martedì 18 dicembre 2012

Francesco Somaini: Sulla situazione politica

Le primarie del Centro-Sinistra hanno segnato la fine del vecchio disegno di Vendola (e di SEL) di scompaginare il PD e di avviare un processo di scomposizione e ricomposizione della Sinistra. La vittoria di Bersani ha infatti spazzato via quell'ipotesi, che ancora un paio d'anni fa poteva sembrare non priva di qualche fondamento. Ora dunque l'egemonia del PD sul Centro-Sinistra è più salda, e la legge elettorale, rispetto alla quale il PD non ha fatto nulla per farla saltare - vi ricordate di come fu mandato in vacca il referendum Passigli, che avrebbe demolito il Porcellum, facendo invece raccogliere le firme su un altro referendum che era destinato in partenza ad essere giudicato inammissibile? - consegna a quel partito una posizione di oggettivo predominio nell'ambito della coalizione. A questo punto, fermo restando che nessuno dovrebbe pensare di riportare nel Centro-Sinistra livelli di conflittualità interna paragonibili a quelli che fecero cadere per due volte Prodi, ci si deve dunque domandare che cosa debbano fare tutte quelle forze e quei soggetti che nel progetto del PD non hanno mai creduto e che continuano a non credervi (considerando il PD un partito dall'identità troppo ibrida), e che vorrebbero però pensare ad una seria Sinistra di governo (e non ad una Sinistra massimilista, inconcludente, parolaia ed estremista). Ora le alternative che si pongono a quest'area sono, a me pare, essenzialmente due: la prima (se proprio non si vuole arrivare al gesto estremo della confluenza pura e semplice nel PD) è quella di prendere atto della situazione ed adagiarsi all'ombra del PD stesso, diventando dei piccoli vassalli del dominus bersaniano (una volta si sarebbe detto "cespugli"), che cerchino magari di condizionarlo un poco da Sinistra. L'altra - un po' più ambiziosa - è invece quella di ripensare in modo più drastico il proprio ruolo e cercare di mettere in campo un'opzione politica che - pur nell'ambito di una coalizione che si spera possa vincere le elezioni e prendere il governo del Paese senza rompersi dopo pochi mesi - sia comunque in grado di proporre soluzioni politiche più avanzate di quelle che il PD stesso potrà sostenere. Si tratta, in altre parole, di costruire alla Sinistra del PD un soggetto politico di Sinistra di governo (che a me piacerebbe immaginare con un connotato socialista piuttosto esplicito, soprattutto per quanto concerne le scelte internazionali e la collocazione nel PSE). In rapporto a questa seconda opzione, a me pare che la strada per darle corpo potrebbe essere quella di recuperare, rilanciare e riprendere quello che nel 2009 fu il disegno di Sinistra e Libertà prima maniera. Oggi, il recupero di quel disegno dovrebbe essere immaginato come l'ipotesi di una convergenza non effimera tra socialisti, SEL, ambientalisti, "civici" e libertari (possibilmente con un dialogo stretto e costruttivo con la CGIL). Le premesse di un'operazione politica di questo tipo dovrebbero essere quelle di una svolta a Sinistra del PSI, di un'accelerazione di SEL verso il PSE, di un'attenzione al mondo verde e radicale, e di un'apertura sostanziale di quest'area verso le realtà meno strutturate (di ispirazione socialista, ambientalista, o di Sinistra laica e liberale). Si tratta di prefigurare un'opera di tessitura politica non certo facile, ma dopo la scadenza delle prossime elezioni politiche (prima non mi pare che esistano i tempi tecnici per immaginare soluzioni troppo diverse dall'esistente) questo potrebbe diventare un ordito su cui lavorare. Certo, il fatto che Bersani abbia sconfitto Renzi proponendosi come portatore di una visione più "socialdemocratica" del PD stesso sembrerebbe in teoria togliere spazio a questa prospettiva. Si potrebbe infatti argomentare che ora la posizione "socialdemocratica" è espressa per l'appunto da Bersani e dai suoi (i "Giovani Turchi" di Fassina e Orfini, o magari il Laboratorio per il Socialismo Europeo di Ghezzi e Epifani, o anche altri...), per cui non ci sarebbe lo spazio perchè altri si propongano di interpretare quel tipo di opzione. Per certi versi questo è un dato reale, e in ogni caso non c'è dubbio che nel PD oggi esistano componenti "socialdemocratiche" più rilevanti di quanto non fosse stato negli anni passati (e con tali componenti sarà comunque bene tenere aperto un rapporto di stretta collaborazione e di confronto continuo). Bisogna però anche considerare che adesso Bersani, per tenere unito il PD, dovrà necessariamente dialogare con le sue componenti moderate, per cui la coloritura socialdemocratica con cui pure ha vinto le primarie dovrà essere presumibilmente edulcorata non poco. E quando per governare (nella auspicabile ipotesi di vittoria alle elezioni di febbraio) il PD dovrà cercare interlocuzioni anche con i vari Monti, Casini e Montezemolo, il tasso di socialismo (e di laicità) della sua politica sarà ancora più contenuto. Ciò apre quindi la possibilità perchè coloro che nel PD non sono, e che viceversa potrebbero aspirare alla costruzione di un soggetto politico italiano socialista e laicista (parola quest'ultima che non mi pone francamente alcun problema e che non avrei difficoltà a fare mia), possano avere dei margini non proprio angusti di iniziativa politica. Penso anzi che ad un progetto del genere anche quella piccola galassia di circoli ed associazioni della Sinistra socialista che si è venuta faticosamente formando nel corso degli ultimi anni potrebbe dare un contributo tutt'altro che banale. E il nostro circolo potrebbe essere della partita. Un saluto, Francesco Somaini

