venerdì 11 settembre 2015

Felice Besostri: LA COSTITUZIONE NON SERVE A FAR GIRARE LA CASTA

LA COSTITUZIONE NON SERVE A FAR GIRARE LA CASTA fbesostri | 11 settembre 2015 | Costituzione, Legge Elettorale, Prima pagina | Nessun commento «Scontro o accordo sul ddl di revisione costituzionale, sarebbe importante che fosse trasparente. La più vasta e, per molti costituzionalisti, devastante revisione della Costituzione non è stata preceduta da un dibattito pubblico all’altezza della posta in gioco. Certamente c’è stata una discussione sui giornali e tra gli addetti ai lavori ma per il grande pubblico, quello che teoricamente dovrebbe essere stato rappresentato nelle istituzioni, nulla. Quale rappresentanza è stata assicurata da un Parlamento nel quale alla Camera dei Deputati un quarto degli eletti lo è stato grazie ad un premio di maggioranza incostituzionale e tutti i parlamentari , proprio tutti, grazie alle liste bloccate, ugualmente incostituzionali, come deciso dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 1/2014? A un anno e mezzo di distanza da quella storica sentenza, ottenuta grazie alla tenacia dell’avv. Aldo Bozzi, cui ero associato, il risultato politico è l’Italicum. Con cognizione di causa poso dire che è peggio del Porcellum, perché più ipocrita. Per esempio assegna un abnorme premio di maggioranza, grazie ad un ballottaggio, così da non avere una soglia minima da rispettare. Un ballottaggio dal quale sono esclusi più di 3 milioni di votanti della circoscrizione estero, ma con valdostani e trentino-sudtirolesi, che in compenso votano 2 volte, prima per i loro collegi uninominali e poi per decidere, come nel 2013, da chi debbono essere governati il resto degli italiani. I nominati capilista saranno la maggioranza della nuova Camera. In questo scorcio di legislatura, con la Costituzione del 1946 ancora vigente, abbiamo visto i guasti dell’insensibilità costituzionale degli organi di garanzia a cominciare dalla Presidenza della Repubblica. La presidenza della Camera ha ammesso voti di fiducia sulla legge elettorale come sulla legge Acerbo e sulla legge truffa ma anche della presidenza di turno del Senato, che ha ammesso un «emendamento canguro» per impedire successive votazioni dall’esito incerto. Possiamo immaginare, con la combinazione di Italicum e revisione costituzionale, l’assenza di contrappesi costituzionali: con un solo partito con primo ministro e maggioranza parlamentare che in pochi anni eleggerebbe il «suo» Presidente della Repubblica e nel corso di al massimo 2 legislature potrebbe aver nominato 2/3 della Corte Costituzionale. Quale contrappeso può essere un Senato di 100 membri a fronte di una camera di 630? L’elettività diretta o indiretta dei senatori ha assorbito tutto il dibattito. Se i senatori restassero 100 e non venissero aumentati con corrispondente auspicabile diminuzione dei deputati sarebbe indifferente che venissero eletti direttamente tutti con il proporzionale. La lista vincitrice alla Camera avrà almeno tra il 25 e il 30% dei senatori. Senatori a mezzo servizio e soggetti a frenetica turnazione. Le 19 regioni italiane e le 2 province autonome sono state elette in anni diversi e anche quando lo sono state nello stesso anno in mesi diversi. Se la riforma del Senato entrasse in vigore alla fine del 2016 i senatori eletti dalla Sicilia scadrebbero nell’ottobre 2017: in carica per meno di un anno. I senatori di Lazio-Lombardia-Molise (feb.2013), Friuli Venezia Giulia (apr.)- Val d’Aosta (mag.) Trentino Alto Adige (ott.) Basilicata (nov.) tutti a casa nel 2018, ma non tutti insieme: in quattro rate da febbraio a novembre. I senatori di Sardegna (feb. 2014), Abruzzo-Piemonte (mag.), Calabria-Emilia Romagna (nov.) in tre volte nel 2019. I senatori di Puglia, Campania, Toscana, Liguria, Veneto, Marche e Umbria, i più longevi, nel 2020. Sbagliato definirlo un albergo a ore ma un albergo a mesi sì. Non è una cosa seria! Pensiamo ai senatori degli uffici di presidenza del Senato o delle sue commissioni, che ruoterebbero in continuazione. Come potrebbero diventare esperti in qualche settore? Ci sono assurdità che non minacciano, se non indirettamente, la democrazia, come il fatto che i sindaci metropolitani, cioè delle più importanti città italiane, eletti direttamente dai cittadini, non possano essere nominati senatori. Centralizzazione, riduzione dell’autonomia comunale e l’irrisolto problema della dichiarazione d’incostituzionalità di leggi elettorali che non ha effetto sugli eletti sono solo 3 delle tante questioni ancora sul tappeto e di cosa si discute? Di elezioni semidirette. Le modifiche, possibili senza limiti, se si rispetta l’art. 138 Cost., non è questione interna al Pd e di specchietti per le allodole, ma di tutti i cittadini. La battaglia non è tra chi vuole approvare la revisione costituzionale e chi vuol lasciare le cose come stanno ma di modificare profondamente il disegno di legge di revisione costituzionale. Se c’è una lezione è che la vera difesa della Costituzione non è l’immobilismo, ma la sua attuazione a cominciare dall’eliminazione delle diseguaglianze(art. 3 c.2 Cost.), dal realizzare un sistema fiscale veramente equo e progressivo( art. 53 Cost.) e dal realizzare gli obiettivi di un’economia equa e solidale, come richiesto dal titolo III (Rapporti economici) della prima Parte della Costituzione: un programma di sinistra di governo piuttosto che al Governo, a qualsiasi costo. Felice Besostri Pubblicato dal MANIFESTO il 10 settembre 2016

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