precedenza, la già pericolosissima ascesa della personalizzazione della politica. Questo governo è pericoloso per la democrazia perché ha scelto la via del populismo e della facile propaganda, come nel caso delle fallaci promesse in materia di tassazione. Questo governo è pericoloso per la democrazia perché ha indotto, attraverso l’acquisizione della sindrome della sconfitta, un già debole quadro politico svilendolo nella ricerca del conformismo, destrutturando la residua realtà dei partiti e annullando la presenza dei corpi intermedi (che pure hanno enormi responsabilità). Considerazioni di questo tipo, sia pure schematicamente riassunte come in quest’occasione, dovrebbero stare alla base del ragionamento sulla costruzione di un nuovo soggetto politico di sinistra, d’opposizione e d’alternativa. Un nuovo soggetto “ a sinistra” può nascere soltanto dall’autonomia politica, partendo – appunto – dall’opposizione a tutti i livelli, compreso quello degli Enti Locali. Sul piano delle istituzioni, che appare essere quello più delicato nel momento attuale, un progetto di nuovo soggetto a sinistra deve necessariamente riferirsi alla Costituzione, prendendo però atto dello scempio che, nel corso di questi anni, è stato compiuto proprio in quella direzione. In particolare il riferimento alla Costituzione è necessario per far valere, di nuovo, l’idea già abbandonata della rappresentanza politica e del “Parlamento specchio del Paese”. Sullo sfondo rimangono le questioni economico – sociali e quelle dell’Europa e più in generale dei pericoli in atto di ripresa bellicista e di nascita di nuove dittature, già affrontati all’inizio di questo intervento: pericoli di estrema drammaticità cui fornire una riposta in tempi immediati. Nei grandi salotti della diplomazia e dell’economia internazionale si ritiene ormai, da molto tempo, la democrazia rappresentativa un orpello che ostacola i disegni di sfruttamento orchestrati da lor signori. Questi salotti dai cuscini ben imbottiti, di cui abbiamo avuto esempio proprio qualche giorno fa sulle rive del lago di Como, puntano a ricostruire veri e propri “eserciti di riserva” (magari mascherando l’operazione con un po’ di carità pelosa): “eserciti di riserva” che dovranno essere governati da nuove oligarchie. E’ questo il senso di marcia del grande capitale, che non esita neppure di fronte alla guerra. Un senso di marcia cui è perfettamente allineato il governo Renzi. Occorre prendere piena consapevolezza della gravità estrema del momento. Non bisogna farsi condizionare dai giochi di sopravvivenza del quadro politico esistente e avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e agire di conseguenza, nella politica e nella vita quotidiana.

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