14 commenti:

luciano ha detto...

Caro Francesco,condivido tutto a parte le prime tre righe e ti spiego il perchè.Comunque SEL e soprattutto Vendola accettando "per il bene comune" e votando Bersani al secondo turno (quindi meno male che non lo abbiamo spazzato via) hanno facilitato il cammino di questo significativo cambiamento che poi ben delinei nel resto del tuo intervento.Credo invece che se si fosse avverato il "vecchio disegno di SEL"forse oggi queste forze non avrebbero avuto nessuna speranza di poter essere considerati i possibili vincitori delle prossime elezioni politiche perchè di fatto tutta quella ala liberal-moderata (fioroni,Renzi....)avrebbe certo pensato di andare in altri lidi(UDC,Monti,Montezemolo ecc).
Saluti L.montauti

pierpaolo ha detto...

Inutile dire che questo è il progetto per cui mi sento di spendermi.

SEL è al nadir della sua fase attuale die sistenza. I sondaggi dimostrano l'appannamento dell'immagine di quel partito. Cessato l'effetto dovuto all'esposizione mediatica legata alla partecipazione di Vendola alle cosiddette "primarie del PD", SEL galleggia ora tra il 5 e il 5.5% dei consensi, ed è riuscita - per errori propri e per alcune circostanze non favorevoli - a ritagliarsi la non lusinghiera immagine di PSDI del XXI secolo, senza però avere l'insuperabile capacità dei partiti della Gloriosa Prima nella creazione di clientele e nell'occupazione e gestione di spazi di potere e sottopotere...

Nel tuo scenario però non tieni conto del fatto che l'europeizzazione della scena politica italiana può essere, indifferentemente, conseguenza dell'arrivo a buon fine anche di uno solo dei due progetti politici oggi in campo: quello, al momento sospeso, della ricostruzione di un partito socialista di stampo europeo; oppure quello di ricostruzione della "democrazia cristiana" - perché questo sarebbe un soggetto moderato, centrista, che restituisca unità politica ai cattolici.

Le ultime dichiarazioni di Fioroni, da un lato; di Mauro dall'altro, e i caldi inviti rivolti dai vertici del PPE a Monti per restare in campo mi fanno ben sperare. Con Monti a capo di uno schieramento centrista in competizione con il PD, il fallimento del progetto politico alla base di quel partito sarebbe certificato definitivamente.

