mercoledì 10 settembre 2014

Ocse: in Italia l’istruzione è sotto la media dei paesi avanzati | Gad Lerner

Ocse: in Italia l’istruzione è sotto la media dei paesi avanzati | Gad Lerner

11 commenti:

lorenzo ha detto...





Caro Giovanni, quello che suggerisci è un ottimo articolo che riprenderò per
intero nel mio zibaldone. Mi sembra che metta in luce soprattutto
l'arretratezza drammatica nella preparazione dei nostri studenti a paragone
dei migliori dell’Ocse, impreparazione che viene collegata alla diminuzione
di spesa pubblica: . Nello stesso giorno di ieri, c’era un
articolo sul Corriere che copriva lo stesso tema. In un grafico, sempre in
base ai dati Ocse, sempre riferiti all’anno 2011, venivano forniti i
seguenti dati di spesa annua per studente, in Italia, a confronto della
media Ocse

Scuola per l’infanzia $7868 / Media Ocse $7428

Scuola primaria $8448 / Media Ocse $8296

Scuola secondaria $8585 / Media Ocse $9280

Dove invece la discrepanza è drammatica, è nell'università, dove la spesa in
Italia è di $9990 contro una media Ocse di 13.358. Ma è solo a causa delle
scarse spese per l’università (che riguardano una minoranza di studenti) che
i dati di performance generale sono scarsi? Vengono anche forniti altri
dati da cui si desume, per le scuole fino alla secondaria superiore, che il
numero di studenti per insegnante in Italia (contrariamente a quanto si
pensa) è inferiore alla media, e che le ore annuali di insegnamento, sempre
fino alla secondaria superiore, sono meno della media. E’ fuori discussione
che l’Italia spenda meno per l’istruzione, sia in cifre assolute che
percentuali. La differenza in percentuale secondo me è dovuta all’entità
anomala delle pensioni. La spesa per le pensioni (fonte Documento di
economia e finanza 2014, preso da Repubblica) è di 266 miliardi di euro su
una spesa corrente di 690 miliardi, pari al 38%. Dubito molto che questa
percentuale (spesa pensioni su spesa corrente) si riscontri in altri Paesi.
Cari saluti. Lorenzo

luciano ha detto...

Come sempre, le statistiche andrebbero prese con le pinze.

Quando si dice che “fino alla secondaria superiore il numero di studenti per
insegnante in Italia è inferiore alla media” si deve tenere conto della
grande varietà di situazioni esistente nel nostro Paese. Infatti, nelle
aree urbane abbiamo sia alle elementari sia alle medie classi piuttosto
affollate ed il rapporto studenti /insegnanti è probabilmente anche
superiore alla media europea. Il rapporto si squilibra nei piccoli centri,
dove per mantenere una scuola di prossimità abbiamo spesso, soprattutto
alle elementari, numeri bassi. Si tratta però di una scelta politica che ha
a che fare con gli 8.000 comuni, con la geografia e con le tendenze
demografiche. Per evitare lo spopolamento dei piccoli centri più periferici
paesi come la Francia o l’Austria danno enormi incentivi all’agricoltura,
noi invece spendiamo lasciando scuole elementari, uffici postali e stazioni
dei carabinieri sicuramente antieconomici …

Quando si dice che “le ore annuali di insegnamento, sempre fino alla
secondaria superiore, sono meno della media” si rischia di fare una
comparazione tra sistemi radicalmente diversi. In altri paesi europei,
infatti, in tutte le scuole ci sono le mense e gli insegnanti restano
nell’istituto 8 ore (avendo uffici e comunque spazi idonei), svolgendo in
sede sia le ore di insegnamento, anche pomeridiane, sia quelle di
preparazione lezioni e correzione compiti. Da noi le mense di norma non
esistono, è quindi impossibile trattenere negli istituti centinaia di
studenti anche al pomeriggio, e gli insegnanti svolgono presso la scuola
solo le ore di lezione cosiddette “frontali” , mentre tutte le restanti
attività le svolgono a casa loro. Lo so bene perché mia moglie è una prof.
di inglese e casa mia è da sempre una specie di succursale del liceo in cui
lavora.

Cari saluti.



Luciano



alberto ha detto...


