venerdì 14 dicembre 2012

Franco Astengo: le primarie del PD per i candidati

LE PRIMARIE DEL PD PER I CANDIDATI: UNA NUOVA FORMA DI AZIENDALISMO POLITICO? Il PD ha deciso di organizzare le “primarie” anche per la scelta delle candidature al Parlamento: non si conoscono ancora i termini regolamentari e, di conseguenza, non è possibile formulare giudizi di merito sulla fattispecie, ma alcune osservazioni di carattere “sistemico” al riguardo della natura del partito che verrà fuori da questo tipo di metodologia, già seguita per la scelta del candidato a “capo della coalizione” (come recita la legge elettorale) è già possibile svolgerle. Partendo da un dato: è evidente che il vero e proprio obbrobrio, che si perpetuerà anche in quest’occasione (e sarà per la terza volta) delle liste bloccate ha sicuramente rappresentato uno stimolo decisiva nella ricerca di una qualche soluzione preventiva che arginasse l’evidente disaffezione delle elettrici e degli elettori, e di questo va preso atto. Il metodo scelto, invece, dal PD (e anche da SeL) assume, però un significato più ampio e, in quel senso, deve essere valutato. Il mio ragionamento potrebbe partire da un interrogativo: da “partito di notabili” a partito “dell’eterno candidato?”. Il PD si sposta, infatti, dal punto di vista della sua natura di partito verso il concetto dell’individualismo competitivo, privo di solidarietà di gruppo e di senso di appartenenza. Le istituzioni (soprattutto la candidatura alle istituzioni) appaiono essere l’unico sbocco dell’impegno e dell’attività politica, professionalizzandola ulteriormente al di là dell’usata retorica riguardante la “società civile”e la costruzione delle candidature costituirà il solo, vero, impegno politico nell’intervallo tra un’elezione e l’altra. L’effetto immediato sarà quello di una selezione dei quadri di tipo aziendalistico, con la produttività misurata attorno alla “quantità” di voti, sul modello della prima “discesa in campo” di Berlusconi nel ’94. Naturalmente il contesto più immediato all’interno del quale si svolgeranno questi duelli sarà quello dei mezzi di comunicazione di massa, compreso il web, con effetti che è facile intuire circa il rapporto tra “essere” e “apparire”. Da rilevare, ancora, una palese contraddizione: mentre sul piano del sistema elettorale il PD invoca i collegi uninominali (chiaro segnale di collocazione nell’ambito del “partito dei notabili”. Il collegio uninominale richiama questo concetto in ogni caso, anche all’interno del Labour Party britannico) per le primarie riguardanti i candidati si procede attraverso l’espressione del voto di preferenza, indicato come sentina di tutti i mali derivanti dal “voto di scambio”. Esiste un’idea di cosa accadrà in periferia rispetto a questo tipo di scelta: si formeranno o non si formeranno “cordate” accompagnate inevitabilmente dalla logica dello “scambio”? Le prime avvisaglie dicono che sicuramente fenomeni di questo genere saranno presenti. Senza contare un altro dato di grande importanza: l’assenza di intermediazione tra la proposta di candidatura e l’eventuale assunzione di ruolo istituzionale, nella logica propria dell’aziendalismo politico e dell’individualismo competitivo porterà a un’assunzione di ruolo, nelle istituzioni, conseguente a questo tipo di impostazione e, quindi, di esercizio del potere in una logica che definirei di “darwinismo sociale”. Nell’idea di ricostruzione di una soggettività politica di sinistra, cui dedicarci immediatamente dopo la celebrazione delle elezioni politiche indipendentemente dal loro esito e dall’avvenuta o meno presentazione di una lista di sinistra d’alternativa, la discussione sulla “forma-partito” dovrà essere ripresa e approfondita. E’ evidente che sarà necessario muoversi nella direzione esattamente contraria rispetto al modello aziendalistico. Resto convinto che il modello da seguire sia ancora quello del “partito a integrazione di massa”, partendo dal concetto di “frattura” sulla quale basare il riferimento sociale centrale per fare in modo che, come ha scritto Stefano Bartolini: “le risorse di potere delle classi basse, e dei salariati in particolare, dipendono in primo luogo dalla loro volontà e capacità d’azione collettiva nel mercato e nella politica, cioè di creare e sostenere organizzazioni di interesse e politiche per l’azione collettiva”. L’azione politica collettiva deve essere destinata alle tre parti della cittadinanza, individuate a suo tempo con T.H. Marshall: “ l’elemento civile si compone dei diritti necessari per la libertà individuale: libertà nella persona, libertà d parola pensiero e fede. Le istituzioni più direttamente associate ai diritti civili sono le corti di giustizia. Per elemento politico intendo il diritto a partecipare all’esercizio del diritto politico come membro investito di autorità politica o come elettore dei membri di tale corpo. Le istituzioni corrispondenti sono i parlamenti e i consigli dei governi locali. Per elemento sociale, intendo la vasta gamma del diritto a un modicum di benessere economico e sicurezza al diritto a partecipare in pieno all’eredità sociale e a vivere la vita di un essere civilizzato secondo gli standard prevalenti nella società” Obiettivi: rappresentatività politica e integrazione sociale. Fondamentali da cui ripartire, dopo lo smarrimento di questi anni difficili. Savona, li 13 dicembre 2012 Franco Astengo

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