Vediamo come va a finire...

Pierpaolo Pecchiari

Anonimo ha detto...

caro Somaini: perfetto ! – se ci metti dentro anche la Fiom e quelle componenti
politico culturali effettivamente impegnate per la legalità, la moralità (e non
i moralismi) nella politica e nell'economia, e per la difesa e rilancio della
costituzione repubblicana (in qulche modo rappresentate fino ad oggi dall'IDV e
forse, a breve, dagli arancioni) e non di una costituzione di presidenzialismo
strisciante (Napolitano incluso)

paolo ha detto...

Francesco dice cose in buona parte condivisibili;in poche parole la questione e' se si vuol tentare oppure no a lanciare una soggettivita' socialista di sinistra senza fumisterie o contando su altri veroso i quali,in ogni modo,occorrono proposte precise e identitarie. Che l'evanescente soggetto del PSE aiuti a risolvere la questione socialista in Italia e' solo una felice scappatoia;il PSE serve se prima decidiamo noi,i socialisti non ammaliati dal governismo,di sapere chi veramente siamo e cosa autonomamente vogliamo.Girarci intorno e' gioco di email.

Paolo Bagnoli

paolo ha detto...

Caro Francesco,



ci dici molte cose vere, che, come sai, condivido (es. Passigli…). La discussione fra noi, è sulla tattica, non sugli obbiettivi.

Sulla tattica, però, non ti capisco. Hai appena detto che le circostanze hanno rafforzato il PD – che esso quindi non scomparirà – che all'interno hanno acquistato forza le componenti "socialdemocratiche" , ecc, ecc. La conclusione logica mi pare che sia: e allora cerchiamo di far sì che determinino la politica di quel partito! Tra l'altro, non credo che servirebbe una "confluenza" nel PD, sarebbe invece utile che il raggruppamento di forze che tu immagini, realizzasse forme di collegamento e mutuo sostegno con chi, all'interno, segue la stessa politica. [Per intenderci, mi pare che questo un po' l'indirizzo del Network per il socialismo].

Onestamente, non vedo invece un grande futuro per una sinistra socialista su posizioni alternative al PD (io poi non capisco bene perché sarebbe diversa dall'Arcobaleno, ma magari mi sbaglio). La sinistra socialista non è maggioritaria nella società italiana – cerchiamo almeno di renderla maggioritaria entro un grande partito progressista. Cerchiamo di far sì che in questo contenitore i Fioroni, Follini, ecc siano minoritari.



Altra cosa è il rapporto con Casini, Montezemolo, Monti, Tabacci, cioè la destra intelligente. Questi sono avversari, dobbiamo averlo ben chiaro. Ma …può darsi che si debba poi trattare con loro, per difenderci dalla destra becera di Berlusconi, Larussa e simili. Io non arrivo al punto di Franco D'Alfonso, che ci teorizza un CLN in Lombardia – ma un po' di ragione ce l'ha. Con alcuni avversari bisognerà trattare, per evitare che prevalgano i peggiori. E lo dovrebbe fare anche il tuo "partito socialista del futuro" come te lo immagini, se il PD fosse svanito per miracolo. Allora, perché il negoziato riesca meglio, forse è bene che, nella trattativa, i ceti che si riconoscono in Fioroni & C. pesino dalla nostra parte, non ti pare? L'importante è ricordare che la destra intelligente è un avversario civile, non un alleato.

Paolo Zinna

luciano ha detto...


