venerdì 29 marzo 2013

Paolo Bagnoli: Vendola, il Socialismo europeo e la questione socialista in Italia

Dall'Avvenire dei lavoratori Vendola, il Socialismo europeo e la questione socialista in Italia -------------------------------------------------------------------------------- "Penso che questo è il tempo in cui dobbiamo entrare come componente caratterizzata da una forte propensione ecologista e libertaria, dentro il Partito del Socialismo Europeo", ha detto recentemente Nichi Vendola, accendendo tante speranze. Bene. Ma occorre fare i conti con la questione del socialismo, e del socialismo italiano. -------------------------------------------------------------------------------- di Paolo Bagnoli -------------------------------------------------------------------------------- Nei vari luoghi in cui si articola, oggi, la dispersa presenza dei socialisti in Italia, la relazione che Nichi Vendola ha tenuto l’11 marzo scorso alla presidenza di SEL ha intrecciato un dibattito serrato, soprattutto perché un accenno alla possibile adesione al PSE ha riacceso la speranza di avere, o riavere, dopo un travaglio di tanti anni, finalmente, in Italia un soggetto socialista di sinistra. E che si arrivi ad averlo in un tempo non biblico è l’aspirazione di molti, compreso, naturalmente, di chi scrive. E’ logico, quindi, che i portatori di una tale sensibilità stiano con le orecchie aperte a tutto quanto suona, o sembra suonare, in tale direzione. Ora, si tratta di una questione che investe non tanto la suggestione del ricordo, ma la vicenda stessa della sinistra in Italia, anch’essa da ricostruire, e, con essa, quella della democrazia, della “nozione sociale” che alla sinistra è propria e che è, in buona ragione, quella stessa della democrazia costituzionale. Poiché la questione sociale è estremamente seria e poiché su di essa l’azione del governo Monti ha scatenato una furia distruttrice, per tutto ciò occorre esaminare l'intera cosa con attenzione, senza pregiudizi, senza pretendere di avere la soluzione a portata di mano, senza nascondersi le difficoltà, ma nemmeno le questioni così come stanno, se vogliamo che il dibattito innestato dalla relazione di Vendola non rimanga uno dei tanti. Occorre capire bene e andare a fondo; perché, insomma, sia un fatto politico e non un episodio di politique politicienne. Vendola è un uomo politico pieno di cultura e di intelligente ragionamento; uno di quelli, dei pochi forse, che in accordo o in disaccordo, va preso sul serio. La relazione ce lo conferma e, va detto, che, pur se certi passaggi ci sono sembrati non molto chiari, complessivamente non si nasconde nel gioco verbale delle formule; che non nasconde, con onestà intellettuale, le luci e le ombre, a cominciare da quelle che gravano sul partito di cui è leader. Intanto perché relativizza l’esperienza del proprio movimento – “noi siamo una parte del problema e non la soluzione del problema” – perché denuncia lucidamente i ritardi della sinistra europea e, soprattutto, quando si dilunga sul partito democratico – vero riferimento dialettico di tutto il suo ragionamento – cercando di chiarire l’irrisolutezza di SEL rispetto al “riformismo del partito democratico e il radicalismo alla nostra sinistra (…) miopi nella stessa identica maniera.” La ventilata adesione al PSE, se non teniamo conto di questo passaggio, perde come di senso. Il suo ragionamento, tuttavia, è tutto condizionato dalla situazione di chi, in effetti, si sente alla stregua di una sinistra “esterna” al Pd e non perché si tratti di un’altra formazione, ma in quanto funzionale, in certo modo, al partito democratico, potendo dire cose di sinistra che il PD non può dire e del quale questi non può non tener conto per motivi di alleanza. Quanto siffatto meccanismo abbia funzionato lo si è visto quando Bersani ha ritenuto di opporsi alle