> Caro Salvatore condivido l'analisi dell'articolo, credo tuttavia che occorra
> comunque costruire risposte alternative possibili anziché fermarsi alla sola
> opposizione. Sai come la penso e ... aggiungo un commento:
> "Tutto l'impianto dell'articolo è condivisibile a partire dal danno che il
> sistema di premiare "il merito meramente individuale" , come proposto,
> porterebbe alla scuola pubblica apprendo sempre più la strada alle scuole
> private che finirebbero per accalappiarsi i migliori insegnanti. Ma neppure
> stare fermi può bastare. Perché riduce la scuola alla "responsabilità" del
> singolo insegnante, mentre occorrerebbe pensare alla scuola, a ciascuna
> scuola, come un corpo complesso nel quale la propensione al proprio continuo
> miglioramento è uno, se non il principale suo fine. Una scuola, e di
> conseguenza i suoi fruitori, non può aspettare che i " bravi insegnanti" vi
> capitino per caso. Del resto nessun responsabile insegnante, riflettendo
> sul suo ambiente di lavoro, potrebbe dire che tutti i suoi colleghi danno il
> meglio di loro stessi. E' quindi necessario trovare e proporre, in
> alternativa a quello proposto, di chiara matrice neoliberista, un sistema
> premiante senza essere di per se stesso escludente. Un riferimento utile,
> derivato dalle culture aziendali, potrebbe essere quello del modello del
> lavoro organizzato per "isole" in contrasto al lavoro che misura le
> performance individuali. Insomma spostando l'attenzione sul risultato
> anziché sul singolo lavoratore. Che comporta lo spostare i processi di
> controllo/crescita/responsabilizzazione/punizione di ciascun lavoratore
> sul gruppo che costituisce l'isola di lavoro, anziché sul "capo". La
> premessa ovviamente è che la scuola, come la sanità, gli ambienti di
> ricerca, ecc. sono organizzazione il cui controllo non può essere di tipo
> top-down ma bottom-up. Sul piano pratico ciò si potrebbe ottenere mediante
> il confronto dei risultati di scuole/istituti omogenei, premiando quindi il
> singolo istituto/scuola lasciando poi alle dinamiche interne ai singoli
> istituti/scuole ( le "isole" di lavoro) la ripartizione premiale. Il fine è
> la crescita di un intero corpo docente ( e ove del caso l'espulsione dei
> comportamenti fortemente opportunistici) e non la suddivisione del corpo
> docente in cattivi, da non premiare, e buoni, da premiare, con l'inevitabile
> ricerca dei migliori di trasferirsi in scuole sempre migliori per non
> perdere il proprio premio. "
>

salvatore ha detto...

Caro Alberto,
anche tu sai come la penso: io sono per un modello di scuola aperto
dal mattino alla sera, secondo lo schema finlandese, e per quanto
riguarda il meccanismo di valutazione, adotterei in toto il modello
francese, dove gli insegnanti che vogliono far valutare il loro
lavoro, ed essere premiati, sia che si tratti di singoli che di equipe
che hanno lavorato insieme, chiamano l'ispettorato del ministero che
gli manda un gruppo di ispettori qualificati...... e gli stipendi non
sono quelli italiani.

salvatore ha detto...

Premesso questo, adesso dico un BASTA!!!!! (riferito non solo a quello
che hai scritto tu ma anche a tanti altri post che leggo qui sul
Rosselli, dove ogni critica al Renzi-pensiero riceve sempre le stesse
risposte, neanche fosse il leader maximo!)
BASTA con i toni paternalistici da brave persone che ti dicono "non si
può sempre dire no ma ci vogliono le proposte", perché questo è un
ragionamento in MALAFEDE: le proposte ci sono eccome, ad esempio
quelle che ho testé citato, o quella mia, documentata, quantificata e
dettagliatamente illustrata, che anche recentemente ho postato su
questa mailing list. La realtà è che le proposte diverse da quelle
imposte dalla logica liberista, non vengono neanche prese in
considerazione, non ci si pensa nemmeno.

salvatore ha detto...

