martedì 23 ottobre 2012

Il popolo lombardo non è arancione - qdR magazine

Il popolo lombardo non è arancione - qdR magazine

2 commenti:

lanfranco ha detto...

Come ho scritto in un'altra mail del rosselli il problema sta proprio
nel chiarirsi le idee sulle pretese virtù del governo formigoniano
" Poi perché rimane irrisolta la sfida di interpretare e di
rappresentare anche la ricchezza delle risorse che, sia pure piegate
dalla colonizzazione del sistema formigoniano, hanno garantito negli
anni passati le performance virtuose della Lombardia in campi quali la
sanità, il welfare, la formazione professionale. Come, cioè, mettere
in campo una politica inclusiva che rinunci alla velleità di azzerare,
insieme alle degenerazioni, anche le virtù del governo della Regione e
gli attori che ne sono stati protagonisti nella società".

Il resto del discorso di Russo sono le solite storie del superamento
della sinistra e del nuovismo del pd in chiave liberal.

felice ha detto...

Stefano Rolando, ideologo dell'arancionismo ci sono due laboratori che hanno
risposto/stanno rispondendo alla crisi della seconda repubblica e come in altre
epoche hanno il loro centro( il secondo laboratorio parzialmente) a Milano . Il
primo laboratorio è COMUNALE e si incarna nella vittoria di Pisapia nel 2011,
il secondo è NAZIONALE ed è costituito dal Governo dei tecnici con a capo un
bocconiano, questo è l'aggancio Mianese. Se si guarda soltanto ai poteri in
campo e ai rapporti di forza il laboratorio comunale è perdente. I governi
locali nsieme a pensionati e ompigo pubblico sono tra le vittime sacrificali
preferite, anche per la loro passività quando in ASSENZA DI UN DIBATTITO
PUBBLICO SI è CAMBIATO L'ART. 119 DELLA COSTITUZIONE senza una REAZIONE
APPREZZABILE DELL' ANCI o almeno dei sindaci delle Grandi Città. Con la
modifica del 117 Cost e la ilosofia della revisione della spesa il Centralismo
è la risposta principale e comunque con un raforzamento degli esecutivi
rispetto agli organi rappresentativi di elezione diretta. Con un cobtentinbo
per placare gli animi come sono le norme sulla Città Metropolitana. Come al
governo centrale danno fastidio le autonomie per i sindaci e i presidenti di
Provibncia e Regione i loro consigli non sono al centro delle loro
preoccupazioni. Renzi è l massima espressione del soliipsismo che conta su un
rapporto diretto con la popolazione, ma ci sono pericoli anche in altri che non
si popongono come Primi Ministri ma come king maker regionali azzerando i
partiti e le stesse primarie. Se si AZZERANO I PARTITI E LE PRIMARIE IL
LABORATORIO MONTIANO è avanti. Sparare sui partiti è come tirare sulle
ambulanze della Croce Rossa o sparare al pianista in qualche saloon del Wild
West: godono di un giudizio positivo di un 3 max 4% degli intervistati. Il
laboratorio civico-milanese se vuol vincere la sfida con quello bocconian-
nazionale deve rappresentare n modello diverso anche nella selezione della
clSSE POLITICA. iL CRITERIO DELLA ROTTAMAZIONE SE SI ISCRITTO AD UN PARTITO O
AI PIù DI 50 ANNI NON MI PARE UN CRITERIO EFFICIENT: CON QUEL CRITERIO GIULIANO
PISAPIA ACENDO FATTO PARTE DELLA CASTA ERA OUT.Il problem è SERIO UN LUOGO
DEPUTATO A SELEZIONARE /FORMARE LA CLASSE POLITICA COME IL CONSIGLIO COMUNALE
DI UNA GRANDE CITTA' non esiste più, non serve nemmeno diventare il Sindaco
dell propria città. I partiti pure sono un canale non più funzionante,
pardossalmente perché hanno rinunciato a rappresentare una parte , ma hanno una
vocazione generalista. Certamente bisogna troare una sintesi/composizione di
interessiin conflitto ma esa è compito delle istituzioni nbon dei singoli
partiti o di un leader, solitario demiurgo. Le risorse umane e professionali
ci sono nella società, come nei partiti e nell'associazionismo senza esclusioni
a priori e senza dover ricorrere al criterio del cognome noto o importante,
come se fosse una questione di DNA. Il Labortorio milanese ha la possibilità di
vincere tanto più è alternativo nei contenuti e nei metodi al renzismo e al
montismo: il banco di prova è la regione lombarda, dove si produce il 23% del
PIL nazionale che va convinta e non colonizzata con mentalità da centralismo
milanese. La forza del laboratorio montiano è compensata dai suoi risultati non
entusiasmanti e antipopolari. Paradossalmente ci vorrebbero 100 candidati
potenziali a presidente di regione, quelli in soprannumero saranno buoni per
il consiglio o la giunta o per il rinnovamento/potenzimento dei partiti
politici.