richieste di Monti. Che in politica ci possano essere dei giochi articolati è normale; quello che ci sembra di rilevare è che SEL si è, sostanzialmente, molto pensata in funzione del PD. Vendola non lo ha peraltro nascosto quando ha detto: "dobbiamo partire dal fatto che la crisi importante del partito democratico coincide con la nostra crisi, cioè la nostra ipotesi è quella di una sinistra di governo capace di partire da qui, dall’Italia, per far massa critica e rimettere insieme un fronte dei progressisti in Europa." Si tratta di un passaggio impegnativo e rivelatore poiché esso presuppone il PD quale forza di sinistra, tanto che la crisi di questo e quella di SEL vengono rappresentate come due vasi comunicanti intrecciati dentro l'almanacco leopardiano dei progressisti, categoria vaga e indefinita che forma un “fronte” che sembra oggi prendere il posto di quello che nell’ieri prossimo erano riformisti. Noi, nel ragionamento di Vendola, riscontriamo un vuoto di autonomia, ossia di capacità di pensare SEL indipendentemente dal PD. Il senso dell’autonomia è fondamentale ai fini della rinascita socialista e della sinistra quale soggetto di massa. Naturalmente, non vi è nulla di scandaloso e di improprio nell’allearsi da sinistra con il PD. Ma chissà poi cosa avrà pensato Vendola dei "progressisti" dopo i tanti voti di questo schieramento mancati a Laura Boldrini nell’elezione a presidente della Camera. Vendola, inoltre, nell’esaminare lo scenario complessivo, non ha timore a dire che “si è esaurita una storia, sia la nostra sia quella del partito democratico” in quanto “si è esaurito un ciclo, si è esaurita una fase.” Come dargli torto. Non si può che condividere; bisognerebbe aggiungere che il problema più grande del PD sta nel fatto che non è mai riuscito a essere un “partito”, anzi ne è impossibilitato, sicché la sua tenuta, già in condizioni d'instabilità, sembra ora molto a rischio. Che la sua fase si sia chiusa, non c’è dubbio, Vendola ha ragione. Non potendo parlare, come noi, d’incapacità del PD a essere un partito, Vendola ha declinato questa incapacità come si addice a un leader, per lo più alleato: "I partiti non nascono in laboratorio, non sono delle creature che nascono in provetta; si fanno nella società, nel vivo della contesa, nell’organizzazione degli interessi delle culture.” Verissimo. E ciò vale anche per la questione socialista in Italia. Poi si giunge al punto nodale. In tutta la sua relazione, così come a suo tempo nel programma del partito, la parola "socialismo" non compare. Naturalmente, non era obbligatorio farla comparire. Se Vendola non l'ha fatto, però, ciò vuol dire che per lui questo non è un problema, a differenza di noi. Si lascia intravedere un altro fine che ha nella formula “casa dei progressisti” il suo approdo poiché – sono parole da soppesare – “dobbiamo essere capaci di parlare al paese e di parlare al partito democratico parlando al paese.” Da qui la frase che ha acceso tante speranze socialiste: ”Penso che questo è il tempo in cui dobbiamo entrare come componente caratterizzata da una forte propensione ecologista e libertaria, dentro il Partito del Socialismo Europeo.” Allora, se proviamo a rimettere tutto in colonna, ci sembra che le cose stiano così. Il non successo elettorale del centro-sinistra chiude sia la fase di SEL che quella del PD, destinato a lacerarsi in un prossimo futuro. Ed è proprio tale crisi a togliere la ragione di SEL che è stata sì l’unica sigla di una sinistra visibile né “riformista” né “radicale”, ma in funzione di trattenere aperto uno spazio per allargare quello del possibile centro-sinistra giocoforza centrato sul PD. Forza per lo più residuale e sostanzialmente tattica, SEL al di là di idealità rispettabili e pure talora condivisibili non ha nemmeno essa la fisionomia del partito, cioè quel profilo autonomo – cultura, identità, idealità spiccate, un ruolo storico preciso e un insediamento sociale vero – che fa diverso un partito da un movimento. Per sopravvivere in qualche modo alla propria esperienza, SEL ha necessità di sganciarsi dal passato cercando una collocazione. Nel caso questa collocazione è il PSE dove è ormeggiato, peraltro, anche il PD pur non essendo una forza socialista. Anche dell’Internazionale può fungere da “sigla contenitore” non esclusiva in cui ritrovare il PD che a sua volta, se si frantumerà, troverà SEL pronta a costruire la richiamata “casa dei progressisti”. Questo ci sembra il verso del salmo, quello finale, che può essere pensato, ma non scritto. Bene. Ma il socialismo che c’entra? Vendola non dice mai, né meno fa capire, di volere mettere la nuova fase del suo movimento applicata a un disegno ricompositivo e largo del socialismo italiano. Il pensiero non lo sfiora lontanamente. E se i postcomunisti avessero voluto andare in questa direzione, sia nella versione PDS-DS sia nella derivazione bertinottiana, le occasioni non solo non sarebbero mancate, ma non sarebbe nato né SEL né il PD. In un paese che vira oltraggiosamente a destra e nella “non-politica”, anche una generica “casa dei progressisti” non è certo da disprezzare; ma la questione del socialismo è altra e ben più complessa cosa. È significativo che poi l’auspicata “casa dei progressisti” avvenga dentro il contenitore del socialismo europeo dimostra che l’unico soggetto storico cui, chi si dichiara progressista, possa fare riferimento non può che essere quello del socialismo. Ma questo non significa che i "progressisti" per ciò stesso si sentano socialisti. D’altro canto, anche al parlamento europeo esiste un gruppo dei socialisti e dei democratici, e non perché i socialisti europei siano diventati “democratici italiani”, ma solo in quanto i deputati dei vari partiti socialisti hanno fatto un gruppo con quelli del PD presente in Italia. Con ciò gli uni non sono divenuti gli altri né viceversa. Quindi è evidente che una tale vicinanza è significativa, ma non risolutiva della questione socialista italiana. In Italia il socialismo non esiste come forza organizzata, ma esistono tanti luoghi socialisti variamente articolati e talora tra loro raggruppati. Forse sarebbe giunta l’ora di vedere, con una visione larga del problema, senza escludere nessuno di coloro che vogliano parteciparvi, compreso il partitino di Nencini, se non sia giunto il momento di darsi appuntamento in una convenzione socialista nazionale per iniziare un cammino che dalle tante sparse membra punti a fare un corpo. Nel caso sarebbe certamente importante sapere se Vendola e il suo movimento – nel quale militano diversi socialisti – volesse divenire uno dei protagonisti di questo processo. Se davvero una fase si è chiusa, come ha detto Vendola, quella della “casa dei progressisti” può certo essere una fase nuova, ma punta ancora sul PD, non sul socialismo. Mentre sarebbe importante vedere un’unica lista in occasione delle prossime elezioni europee; non una lista di "socialisti più qualche altra cosa"; bensì nella lista di una soggettività autonoma. Magari all’inizio del cammino potremmo pensare a un “movimento del socialismo italiano” che raccolga in forma federata gli aderenti, ma che, senza equivoci di sorta, sia marcato da un'esplicita intenzione socialista quale primo passo politico che si sviluppi per ridare al movimento operaio italiano, alle forze del lavoro tutte, alla democrazia e al progresso del paese il suo soggetto storico. Non si tratta di rifare il vecchio PSI, ma di riagganciare in modo chiaro la storia nel segno di un’esperienza che non può essere cancellata dal suicidio craxiano; magari riflettendo sulle parole di Filippo Turati per il quale il socialismo non era né riformismo né progressismo, bensì "rivoluzione sociale".