Altro BASTA: io sono stufo di vedere che sulla scuola si pronunciano
tutti solo perché, avendoci passato qualche anno in gioventù, si
ritengono in grado di capirne più di chi ci lavora con competenza da
una vita. Quello che hai detto sugli insegnanti bravi che capitano per
caso, è, scusa la brutalità, di una infondatezza estrema: non trova
alcuna corrispondenza nella realtà della scuola italiana. Sicuramente
è vero che non tutti i miei colleghi danno il massimo, ma lo fa oltre
il 90% di loro, percentuale, credo, decisamente superiore a quello
schifo che si vede nella Sanità, che tu conosci bene e che vorresti
proiettare sulla scuola. E quanto ai fini della scuola, credo che "il
continuo miglioramento del sistema medesimo" forse non sia
(eufemisticamente parlando) il più importante: vuoi che ti ricordi
quale sia il vero scopo della scuola pubblica in una società
democratica? Rimuovere le disuguaglianze fornendo a tutti gli
strumenti per crescere e trovarsi un posto consapevole e attivo nella
società, favorendo la mobilità sociale, favorendo la coesione sociale
attorno ad un nucleo di valori condiviso........ se poi è anche
efficiente, tanto meglio, ma non confondere i fini con il modo di
perseguirli, è un grave errore logico che porta a vedere la realtà al
rovescio.

salvatore ha detto...

E' proprio grazie alla capacità della maggior parte degli insegnanti
italiani, e ad un sistema che disperatamente regge ancora perché
comunque era stato progettato bene in anni in cui c'erano politici
degni di tale nome (per capirci, e lo dico a muso duro, fu meglio
Gentile di Luigi Berlinguer!) che nonostante
-20 miliardi di tagli negli ultimi anni,
-200.000 insegnanti in meno dall'inizio del secolo,
-stipendi fermi da 8 anni,
-edifici sempre più fatiscenti e
-burocrazia aumentata alle stelle,
NONOSTANTE TUTTO QUESTO la nostra scuola continua a formare persone
non solo capaci di ragionare, ma anche tecnici che non se la cavano
affatto male e sono molto ricercati. Poi, se tutto il resto del
sistema Italia fa acqua, e i nostri ragazzi se ne vanno all'estero, la
colpa non è degli insegnanti, ma di tutti quei soloni che spremono i
loro neuroni per giustificare ogni scelta che mira allo smantellamento
di quel poco di welfare rimasto in questo paese invece di pensare a
come reperire risorse per rilanciare il paese in un'ottica socialista,
quella che, per capirci, portò alla riforma della scuola media nel
primo centrosinistra, oppure quella che si respira quando si legge Don
Milani........

Ma forse la realtà è molto semplice..... se non si hanno più punti di
riferimento si naviga a vista, e allora anche il pensiero, le idee,
vanno dove tira il vento. Diceva Francesco Guccini in una canzone di
tanti anni fa: "è facile tornare fra le tante stanche pecore bianche,
scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera".

Detto questo, non ci sono le proposte?

Bene: eccoti accontentato, almeno per quanto riguarda la scuola

1) Riordino del ciclo di studi per finire un anno prima? Ecco qua:
http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=38391

2) Apertura della scuola al territorio? Qui addirittura due proposte,
la prima, autorevole, dell'ispettore emerito Tiriticco, la seconda
mia, più modesta:
http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=45232
http://lascuolachevogliamo.wordpress.com/2013/01/21/scuola-aperta-e-territorio-come-cambiare-il-ruolo-della-scuola-e-trasformarla-in-una-risorsa-per-tutto-il-territorio/

3) La valutazione del sistema scuola? Ecco ancora due interessanti
voci di Tiriticco e Vertecchi (e, scusate se è poco, ricordo che
Vertecchi è stato il fondatore dell'INVALSI)
--- sul concetto di valutazione di sistema
http://questioni.wordpress.com/2014/06/04/se-la-scuola-e-un-sistema/
http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=35636

--- sulle prove INVALSI
http://www.edscuola.eu/wordpress/?p=32256
http://questioni.wordpress.com/2014/05/08/test-invalsi-no-grazie/

4) Edilizia scolastica? Ecco ancora una interessante tesi di Vertecchi:
http://questioni.wordpress.com/2014/06/24/edilizia-scolastica-non-ce-solo-la-sicurezza/

Queste le avevo già postate, ma nessuno della lista le aveva lette né
commentate, anche perchè è difficile contestare proposte simili, non
si può dire "ci vogliono le proposte": scusa l'ironia, ma avrei
preferito leggere un tuo commento su queste proposte, e magari una
critica sul merito delle cose.

lorenzo ha detto...

