lunedì 25 marzo 2013

Franco Astengo: Le percentuali dell'effettivo consenso

LE PERCENTUALI DELL’EFFETTIVO CONSENSO dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it Un interessante articolo di Luca Ricolfi, apparso oggi sulle colonne de “La Stampa” (Non basta la legge elettorale) solleva, tra le altre, la questione del premio di maggioranza assegnato dalla legge elettorale in vigore alla coalizione che risulta più votata, ricordando che, in effetti, considerata l’astensione, il consenso raccolto dai partiti è comunque molto inferiore alle percentuali indicate sulla base dei soli voti validi. Ho provato così a sviluppare un raffronto tra le elezioni politiche del 2008 e quelle del 2013, misurando le percentuali delle singole liste al totale degli aventi diritto: mi sono riferito alle elezioni per la Camera dei Deputati e al solo territorio nazionale (esclusa la Valle d’Aosta, che vota con un collegio uninominale). Andando per ordine: gli aventi diritto nel 2008 assommavano a 47.041.814, scesi nel 2013 a 46.905.154 (meno 136.660). Il totale dei voti validi è stato nel 2008 di 37.874.569 e nel 2013 di 34.002.524 (meno 3.872.045). Di conseguenza, dal punto di vista delle cifre assolute, il “non voto” complessivo (incluse bianche e nulle) è salito di 3.735.394 unità (da considerarsi la cifra di aumento del mancato consenso per l’intero sistema). Esaminiamo l’andamento dei singoli partiti, già presenti nel 2008: il PD è passato da 12.095.306 a 8.644. 523 ( meno 3.450,783). Il passaggio in percentuale, sul totale dei voti validi, è stato dal 33,18% al 25,42% (meno-7,76%) che, in realtà, sul totale degli aventi diritto è quantificato dal 25,71% al 18,42%, percentuale dell’effettivo consenso ottenuto. Il PDL è passato dagli 13.629.464 voti del 2008 (37,38%) ai 7.332.072 del 2013 ( 21,56%, quindi meno 6.297.392 pari al 15,82%). In realtà la percentuale, sul “plenum”, passa dal 28,97% al 15,63%. La Lega Nord ottenne nel 2008 3.024.543 (8,30%) a 1.390.014 (4,08%) con un decremento di 1.634.529 pari al 4,22%. In realtà la Lega Nord è passata dal 6,42% al 2,96%. L’UDC raccolse, nel 2008, 2.050.229 voti (5,62%) e nel 2013 608.210 ( 1,78%) con un meno 1.442.019 ( -3,84%). Le percentuali effettive, però, sono passate dal 4,35% all’1,29%. Le due formazioni che hanno dato vita a Rivoluzione Civile avevano ottenuto, nel 2008, rispettivamente: Arcobaleno 1.124.298 (3,08%) e IDV 1.594.024 (4,37%) per un totale di 2.718.322 voti ( 7,45%), calati con Rivoluzione Civile a 765.188 (una perdita complessiva di 1.953.134, con meno 5,20%). In realtà le percentuali effettive, in questo caso, sono passate dal 5,76% all’1,63% ( meno 4,13). Quanto valgono allora le percentuali delle forze presentatesi per la prima volta in questa occasione, rapportate al totale degli iscritti nelle liste? Gli 8.689.458 voti raccolti dal Movimento 5 Stelle che rappresentano il 25,55% sul totale dei voti validi, scendono al 18,52% (meno di un quinto quindi dell’intero elettorato). La Lista Monti ha avuto 2.824.065 voti (8,32% sul totale dei voti validi) è calcolata in percentuale sul totale degli aventi diritto al 6,02%. Molto basse le percentuali effettive degli altri soggetti: Sel al 2,32%, Centro Democratico 0,35%, La Destra 0,46%, FLI 0,33%, Fermare il declino 0,81%, PCL 0,19%. Questa ridda di numeri, alla fine, soltanto per dimostrare un punto, a mio giudizio essenziale nel valutare la qualità della democrazia che questo sistema elettorale offre: la coalizione vincente ottiene alla fine il 21,09% del totale delle italiane e degli italiani aventi diritto al voto. Con questo 21,09% alla Camera dei Deputati ha ottenuto il 54% dei seggi: un premio effettivo del 32,91%. Un dato sul quale, mentre si parla di riforma della legge elettorale, sarebbe il caso di meditare. Altro che “premio di minoranza”! Franco Astengo

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