14 commenti:

Anonimo ha detto...

L'acronimo sarebbe MSI? ;)
Da attivista SEL condivido l'analisi. Anche se una più profonda contestualizzazione del momento storico-economico sarebbe necessaria.

francesco ha detto...

Intanto sarebbe bene che tutte le diverse realtà e le minori o maggiori
aggregazioni di ispirazione socialista, potenzialmente interessate al
discorso tratteggiato da Bagnoli, riuscissero a trovare il modo di
dialogare costruttivamente tra loro, superando frazionismi a volte un
po' puerili e andando possibilmente al di là dei battibecchi da "polli
di Renzo" su chi coordina chi.
Un saluto,
Francesco Somaini

luciano ha detto...




Paolo non ha letto le conclusioni di Vendola alla Presidenza Nazionale di
SEL,oppure ha saltato la pagina 9/10,dove è chiaro che SEL non si scioglierà
MAI nel PD!Montauti Luciano________________________________

franco ha detto...

Le questioni sono due: quanto reggerà il PD a questo scossone, e
l'assoluta - conclamata proprio in questa gestione della crisi -
subalternità politica di SeL ( o meglio del suo "cerchio magico") incapace
di esprimere una qualche propria iniziativa o riflessione. SeL era nata, e
si è esaurita, sul tema della personalizzazione e delle primarie (volendo
nobilitare), senza aver mai voluto rappresentare una soggettività autonoma.
L'ennesima occasione perduta dalla sinistra italiana, frutto forse
dell'accavallarsi di sconfitte (certo che il PD da Veltroni a Bersani da
questo punto di vista non ha proprio nulla da imparare). Franco Astengo

dario ha detto...

cari compagni
forse ci sfugge un dato di fatto non irrilevante, il gruppo dirigente dei partiti che si sono presentati alle elezioni ultime si è dimostrato incapace di vincere, sono entrati tutti in conclave convinti di uscire Papi e non sono manco usciti cardinali, in estrema sintesi è il fallimento di un progetto politico. Di fronte al fallimento di un progetto il gruppo dirigente si dimette, almeno così si fa in tutto il mondo, noi in Italia continuiamo invece ad avere dirigenti incapaci che spostano un po' più avanti la barra, nella speranza di avere ancora spazio per le loro inutili esternazioni.
Per essere chiari Bersani ha perso in Italia, ma Vendola ha perso anche in Puglia e non è che dicendo che forse di iscriverà al PSE cambi molto.
I potenziali elettori di sinistra (i lavoratori) hanno ormai fatto altre scelte, il 40% ha votato Grillo, il 23% Berlusconi, il PD è solo terzo, SEL e PSi sono irrilevati, dobbiamo chiederci perchè non esiste più un blocco sociale su cui la sinistra possa contare.
Peggio ancora è andata con il voto giovanile che per il 55% ha votato Grillo ed il 25% Monti, per un totale dell'80%. Se si perdono i contatti anche con coloro che saranno il futuro gruppo dirigente del paese non si va molto lontano.
La ricostruzione di una sinistra che sia autenticamente socialista ormai non passa più dall'aggregazione di partiti falliti ma dalla ripresa di alcune idee su cui i socialisti hanno costruito la loro fortuna, a partire da
la legge elettorale proporzionale
la progressività delle imposte per costruire una equa redistribuzione della (poca) ricchezza disponibile

in sostanza un Nuovo Programma MInimo come fece il PSI nel 1901, un breve elenco di poche cose fattibili da sottoporre al giudizio degli elettori,
Dobbiamo però essere consapevoli che dopo quest'ultima sconfitta il processo per ricostruire la sinsitra italiana non sarà breve, e comporterà rotture difficili da ricomporre, e solo una nuova idea socialista per il XXI secolo potrà ricostruire ciò che è stato distrutto: la solidarietà sociale tra i "poveri".
Fraterni saluti
Dario Allamano

giovanni b. ha detto...

