venerdì 14 agosto 2015

Franco Astengo: Le ragioni del socialismo

LE RAGIONI DEL SOCIALISMO di Franco Astengo Il 14 agosto 1892, esattamente centoventitre anni fa, si riuniva a Genova il Congresso che, preso atto della divisione dagli anarchici, avrebbe rappresentato il momento fondativo dell’allora Partito dei Lavoratori Italiani, divenuto dodici mesi dopo al Congresso di Reggio Emilia Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Principiava in allora la lunga, gloriosa e drammatica storia della rappresentanza politica del movimento operaio italiano, tra grandi lotte, grandi divisioni tra riformisti, massimalisti, rivoluzionari, grandi conquiste e altrettante tragedie, in un Paese provinciale, diviso, dominato da quello che Antonio Gramsci definì il “sovversivismo delle classi dirigenti”, quel sovversivismo che abbiamo visto all’opera anche nei tempi più recenti e che è stato capace di generare il fascismo. Non è certo questa la sede per ripercorrere una storia che tutti conoscono o di fornirne più o meno originali interpretazioni, stante anche la limitatezza culturale di chi prova a stendere queste poche note: la realtà di oggi è quella, incontrovertibile, che i lavoratori italiani, del braccio e della mente secondo le definizioni arcaiche, oppure quel complesso ”mondo del lavoro” come disegnato dalla moderna sociologia attenta ai nuovi processi di internazionalizzazione e di innovazione tecnologica, è priva di un’adeguata rappresentanza politica. I 123 anni dalla fondazione del Partito dei Lavoratori debbono essere ricordati chiedendo a tutti di riflettere seriamente su questo dato di fondo. Si tenterà di farlo in quest’occasione riportando di seguito il testo del Programma del Partito approvato al termine di quel Congresso e pubblicato da “Lotta di Classe” il 20-21 agosto 1892. “Considerando Che nel presente ordinamento della società umana gli uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i lavoratori sfruttati, dall’altro i capitalisti detentori e monopolizzatori delle ricchezze sociali; Che i salariati d’ambo i sessi, d’ogni arte e condizione, formano per la loro dipendenza economica il proletariato, costretto a uno stato di miseria, d’inferiorità e di oppressione; Che tutti gli uomini purché concorrano secondo le loro forze a creare e a mantenere i benefici della vita sociale, hanno lo stesso diritto a fruire di cotesti benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell’esistenza; Riconoscendo Che gli attuali organismi economico – sociali, difesi dall’odierno sistema politico, rappresentano il predominio dei monopolizzatori delle ricchezze sociali e naturali della classe lavoratrice; Che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non mercé la socializzazione dei mezzi di lavoro (terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.) e la gestione sociale della produzione; Ritenuto Che tale scopo finale non può raggiungersi che mediante l’azione del proletariato organizzato in partito di classe, indipendente da tutti gli altri partiti, esplicantesi sotto il doppio aspetto: Il primo della lotta di mestieri per i miglioramenti immediati della vita operaia (orari, salari, regolamenti di fabbrica, ecc.) lotta devoluta alle Camere del Lavoro ed alle altre Associazioni di arti e mestieri; Il secondo di una lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici (Stato, Comuni, Amministrazioni Pubbliche, ecc.) per trasformarli, di strumento che oggi sono di oppressione politica e di sfruttamento, in uno strumento per l’espropriazione economica e politica della classe dominante; I lavoratori italiani, che si propongono l’emancipazione della propria classe Deliberano DI COSTITUIRSI IN PARTITO, INFORMATO AI PRINCIPI SUESPOSTI E RETTO DA UNO STATUTO.” Fu altrettanto deciso: “ IL Comitato centrale conserva per ora la sua sede a Milano. Ne fanno parte: BERTINI ENRICO, tipografo; CROCE GIUSEPPE, guantaio, segretario della Camera del Lavoro di Milano; DELL’AVALLE CARLO tipografo; FERLA ANNETTA delle “Figlie del Lavoro” di Milano; FOSSATI GIUSEPPE meccanico; LAZZARI COSTANTINO, contabile; MAFFI ANTONIO, deputato La “Lotta di Classe” il cui direttore PRAMPOLINI confermato per acclamazione, diventa ufficialmente l’organo centrale del Partito. Le Associazioni aderenti al Partito s’impegnano a sostenerlo colla loro propaganda e con loro contributo. Su tutto questo c’è molto da riflettere anche a 123 anni di distanza (n.d.r.)

1 commento:

alberto ha detto...

Non sono d’accordo con le riflessioni di Astengo. Mi pare che lui continui a sognare “un comunismo dal volto umano” che la storia si è preoccupata di mostrare non fattibile. Astengo si rifà al “ programma del 1892 del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani” che vede la società come lo scontro tra sfruttatori e sfruttati. Ma il socialismo, come partito ( e la distinzione è voluta) cominciò a vincere in Europa quando con il congresso di Bad Godesberg si pose il problema di aspirare a governare l’intera società non agitando lo strumento dello scontro, ma la proposta di un progetto di paese dove lo Stato guidato dai partiti socialisti assumeva su di se il superamento dello sfruttamento e l’affermazione di valori di libertà di eguaglianza e di solidarietà. Non lo “scontro” come base della loro politica dunque, ma un nuovo progetto di società . E forse è proprio qui la differenza tra pensiero comunista e pensiero socialista che ancora rende difficile il percorso di una unione a sinistra del PD. Ovviamente non sono d'accordo con la visione opposta di Lorenzo, troppo semplicistica.