Caro Francesco,
in questo momento è veramente difficile immaginare una strategia. Dipende molto dalla variabile Monti, ovvero - per dirla con D'Alema - dal grado di immoralità che Monti vorrà dimostrare.
Se Monti scenderà in campo o comunque permetterà che il rassemblement Casini-Fini-Montezemolo si presenti ufficialmente in suo nome e/o per suo conto, allora le tue valutazioni potranno risultare presto superate.
In primo luogo perché con ogni probabilità l'armata montiana provocherà una certa scomposizione anche nel PD, attirando a sé i liberali-liberisti che, usando la felice definizione di Mucchetti, fin qui hanno insistito nel voler covare l'uovo nel nido del PD.
In secondo luogo perché di fronte alla sfida di Monti il partito fin qui dato per vincente alla prossime elezioni dovrà, malgré lui, accettare di confrontarsi in una competizione che vedrà emergere un centro-sinistra europeo (Pd-Sel-Psi) ed un centro-destra europeo (Monti-Udc-Fli-Montezemolo - ex Pdl - ex Pd).
Insomma, è possibile che l'immoralità di Monti costringa il Pd ad abbandonare i panni di Amleto: ex malo bonum.
Che ne sarà di noi ?
Conviene riparlarne tra qualche giorno.

Luciano Belli Paci

dario ha detto...

Caro Francesco,
l'operazione Bersani è la logica conclusione del Progetto Veltroni "il partito con vocazione maggioritaria", senza dichiararlo ufficialmente.
Ormai nel centro sinistra esiste un solo partito (il PD) che nel corso di questi ventanni ha annichilito qualsiasi concorrenza, Vendola è stato l'ultimo.
La legge elettorale volgarmente chiamata Porcellum è lo strumento tecnico per la pratica realizzazione di questo disegno, consegna la maggioranza al primo partito, a prescindere dai voti ottenuti.
Se questo disegno si realizza non esisteranno più seconde scelte, l'unica possibilità che sarà offerta ai socialisti (e non solo) sarà quella di aderire al PD, magari con qualche riconoscimento formale ma opzioni autonome non saranno più concesse (Nencini l'ha già capito e si è prontamente adeguato).
Ipotizzare formazioni più o meno a sinistra del PD senza risorse è velleitario, Geppino Vetrano a Passignano l'ha detto chiaramente.
Questo è lo scenario allo stato attuale, ma è uno scenario che può cambiare rapidamente.
La scelta del PPE della scorsa settimana di incoronare Monti quale suo portavoce in Italia configura un nuovo modo di agire politico di quel Partito, mentre noi discettiamo della Sezione Italiana del PSE, quel partito si comporta già da Partito Europeo e di fatto sta generando la costituzione della Sezione Italiana del PPE.
Non rispondetemi per cortesia "che i sondaggi ecc", ad inizio 1994 Berlusconi politicamente era un perfetto sconosciuto (Monti invece è conosciutissimo) e non aveva alle spalle null'altro che la sua azienda ma vinse
La crisi inoltre gioca decisamewnte a favore di Monti, il quale non si è presentato, e non si presenta, quale politico, bensì quale GARANTE verso l'estero (lo riconosce lo stesso Bersani) e per un paese che ha da rinnovare titoli per un debito di 2000 miliardi questo non è poco, è un avallo sulle nostre cambiali, che diversamente non verrebbero accettate.
Possiamo dire che non è giusto, che non è corretto ma questa è la realtà.
La discussione va spostata, ci piaccia o no, non tanto sulla questione della forma del partito ma sulle proposte necessarie per ottenere una dignitosa rappresentanza degli interessi di quello che è il mondo che i socialisti dovrebbero rappresentare: quelli che fanno del lavoro la loro ragione di vita (non solo i lavoratori dipendenti delle grandi aziende).
Dobbiamo attrezzarci, come GdV e reti alleate, per lavorare nella ri-costruzione di una CULTURA ed una IMMAGINE DEL SOCIALISMO NEL XXI SECOLO che si proponga di diventare egemone nel centro sinistra.
Possiamo anche dedicare qualche ora del nostro tempo ad ipotesi di ristrutturazione della sinistra italiana, ma a me sembra un gioco per il quale siamo poco attrezzati, al massimo possiamo pensare (e non sarebbe poco) di allargare ad altri enti locali l'esperienza milanese che tutto sommato qualche risultato positivo lo sta dando, di ampliare le reti locali dei ciroli socialisti, di avviare e sostenere campagne politiche alla nostra portata, senza sprecare il poco tempo che abbiamo a disposizione in ipotesi fantascientifiche.
Dario Allamano

PS consiglio per gli acquisti
Comprate e leggete durante le feste il libro di Ruffolo e Sylos Labini (figlio) "il film della crisi", da buon socialista (e lo scrive chiaramente nelle sua nota bio) Ruffolo non si limita a fare l'analisi della crisi ma indica anche delle proposte su quel che è necessario fare per uscirne, a partire dal CONTROLLO DEI MOVIMENTI DEI CAPITALI (mi fa piacere avere conferma da tale autorevole fonte che è possibile e necessaria e non solo uno dei miei puntigli)


luigi ha detto...