Caro Salzano, le tue affermazioni non sono offensive, almeno per me (anche se sono di quelli che ogni critica al Renzi-pensiero dà sempre le stesse risposte), anche perché fatte in evidente buona fede. Tuttavia i ragionamenti sulla scuola, specie se fatti da chi - avendoci passato qualche anno in gioventù, si ritiene in grado di capirne più di chi ci lavora con competenza da una vita - dovrebbero partire da un diverso punto di vista, e cioè dalle valutazioni indipendenti. Secondo l’articolo di Andrea Mollica, nel sito di Gad Lerner, . E ancora: . Se si prendono per buoni, almeno in via approssimativa, i dati Ocse, bisogna chiedersi di chi è la responsabilità. 1. E’ della società che non educa, anzi diseduca. La soluzione non si intravvede né a breve, né a medio termine. 2. E’ delle famiglie. Certamente le famiglie hanno un grosso peso nella educazione dei figli e sono alla base di quella disuguaglianza a cui la scuola delle pari opportunità dovrebbe porre rimedio. E’ chiaro che in una famiglia di persone colte si impara di più che in una di analfabeti di ritorno (che secondo Tullio De Mauro sono una percentuale rilevante della popolazione). Se poi addirittura vivi una famiglia abbiente, che ti manda a fare le vacanze in un college inglese, impari di più eccetera. 3. La responsabilità è degli studenti, in quanto geneticamente più stupidi dei loro coetanei, per esempio finlandesi. Ci sono anche insegnanti che lo sostengono, di avere allievi deficienti. Magari hanno pure ragione. 4. La responsabilità è degli insegnanti. 5. La responsabilità è del Governo che non paga a sufficienza gli insegnanti. Questo è fuori discussione. Ci sono dati a testimoniare che gli insegnanti in Italia sono i peggio pagati in Europa fra i Paesi più avanzati: ad esempio Germania, Francia, Regno Unito, Olanda, Belgio, per non citare la Svizzera e il Lussemburgo. L’essere sottopagati è un fatto gravissimo, perché ne va non solo del benessere materiale degli insegnanti ma della loro autostima e della loro immagine nella società. Ed è tale da scoraggiare anche i meglio intenzionati. Tuttavia è lecito dubitare che un semplice miglioramento generalizzato di stipendio, e cioè la quantità, possa far migliorare la qualità dell’insegnamento. Per concludere, fra le cinque ipotesi che ho fatto per spiegare l’arretratezza dei risultati, e cioè del non-sapere dei nostri studenti, non so dare una risposta. Però un fatto è certo: bisogna partire di qui, dalle deficienze degli allievi per individuare la causa. Cordialmente. Lorenzo Borla


paolo ha detto...

scusate se mi intrometto, leggo sempre la mailing list ma non intervengo mai perché non so mai cosa dire, anche se nel cuore sono sempre stato un socialdemocratico, diciamo come quelli di inizio Novecento, ma sulla scuola qualcosa da dire ce l’ho. Faccio l’insegnante da trent’anni. I nostri studenti non sono delle capre neanche per l’OCSE, quelli del Trentino sono tra i migliori del mondo, per esempio, la media nazionale, che pure sta migliorando, è bassa, ma laddove esiste una parvenza di società civile il livello medio delle competenze verificate con i discutibilissimi testi OCSE pisa è tra le migliori. A livello di quelle degli studenti finlandesi, i dati scorporati non parlano contro il sistema scolastico italiano, ma contro la società italiana, civile a macchia di leopardo, non è solo una questione nord-sud ovviamente. D’altra parte in trent’anni e in diversi tipi di scuole TUTTI dico TUTTI i miei studenti che sono andati a fare un anno all’estero, non dico che si sono fatti una passeggiata, ma quasi. Certo che si può sempre migliorare, ma non è il curricolo che non funziona, se no non funzionerebbe da nessuna parte, anche qui mi pare che manchino investimenti, nelle strutture, negli stipendi al personale, nelle infrastrutture sociali che rendono possibile fare scuola, nell’educazione alle famiglie, cui bisogna insegnare perché mandare a scuola i figli. Un’ultima annotazione i miei studenti, attualmente insegno in un classico, con un discreto inglese, vengono facilmente ammessi nelle università americane di media levatura, non in quelle migliori, soprattutto per mancanza di conoscenze scientifiche applicate, non certo per le competenze generiche registrate negli OCSE PISA. Bisognerebbe fare ragionamenti sulla didattica, ma quelli, soprattutto negli ultimi anni sono assenti, con la complicità di tutti. Le recenti indicazioni nazionali dei licei per molte materie sono state letteralmente copiate dagli indici dei più diffusi libri di testo e i documenti di indirizzo prodotti sotto la Moratti fanno bella figura didattica e pedagogica rispetto al ciarpame biginesco prodotto dalla Gelmini, ora che l’esame di stato sia fatto solo dai membri interni è ridicolo, meglio abolirlo, come disse una volta Guido Calogero (che però non riteneva ancora maturi i tempi). Il che sarebbe una battaglia di libertà che costringerebbe anche il sottobosco delle paritarie a competere, e, sic rebus stantibus, perdere contro la scuola pubblica statale.
Cordialmente vostro
Paolo Ceccoli
docente presso Liceo classico Alessandro Volta Como
Dottore in Filosofia Università di Milano
MA History education University of London
presto concorrente al merito renziano (leggi 60 euro al mese di stipendio) dopo uno stipendio bloccato da 10 anni (detto en passant non mi pare, data la farraginosità dell’impianto che la cosa possa farci né facilmente, né presto, ma sembra sia stato fatto così proprio per procrastinare qualsiasi aumento)
Se mi dicessero che mi bloccano ancora lo stipendio perché siamo messi male, e dunque il blocco è come una specie di contratto di solidarietà nel privato, starei sereno come direbbe il sindaco d’Italia, ma dire che non mi danno l’aumento perché non me lo merito, o non ce lo meritiamo in generale, mi fa abbastanza in……are