Cari amici e compagni, forse sono soltanto un po’ noioso e ripetitivo, ma non riesco a superare la convinzione che mettere insieme gruppuscoli che nel loro insieme (non mettendo in discussione la completezza e validità della formazione culturale e politica e la nitidezza delle idee dei loro singoli appartenenti) hanno idee piuttosto generiche sulle società umane, sulla composizione sociale e sulle stratificazioni socio-economiche del mondo evoluto nel nostro tempo, idee spesso assai contrastanti fra i vari gruppi, associazioni e circoli di cui abbiamo notizia, sia poco costruttivo.
Per evitare di farvi subire a lungo la mia eventuale noiosità cerco, come mio solito, di essere breve.
La premessa vuol giustificare la convinzione che il compito precipuo di circoli come il Rosselli ed Associazioni come il GdV dovrebbe consistere nella produzione di documenti che approfondiscano via via la diagnosi dello stato della società italiana, delle strategie per affrontarne le negatività e degli scopi dell'azione politica dei socialisti. La situazione è molto cambiata dal tempo in cui la società era divise fra una classe sfruttata, costituita essenzialmente dai senza lavoro e dai lavoratori dipendenti, e da un'altra che comprendeva ceti ricchi e ceti medi nella veste di sfruttatori. Oggi si va sempre più radicando un modello di sviluppo che vede progressivamente contrarsi il benessere dei ceti popolari e di vasta parte dei ceti medi e velocemente espandersi la ricchezza dei detentori di posizioni di rendita di vario tipo, in particolare le rendite finanziarie e di posizione. Si esige quindi una proposta che possa unire i lavoratori dipendenti, precari e non e vasta parte dei ceti del lavoro autonomo, artigianale e professionale. Cosa non facile e resa anche più complicata dalla sconfitta subita senza quasi combattere, prima ancora sul piano culturale che su quello programmatico, dai grandi partiti socialisti europei a seguito della violenta offensiva liberista dell'ultimo trentennio.
Condivido il sogno socialista di Luigi Fasce, ma lo ritengo eccessivo nell'attualità: il programma minimo delle formazioni progressiste potrebbe consistere nel difendere a denti stretti quel che rimane del sistema pubblico nei settori dei monopoli naturali e della produzioni strategiche e per quel che attiene alle condizioni di vita dei ceti meno fortunati con particolare riguardo al welfare, per quel che consentono attualmente i rapporti di forza e nel privilegiare, stando forzatamente nel campo delle ideologie liberali, in considerazione delle idee correnti e generalmente diffuse, anche quando sbagliate. Si tratta di privilegiare le impostazioni illuministe e keynesiane in economia a quelle teocon e liberiste. In sostanza sviluppo e non austerità e ampliamento progressivo dei diritti di libertà e riduzione, quindi, delle imposizioni costrittive della legge, quando queste non rispondono ad effettive esigenze di tutele sociali, ma alla mera limitazione delle libertà individuali. Questo per quanto attiene alla propaganda di massa e alle proposte elettorali e senza rinunciare a coltivare i grandi ideali egualitari e solidaristici della tradizione socialista, cercando di elaborare modelli che li rendano compatibili con la modernità. Attorno a proposte coerenti e consequenziali su tali temi di difficile e complessa elaborazione, che esigono determinazione e pazienza, sarà effettivamente possibile determinare una stabile e fattiva convergenza di molti raggruppamenti, organizzazioni e singole persone in un movimento unitario e, si spera, vincente. In giro per l'Italia e per l'Europa si muovono idee del genere, ma in modo ancora minoritario, incerto e frammentario. Al loro coagulare in proposte coerenti e d'insieme dovrebbe a mio parere essere indirizzata l'attività dei circoli culturali di matrice socialista. Cari saluti. Giovanni Baccalini

franco ha detto...

Caro Dario ho concordato quasi totalmente il senso delle tue riflessioni.



Sono rientrato in politica dopo una militanza del PSI. Ero un idealista del gruppo di Riccardo Lombardi.



Vorrei però comunicarti che i numeri da te indicati sono da cambiare.



Questa è la distribuzione del voto giovanile :



Elezioni 2013
Camera
Senato
Voti dei giovani
% solo giovani


Movimento 5 stelle
8.689.168
7.285.648
1.403.520
41,46


TOTALE BERSANI
8.958.161
8.774.051
184.110
5,44


TOTALE BERLUSCONI
8.532.956
8.077.231
455.725
13,46


TOTALE MONTI
3.591.629
2.797.451
794.178
23,46


Lega Nord
1.390.156
1.328.555
61.601
1,82


Sinistra ecologia e Libertà
1.089.442
912.347
177.095
5,23


Liste diverse
1.751.014
1.442.262
308.752
9,12


TOTALE VOTANTI
34.002.523
30.617.545
3.384.978
100,00






Il PD è stato scelto da circa il 40% dei pensionati.



Considerato il numero dei votanti equivale a circa 4.500.000 voti.



Ergo otre il 50% dei voti del PD ( 8,..000 )provengono da pensionati.