Bella accoppiata ... speriamo di non steccare ...
condivisibile il tracciato di Somaini che le varie postazioni
attuali non sembrano in grado di percorrere.
Dopo tanti convegni e seminari di questi anni, del resto istruttivi e
utili, per la definizione del profilo identitario necessario indicato
da Bagnoli, devo registrare con sommo dispiacere, non hanno prodotto
la forte coesione dei pezzi sparsi.
Anzi si è lavata la voce "siamo noi il punto di riferimento" e
nessuna possibilità di costituire la famosa "massa critica" nazionale
indicata a suo tempo da Somaini e da me invocata e perorata con
proposte precise e chiaro profilo identitario.
Piena condivisione con Bagnoli che il PSE è sordo ai nostri pigolii
sia dell'uno che dell'altro coordinamento. Il buon Cefisi sorride.
Dunque che fare ... resettare ... l'esistente e ripartire dal profilo
identitario prima che dai rispettivi narcisismi di primogenitura di
questo e quel gruppo che si riferisce all'"evanescente socialismo
europeo" ben sapendo che il socialismo europeo è un miscuglio di
partiti che dovrebbero prima mettersi d'accordo tra di loro su cosa
consista il loro identitario " minimo comun denominatore" socialista
europeo.
Dunque basta alibi e fughe in avanti, condividendo con Bagnoli
< ...in poche parole la questione e' se si vuol tentare oppure no a
lanciare una soggettivita' socialista di sinistra
senza fumisterie o contando su altri verso i quali, in ogni
modo,occorrono proposte precise e identitarie.
Che l'evanescente soggetto del PSE aiuti a risolvere la questione
socialista in Italia e' solo una felice scappatoia;
il PSE serve se prima decidiamo noi,
i socialisti non ammaliati dal governismo, ...>
Calza la metafora di Dante che volendo salire in diretta verso il
sole nella selva oscura incontra le fiere - che sappiamo - e deve
ritornare sui suoi passi e fare tutto il percorso infernale prima di
rivedere il sole ... per noi il "sol dell'avvenire".
Per coerenza dunque, come disse il Balilla "che l'inse", comunico
qui in questa lista di discussione, (che è stato e sarà un
prezioso spazio aperto e dialogante) che come circolo Guido Calogero
e Aldo Capitini, ritiro l'adesione al Gruppo di Volpedo e ritiro
parimenti l'adesione alNetwork per il Socialismo Europeo.
Disponibile per un nuovo percorso possibile come indicato da Somaini
e con il "dettaglio" indicato da Bagnoli a proposito di "proposte
precise e identitarie," con quanti, circoli e associazioni, vorranno
ripartire.
Buona politica a tutti.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it

Francesco ha detto...

Caro Paolo,

Può essere che mi sbagli. Ma se conveniamo, e anch'io ne convengo,
che una confluenza nel PD dell'area che si trova alla sua Sinistra non
servirebbe a molto, allora a me sembrerebbe opportuno che tutte queste
componenti "che non confluiscono" provassero a darsi un profilo un po'
meno dispersivo (anche per sviluppare in modo proficuo quelle forme di
collegamento e mutuo sostegno con le componenti "socialdemocratiche"
del PD).

