martedì 22 settembre 2015

Franco Astengo: La logica dello sfruttamento

LA LOGICA DELLO SFRUTTAMENTO di Franco Astengo “.. Forse che il lavoro salariato, il lavoro del proletario, gli procura proprietà? In nessun modo. Quel lavoro salariato non genera che capitale, ossia la proprietà che sfrutta il lavoro salariato, e che può accrescersi solo a patto di generare nuovo lavoro salariato, da sfruttare di nuovo..” Karl Marx – Frederich Engels “Manifesto del Partito Comunista” edizioni Lotta Comunista Milano, 1998 (pag.45) Una citazione dal “classico dei classici” per non smarrire mai il senso dell’eterna rincorsa allo sfruttamento dell’uomo e delle risorse che il capitalismo rappresenta, in ogni fase della sua evoluzione storica da più di quattro secoli. Perché è proprio “ il senso delle cose”, la direzione di marcia della Storia, che sembra essere smarrita nella rappresentazione delle grandi mistificazioni che agitano questa società allo scopo di perpetuare la concretezza della ferocia del dominio del profitto sulla realtà umana. E’ la logica dello sfruttamento che domina, anche guardando all’attualità più stretta, ai drammi dell’oggi. Il grande inganno attuato dalla perfetta industria tedesca, quella della “macchina del popolo” di hitleriana memoria (anche in quel caso prevalse la teoria della menzogna); le colonne di migranti fatti risalire per l’Europa, fintamente fatti fuggire da una guerra che nessuno intende combattere, per ricreare nelle condizioni economiche in cui versa il vecchio continente le condizioni dell’intensità dello sfruttamento sui singoli per recuperare ancor più margini nell’arricchimento dei proprietari (a tutti i livelli, basterà poco considerarsi tali: se essi saranno il nuovo proletariato chi già si trova sul posto rappresenterà la nuova borghesia); interi popoli affamati dall’illusione sparsa a piene mani di un’integrazione economica e politica di cui nessuno dei “padroni del vapore” ha intenzione di attuare se non nel senso del proprio arricchimento, nella competizione fra chi con il denaro intende produrre altro denaro. E c’è chi, illusione nell’illusione, pretende di “governare” questi fenomeni ponendosi in capo i pennacchi del “leader” per contribuire alla truffa collettiva. Solo esempi, tra i tanti che si potrebbero sviluppare. La velocità del messaggio che questa società esalta come fattore-principe della “modernità” ottunde qualsiasi idea di “diversità”, riconduce il tutto all’obiettivo del consumismo individualistico: il nuovo Moloch di fronte al quale tutto si sacrifica, smarrendo completamente anche la sola ipotesi della trasformazione, della lotta per abolire “lo stato di cose presenti”. Richiami antichi e inutili? Così appare nell’ auto-privazione di soggetti politici capaci di essere portatori di idee e di azioni che contrastino questa condizione ormai apparentemente inespugnabile. Anche questa però è una scelta apparente, dovuta all’arrendersi all’immaginario costruito dai nostri avversari e dalle lusinghe del potere. Forse basterebbe guardare in faccia la realtà per vederla nella tragicità della sua essenza: quella sempre rinnovata, di giorno in giorno, che si è cercato di richiamare nella citazione che compare all’inizio di questo testo: “generare nuovo lavoro salariato, da sfruttare di nuovo”.

3 commenti:

luigi ha detto...

Pare che la stragrande maggioranza dei cittadini europei, degli USA
per citare i popoli in cui è nato il capitalismo, voglia reagire a
questo fatto che si perpetua da almento 200 anni.
La Costituzione Italiana, aldilà della gestione pubblica di ampi
settori dell'economia e finanza, governo della moneta, politiche
annullate a partire dal 1981 con il divorzio di banca d'Italia e
Tesoro, e poi la serie infinita di privatizzazioni Ulivo/Forza
italia, c'era la possibilità che il lavoro si facesse padrone


Abbiamo visto che anche questo settore è stato gestito in modo
privatistico rapace dalla Legacoop ecc., ecc.
La cogestione prevista delle grandi fabbriche è stata osteggiata
dalla sinistra politica e il PCI per primo e da tutti i sindacati per
mero opportunismo. Era l'unico strumento per evitare he la Fiat si
trasformasse in mera multinazionale con sede all'estero per pagare
meno tasse.

Lascio perdere l'art.41 e gli altri del titolo terzo rapporti
economici.
Devo dedurre che la lezione di Gransci è tuttora valida e in versione
peggiore altro che egemonia culturale siamo all'egemonia della
mentalità di rapina di intere generazioni. Quelle vecchie facevano
finta di essere per la solidarietà invece sotto sotto covavano
l'avidità più feroce.
E siamo arrivati dunque alla privatizzazione dei beni pubblici dei
monopoli naturali ... il popolo si assuefà come la rana in pentola
... poi magari muore ma non reagisce ...spera di essere l'ultimo a
farcela a diventare ricco ... che fare? la rivoluzione armata al
momento è inimmaginabile da proporre ... dunque resistiamo
imperterriti con le nostre iniziative contro Renzi dal livello locale
fino alle porte del parlamento in mano al ducetto con mobilitazione
contro il massacro del senato, contro le leggi trivella, scuola, ecc.
Ma almeno davanti alla prefettura a Milano ci siete per appoggiare
localmente l'inziativa di Coordinamento Democrazia Costituzionale di
domani davanti al Senato ?
A Genova si pochi gatti perchè a sinistra c'è imspiegabile
latitanza.
Un dialogante saluto.
Luigi Fasce

lorenzo ha detto...

Hai idea di quante imprese, dal dopoguerra ad oggi, sono state create da ex salariati, ai quali hanno procurato proprietà? E di quanto abbiano procurato benessere al Paese, che oggi non si può certo dire un Paese povero, mentre certamente lo era nel 1945? Cordialmente. Lorenzo Borla

salvatore ha detto...

Caro Franco, sai quanto ti stimo e quanto spesso condivida le tue opinioni, però una cosa che dovrebbe essere chiara dopo Bad Godesberg (ma in realtà a ben leggere Marx lo diceva anche lui) è che la libertà di agire, quindi anche di fare impresa, dell'uomo, è una delle condizioni per lo sviluppo di quelle forze produttive che poi determinano le mutazioni delle formazioni economico-sociali. L'impresa di per sé non è necessariamente il diavolo, e non solo nelle sue forme cooperative, e contribuisce al progresso anche degli oppressi. Ben diverso è Marchionne da Olivetti e Ferrero!
Semmai discorso diverso è quello relativo allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ma in questo caso, lasciando da parte le critiche di Sraffa e Garegnani che hanno mostrato alcuni grossi limiti nella teoria del Valore nella architettura marxiana, potremmo semplicemente convenire che sarebbe sufficiente applicare quanto scritto nella nostra carta costituzionale per avere una società più equa e nel contempo libera.