Sul resto d’accordo



Franco Donati



lorenzo ha detto...

Una analisi dura ma realistica, che condivido parola per parola. Fatta eccezione per il dubbio che il rilancio del socialismo passi attraverso una legge proporzionale... Perché non limitarci alla progressività delle imposte? Cari saluti. Lorenzo Borla

felice ha detto...

Il problema non sono le dichiarazioni di Vendola, è già iscritto al gruppo
Socialista del comitato delle regioni, dove presiede una commissione cosa
imposibile se non appartenesse un gruppo, ma di documentri votati in debita
forma da un organo di Sel. Sel resta mi fa piacere, ma come resta. Allo stato è
un PARTITO, che nonb è mai partito per questo senso di provvisorietà:" il seme
di una pianta più grande" la pianta più grande non c'è e il seme si è
rimpicciolito. Gli stati generali della sinistra non sono mai andati oltre
l'enunciazione. A mio avviso colpa del porcellum e delle liste bloccate: guai
che fossero arrivati altri pretendenti ad un posto sicuro! La formazione delle
liste è stata facilitata da Rivoluzione Civile che ha assorbito il picolo
dissenso interno. Le vicende di FDulvia Bandoli a mio avviso valgono più di
tanti discorsi. E' l'unuca che si dichiara socialista senza esserlo mai stata
prima, non è quindi una socialista biografica, ma appunto sono le storie come
le sue che dimostrano la forza attrattiva del socialismo: se ci si crede. Nella
più assoluta clandestinità si sta preparando un golpe a Lipsia: "Progressive
Alliance, welche im Mai 2013 in Leipzig formell gegründet werden wird" In
maggio a Lipsia verrà fondata formalmente Un Alleanza Progressista che dovrebbe
sostituire l'Inbternazionale Socialista. L'ho saputo perché il 25 marzo scorso
sono stato rieletto er 3 anni nella Presidenza della Sezione internazionale del
Partito Socialista Svizzero


Felice Besostri

roberto ha detto...

Le conclusioni di vendola alla recente riunione della presidenza nazionale
di Sel sono decisamente incoraggianti.
Il punto fondamentale comunque sta nel fatto che Sel non è nata per essere
un partito geloso della sua autonomia identitaria ( anche se essendo un
partito si trova ovviamente anche ad operare come tale), bensì come coagulo
di diverse esperienze della Sinistra, che punta ad essere il seme per una
Sinistra nuova e idonea alle sfide del terzo millennio. La cultura, la
migliore tradizione e la concreta esperienza politica del Socialismo
italiano devono sicuramente concorrere e stare dentro a questo progetto. Per
questo molti socialisti hanno partecipato al percorso di Sel fin dal suo
avvio, ben consapevoli comunque che si tratta di un percorso aperto a tutte
le energie disponibili.
L' adesione di Sel al Pse sarà un elemento essenziale in questa direzione,
in quanto impegnerà qualunque processo di ricostruzione della Sinistra
italiana a confrontarsi sul tema del rapporti politici a livello europeo,
soprattutto in vista delle Elezioni europee del prossimo anno.
Problemi di subalternità al pd? Mi pare che quel partito abbia già
abbastanza problemi al suo interno per far valere su altri una qualche
egemonia, casomai è proprio il dibattito aperto da Sel e dal suo leader a
costituire motivo di chiarimento anche per il pd stesso.
Il momento politico è certo complesso. ma i socialisti, più che pensare a
poco attuali e problematiche nuove aggregazioni identitarie, devono
piuttosto trovare il modo di permeare dei propri valori e del proprio
contributo ideale il processo di ristrutturazione di cui c'è bisogno a
sinistra, senza la pretesa di imporli ma coscienti che si tratta di
ricchezze da mettere a disposizione, con spirito laico.

luigi ha detto...