Una selva di cespuglietti a Sinistra del PD infatti non mi pare di
alcuna utilità, mentre un soggetto politico più consistene e coeso mi
sembrerebbe opportuno.
Il profilo di tale soggetto non dovrebbe peraltro essere costruito -
come tu paventi - sul modello del vecchio Arcobaleno (che peraltro
escludeva i socialisti), ma piuttosto su quello della vecchia SeL, che
si presentò alle Europee del 2009 (e che univa socialisti, verdi, i
futuri "sellini" e alcuni liberali di Sinistra, cioè, in pratica, tutte
le componenti non-PD dell'attuale coalizione di Centro-Sinistra).
Rispetto alla vecchia Sinistra e Libertà questa opzione dovrebbe
inoltre connotarsi per una più netto e deciso avvicinamento all PSE, e
per la tendenziale esclusione di massimalisti, parolai, estremisti
ecc.
A me un'ipotesi di questo genere sembrerebbe un'operazione sensata,
sia per bilanciare le componenti più moderate della coalizione (che nel
PD potrebbero essere ancora molto influenti), sia per dare peso
all'evoluzione socialdemocratica dello stesso PD (la quale evoluzione,
ora che Renzi è stato battuto, potrebbe in realtà subire dei
rallentamenti, proprio perché adesso Bersani dovrà porsi il problema di
evitare che il PD si spacchi).

Un saluto, Francesco

salvatore ha detto...

Concordo pienamente con la necessità di "riunire e definire meglio i cespugli a sinistra del PD", ma vorrei riprendere anche il tema da cui era partita questa discussione, e cioè del grosso problema che la legge elettorale pone per la democrazia di questo paese.
Questa legge elettorale non è qui per caso, e di ciò occorre prenderne atto: serve per portarci verso un modello di "democrazia del centro", il modello bipolare anglosassone, che, in fin dei conti, impedisce ogni sviluppo del paese al di fuori dei rigidi binari definiti dal modello di mercato in cui viviamo.

Credo possa essere di qualche utilità al dibattito questo botta e risposta fra me e il Professor Pasquino, che è sicuramente un'autorità in campo dei sistemi elettorali. Il periodo era il luglio 2011 ed io ero piuttosto furioso nel vedere il voltafaccia di Vendola sul referendum Passigli, e le manovre di Veltroni per affossarlo:


Articolo di Pasquino
http://domani.arcoiris.tv/%E2%80%9Cstimolato%E2%80%9D-dal-referendum-il-porcellum-dara-vita-ad-un-porcellinum/


mia seconda risposta:
http://domani.arcoiris.tv/%E2%80%9Cstimolato%E2%80%9D-dal-referendum-il-porcellum-dara-vita-ad-un-porcellinum/#comment-64168


Credo che il tema sia proprio quello: un tentativo politico iniziato subito dopo la fine della prima repubblica, con i referendum di Mariotto Segni, per eliminare quella che era una forma politica di partecipazione democratica che, nel bene o nel male, funzionava e garantiva partecipazione: il partito di massa. Caratteristrica del partito di massa, lo sapete meglio di me, è che la figura del leader è quella di garante di idee e valori che sono comunque DEL partito, e non suoi, la linea politica nasce e si sviluppa nel partito, attraverso validi momenti di democrazia interna che vedono la partecipazione delle persone più o meno vicine al partito, con vari momenti più o meno ristretti. Logica conseguenza di questo modo di fare politica è che le candidature sono espressione DEMOCRATICA del partito stesso, che è capace di presentare i suoi migliori cavalli di razza, a tutti i livelli, e il voto proporzionale fa sì che ogni partito possa presentarsi con la propria faccia e raccogliere consensi in base alla proprie proposte.
Al contrario la politica del leader, il partito leggero, prevede lo scontro non fra idee ma fra personaggi che sappiano vincere un duello e quindi convincere gli elettori sulla base di meccanismi mediatici dove non c'è tempo per approfondire e riflettere. Emblematico il duello Bersani/Renzi, così come lo sono quelli per la Casa Bianca: in un'ora si azzera tutta quella che può essere la storia di un partito, i suoi programmi, le sue azioni, lasciando posto solamente alla capacità dialettica di un momento. E' evidente che questo modo di far politica non si pone il problema di costruire un modello di paese, ma solo di vincere, temporaneamente, un round elettorale, e questo tipo di duelli si vincono sempre al centro, anche a costo di sacrificare le "ali estreme" dell'opinione pubblica (che poi persone come noi possano essere definite "estreme" la dice tutta sul concetto di democrazia che soggiace a simili visioni della politica). E quindi, ultima conseguenza, il sistema elettorale deve garantire che non ci siano troppi contendenti, non più di due o tre. Ecco il vero significato dei modelli maggioritari, non è un discorso di stabilità , quella può essere garantita con tanti altri modi.