alberto ha detto...

Caro Salvatore, tu ci hai invitato a leggere l'articolo - La “buona scuola”
dei Chicago boys - pubblicato su Micro Mega. L'ho letto e mi sono permesso
di fare alcune considerazioni. Sull'articolo, stile Micro Mega. Non su di
te. Considerazioni prese dalla mia esperienza, non nella scuola ( che pure
ho frequentato trovando purtroppo pochi insegnanti capaci di darmi l'ebrezza
vera dell'apprendere) ma pure sempre in un settore pubblico altrettanto
importante e complesso che, prima della scuola, ha dovuto affrontare
processi pesanti di ristrutturazione. Un settore anch'esso fatto al 90% da
"professionisti" , i quali, per formazione, tendono a viversi più come
eccellenze individuali che come eccellenze collettive e dunque
tendenzialmente portati ad essere ostili alle valutazioni. Per questo, con
riferimento all'articolo mi sono permesso di dire che se si vuole evitare il
rischio, che considero grave, di un sistema di valutazioni individuali ( il
famoso merito individuale da monetizzare in una ottica neoliberista) occorre
provare a leggersi in altro modo.
Un caro saluto

felice ha detto...

Ce ne fossero che ointerbvengono raramente per essere di una chiarezza
esemplare le poche volte che lo fanno. Purtroppo non aiuta il modo di trattare
gli argomenti dei mezzi di comunicazione. Per esempio non riesco a mettere
insieme le notizie "OCSE" con quelle sulla fuga dei cervelli, perché
insegnando all'Università per 30 anni non credo proprio che delle capre
diventino geni grazie al clima delle Università. Siamo una società a macchia di
leopardo. Se la smacchiamo andiamo avanti o indietro? ) ma quello da smacchiare
era il giaguaro!).Anche ieri fumata nera per la Consulta. Il solito Panrebianco
che parla di caduta delle istituzioni, come sia più importante il fatto di non
eleggere di chi si elegge, quando è chiaro che con i 4 giudici da eleggere
quest'anno si vuol normalizzare la Consulta che con la sentenza n.1/2014 di
annullamento del Porcellum ha dato uno schiaffo al Parlamento. I 2 che nominerà
a novembre Napolitano sarano nominati in 5 Minuti, ma trasparenza zero. Il
difetto sta in una elezione nomina/nomina senza candidati che ci mettano la
faccia loro e chi li propone. Quando ci sono candidature fatte in modo
trasparente non se ne parla.Quale è il rimedio? Orfini docet, abolire lo
scandalo del voto segreto! La mancanza di serietà è l'ostacolo principale al
trionfo della socialdemocrazia, cui in Svezia è sfuggita la vittoria per colpa
della soglia di accesso che ha lasciato fuori il partito femminista


Felice C. Besostri