Più mi sforzo di essere sintetico e attuale, ho posto la
Costituzione Italiana come manifesto ecosocialista (da sviluppare
adeguatamente certamente l'art.9) ... e ho indicato il percorso della
revisione dei trattati da neoliberisti in cooperativisti ... più
concreto di così ...eppure mi sento rivolgere dal compagno e amico
Baccalini l'epiteto di sognatore ... va beh ... bisogna rassegnarsi
delle monadi se ne è già sentito parlare.
Cambiando discorso ... ma almeno è possibile produrre un comunicato a
tutti i gruppi parlamentari con elenco di aderenti comunque
organizzati a sinistra dentro o fuori i partiti che si pronunci per
una legge elettorale proporzionale alla tedesca, sennò i "quattro
saggi" hanno il tempo di presentare una legge maggioritaria e poi ci
ritroviamo a dover scegliere obbligatoriamente uno dei due partiti
come negli USA che propongono lo stesso sistema neoliberista che sta
distruggendo il pianeta socialmente e ecologicamente parlando magari
con accenti e orpelli diversi.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it

giovanni b. ha detto...

Caro Fasce, non ho inteso in alcun modo sminuire il significato di quanto tu
hai affermato, che anzi ho detto di condividere. Soltanto ho osservato che
quei valori sono estranei al comune sentire dei nostri concittadini, tanto
che persone anche di modestissima condizione votano per la Lega ed il PDL,
oltre che per la follia grillina.Turati sosteneva che le vere conquiste si
verificano quando un'idea entra profondamente nella radicata convinzione
della generalità, piuttosto che quando se ne da attuazione con provvedimenti
legislativi. Da questo punto di vista c'è molta strada da percorrere e con
la necessaria gradualità. I contenuti della Costituzione a cui tu ti
richiami non sono affatto parte della realtà, anzi la Costituzione stessa è
stata cosi sfigurata nella prassi (la cosiddetta costituzione materiale) in
questi ultimi anni, che si pone il problema di ristabilirne almeno i
precetti fondamentali. E non sarà facile neppure questo. Cari saluti.
Giovanni Baccalini

ezio ha detto...

oltre che "al golpe di Lipsia" ,prepariamoci al golpe di Piazza S.Lorenzo in Lucina con l'abbandono della sigla PSI.

Se da una parte, come ha osservato egregiamente Macaluso un pò di tempo addietro, un movimento socialista organizzato deve necessaeriemte richiamare un movimento di massa, piuttosto che una percentuale di consenso ridicola o peggio ancora la decisione di nn presentare neanche la lista, dall'altra parte credo che l'abiura della sigla PSI- se tale atto dovesse realmente accadere- spingerà ad un indistinto movimento che probabilmente chiederà asilio politico nel centro organizzato, a fortiori se il prossimo leader sarà Renzi.

spero di essere smentito dai fatti. poichè come un qualunque mio omologo 36enne europeo che crede nella sinistra di governo che vorrebbe tendere a coniugare nel miglior modo possibile il merito con il bisogno, nn posso che essere vicino ad un qualcosa che si chiami SOCIALISTA

saluti dal profondo sud

dario ha detto...

Caro Lorenzo
il socialismo non si ricostruisce per legge elettorale, di questo ne sono più che convinto, purtroppo il ventennio passato ci ha però mostrato, con tutta evidenza, che le leggi elettorali sono state pensate per l'interesse particolare non nell'interesse generale, per cuitanto vale tornare al vecchio modello proporzionale: una testa un voto un tot di voti un seggio.
Per il resto sono più che convinto che i voti si raccolgono perchè si rappresenta qualcuno, o meglio l'interesse di qualcuno e l'interesse che i socialisti dovrebbero saper rappresentare sono quelli di "chi fa del lavoro la propria ragione di vita" ed il fisco è l'unica leva che consente una più equa redistribuzione della ricchezza (almeno di quella poca che ancora riusciamo a produrre).
Purtroppo il centro sinistra (avendo perso la capacità di analisi e poi di sintesi) da tempo ha perso la capacità di capire i bisogni dei cittadini, e si è progressivamente rinchiuso nel Palazzo a discettare di cose molto importanti ma che i cittadini non comprendono, sarà forsa colpa dei cittadini che ormai sono diventati ignoranti, nel senso che ignorano i grandi temi della politica politicante e sono molto più interessati a valutare lo stato delle proprie tasche.
Dario Allamano