E se ci pensate bene anche il fatto di voler a tutti i costi eliminare il finanziamento ai partiti nasconde questa idea: eliminare che non ha le risorse per farcela!



Però, noi un tempo avevamo tassi di partecipazione al voto di circa il 90% o anche più, adesso che stiamo diventando un paese moderno la partecipazione si sta avvicinando al 50%


Su questo tema credo vada aperta una forte iniziativa, magari, perchè no, riprendendo in qualche modo l'idea originaria del referendum Passigli, che era quella del ritorno ad un sistema proporzionale.


Salvatore Salzano



claudio ha detto...

Cosa c'entrino le località toscane lo spiego alla fine. Somaini, con grande equilibrio come sempre, propone di sforzarsi ancora una volta per mettere insieme tutto quello che c'è a sinistra fuori del PD, il che sarebbe ragionevole, se non fosse che se ne parla dal 1964, e ogni volta diminuisce il numero dei consensi e aumenta quello dei leaderini autonominati, che mettendo insieme un po' di ideologia vetusta e confusa, un po' meno di sociologia idem, e un pizzico di economia da slogan, rivendicano un posto alla presidenza e magari in lista, mentre il progetto sprofonda nella noia, nella sempre minor partecipazione ai convegni, e tutti insieme, ma comunque in ordine sparso, ci si avvia al di sotto dello sbarramento.
Nel resto d'Europa, sarà che le leggi elettorali non cambiano in continuazione, sarà che nei convegni è previsto un tempo massimo anche per gli interventi anche dei leaderini, le cose funzionano diversamente, con un solo partito o al massimo due, di cui il secondo, quello più a sinistra, di proporzioni ridotte. Il che non vuol dire che siano rose e fiori: noi vorremmo tanto riferirci al Pse (meno una frangia di ultra sinistra che non si sa bene a chi voglia riferirsi, oltre a sè stessi), che però, dopo aver esordito molto bene reagendo all'inizio della crisi economica col documento di Atene, si è quasi ammutolito perchè i tedeschi pensano alle loro elezioni.
Sembra proprio impossibile mettere insieme nello stesso partito , come succede in Inghilterra, tutta la famiglia Milliband, il fratello blariano, quello leader del Labour e la simpatica mamma di ultrasinistra...
Proviamo a parlarne in via sperimentale, e qui vengono fuori i due comuni toscani, che da sempre votano a maggioranza assoluta il PCI e le sue successive sigle.
Piombino ha una forte occupazione operaia, in settori in declino, siderurgia e cantieristica: i lavoratori del posto sono anziani, con un po' di precari immigrati variabili di numero: i figli di questi lavoratori o si sistemano nel turismo, come precari, come fissi , come piccoli impenditori o emigrano altrove.La domanda politica e sindacale è più di sicurezza, fin che dura, che di continuità.
Pontedera ha la Vespa che tira in tutto il mondo, e ancora di più tira l'indotto, che esporta direttamente ai produttori in concorrenza. E di lì continuano a nascere piccole aziende innovative nei rami più vari. Non si parla di cassa integrazione per i vecchi, i giovani non emigrano, il valore delle aree aumenta, e fa da garanzia per le casse rurali che prestano alle aziende che decollano. Il sindacato è poco presente in questa realtà in movimento continuo.
A me non sembra impossibile disegnare una politica che soddisfi entrambe le cittadine: certo che l"agenda" di questa politica non può essere dettata dal sindacato così come è ora, fermo a una realtà che non c'è più, e, per quel che residua, è minoritaria nella popolazione, dove da 40 anni i lavoratori a tempo indeterminato nelle grandi aziende continuano a diminuire, mentre aumentano i precari del terziario, non protetti da nessuno e sfruttati anche da comuni e coop : cose di cui la politica non si occupa, ma che si vedono e si sentono in troppe famiglie.
Un eccetera che, apparentemente, non c'entra: mi dispiace che il Manifesto si avvii alla chiusura, ma trovo molto più utile e stimolante leggere Internazionale...

lanfranco ha detto...

Credo che sia impossibile affrontare i problemi che pone Francesco
prima di aver visto che cosa uscirà dalle elezioni. In particolare il
peso di sel e l'assetto dell'eventuale governo bersani, con la
relativa più o meno forte distanza dall'agenda monti italiana e
europea. Non confido molto in una svolta a sinistra del psi ( anche se
vorrei sbagliarmi). Credo che sel non confluirà di corsa nel pd, a
meno di un risultato disastroso. A realtà come le nostre toccherà per
un certo periodo continuare a tessere la rete dei rapporti con l'ala
socialdemocratica del pd, con SEl e il psi cercando di rafforzare i
contenuti socialisti dell'azione di governo, come ci siamo detti a
passignano. Solo dopo un bilancio di una fase significativa di governo
potremo valutare la alternativa secca proposta da francesco.Nel caso
convenissimo che l'adesione al pd resta per la maggior parte di noi
impraticabile, allora realtà come il circolo rosselli e altre
componenti del network dovrebbero chiamare in causa Sel e altri per
costruire insieme il nuovo soggetto politico. Se invece nel pd la
linea socialdemocratica dovesse risultare con maggiore chiarezza
pratica e culturale, perchè escludere la confluenza da parte nostra,
di sel e del psi?

paolo ha detto...

Caro Francesco,concordo con te su tante cose e certo non serve un nuovo cespuglio;ma se crediamo in quello che diciamo occorre un'iniziativa strategica;forse federativa;fino ad oggi il cono d'ombra del palazzo mi sembra abbia condizionato tutto e non mi pare ci sia una percezione precisa della crisi di sistema della democrazia italiana.
Aggiungo che se Bersani vincera' governare sara' difficile e la prima difficolta' la trovera' nel pd per il semplice fatto che l'oggetto e' geneticamente impossibilitato a essere partito. E non e' detto,poi,che se vince sia lui a guidare il governo.
Bisognera' riprendere la discussione socialista,ma su binari un po' diversi.
Un abbraccio
Paolo

Anonimo ha detto...

In sintesi etrema ma – spero – ponderata. Nel secondo Novecento italiano , nel
"caso italiano", nel bene e nel male c'erano sulla scena politico-sociale tre
"cose socialdemocratiche", certamente diverse tra loro: Il Psdi (che lo era più
di nome che di fatto) il PSI (che lo è stato prevalentemente fino al craxismo),
il PCI (che lo è diventato, soprattutto con la segreteria Berlinguer, ma non
poteva dirlo). Dopo il primo decennio del XXI secolo, qui, non c'è niente di
organicamente socialista-socialdemocratico. Il PD non lo è geneticamente. Lo è
solo, ora, in alcune sue componenti. La questione era esplosa con la segreteria
Veltroni e le ambiguità poliiche e ideali di quella stessa parte che gli si
opponeva. E' clamorosamente riesplosa – indicando una profondisima debolezza –
col giovane Renzi & C. Riesploderà ancora in modi dieversi in base a quelli che
saranno i prossimi risultati elettorali ed i conseguenti assetti politico-
parlamentari e governativi del Paese. Di un partito di "socialdemocrazia
dinamica" c'è urgente bisogno ma - capisco – c'è anche estrema difficoltà a
costruirlo. Tuttavia, oggi, una aggregazione ampia a sinistra del PD sarebbe
salutare per la democrazia e per il popolo italiano – e probabilmente, domani,
per buona parte dello stesso PD. Così parrebbe.